Live Report: Between The Buried And Me + Animals As Leaders a Roma
Report e foto a cura di Damiano Fiamin
06/09/2011: Between The Buried And Me + Animals As Leaders + Doyle + Backjumper @ Circolo degli Artisti, Roma
E’ una bella serata di tarda estate quella in cui è programmato il concerto romano dei Between The Buried And Me, in giro per il mondo per un tour che li vede affiancati a colleghi di tutto rispetto come gli Animals As Leaders. I due gruppi sarebbero dovuti essere accompagnati in questa loro calata capitolina da tre gruppi spalla: i nostrani Backjumper e Ingraved e i francesi Doyle. A causa di problemi di natura tecnico-amministrativa, però, gli Ingraved non hanno potuto presenziare, lasciando ai baresi Backjumper il compito di tenere alto il buon nome del nostro paese. Il ritardo con cui inizia il concerto è stato certo seccante, ma poco male, la temperatura all’esterno è gradevole e il Circolo degli Artisti ha un bel giardino in cui passare il tempo seduti a bere una birra fresca.
Backjumper:
L’apertura del concerto è affidata ai pugliesi Backjumper che, con il loro metalcore esplosivo, hanno iniziato ad infiammare gli animi dei presenti. La temperatura nella sala cresce, non solo in senso figurato, mentre i quattro ragazzi di Bari cominciano a tempestare il pubblico di riff violenti e massicci, saltando da una parte all’altra del palco per un’esibizione che ha sicuramente trasmesso una grande carica energetica a coloro che, già in buon numero, si accalcavano sulle transenne. Peccato per la qualità del suono, piuttosto altalenante; molto spesso, infatti, batteria e basso prevaricavano la voce, mentre la chitarra si disperdeva in maniera irregolare lungo la sala. I problemi tecnici, ad ogni modo, non sembravano interessare particolarmente i Backjumper i quali, senza remore, hanno continuato a picchiare forte sul pedale dell’acceleratore e a tener viva l’attenzione del pubblico, intrattenendolo sia con la loro musica sia con le parole; sicuramente una gran prova, fosse solo per il cuore che i pugliesi hanno messo nella loro musica.
Doyle:
Sono i francesi Doyle a prendere il posto degli Ingraved; il gruppo transalpino ha a disposizione un po’ di tempo addizionale per preparare la strumentazione e questo giova sicuramente alla qualità del suono. Se i Backjumper erano saliti carichi sul palco, i cinque parigini sono quasi epilettici; saltano, si spostano in continuazione, si agitano senza sosta. Il cantante, in particolare, è pervaso dal sacro fuoco dell’intrattenimento e si getta in pasto al pubblico, muovendosi per la sala, arrampicandosi sul bancone del bar e cambiando posizione in maniera incessante. I presenti si stupiscono, ma apprezzano a gran voce, incerti se osservare le follie del frontman o girarsi dall’altra parte per vedere cosa combinano i musicisti che, nel frattempo, non hanno mai smesso di creare una muraglia sonora distorta e dissonante, un pestaggio per i timpani che, però, ha sicuramente l’effetto di galvanizzare gli astanti. Sempre tiratissimi, anche per esigenze temporali, i cinque francesi hanno sicuramente fatto colpo in questa loro prima esibizione in terra italica.
Animals As Leaders:
Ammetto che, dopo le precedenti esibizioni, sono stato quasi spiazzato dagli Animals As Leaders. Il terzetto statunitense ha sicuramente un modo diverso di affrontare un concerto: le gambe dei due chitarristi restano quasi immobili sul palcoscenico che, evidentemente, preferiscono concentrare le proprie energie sulla parte superiore del corpo, creando un vortice di tecnicismi inarrivabili sulle corde dei loro strumenti. Complice il soffondersi delle luci, il gruppo capitanato da Tosin Abasi ipnotizza il pubblico con i suoi lunghi pezzi strumentali in cui le note si intrecciano e si avviluppano l’una sull’altra, puntando a costruire complessi monumenti musicali in grado di tenere con il fiato sospeso l’ascoltatore fino a che la trama sonora non viene dipanata. Oltre alla staticità dei componenti del gruppo, c’è da evidenziare una certa laconicità, una timidezza così umana da riuscire a riportare ad un livello più terreno questi mostri di tecnica. La sala è ormai piena e il pubblico si compatta sempre di più, schiacciandosi contro le transenne che delimitano il palco in modo da avvicinarsi quanto più possibile alla fonte di quel richiamo senza parole che li ha ghermiti nelle proprie spirali. Sicuramente un’esibizione di altissimo livello, non ci sono state pecche evidenti in quanto ascoltato, i problemi audio che avevano turbato i due gruppi precedenti sono ormai risolti, consentendo alle sedici corde di Tosin Abasi e Javier Reyes di esprimersi al meglio senza essere sovrastate dalla batteria di Navene Koperweis, infallibile metronomo, in grado di amministrare egregiamente il suo ruolo nella band. Il gruppo propone pezzi classici, alternati a brani più recenti; il finale arriva quasi a sorpresa, sono pochi quelli che non rimangono stupiti dal fatto che non c’è stato un bis a seguito dell’ultimo pezzo suonato; evidentemente, il tempo stringeva e bisognava lasciar spazio agli headliner.
Between The Buried And Me:
E’ un rumorio crescente quello che precede l’arrivo dei Between The Buried And Me; il pubblico comincia a mormorare eccitato, quando i musicisti cominciano ad alternarsi sul palco per preparare i propri strumenti, fino a che non si raggiunge un roboante rumore di fondo, mentre, da ogni lato della sala, i presenti invocano a gran voce l’inizio dell’esibizione del quintetto statunitense. Non è una sorpresa, pertanto, che l’effettiva entrata in scena dei musicisti sia accolta da un boato che riempie l’intera sala del Circolo degli Artisti; come a voler cavalcare quest’onda sonora, Rogers e soci attaccano subito con una sequela di pezzi di grande impatto, alternando momenti di pura devastazione sonica ad altri meno ritmati ma, allo stesso tempo, più profondi. L’intera esibizione calcherà questo schema, con i diversi membri del gruppo che, in misura più o meno evidente, cercano di instaurare un rapporto diretto con il pubblico; Rogers è un grande mattatore, gioca con il pubblico e cerca di fomentarlo quanto più possibile mentre canta, facendosi quasi da parte, quando arretra dalla prima linea per dedicarsi alla sua tastiera. Straordinario il basso di Briggs, sbaraglia qualunque ostacolo con un fiume di note pulsanti lanciate a tutta velocità contro il pubblico. Sebbene entrambe le chitarre siano efficaci, è curioso notare come Dustie Waring rimanga sempre un po’ in disparte, sono rari i momenti in cui il pubblico ha avuto modo di apprezzarlo al centro della scena. Discorso diverso per uno dei padri fondatori del gruppo: Waggoner; nonostante non si lanci mai in scenate plateali, interviene e interagisce con chi lo circonda, si piega, strazia la sua chitarra per spremerla fino all’ultimo semitono. Gran lavoro anche da parte del batterista che, instancabile, percuote piatti e pelli con precisione; benché il suo lavoro possa essere messo in ombra da quello dei suoi compagni, anche lui ha fatto una prestazione di tutto rispetto. Con un’alternanza di pezzi vecchi e nuovi, i Between The Buried And Me riescono ad accompagnare il pubblico fino al termine del concerto che, puntualmente, arriva trenta minuti dopo la mezzanotte. Tutti si allontanano soddisfatti dopo aver tributato un ennesimo omaggio al gruppo che, sentitamente, ringrazia il suo pubblico.
Conclusioni
E’ stata davvero una gran serata quella che ci hanno regalato i quattro gruppi esibitisi al Circolo degli Artisti. Nonostante i problemi tecnici che, in maniera abbastanza democratica, hanno colpito tutti i musicisti, nessuna delle band ha sfigurato. Tutti quanti sono riusciti, in un modo o nell’altro, a realizzare una bella performance: i gruppi spalla hanno svolto egregiamente il ruolo di apripista mentre i due protagonisti della serata, Animals as Leaders e Between The Buried And Me, sono stati semplicemente fantastici, sebbene distantissimi nel loro modo di affrontare un concerto. Sono concerti come questo che fanno capire come il metal, in tutte le sue forme, sia più vivo che mai e sempre in grado di spazzare tutto ciò che gli si pari innanzi.