Live Report: Biglietto Per L’Inferno.folk al Teatro Nuovo di Valmadrera (LC)
Sabato 6 febbraio 2010, Teatro Nuovo di Valmadrera (LC)
Biglietto Per L’Inferno.folk – Tra L’Assurdo E La Ragione
L’ Evento
C’è qualcosa di intenso e vibrante nell’aria: basta mettere piede nel teatro per rendersene conto. Non è una serata normale, non è il solito concerto. Al Teatro Nuovo di Valmadrera lo sanno tutti: il Biglietto è tornato. Ha cambiato d’abito – ora veste un’altra tradizione, quella popolare – e dopo trentacinque anni sono cambiate anche le maschere e in scena. Ci sono naturalmente Pilly Cossa (tastiere) e Mauro Gnecchi (batteria), i veri fautori di questo ritorno dall’aldilà. C’è anche Baffo Banfi, che si occupa più che altro della direzione artistica e della produzione – per ora, promette. Non ci sono invece Fausto Branchini (basso) e Marco Mainetti (chitarra), che da tempo hanno appeso gli strumenti al chiodo. Al loro posto Enrico Fagnoni e Franco Giaffreda (quest’ultimo nome noto in ambiente metal per la lunga militanza negli Evil Wings), insieme a una piccola orchestra folk, che porta un vigoroso contributo non solo in termini di quantità, ma anche di qualità.
Ma gli occhi saettano inevitabilmente fra il pubblico, fatalmente attirati da un saio marrone e da una lunga barba un poco ingrigita. Claudo Canali, ora Frate Claudio, ha da tempo abbandonato la scena e il ruolo di frontman, ma non si è voluto perdere la prima uscita casalinga del nuovo Biglietto. La sua eredità, pesantissima, è raccolta da Mariolina Sala, già disinvolta in un ruolo che metterebbe in difficolta più d’uno persino fra gli interpreti più esperti. Mentre il tempo passa, l’emozione sale. Il teatro è tutto esaurito – i biglietti sono terminati nel giro di poche ore – e davanti al palco sono radunati a dozzine: personalità pubbliche, stampa, vecchi e nuovi amici, e soprattutto tanti, tantissimi appassionati. Nove e trenta: si alza il sipario, comincia lo spettacolo.
La Musica
Il Biglietto per l’Inferno è tornato, ma c’è qualcosa di diverso – quel punto-folk che desta curiosità, e un poco di sospetto. I brani sono quelli classici, gli arrangiamenti tutti nuovi. Ma il protagonista è sempre il rock: basta sentire le chitarre di Giaffreda, personalità mai invadente, ma senz’altro grande protagonista della serata. Il sound contaminato dalla musica popolare cambia i connotati soprattutto alle sezioni strumentali, rendendole in qualche modo più docili all’orecchio del profano. Ma nessuno si illuda di trovarsi ad ascoltare qualche semplice motivetto da fiera del paese: Renata Tomasella (flauti e ocarine), ‘Ragno’ Fumagalli (cornamuse, flauti e ocarine) e Carlo Redi (violino e mandolino) mettono subito in evidenza una creatività, compattezza e grande intesa reciproca, integrandosi alla perfezione soprattutto con i tasti d’avorio di Pilly Cossa.
Il deus ex machina Baffo Banfi si incarica del dialogo col pubblico, condividendo fra un brano e l’altro le memorie e gli aneddoti dei tempi che furono – i pomeriggi con gli amici, i negozi di vinili, le prove, i primi concerti. Gli dà una mano Mariolina, che sul palco meglio che su disco può mettere in luce le proprie qualità di frontgirl: in primis, grande personalità e ottima tecnica. Certo fa uno strano effetto sentire una ‘Confessione’ senza l’acredine del peccatore Canali, e senza quel riffone sudato sotto le strofe pari che ha segnato un’epoca del prog tricolore. L’emozione tra l’altro si fa sentire, e al primo passaggio la cantante si mangia mezza strofa, riprendendosi però senza esitazione prima dell’accanito certame strumentale.
I rimaneggiamenti sono robusti, a tratti decisamente pesanti. ‘Il Nevare’ e ‘L’Amico Suicida’ si trasformano in momenti di poesia popolare – fra i più intensi del concerto. I pezzi che ci guadagnano di più sembrano però essere quelli de ‘Il Tempo Della Semina’, in particolare ‘L’Arte Sublime Di Un Giusto Regnare’, ma anche la title-track. L’anello di connessione con la storia del rock e del progressive è però rinforzato dalle autorevoli chitarre di Giaffreda, che regala anche un paio di citazioni en passant: dall’immortale ‘Stairway To Heaven’, e prima ancora dall’altrettanto immortale ‘Dancing With The Moonlit Knight’ che simbolicamente si riallaccia alle familiari note di ‘Ansia’.
A voler trovare il pelo nell’uomo, il nuovo arrangiamento di ‘Una Strana Regina’ non rende totalmente giustizia allo spirito del testo. La strumentazione si fa forse più timida del necessario, ma soprattutto è stravolta l’interpretazione della strofa «Sulla terra regna una regina strana / abita in castelli formati d’ogni via / cambia abito ogni sera / e si chiama ipocrisia». Nell’originale, l’enfasi stava tutta sui primi tre versi, mentre l’ultimo era pronunciato sottovoce, quasi con un certo pudore. Oggi il pudore è scomparso e proprio la “ipocrisia” diventa il focus dell’attenzione, con Mariolina che tiene la nota a oltranza (esibendo peraltro un controllo notevole). Dettagli lirici, ma il sottoscritto preferiva il maggiore garbo della prima versione.
Nel finale, a un breve ma comunque spettacolare assolo di batteria di Gnecchi (non sarebbe un concerto rock senza) fanno seguito la riproposizione applauditissima di ‘Confessione’, stavolta impeccabile, e della nuova, irresistibile ‘Tarantella’. Quando cala il sipario, la gente si spella le mani. A ragione.
Claudio Canali
Quello che non vi abbiamo ancora detto è che a metà concerto la musica si ferma, per dare la parola a un acclamatissimo Frate Claudio. Possiamo solo immaginare il conflitto interiore fra il monaco e il musicista che deve essere infuriato nei pochi minuti della sua permanenza sul palco, e di cui lo stesso Claudio non ha fatto mistero. Le memorie, gli aneddoti e le riflessioni che si susseguono una dietro l’altra fanno capire che, nonostante il calendario dica che i giorni della gloria artistica sono ormai lontani, il rocker non ha perso nulla del suo carisma. Si starebbe ad ascoltarlo per ore e ore, mentre spiega quanto era difficile far passare un “bastardo” in un testo nel ’74, o quando ricorda i giorni e i conflitti che lo hanno visto muovere dall’esperienza con gli Hare Krisna alla conversione e alla vita monacale.
Sempre in perfetto equilibrio nella sua disinvolta danza fra serio e faceto, Frate Claudio ha saputo regalare sorrisi, risate, e forse anche qualche lacrima di nostalgia da parte di chi, ai vecchi tempi, c’era. Gli altri, quelli che allora guardavano altrove, o quelli come il sottoscritto ahiloro troppo giovani, grazie a questa serata hanno avuto un’occasione per imparare tanto sulla storia del migliore rock italiano, e per condividere un poco di quell’emozione che ha fatto nascere – e rinascere – il Biglietto Per L’Inferno.
Setlist:
Il Tempo Della Semina
Il Nevare
Tra L’Assurdo e la Ragione
L’Amico Suicida
Ansia
Confessione
L’Arte Sublime di un Giusto Regnare
Mente-Solamente
Una Strana Regina
Encore:
Tra L’Assurdo e la Ragione
Confessione
Tarantella Integrale
Riccardo Angelini