Live Report: Black Label Society a Collegno (To)
Il ritorno a pochi mesi di distanza dal fortunato sold-out di Milano dei Black Label Society ha suscitato l’interesse di parecchie persone, ma va subito detto che il risultato in termini di pubblico è stato ben inferiore rispetto a quello raggiunto il 17 marzo scorso all’Alcatraz (potete leggere qui il report di quella serata). Ad accompagnare il barbuto grizzly che risponde al nome di Zakk Wylde ci sono, inoltre, gli Archer, trio di belle speranze proveniente dalla California.
Archer
Proprio ai tre giovanissimi musicisti viene affidato l’ingrato compito di suonare di fronte ad una platea che non supera le 200 persone, ma che andrà ad infoltire le proprie file man mano che si avvicinerà l’orario dell’esibizione degli headliner. Gli Archer, in ogni caso, ce la mettono tutta e con il loro heavy metal melodico e tinto di hard rock a stelle e strisce si fanno apprezzare parecchio, complici anche dei suoni per nulla mal fatti ed una buona presenza scenica da parte del cantante/chitarrista Dylan. Anche David DeSilva si fa notare col suo basso e copre piuttosto bene durante i momenti solisti del collega, mentre il batterista Ferrett si fa notare per un discreto assolo a metà del set.
Col loro nuovo album di prossima uscita, gli Archer propongono anche degli estratti da esso, tra cui si segnala Hell In A Handbag, brano dal piglio piuttosto heavy. Anche gli altri pezzi hanno un buon impatto sul pubblico, il quale tributa la band con la giusta dose di applausi ed i tre ragazzi sul palco ringraziano i convenuti per l’accoglienza. Concluso lo show molte voci sparse tra l’audience saranno d’accordo col fatto che questa giovane band ha le carte in regola per accompagnare i Black Label Society in questa seconda parte del loro tour europeo.
Black Label Society
Quando l’immenso telo con il logo dei BLS viene calato di fronte al palco di Collegno l’attesa si fa ancora più spasmodica e, una volta sceso, la folla non si fa certo pregare per tributare le giuste lodi al quartetto. Inutile dirlo, protagonista assoluto è Zakk, barbuto e grezzo come pochi, il quale sfoggia per l’iniziale Crazy Horse un copricapo piumato da pellerossa che si toglie non appena comincia Funeral Bell.
Il palco è organizzato in modo tale da catalizzare l’attenzione sul leader della band, il quale non disdegna affatto questa attenzione e ripaga con una performance stellare, seppur non eccessivamente pulita e tecnica (il suo assolo non è stato nulla di speciale dal punto di vista chitarristico, questo va detto). In ogni caso, i volumi sono discretamente alti e dalle prime file si rischia di non carpire tutti i dettagli dello show, ma comunque si tratta di suoni ben bilanciati che fanno affidamento sul muro sonoro delle chitarre e sull’impatto della batteria, lasciando il basso e la voce di Zakk leggermente indietro.
Anche se leggermente penalizzato dai suoni, il minuscolo bassista ha dato spettacolo con grande simpatia ed è stato sicuramente quello che ha stabilito più contatto col pubblico, seguito immediatamente da Nick Catanese, chitarrista ritmico che si è dimostrato anche un buon solista in occasione di Darkest Days, suonata da Zakk al pianoforte. Stranamente, in questo senso, manca all’appello l’ormai consolidato tributo all’amico scomparso Dimebag Darrell tramite l’esecuzione di In This River, pezzo dedicato proprio all’ex-Pantera.
Un accenno va anche fatto al nuovo batterista Mike Froedge (Speed X, Doubledrive), il quale dona tiro e potenza ai brani del repertorio dei BLS, sia quelli più tirati che quelli più tranquilli. Proprio tra questi ultimi è da segnalare l’esecuzione di The Blessed Hellride con tanto di Gibson SG Double Neck (chitarra doppio manico basate sul famoso modello “diavoletto” tanto caro a gente come Angus Young e Tony Iommi) imbracciate dai due chitarristi. Fa sorridere anche il fatto che durante tale brano si sia scatenata la porzione più corposa del body surfing visto in serata, ma tant’è.
A chiudere il set arriva puntuale Stillborn, seguita dai ringraziamenti e dagli applausi, oltre che del pubblico, della band stessa che non si risparmia in inchini e segni di stima nei confronti degli intervenuti. A tal proposito va detto che, in effetti, l’area concerti non era affatto gremita e la spiegazione può essere riconducibili a diversi fattori: anzitutto il fatto che i Black Label Society siano da poco passati dall’Italia per una data sold-out, quindi probabilmente chi li ha già visti a Milano non si è ripresentato in quel di Collegno. Oltre a questo va segnalata anche la concomitanza del concerto dei Korn, avvenuto il giorno precedente e molto più affollato, cosa che forse ha spinto molta gente a scegliere a quale dei due eventi presenziare. In ultimo, anche se decisamente fuori target rispetto al mondo della musica pesante, va considerato anche che a Torino si è tenuta la medesima sera, la chiusura degli Mtv Days, quindi è possibile che alcuni abbiano scelto di presenziare a tale evento gratuito, piuttosto che spendere dei soldi per un concerto “singolo”.
In mezzo a tali ipotesi, però, i due gruppi che hanno suonato al Padiglione 14 di Collegno non si sono affatto risparmiati e questo fa loro onore. Speriamo di rivedere presto Zakk ed i suoi compagni di brigata calcare le assi di qualche palco italiano perché, ora che è tornato dopo la malattia di qualche tempo fa, ci manca già terribilmente.
Setlist:
New Religion/Crazy Horse
Funeral Bell
Bleed for Me
Demise of Sanity
Overlord
Parade of the Dead
Born to Lose
Darkest Days
Fire it Up
Zakk’s Guitar Solo
Godspeed Hell Bound
The Blessed Hellride
Suicide Messiah
Concrete Jungle
Stillborn