Live Report: Black Label Society a Milano
BLACK LABEL SOCIETY + REIGNWOLF
Milano@Alcatraz – Giovedì 19 giugno 2014
Live report a cura di Giacomo Cerutti, con la collaborazione di Fabio Vellata.
Foto a cura di Michele Aldeghi.
L’Alcatraz dà il bentornato ai mitici Black Label Society, quartetto statunitense capitanato da Mr. Zakk Wylde, forte della pubblicazione del decimo album “Catacombs Of The Black Vatican” uscito quest’anno.
Ad aprire lo show i Reignwolf: entrambe le band sono reduci dall’apertura del concerto dei Black Sabbath tenutosi a Bologna.
L’affluenza è come sempre notevole: molti dei presenti hanno ancora il braccialetto del gold circle dei Sabbath. Da veri fan accaniti si sparano la proverbiale “doppietta”.
Mentre il locale si riempie entrano in scena i Reignwolf, band emergente che aprendo con “Lonely Sunday” sprigiona immediatamente una notevole energia rock.
Il trio è composto dal cantante/chitarrista Jordan Cook, Stich alla seconda chitarra e un anonimo batterista.
La band suona con grinta e passione, catturando l’attenzione del pubblico; il genere proposto è uno stoner rock miscelato con vene di grunge e blues, diffuse dalle chitarre distorte.
Tra i componenti c’è una forte sinergia e forza di coinvolgimento: il frontman Jordan Cook dimostra grande carisma e talento dimenandosi sul palco tra riff ed assolo.
Al suo fianco Stich, mentre “l’ignoto” batterista si diletta tra piatti e pelli. Jordan possiede buone doti canore, ha una bella voce, pulita ma dal timbro graffiante, che stupisce il pubblico in “Electric Love”, pezzo in cui, oltre alla chitarra, suona la grancassa. Il talentuoso frontman, in seguito si siede pure alla batteria destreggiandosi abilmente con entrambi gli strumenti.
Piacevole anche “Mandolin Song”, eseguita con una chitarra in miniatura.
Il pubblico ricambia ogni brano con sonori applausi: per un finale coi fiocchi, Jordan decide di terminare lo show eseguendo “This Is the Time” direttamente alla transenna, a contatto diretto con le persone che lo acclamano entusiaste.
Grazie alla loro grinta ed interazione, con solo sei pezzi i Reingwolf si sono guadagnati le simpatie del pubblico, raccogliendo molti consensi e spianando la strada agli headliner.
Setlist:
01. Lonely Sunday
02. Come On Come On
03. Mandolin Song
04. Electric Love
05. Are You Satisfied
06. This Is the Time
Vedi il Photo Report completo dei Reignwolf!
Ora che il pubblico è ben caldo, si prepara ad accogliere i propri beniamini: quando sullo stage viene calato il telone con l’effige dei Black Label Society, la platea rimbomba di urla e cori d’incitamento.
L’attesa è breve, ad un tratto le luci si spengono e sulle note di “My Dying Time” viene calato il sipario: il pubblico esplode in un boato liberatorio.
I presenti vengono coinvolti sin dalle prime battute dello show, passate a cantare, saltare e spingere. Il tutto è dovuto alla potenza sprigionata da Zakk Wylde e dai suoi compagni di scorribande, due dei quali entrati in formazione proprio di recente: alla seconda chitarra Dario Lorina (ex Lizzy Borden) ed alle pelli Jeff Fabb.
Dall’ultimo album sono solo quattro i pezzi estratti, tra cui “Heart of Darkness” e “Damn the Flood”. Tuttavia, a giudicare dalla reazione dei fan, sono molto più apprezzati i classici. Dario si rivela un buon rimpiazzo di Nick Catanese in termini di tecnica e precisione, meno come presenza scenica per via di uno stile statico e poco interattivo; Jeff alla batteria si mostra invece perfettamente a proprio agio, accanendosi costantemente su piatti e pelli. Ovviamente il pubblico è in adorazione di Zakk Wylde, che si staglia maestoso sulla pedana centrale bombardando la platea con massicci riff ed assolo vorticosi. Non possono mancare le tonanti linee di basso apportate dal braccio destro John DeServio che, particolarmente di buon umore, suona con un sorriso perenne stampato in faccia, coinvolgendo ogni singolo fan.
Zakk rimane sempre dominatore assoluto: i fan pendono letteralmente “dalle sue corde”, lasciandosi trasportare in particolar modo quando il frontman entra in estasi per il superlativo assolo di rito. Onestamente farlo durare quasi dieci minuti ci è però parso un po’ eccessivo.
Una volta riavutosi dallo “stato di trance”, l’animale da palco si batte i pugni sul petto raccogliendo concitati applausi.
Col procedere del concerto Il pubblico entusiasta inneggia immancabili cori verso la band e Zakk, mentre le “spintonate” farcite di crowd surfing non mancano, soprattutto durante “Destruction Overdrive” ed alcune altre autentiche cannonate piazzate dal gruppo statunitense.
Gli unici momenti tranquilli sono in occasione della nuova “Angel of Mercy”, eseguita con Dario Lorina al pianoforte, ceduto poi a Zakk per la commovente “In This River”, come sempre dedicata al compianto Dimebag Darrel per il quale vengono scoperti teloni commemorativi.
In seguito, con l’immancabile “Suicide Messiah”, il gruppo si ritira dietro le quinte per la meritata pausa. Come da rituale, i fan non ancora soddisfatti acclamano a gran voce: la band non si fa attendere troppo, eseguendo al rientro la doppietta “Concrete Jungle” / “Stillborn”, episodi che pongono fine ad un concerto come sempre di grande spessore.
Vedi il Photo Report completo dei Black Label Society!
In conclusione di show, Zakk si toglie il giubbotto per mostrare con orgoglio la toppa su di esso.
Prolungate urla ed applausi scroscianti: ancora una volta i Black Label Society hanno calcato trionfanti il suolo milanese.
Setlist:
01. My Dying Time
02. Godspeed Hell Bound
03. Destruction Overdrive
04. The Rose Petalled Garden
05. Heart of Darkness
06. Overlord
07. Damn the Flood
08. Guitar Solo
09. Parade of the Dead
10. Angel of Mercy
11. In This River
12. The Blessed Hellride
13. Suicide Messiah
Encore:
14. Concrete Jungle
15. Stillborn