Hard Rock

Live Report: Black Stone Cherry e Tracer a Milano

Di Alex Casiddu - 19 Ottobre 2014 - 9:00
Live Report: Black Stone Cherry e Tracer a Milano

Anteprima

 

L’autunno live italiano entra ufficialmente nel clou della sua programmazione, ed in attesa di vedere all’opera altri pesi massimi quali Accept, Gotthard e Mr. Big – attesi nelle prossime settimane sui nostri palchi – stasera i Magazzini Generali di Milano saranno messi a ferro e fuoco da un’ accoppiata di band a dir poco dinamitarda: Tracer e Black Stone Cherry!

 

Anteprima

 

Il fuoco alle polveri viene dato ufficialmente alle 19,30 dagli australiani Tracer, trio già visto all’opera lo scorso anno insieme ai The Answer.

La loro miscela di hard rock e stoner fa alzare subito a dismisura il termometro del pubblico, già presente in buon numero; fomentato a più riprese dal frontman Michael Brown che si destreggia ottimamente tra voce e chitarra.
La breve setlist – sei pezzi – spazia tra le pubblicazioni dei tre album finora editi dagli australiani, mentre dal nuovo cd – successore di ‘El Pistolero’ – attualmente in lavorazione, viene presentata ‘WFTD’, apprezzata dal pubblico milanese, sempre pronto nel garantire il giusto apporto ed incitamento al power trio.

Per i ragazzi di Adelaide c’è anche tempo per interagire con i presenti: nella parte centrale di ‘Devil Ride’, il ritornello viene affidato all’audience, che canta all’unisono, lasciando oltremodo sbalorditi i musicisti per l’inattesa sorpresa.
Il sound dei Tracer, di per se già sporco e grezzo, viene ulteriormente pompato e distorto dai volumi e dall’acustica del locale: in tutto questo, i colpi inflitti ai propri strumenti da Andre Wise (batteria) e Jett (basso) risultano, se possibile, ancora più potenti e martellanti.

Dopo 30 minuti al fulmicotone, giunge il momento di ringraziare il ‘caldo pubblico italiano’ con il consueto “see you next time”; invito che sicuramente verrà accolto da molti, a giudicare dal coro ‘Tracer, Tracer’ partito durante i saluti finali.

Setlist:

01. Wolf In Cheap Clothes
02. Wrecking Ball
03. Devil Ride
04. Hangman
05. WFTD
06. Too Much

 

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Anteprima

 

Sono le 21,30 – le luci si spengono – direttamente da Edmonton, Kentucky, ecco arrivare i protagonisti di questo sabato rock: i Black Stone Cherry!

Il quartetto statunitense, dopo l’apparizione bolognese dello scorso giugno al Rock In Idro, arriva finalmente per uno show tutto suo, senza dover sottostare a limiti di tempo – e tagli di scaletta – imposti da altri. Il tour che stasera approda nella città meneghina è ovviamente quello a supporto dell’ultimo album ‘Magic Mountain’, dal quale – come giusto che sia – vengono proposte un buon numero di tracce.
Non mancano gli excursus nel passato – più o meno recente – con le ormai classiche ‘Rain Wizard’, ‘In My Blood’ e ‘Blind Man’, tracce in cui risalta il carismatico timbro di Chris Robertson, nonostante stasera sembrasse affaticato e non in perfetta forma vocale.
In ogni caso Robertson è da considerarsi il cardine del gruppo: oltre ad esserne la voce, ne è il chitarrista solista, ruolo in cui il frontman offre di che gioire. Il suo tocco, infatti, è ricco di groove e mostra il meglio di sè nei brani orientati al classico southern americano.
Il cerchio si chiude perfettamente con la seconda chitarra di Benjamin Wells, impegnato in un continuo dimenarsi da una parte all’altra dello stage, cosa a quanto pare coinvolgente, visto che il batterista John Fred Young, a più riprese sembra sul punto di catapultarsi fuori dal suo drum kit, talmente è la foga con cui picchia le pelli roteando la testa. Il bassista Jonathan Lawhon, per non essere da meno, accompagna ogni tocco di plettro con l’headbanging: inutile sottolineare che tutto il parterre diventa un’unica onda di teste che si muovono all’unisono. Uno spettacolo!

I Black Stone Cherry, più di chiunque altro, dimostrano di trovarsi a proprio agio indistintamente in ogni situazione: che si tratti di un mega festival con migliaia di persone, o di un club da poche centinaia di spettatori come stasera, la grinta e l’adrenalina sprigionata non subisce cali di sorta. Per loro ogni show, è quello della vita… ad averne di gruppi così!

Come detto ad inizio report, diverse sono le tracce estratte da ‘Magic Mountain’: apprezzate e ben riuscite ‘Remember Me’, ‘Fiesta Del Fuego’ e ‘Hollywood In Kentucky’, quest’ultima in assoluto la preferita dal sottoscritto, a metà tra country e southern rock.

Le composizioni dei rocker americani puntano al sodo, attirando l’ascoltatore più per la potenza che per la tecnica e – qua e là – effettivamente qualche lieve imperfezione è presente; ma poco importa, se poi ci si trova a fare i conti con il terremotante assolo di batteria di Young, il quale picchia tutto il picchiabile, prendendo a pugni – nel finale – piatti e tamburi!!
L’ambiente, già bollente di per se, diventa definitivamente un vulcano in eruzione quando dagli amplificatori fa capolino l’anthemica ‘Blame It On The Boom Boom’, con il suo ritornello catchy cantato da tutti, nessuno escluso, durante la quale assistiamo a gente che salta, poga, batte le mani e si dimena a più non posso.

Ad estirparci le ultime energie ci pensa un’esecuzione al fulmicotone di ‘Lonely Train’, ormai un classico del gruppo che, proprio come un treno, ci travolge a tutta velocità lasciandoci stremati, ma con quella strana sensazione di volerne ancora… e sempre di più!
La scaletta ufficiale della serata volge al termine, i BSC salutano i fan con il consueto lancio di plettri, bacchette e setlist, ma il pubblico non ci sta ed inizia a richiamare il gruppo con cori, urla, battimani e l’ormai classico ‘We Want More’!

Dopo un rapido conciliabolo, Robertson e Wells rientrano on stage per eseguire una versione voce/chitarra di ‘Peace Is Free’, e qui accade l’incredibile: il vocalist chiede al pubblico di aiutarlo, e dopo aver accennato la prima strofa, lascia la parola all’audience, la quale canta in maniera talmente sublime da farlo commuovere.
I presenti continuano, parola dopo parola, a cantare; Robertson, dopo essersi asciugato le lacrime ed aver scosso la testa in segno di incredulità, corre a lato del palco per prendere il suo telefono cellulare e riprendere ciò che sta accadendo, una scena da pelle d’oca!

Con l’arrivo sul palco di Young e Lawhon, la line up si completa ed il brano viene portato a termine: a questo punto, dopo poco meno di novanta minuti, lo show può considerarsi definitivamente terminato, ma la festa prosegue fuori dai Magazzini Generali, dove la band s’intrattiene con i molti spettatori rimasti ad aspettarli, nonostante – è bene segnalarlo – il servizio d’ordine italiano non fosse molto entusiasta della cosa: da lì a poco sarebbe iniziata la serata disco e il locale desiderava avere il marciapiede libero!

Un plauso ai Black Stone Cherry e alla loro crew per essersi organizzati a dovere, ed essere rimasti a disposizione di tutti i presenti di fronte al tourbus.
Questa volta più che mai, la frase pronunciata a fine show ‘siete stati il miglior pubblico che abbiamo incontrato finora nel tour’, non risuona come la classica frase di circostanza detta ad ogni show, ma rispecchia in toto ciò che questo concerto è stato: un qualcosa di indimenticabile!

A presto amici di Edmonton, di sicuro la prossima volta noi saremo ancora qui!

Setlist:

01. Rain Wizard
02. Blind Man

03. Me And Mary Jane
04. In My Blood
05. Holding On…To Letting Go
06. Maybe Someday
07. Such A Shame
08. Remember Me
09. Like I Roll
10. Fiesta Del Fuego 
11. Drum Solo
12. Hollywood In Kentucky
13. White Trash Millionaire
14. Blame It On The Boom Boom
15. Lonely Train

Encore:

16. Peace Is Free

 

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