Live Report: Born to Fly Festival 2024 Halloween Edition @ ll Capolinea, Ciriè (TO) – 31/10/2024
Per un metallaro puro e duro è sempre Halloween. Indossiamo magliette con teschi e frattaglie tutto l’anno, Ferragosto e Natale compresi, per cui è perfettamente inutile vestirci in maniera stravagante in occasione della Vigilia di Ognissanti: basta aprire l’armadio e abbigliarci come di consueto. Il dress code per il 31 ottobre 2024 non è un problema; le vere difficoltà arrivano quando dobbiamo scegliere il luogo in cui trascorrere la notte di Samhain. Gli eventi a tema abbondano e sono molti anche i concerti di musica dura organizzati in lungo e in largo per la Penisola. Prima di dare uno sguardo fuori dai confini del mio Piemonte preferisco esaminare tutte le possibilità offerte entro il raggio di un’ora di automobile da casa. Lo sguardo si sofferma sulla locandina di un evento che i power metallers piemontesi Airborn organizzano da parecchi anni. Si tratta del festival Born to Fly, battezzato in questo modo per ricordare una storica canzone della band già presente nel primo omonimo demo del 1999. Ammetto di non esser mai riuscito a partecipare ad una delle molte edizioni passate del festival…e di non aver mai visto gli Airborn dal vivo. Quale miglior occasione per colmare queste gravi lacune? Il concerto mi attrae anche per altri due motivi. In primis, non di soli Airborn vive il metallaro che accorre al Born to Fly. Le passate edizioni hanno visto la comparsa di molti ottimi gruppi italiani ed esteri: Elvenpath, Black Phantom, Eregion, Highlord, Terra Atlantica, Drakkar,…può bastare? Certo che no! Aggiungiamo a questo elenco gli amici degli Airborn presenti in questa Halloween edition del festival: Alia, The Headless Ghost e Derdian. In secundis, l’ingresso sarà gratuito. Attenzione: non mi ha mai dato fastidio pagare qualche manciata di Euro per il biglietto di un festival Underground, intendiamoci, soprattutto quando si parla di un bel bill come quello appena sciorinato. La gratuità dell’evento, semplicemente, mi permetterà di spendere qualcosina in più quando passerò davanti al banco del merch…e agli spillatori di birra del locale. Il concerto si terrà infatti nella Birreria/Bistrot Il Capolinea di Ciriè, in provincia di Torino, la cui ottima selezione di birre alla spina mi costringerà spesso a fare avanti e indietro dal bancone del bar al salone in cui è stato allestito il palcoscenico. Arrivo nel locale una quarantina di minuti prima delle 20, orario previsto per l’inizio delle danze. Ho giusto il tempo di rifocillarmi con un grosso hamburger prima che gli Alia salgano sul palco: la serata si prospetta lunga e dispendiosa in quanto ad energie…meglio prepararsi!
Alia
Non è la prima volta che gli Alia fanno la loro comparsa al Born to Fly: gli Airborn vanno a colpo sicuro e decidono di affidare l’apertura delle danze a ragazzi già ‘rodati’ e degni di fiducia. Dal mio punto di vista, però, è la prima volta in cui mi imbatto negli Alia e nella loro musica. Quando so che sto per assistere allo spettacolo di un gruppo che non conosco, solitamente, cerco di resistere alla tentazione di effettuare qualche ascolto preventivo. Per dirla in altro modo: non mi voglio rovinare l’effetto sorpresa! Devo ammettere che anche in questa occasione la mia scelta si è rivelata saggia: il primo impatto con gli Alia è stato positivo. I ragazzi presentano un Symphonic Power Metal robusto, coinvolgente e profondamente contaminato da soluzioni Progressive che ne arricchiscono le trame sonore senza mai scadere in esagerati tecnicismi. Il risultato di certe ‘pedanterie musicali’, purtroppo, sembra talvolta essere unicamente quello di smorzare l’attenzione; gli Alia fortunatamente si guardano bene dal ficcarsi in certe situazioni. Il bilanciamento tra melodie orecchiabili e parti più elaborate tradisce infatti un lavoro certosino di ‘limatura’ durante le fasi di stesura dei brani. Al di là della voce e della sezione ritmica la formazione degli Alia annovera una sola chitarra e una tastiera, scelta che assicura ad entrambi gli strumenti un’equilibrata distribuzione all’interno dei brani. Le parti di tastiera degli Alia sono tutt’altro che riempitive: molto incisive e presenti, valorizzano le canzoni diventandone spesso l’ossatura principale. Le tastiere non sono l’unico ‘elemento’ molto presente: un bimbo vestito con una tuta decorata con un bello scheletro spesso si intrufola sul palco per andare a sistemarsi dietro allo sgabello del batterista. Che i metallari rimangano giovani nell’animo è cosa risaputa, però è anche giusto che il ricambio generazionale venga in qualche modo garantito!
Colpisce favorevolmente la decisione di inserire nei testi, scritti prevalentemente in inglese, qualche strofa in italiano. Fa piacere sentire ogni tanto qualche parola nella nostra lingua; di sicuro scrivere testi in inglese garantisce una certa ‘internazionalità’ alla musica dei gruppi nostrani, però si tende ad ignorare l’indubbio fascino che l’italiano esercita sugli appassionati di tutto il mondo. Si pensi ai gloriosi Rhapsody quando ancora non erano Of Fire nè Turilli’s: l’uso dell’italiano nei loro testi era piuttosto frequente. Gli Alia, d’altronde, si ispirano dichiaratamente al mitico gruppo triestino e lo omaggiano con una cover di “Emerald Sword” a fine concerto, anticipata dalla comparsa di alcuni oggetti di scena. Il cantante, per introdurre a dovere la riproposizione di un simile capolavoro, indossa un paio di occhiali fantascientifici illuminati di verde e fornisce a tre elementi del pubblico nel pit altrettante spade laser…illuminate rigorosamente da luci verdi.
Degna di nota la solita trappola in cui casco ogni volta in cui una band annuncia un lento. Il brano che gli Alia suonano prima di “Emerald Sword”, “Rising Force“, viene annunciato come una ballad…peccato che, dopo un’introduzione delicata e sognante, la canzone si trasformi in una cavalcata velocissima che meriterebbe un gran pogo sotto al Sole di un festival estivo! Dopo aver assistito all’esecuzione di “Emerald Sword” e aver presenziato nel tradizionale mega-selfie conclusivo con il pubblico posso serenamente affermare di aver assistito ad una bella prestazione da parte del quintetto torinese, ancora poco conosciuto ma dotato di tutte le carte in regola per apparire più spesso sui palchi del frizzante sottobosco Underground. Tutti coloro che fossero interessati a conoscere la produzione degli Alia hanno la facoltà di cliccare su questo collegamento, in modo da accedere al canale YouTube del gruppo. Buon ascolto!
The Headless Ghost
Personalmente ritengo che il disco di debutto dei The Headless Ghost, “King of Pain”, sia una delle migliori pubblicazioni discografiche italiane del 2024. Attendevo con ansia un concerto della band: la Halloween Edition del Born to Fly fortunatamente mi ha dato questa possibilità. Quale miglior occasione si potrebbe presentare, d’altronde? I The Headless Ghost appaiono particolarmente adatti per celebrare questa particolare serata: le tematiche horror trattate nell’album e la musica del combo lombardo capitano proprio a fagiolo nella notte di Samhain. La band contamina il suo Heavy Metal classico con galoppate Power e qualche scivolata in territori Hard Rock, mescolando influenze che spaziano da King Diamond ai Savatage per creare un amalgama godibile e coinvolgente. Le tastiere anni ’70 aggiungono piacevoli vibrazioni in pieno stile Occult Rock e vengono accompagnate da una certa cura nella selezione degli abiti di scena. Tra accenni di face painting, magliette dei Dissection e completi che potrebbero piacere ai mitici Cenobiti del noto film Hellraiser il sestetto si muove sul palco con indubbio savoir-faire. Alcuni membri del gruppo, inoltre, hanno già qualche decennio sul groppone e possono inserire nel curriculum esperienze con gruppi come Lionsoul, Tesla Shamans e Drakkar.
Talvolta si tende a ritenere che i membri di una band formatasi da poco tempo siano ancora alle prime armi, un po’ impacciati e ancora bisognosi di ‘rodaggio’ in sede live. Inutile dire come preconcetti di questo genere siano quasi sempre sbagliati; di fronte ai The Headless Ghost, poi, un pregiudizio di questo tipo si rivela per quello che è: una cavolata gigantesca. Oltre alla qualità della produzione musicale, infatti, traspare in ogni momento la grande professionalità dei membri della band, che appaiono a loro agio anche quando un piccolo problema tecnico al microfono li costringe a ritornare sui loro passi. Lo spettacolo della band scorre con piacere e le canzoni dal vivo sono di grande impatto. La scaletta di stasera, però, non segue pedissequamente la tracklist del disco: probabilmente per offrire al pubblico una stimolante alternanza tra canzoni più dirette ed altre più riflessive l’ordine delle tracce viene stravolto, a costo di rinunciare alla successione ragionata delle vicende raccontate nei testi dell’album. “King of Pain” infatti è un concept album che racconta, per così dire, le ‘gesta’ di un pericoloso serial killer. Anche i The Headless Ghost, un po’ come il loro folle antieroe, sono costretti a compiere un atto poco ortodosso: l’unica canzone di “King of Pain” a venir sacrificata sull’altare dei tempi tecnici del festival è “Angel in Flames”. Nessun problema, è la notte di Halloween e il brano potrà tranquillamente resuscitare nella mia autoradio mentre guiderò per tornare verso casa. Come in ogni concerto che si rispetti, giustamente, è stato allestito un banco del merch molto ricco…uno dei souvenir che porterò a casa sarà sicuramente una copia di “King of Pain”!
SCALETTA
Intro
“King of Pain”
“Let Them Go”
“Whisper in the Dark”
“Hellhouse”
“Inside the Walls”
“Visions”
“Liberation”
Derdian
Quando i Derdian salgono sul palco so bene di trovarmi al cospetto di una delle realtà italiane più importanti e longeve in campo Power Metal. La band è tuttora impegnata a portare in giro per il mondo il suo ultimo album, “New Era Part 4 – Resurgence”; se ho capito bene i ragazzi sono da poco tornati da un tour in Giappone, paese in cui, a quanto pare, sono molto amati e seguiti. Alcuni piccoli problemi tecnici, presto risolti dai fonici, ritardano di poco l’esibizione della band: nulla di preoccupante ma anche in questo caso abbiamo di fronte musicisti dalla grande esperienza. I Derdian andranno avanti per tutto il concerto con precisione e, stando a quanto si riesce a leggere sui loro volti, divertendosi molto. Assisto allo spettacolo della band con l’energico e sempre sorridente Roberto Gaia alla batteria: il batterista piemontese presta servizio nei Derdian dal 2023, dopo aver militato per molti anni proprio nelle fila degli Airborn…quando si dice che il mondo è piccolo! Gaia non è l’unico fra i presenti ad aver sperimentato l’ebbrezza di militare in più gruppi negli ultimi anni. Il cantante Ivan Giannini, infatti, occupa tuttora il posto dietro al microfono dei nostrani Vision Divine. Far parte di realtà così note e importanti non sembra comunque aver causato grandi ‘montamenti di testa’ nei musicisti presenti, che continuano a godersi il momento con estrema genuinità. Mi piace citare a questo proposito un paio di situazioni che hanno visto come protagonista proprio Giannini. Prima dell’esecuzione di “Resurgence“, infatti, il cantante ringrazia i presenti e i fonici aggiungendo che contesti come Il Capolinea sono i migliori: il contatto col pubblico è ai massimi livelli e non ci sono transenne né barriere architettoniche a separare artisti ed astanti. Ad un certo punto, poi, il cantante riconosce uno degli scalmanati nel pit ricordandosi di quando lo incontrava nel pubblico molti anni prima, in un locale di Torino che ora non esiste più. Lo stesso scalmanato, a fine concerto, si complimenterà con Giannini per la sua ottima performance: il cantante, un po’ per scherzo e un po’ per modestia, si ‘giustificherà’ dicendo ‘ma io urlo, nulla di più!’. Ricordo ai Lettori che Ivan Giannini ha partecipato con discreto successo al famigerato talent show X Factor nel 2016 in qualità di concorrente…ebbene, nonostante ciò e nonostante la sua disarmante bravura, il cantante ha dato tutto sé stesso intrattenendo gli astanti con aneddoti e battute, scherzando con i suoi colleghi sul palco e ‘disturbandoli’ a più riprese. Il sudore che impregna la sua maglietta a fine concerto ha dimostrato ampiamente come il pubblico di un concerto Metal molto raramente si trovi ad aver a che fare con irritanti atteggiamenti da primadonna…
Poco fa ho accennato all’ultimo album dei Derdian e al fatto che la band lo stia facendo conoscere a mezzo mondo ormai da parecchio tempo…eppure la scaletta di oggi, paradossalmente, prevede ben cinque brani estratti dall’album del 2016 “Revolution Era” e soltanto tre brani ‘pescati’ da “New Era pt.4 – Resurgence”: la succitata title-track, “Derdian” e “Black Typhoon”. Quest’ultima fornisce a Giannini l’occasione di sottolineare il rapporto privilegiato che lega il gruppo al paese del Sol Levante. Il cantante racconta che all’aeroporto di Osaka i musicisti videro un telegiornale che mostrava immagini di case scoperchiate dalla furia di un violento tifone: da quelle immagini nacque l’idea che portò alla stesura della canzone. Giannini è un buon intrattenitore e un ottimo cantante…ma non può fare tutto da solo: spesso infatti viene affiancato dalle voci di tutti i componenti della band. Praticamente tutti i musicisti hanno un microfono davanti a loro per condividere i numerosi cori, però la ‘parte del leone’ viene affidata al chitarrista Enrico ‘Henry’ Pistolese. A lui toccano le linee vocali più estreme che spesso si alternano alla voce ‘pulita’ di Giannini, quasi come se al chitarrista fossero toccate le parti degli antagonisti delle storie Fantasy raccontate nei testi delle canzoni. È giusto precisare una cosa: le vicende narrate nei testi sono ambientate nella città di Derdian, inventata dalla band 25 anni or sono e tuttora protagonista della musica prodotta dagli artisti che ne portano con fierezza il nome.
Il cantante è veramente galvanizzato dal contatto diretto col pubblico. È sufficiente un piccolo passo per scendere dal palco e trovarsi in mezzo agli scalmanati del pit; quest’opportunità viene colta più volte dal cantante per la gioia di tutti gli irriducibili festanti che si raccolgono in massa intorno a lui. La situazione permette a Giannini di dedicare l’ultimo brano della scaletta, “The Hunter“, ai seguaci dei Derdian e ai presenti che ancora non lo sono…tutte persone che dopo un’esibizione vincente come questa non tarderanno a diventarlo! Immagino che nessuno abbia rimpianto il buon Ralf Scheepers, che nell’album “Revolution Era” aveva prestato la sua ugola durante le registrazioni in studio del brano…Ivan Giannini basta e avanza! Ho già accennato all’alto livello di professionalità dimostrato dalle band in questo festival e i Derdian hanno confermato quest’impressione sotto tutti gli aspetti. Avanti un altro!
SCALETTA
“Human Reset”
“DNA”
“Resurgence”
“Derdian”
“Black Typhoon”
“Eternal Light”
“I Don’t Wanna Die”
“Battleplan”
“Burn”
“The Hunter”
Airborn
La celeberrima sigla del film Halloween del 1978, composta a suo tempo dal regista John Carpenter, viene diffusa dalle casse del locale per introdurre il concerto degli Airborn. I testi degli Airborn affrontano principalmente tematiche fantascientifiche, però stiamo pur sempre partecipando all’Halloween Edition del loro festival: quale miglior brano potrebbe avvertirci che la band sta per iniziare lo show? Il primo brano della scaletta “They Arise”, a sua volta opener dell’album “Dark Future Rising” del 2014, rappresenta un ottimo compendio dello stile musicale degli Airborn. La produzione artistica del gruppo viene generalmente descritta come Heavy/Power Metal: la band mescola con armonia veloci parti in up-tempo, ritornelli epici, arpeggi di chitarra suadenti e non di rado scivola in territori ad un passo dall’Hard Rock, come ad esempio succede in “Terrifying Manhunt”, unico brano nella setlist di stasera ad essere estratto da “Legend of Madog” del 2009. Per amor di cronaca va detto come in quest’ultimo album gli Airborn abbiano affrontato tematiche Fantasy: tutte le altre canzoni della scaletta fanno parte, se così si può dire, della ‘discografia sci-fi’ del gruppo.
La formazione degli Airborn è quanto di più classico si possa trovare: voce, due chitarre, basso e batteria. La mancanza di tastiere e congegni ‘alternativi’ fa sì che il bassista Domenico Buratti riesca a far sentire con forza la sua presenza: le vibrazioni del suo strumento allietano i presenti per tutta la durata dello spettacolo. Lungi dall’essere un semplice ‘pezzo’ della sezione ritmica, il basso degli Airborn è molto presente ed è parte integrante della trama melodica. La profondità sonora garantita da un basso potente e ben valorizzato si sente eccome! La musica degli Airborn, pur garantendo una buona varietà nell’esperienza di ascolto, risulta immediata e orecchiabile, per la gioia di tutti coloro che amano appropriarsi delle linee melodiche dopo una piccola manciata di ascolti. La cifra comune del festival di stasera sembra proprio essere questa: tutti i musicisti che si avvicendano sul palco dimostrano le loro capacità tecniche senza indulgere in sterili sfoggi di bravura…pur potendolo tranquillamente fare, beninteso! La maestria degli artisti presenti in questo Born to Fly emerge grazie alla coesione tra i membri dei gruppi, all’attenzione posta nella stesura delle canzoni e all’esperienza maturata dopo anni di concerti. E’ l’esperienza che trasforma l’esecuzione di “Metal Haters” in un momento corale: questo brano permette al cantante/chitarrista Alessio Perardi di: 1) mandare a stendere, tra un riff dei Judas Priest e uno dei Megadeth, gli haters da tastiera che non hanno la minima idea di cosa significhi ‘essere metallari’; 2) iniziare una bella sessione di call and response con il pubblico.
Il nostro compito infatti è ripetere in coro ‘long live Metal‘, mentre agli Airborn tocca proseguire con le parole ‘fuck the haters’. Inutile dire come il momento risulti particolarmente gradito a tutti i presenti che, invece, pare abbiano capito benissimo come si debba ‘vivere il Metal’…espressione che poi, alla fine dei conti, equivale a ‘vivere la vita’. In teoria, nella vita di tutti i giorni, bisognerebbe divertirsi, godersi il qui ed ora in libertà rispettando il prossimo e sé stessi…e soprattutto condividere momenti culturali come il Born to Fly. Vallo a spiegare a tutti quei ‘musoni’ che passano il loro tempo migliore davanti alla TV o, peggio ancora, con gli occhi e il cervello persi nei post sui social! Mi piacerebbe prendere tutte queste persone e metterle davanti agli Airborn che suonano inni gioiosamente ‘fracassoni’ come “Speed of Life” o “Who We Are”, prese rispettivamente da “Lizard Secrets Part Two – Age of Wonder” del 2020 e da “Lizard Secrets Part One – Land of the Living” del 2018. Canzoni come queste hanno sicuramente il potere di far alzare a chiunque gli occhi dagli shorts, reel o come diamine vogliamo chiamarli! Vale lo stesso discorso per il brano “Troubles”, anch’esso estratto dall’album del 2020: l’arpeggio iniziale, folkloristico e poetico, trae in inganno. La canzone è una rasoiata che potrebbe trasformare nel giro di pochi secondi gli hater di cui sopra in fan sfegatati: diretta, rapida e pronta a scatenare l’inferno sulle spalle dei ‘pogatori’ più incalliti…e anche un po’ avvinazzati! L’ultimo brano della serata, come accennato a inizio articolo, si intitola “Born to Fly” come il primo demo degli Airborn. Il demo potrebbe essere difficile da rintracciare: chi volesse ascoltare il brano può trovarlo, tanto per fare un paio di esempi, in “Against the World”, debutto discografico ‘ufficiale’ degli Airborn datato 2001, e nell’ultima fatica discografica del gruppo: il live album “Live Animals” del 2021. La canzone non solo conclude il concerto ma chiude la serata nell’unico modo possibile, trattandosi del brano che da anni presta il nome a questo tradizionale festival piemontese. Festival al quale, finalmente, ho avuto modo di partecipare; qualcosa mi dice che cercherò in tutti i modi di ripetere l’esperienza, considerando il livello delle band che da sempre vengono chiamate a farne parte. Ovviamente estendo il consiglio anche a tutti i Lettori vicini e lontani: seguite la pagina Facebook del festival e occhio ai futuri annunci!
SCALETTA
“They Arise”
“Terrifying Manhunt”
“Speed of Life”
“Who We Are”
“Here Comes The Claw”
“The Hero”
“Mess We’re In”
“The King of Fear”
“Metal Haters”
“Troubles”
“Born to Fly”
La consueta ‘birretta della staffa’ conclude la mia serata e quella degli ultimi tiratardi. Domani mattina, pur essendo venerdì, potremo poltrire in serenità e rielaborare i bei ricordi accumulati durante il Born to Fly, magari sparando a tutto volume la musica contenuta nei souvenir discografici acquistati al banco del merch. Grazie a tutti i Lettori per essere arrivati fin qui e…arrivederci a presto, il prossimo concerto è sempre dietro l’angolo!