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Live Report: Breaking Sound Brutal Ending @Salento Fun Park – Mesagne (Brindisi)

Di Giuseppe Casafina - 1 Gennaio 2018 - 0:00
Live Report: Breaking Sound Brutal Ending @Salento Fun Park – Mesagne (Brindisi)

BREAKING SOUND BRUTAL ENDING

29 DICEMBRE 2017 – MESAGNE (BRINDISI)

Il Live Report Ufficiale Di TrueMetal.it

(a cura di Giuseppe “House” Casafina)

E’ mezzanotte del primo giorno del nuovo anno, quindi quale occasione migliore per celebrare quella che è stata l’ultima notte ‘brutale’ dell’anno ormai alle spalle tenuta sul suolo pugliese? Il team Breaking Sound l’ha fatto di nuovo e stavolta l’ha fatta grossa: il Brutal Ending infatti è stato ufficialmente l’ultimo appuntamento metallico presente nell’entroterra del ‘Tacco dello Stivale’, un modo per chiudere definitivamente un grande anno metallico targato Breaking Sound e cominciarne uno ancora più ribollente di appuntamenti! Una location piccola (il pub del Salento Fun Park, ufficialmente lo Skate Club di Mesagne) che però non ha minimamente contenuto il grande entusiasmo dei presenti, raccolti in una quantità decisamente dignitosa (oltre il centinaio mi è parso di capire) nonostante il freddo raggelante tipico dell’umido inverno pugliese.

Il locale era decisamente strapieno e tale ‘calore umano’ era facilmente avvertibile nell’elevatissima escursione termica tra l’esterno e l’interno del locale…no, vi assicuro che i riscaldamenti non centravano affatto! Tale calore si è poi propagandato ai presenti, che hanno allietato la serata con un comportamento decisamente entusiasta a cui le rispettive band non hanno potuto fare a meno che fomentare!

A proposito, partiamo con la prima band…

 

I Gargan, la prima delle due band in scaletta provenienti dalla provincia di Bari, vengono da Corato per portarci la loro dose di death metal melodico con robusti innesti di clean vocals quando serve (senza mai sconfinare entro certi limiti, altrimenti si sa, l’effetto Metalcore è dietro l’angolo…comunque, influenza tipica del loro background a tema vichingo): il loro sound deve moltissimo agli Amon Amarth in primis, tanto che spesso mi è capitato, durante il loro set, di scorgere evidenti somiglianze a livello strumentale, idem dicasi per alcune reminescenze tipiche degli Ensiferum, di cui non a caso è stata proposta la cover di ‘Iron’ in chiusura.

Sin dai primi attimi si nota quello che è il punto debole della serata, almeno per un addetto stampa, vale a dire l’impianto luci: complice anche l’estrema piccolezza del locale e relativo palchetto organizzato per l’occasione, questo è troppo vicino al palco, con lo scopo di rendere quasi impossibile ottenere una foto decente. Questo è stato un resoconto diffuso da praticamente tutti gli addetti ai lavori con cui ho potuto scambiare un’opinione e in linea di massima persino chi era dotato di una reflex di tutto rispetto non riusciva ad ottenere risultati molto migliori di quelli ottenuti con la mia misera compatta Casio presa l’anno scorso in offerta a 50€, ormai fedele compagna dei miei Live Report e che non ha mai deluso le aspettative ( – semmai era il fotografo a fare schifo – Nda).

Il difetto però, pareva giustamente non essere accusato dai presenti che anzi sembrano aver gradito molto quell’impianto luci così ‘chiassoso’ dal punto di vista visivo, fomentando non poco la partecipazione del pubblico. Quanto al suono (e qui ho qualche competenza in più per lanciare qualche critica, essendo io stesso fonico e sound engineer freelancer), diciamo che per tutta la serata le chitarre sono state tristemente in sottofondo favorendo invece la sezione ritmica (cosa che letteralmente esploderà nei ferocissimi headliner), complice anche il modesto impianto di speakers (due) servito per l’occasione oltretutto posto molto in alto rispetto alle possibilità uditive dei presenti: però, a mò di linea difensiva ci sarebbe anche da dire che le dimensioni della location eranno quelle descritte, vale a dire molto piccole e che comunque, quando hai a che fare con ambienti molto chiusi, il suono che puoi ottenere è quello e non puoi più di tanto fare miracoli…se solo però l’altezza delle già citate casse fosse stata abbassata anche solo di un pelino (l’altezza era comunque giustificabile per evitare che nel pogo qualcuno dei presenti potesse sbatterci sopra) fino al limite tollerabile, sono certo che il sound generale ne avrebbe giovato.

Tornando ai Gargan, la band si dimostra all’altezza del ruolo di opening act e la presenza ormai costante in molti eventi metallici dell’entroterra barese non è un caso; forse il frontman appare leggermente emozionato ed un po’ troppo statico sulle prime, per poi riprendersi a partire dal terzo pezzo, mostrando i ‘muscoli’ con un range vocale e relativo growl di tutto rispetto. La band suona precisa, compatta e le chitarre svolgono un lavoro egregio anche se, come già detto, mostrano una eccessiva volontà di ancorarsi ai gruppi sopra citati. Parliamo comunque di una realtà molto giovane, quindi per ora mi limiterò a lodare la buona performance sul palco dei cinque death metallers di Corato. A partire dal succitato terzo pezzo (‘Towards the Darkest Desolation’) il pubblico comincia a darsi da fare sul serio e i primi headbanging cominciano a fioccare fino a raggiungere il culmine nella cover finale di ‘Iron’ degli Ensiferum, anche se il bello deve ancora arrivare su questo aspetto. Il consiglio che posso dare alla band è, oltre all’osare maggiormente distaccandosi dai modelli di riferimento, è di curare anche di più l’aspetto live: certo è che la band si da’ da fare ma potrebbe darsi da fare ancora di più.

I miei sono solo consigli costruttivi, senza nulla togliere alla loro buona performance si intende: il pubblico con loro si è divertito e alla fine è questa la cosa più importante.

I Gargan aprono ottimamente le danze del Brutal Ending: ammirate che headbanging!

Setlist Gargan:

Surtur
Bringers of Apocalypse
Towards the Darkest Desolation
Hypothermia
Huldra
Iron (cover degli Ensiferum)

 

Passati i Gargan, ora è il turno dei baresi Implodead che, contrariamente a quanto possa suggerire il loro monicker, esplodono letteralmente sul palco!

Sin dai primi attimi la band scatena un moshpit selvaggio grazie alla sua personale reinterpretazione del Death ‘n’ Roll, proposto con un tocco davvero personale, maggiormente ancorato al death metal di stampo più classico. Il pubblico impazzisce letteralmente, complice anche una presa del palco davvero da fuoriclasse da parte di tutta la band, dove persino il batterista appare decisamnete scomposto ed esagerato nonostante le ritmiche cariche di groove da lui eseguite con estrema precisione. Durante il set degli Implodead ci sarebbe da dire che il suono migliora leggermente, con una batteria di eccellente presenza (soprattutto sulla cassa che ‘batte’ davvero fino a raggiungerti lo stomaco) e delle chitarre ‘granulose’ abbastanza definite nel mix di palco a dispetto però della voce del frontman, che qui appare invece piuttosto sommersa dal mix strumentale.

Ciò nulla toglie alla loro performance, davvero devastante, a cui il pubblico ha reagito in una maniera davvero mostruosa ed esagerata, tanto che la band è dovuta intervenire personalmente urlando ‘Così non si fa, che poi vi fate male!’ dato che, oltre al coinvolgimento fuori dalla norma, le transenne di protezione erano state praticamente buttate giù con il rischio che qualcuno dei presenti ‘poganti’ sarebbe potuto cadere addosso ad uno di noi addetti stampa sotto il palchetto (…ed in tal caso, addio macchina fotografica!). Nonostante lo spazio esiguo gli Implodead riescono ad organizzare anche un Wall of Death, cosa che fa letteralmente tremare l’area predisposta al concerto! Dall’iniziale ‘Locust’ sino alla conclusiva ‘God Shout Down’ (dall’impatto massacrante), il sound degli Implodead non è calato di un millimentro quanto a precisione, tensione e brutalità, portando una sana dose di entusiasmo e sudore su tutto il piccolo pub del Brutal Ending.

La band ha ringraziato i presenti urlando sul finale e le corna al cielo hanno trionfato: grandiosi Implodead e alla prossima, che intanto devo recarmi al banchetto del vostro merchandise! …oh, il supporto a chi mostra tal ‘dose di pall…ehm, attributi’ eh? Sarà dura per chi ha pogato, ora, riprendere fiato!

…e bravi Implodead, il massacro è compiuto!

Setlist Implodead:

Locust                                       
In Existence                           
Burning Embers                     
Perfect Fuck                               
Preys of YourSelves                
Implode Your Mind                    
God Shout Down

 

Arrivano gli headliner: tocca agli Hideous Divinity!

I brutal death metallers romani sono ormai una garanzia di livello internazionale, da loro ci si aspetta molto ed infatti si ottiene altrettanto: si parte con ‘Ages Die‘, pezzo di apertura dell’ultimo album in studio “Adveniens” di recente pubblicazione, mostrando immediatamente una carica…no davvero, preferisco non usare termine alcuno per descrivere il ciclone sonoro forgiato dai musicisti capitolini, in quanto pare di assistere ad un vero e proprio uragano in salsa death metal dove velocità estreme e riff di una brutalità lacerante, uniti ad una performance vocale dinamica e sublilmente brutale, travolgono i presenti senza alcuna pietà. Gli Hideous Divinity sono ormai un ensemble ampiamente rodato, con un frontman evidentemente entusiasta della possibilità offerta in questa serata, segno di un’ampia dose di umiltà che dovrebbe essere di insegnamento a molti (la frase “…scendere da Roma a qui non è esattamente facile, ma cazzo se ne è valsa la pena!” credo che esprima bene il concetto). Il loro sound è esattamente identico a quanto proposto in studio, vale a dire con le stesse velocità, lo stesso tiro e, soprattutto, la medesima precisione. Il frontman Enrico “H.” Di Lorenzo si rivela anche un gran ‘caciarone alla romana’, nel senso di un personaggio simpatico e molto, molto interattivo con il pubblico pogante, ora purtroppo ridotto a metà in quanto i restanti presenti hanno preferito tirare il fiato causa set della band precedente (non a caso avevo scritto ‘Sarà dura per chi ha pogato, ora, riprendere fiato!‘ infatti credo che se ci fosse stato un bis di pogo ora i ragazzi del Breaking Sound avrebbero dovuto chiamare il 118 per molti dei presenti, in tale ipotesi ormai inevitabilmente condannati al collasso…), rimanendo quindi in disparte.

Poco male, nulla che sia in grado di scoraggiare gli Hideous Divinity che, in un set che pesca lungo tutta la loro discografia, regala una performance semplicemente impeccabile ai presenti e allo staff del Breaking Sound (complice anche il fatto che i membri della band erano intenti a riscaldarsi le mani sui rispettivi strumenti sin dal set della prima band, il che vuol dire molto anche in termini di rispetto del pubblico) nonostante le altissime velocità di esecuzione, dove tutti i componenti hanno brillato di luce propria ma di cui non posso non citare il lavoro disumano svolto alle pelli dal batterista Giulio Galati, ormai un picchiapelli al livello dei più blasonati batteristi del genere…nulla da invidiare ad un George Kollias (Nile) per intenderci.

Urlando “…ve dico un sacco de cazzate e me piace scherzà, ma qui nu se scherza pè niente” arriva ‘Future in Red’, pezzo conclusivo dell’ultimo platter (fatta eccezione per la cover dei Sinister che chiude realmente il disco) che regala un finale tiratissimo e di ampia tensione, per una prova divina dove la band ha realmente trionfato e gli applausi scroscianti dei presenti lo confermano!

L’unico difetto della performance, se così possiamo chiamarlo dato che non è assolutamente imputabile alla band, è stato il suono: le chitarre sono impastate mentre voce, basso e batteria dominano sul mix. Le basi preregistrate inoltre, tipiche di molti dei loro intro, risultano ad un volume troppo basso rispetto al sound vero e proprio della band sul palco, proprio a causa dell’impianto poco potente e posto troppo in alto rispetto al pubblico a cui ho accennato prima: ciò nonostante, la band non ha sforato di un solo millimetro in termini di ferocia e precisione chirurgica.

Che ve lo dico a fare? I ragazzi sono una dannata garanzia oggi e non servivo certo io a confermarvelo…  

…microfoni puntati direttamente in gola? Durante un set dei mostruosi Hideous Divinity tutto è possibile! 

Setlist Hideous Divinity:

Intro + Ages Die
Sub Specie Aeternitatis
Passages
Alonest of the Alone
When Flesh Unfolds
Enclosured
Angel of Revolution
Feeding Off the Blind
Messianica
Future in Red

 

…che dire? Ancora una volta il team Breaking Sound ha fatto centro!

Persino scontato dirlo, dato l’ormai eccellente status organizzativo dei loro eventi, ma occorre nuovamente ribadirlo anche se ormai appare chiaro che non ce ne sia bisogno. Il mondo del metallo è in ottime mani finché le mani in oggetto saranno quelle del team Breaking Sound. Nonostante un impianto luci forse inadatto ed un sound di palco a volte traballante (per cui, ripeto, molta della colpa è proprio da imputare all’acustica vera e propria del piccolo ambiente dove si è svolto l’evento), la serata è comunque giunta al termine in maniera estremamente soddisfacente.

La quantità dei presenti, ripeto, è stata più che dignitosa, segno che il lavoro svolto da Jacopo, Stefano, Davide, Sabrina e Damiano ormai viene seguito e rispettato ad ogni occasione, anche se per presenzare a ciò bisognerà affrontare il gelo più penetrante! Eccoci quindi giunti ai saluti di rito: ovviamente, oltre a tutta la crew che ho appena citato, rinnovo i miei saluti ad Antonio Urso della Blasphemous Art Records, ormai presenza fissa di tutti gli appuntamente targati Breaking Sound qui a Mesagne e non solo, Marino Martellotta dei laCasta e tutta la gente fantastica che ho ritrovato anche questa volta.

Mando un saluto sincero e caloroso a tutte le band che hanno partecipato all’evento e colgo l’occasione per fare gli auguri di un buon 2018 a tutto lo staff Breaking Sound e a tutti i lettori di TrueMetal.it., che sono da sempre la nostra fonte più preziosa.

Report interamente a cura di Giuseppe “House” Casafina