Live Report: Cannibal Corpse / The Black Dahlia Murder @Live Club, Trezzo 28/02/2018
E’ una serata fredda quella che accoglie la calata di Cannibal Corpse ed ospiti in quel di Trezzo e una concreta minaccia di neve incombe. Nonostante questo, la data infrasettimanale, la partita di Coppa in Tv e la concomitanza del concerto di Sepultura e Obscura ai Magazzini Generali, gli appassionati di death metal sembrano aver risposto molto bene all’appello, tanto che il pienone è evidente fin dall’inizio delle esibizioni e a fine serata si sfiorerà il sold out. Causa impegni lavorativi, ci perdiamo la performance dei francesi In Arkadia, ma stando ai pareri raccolti tra i presenti, non sembra che il combo death-core di Lione abbia fatto breccia tra gli astanti. Sono da poco passate le 20.30 ed è già il turno dei The Black Dahlia Murder.
The Black Dahlia Murder
Il gruppo di Detroit prende possesso del palco con ottimo piglio, mostrando subito un eccellente affiatamento nonostante i continui sconvolgimenti a livello di line-up, segno che non c’è niente di meglio che l’esperienza dal vivo per trovare il giusto amalgama. Giovane, dinamica ed assolutamente energica, la band ha dalla sua un frontman come Trevor Strnad (oggi con tanto di maglietta degli italiani Electrocution) che caratterizza tutta l’esibizione dal punto di vista scenico, attraverso il suo continuo gesticolare, certamente non molto “death” come approccio, ma sicuramente originale. D’altra parte, ci pensano i suoi compari a mostrare un atteggiamento più classico. Musicalmente parlando, la proposta dei TBDM ormai è conosciuta: death metal melodico con qualche raro e poco marcato accenno “–core” e la voce di Strnad che si divide tra il cantato in growl e quello in scream. Forse è proprio questo che limita la crescita su vasta scala dei nostri: non abbastanza ortodossi da essere apprezzati dai fan di At The Gates e Carcass, troppo cattivi e poco alla moda per imporsi al grande pubblico di Trivium et similia. Per la serata in questione, viene preferita una setlist decisamente più brutale, forse proprio pensando alla presenza di un pubblico più conservatore accorso per i successivi Cannibal Corpse. Molto bravo il neo acquisto alla chitarra Brandon Ellis (Arsis, Cannabis Corpse) che ha il difficile compito di sostituire un asso come Ryan Knight, lui sì certamente capace di fornire quel “quid” in più alla band (vedasi un album come “Everblack”). Vengono suonati molti estratti da “Nightbringers”, il pubblico apprezza e partecipa, anche se maggior gradimento sembra essere mostrato verso i pezzi di “Nocturnal” – a parere di chi scrive, probabilmente l’album migliore degli Americani – ossia “What A Horrible Night To Have A Curse” e “Everything Went Black”. Ottima prestazione e certamente il modo migliore di preparare il campo agli headliner della serata.
Setlist:
Widowmaker
Contagion
When The Last Grave Has Emptied
Jars
Kings Of The Nightworld
What A Horrible Night To Have A Curse
Nightbringers
Matriarch
On Stirring Seas Of Salted Blood
Catacomb Hecatomb
Everything Went Black
Warborn
Cannibal Corpse
Decani della scena e oramai nell’olimpo del metal tutto grazie ad una carriera lunga e onesta, tornano in Italia i maestri del death metal da Buffalo. Tra una cosa e l’altra, sono trascorsi trent’anni dalla formazione della band avvenuta nel 1988, senza mai tentennamenti, passi falsi o momenti di pausa e tutta l’esperienza maturata in questo intervallo di tempo viene riversata sul pubblico del Live, con uno spettacolo enorme in quanto a potenza e intensità. Essenziali nella loro esibizione, i Cannibal Corpse non hanno bisogno di un look particolare o di trovate scenografiche ricercate e incarnano al 100% l’archetipo del brutal death metal: aggrappati agli strumenti (o al microfono), concentrano tutta la loro energia nella prestazione, che proprio per questo diventa possente e in-your-face. La setlist – impeccabile nel suo insieme – si apre con il doveroso omaggio al nuovo album “Red Before Black” (in tutto saranno ben cinque gli estratti) e i pezzi scelti dall’ultima fatica in studio si inseriscono bene tra tanti classici, segno che il disco ben si pone all’interno della discografia della band e che ha un’ottima resa live, grazie al suo piglio quasi thrash in alcuni frangenti. A sensazione, sembra che vengano preferiti pezzi complessivamente più cadenzati (come “Scourge Of Iron”) rispetto a quelli tiratissimi (che comunque non mancheranno), vuoi perché certi break fanno faville tra i giovani del moshpit, vuoi perché forse sono più “sostenibili” da suonare dal vivo; trent’anni di carriera significano anche una non indifferente età anagrafica e la cosa è abbastanza evidente: George Fisher appare quanto meno appesantito e gli stessi Barret e Mazurkievic di certo non dimostrano meno dell’età che hanno; tuttavia, giusto ribadirlo, i Cannibal Corpse hanno l’esperienza giusta per sfruttare l’energia ancora disponibile, tanto che il pubblico (ormai foltissimo) appare entusiasta, anche di fronte a qualche imprecisione dello stesso batterista. Impressionante come sempre il lavoro di riffing delle chitarre e l’operato al basso di Alex Webster, sicuramente uno dei punti di forza della band. I pezzi si susseguono quasi senza soluzione di continuità, ogni due o tre brani i nostri si voltano verso gli amplificatori per asciugare il sudore e dissetarsi, ma queste sono le uniche brevi pause nello show. La platea (così come la galleria, anch’essa stipata) risponde a dovere, tanto che per ripararsi dal pogo bisogna spostarsi nella zona posteriore del parterre. Difficile scegliere momenti migliori di altri, come sempre i grandi classici incontrano l’apprezzamento totale del pubblico, ma è da dire che anche pezzi più recenti come “Kill Or Become” o “Make Them Suffer” vengono accolti con tripudio, segnale che anche discograficamente i Cannibal Corpse sono ancora assolutamente vivi e vegeti e questa non è cosa tanto frequente tra i gruppi così longevi. Per il finale, spazio alla sempre efferata “Stripped, Raped And Strangled” (uno dei tanti titoli politicamente scorretti che tanti problemi causò in passato alla band), cantata in coppia con il rientrante sul palco Trevor dai The Black Dahlia Murder e chiusura come al solito con “Hammer Smashed Face”.
La scelta di mischiare l’estremismo musicale di un gruppo giovane come quello dei The Black Dahlia Murder con il fascino dei veterani Cannibal Corpse si è rivelata azzeccatissima. Serata di grande successo di pubblico quella al Live di Trezzo, con una buona presenza femminile, che dimostra quanto, dopo tanti anni, il death metal sia ancora assolutamente apprezzato e abbia davanti un futuro solido e brillante.
Setlist:
Code Of The Slashers
Only One Will Die
Red Before Black
Scourge Of Iron
Evisceration Plague
Scavenger Consuming Death
The Wretched Spawn
Pounded Into Dust
Kill Or Become
Gutted
Corpus Delicti
Devoured By Vermin
A Skull Full Of Maggots
I Cum Blood
Make Them Suffer
Stripped, Raped And Strangled
Hammered Smashed Face
Vittorio Cafiero