Live Report: Cathedral a Roma

Di Francesco Sorricaro - 19 Novembre 2010 - 3:23
Live Report: Cathedral a Roma

Init Club, Roma 14-11-2010

Quando molti anni fa conobbi i Cathedral, pensai subito che il loro monicker fosse tra i più rappresentativi ed evocativi che la scena metal potesse vantare. A me personalmente faceva venire in testa solennità e frivola bellezza decadente: tutte caratteristiche che la musica di Lee Dorrian e soci ha racchiuse in sè da quando iniziò la loro avventura esattamente vent’anni fa.
Cresciuti artisticamente ma mai troppo sotto i riflettori, i Cathedral giungono a questa data di Roma, per promuovere il loro ultimo riuscitissimo lavoro The guessing game, mantenendo tutta la loro aura di band di culto, che è stata tra le prime fautrici di un movimento doom metal più consapevole di sè stesso e che, al giorno d’oggi, ha anche allargato la propria schiera di fan, incubandovi appassionati degli anni ’70 oltre che dello stoner e del southern rock.

 

Foto e report a cura di Francesco Sorricaro

 

Un Init già abbastanza gremito ha assistito, in apertura di serata, all’esibizione dei The Gates of Slumber, ruvida formazione dell’Indiana che da qualche tempo si sta decisamente ritagliando la sua fetta di pubblico con un heavy metal sulfureo che pesca a piene mani le sue influenze dai padri assoluti e più neri del genere: Pentagram ed Angel Witch su tutti, e che è stata accolta da un po’ sotto l’ala protettiva di un ammirato Dorrian e della sua Rise Above.


                                

Il trio, dall’immagine, oltre che dal suono, profondamente old school, ha riversato su un pubblico davvero caloroso le sue note paludose, che sanno di whiskey e zolfo puzzolente.
La voce impastata di Karl Simon e la sua ruvida simpatia sul palco hanno fatto più volte venire in mente il vecchio Lemmy Kilmister, ma la musica dei The Gates of Slumber è qualcosa di diverso dal rock stradaiolo dei Motorhead. Le loro liriche esoteriche hanno come sfondo un heavy metal trascinante e fondato su cambi di ritmo coinvolgenti e sostanziosi, e non sono stati rari i momenti atmosferici da malefico sabba nella nebbia, in cui la gestualità e la presenza scenica del frontman hanno trovato la loro massima espressione.
Breve ma genuinamente intensa l’esibizione di questa band, e i pugni e le decine di birre alzate al cielo per salutarne l’uscita dal palco sono state la testimonianza più gratificante dell’apprezzamento del pubblico per il loro show. Un buon antipasto per la serata ed una conferma per questi tre musicisti che da un po’ di tempo, già per i loro ultimi lavori in studio, avevano cominciato a raccogliere consensi in giro per il mondo.

 

 

I Cathedral si identificano da sempre con l’esuberante personalità del loro leader e fondatore Lee Dorrian e, in effetti, la presenza scenica dell’altissimo singer si fa subito sentire quando riempie da solo il palcoscenico al suo ingresso sulle assi.

L’inizio dello show è affidato a Funeral Dreams, lungo brano d’apertura del fortunato The Guessing Game, il disco già considerato un punto focale della loro carriera per come ha saputo fotografare in maniera completa quello che è il sound dei Cathedral attuali.
La band è sembrata subito in grande forma e, vogliosa di dar vita ad una bella serata, ha caricato a mille con un mix di durezza e vaporose atmosfere psichedeliche, amalgama perfettamente mostrato da questo brano.
Le divagazioni nel passato puramente doom del gruppo non si sono fatte certo attendere visto che, immediatamente, il gruppo ha fatto un salto di quasi vent’anni con Enter the worms, tratta da The ethereal mirror ed il mood generale è cambiato improvvisamente. L’incedere solenne del brano, sottolineato dai movimenti del frontman, si è impossessato presto della sala mandando in visibilio un pubblico di affezionati veri che conosce ogni nota e lo dimostra cantando a gran voce le liriche del pezzo.
Le due anime dei Cathedral sono state evocate così di continuo, con salti temporali previsti da una scaletta sapiente e ben equilibrata, che è stata oltretutto ottimamente condotta da un maestro di cerimonie davvero in palla. Quello spilungone di Dorrian sa bene come animare una serata e, come a confutare le voci che lo definiscono schivo ed ombroso, non si è mai sottratto ad una mimica incessante durante l’esecuzione dei brani: ora rapito nei fumi acidi degli inserti strumentali più evocativi, ora battendo violentemente il tempo con i piedi nelle progressioni più pesanti, ora giocando con il suo microfono nei modi più disparati. Una teatralità che si addice perfettamente ad un tipo di musica come quella proposta in questa serata, da dei musicisti che hanno dimostrato di sentire molto a livello emotivo quanto suonato, oltre che di divertirsi molto su di un palcoscenico.
Brani divertenti come Night of the Seagulls ne sono stati un esempio; soprattutto, in questo caso, per il breve ma gustoso siparietto confezionato con un Karl Simon ritornato inaspettatamente sul palco direttamente dal mondo dei morti.
Sorprese come una Cosmic Funeral, ripescata dell’EP Cosmic Requiem del ’94, ed una Ebony tears attesissima, dal seminale album di esordio Forest of Equilibrium, hanno coinvolto particolarmente lo stesso Dorrian che, spesso, si è inginocchiato spalle al pubblico come in un raccoglimento mistico per recuperare le energie.


                                

 

È con Ride che si è chiuso temporaneamente lo show; una brevissima pausa ed ecco rientrare tutti per il consueto encore affidato a Hopkins (The Witchfinder General), brano dal piglio energico che ha fatto scatenare soprattutto il bassista Leo Smee, una vera forza della natura, con una postura ed un aspetto del tutto simili ad un altro bassista metal di nome Rex Brown. Il pogo ha raggiunto a questo punto un livello distruttivo senza pari, e la temperatura si è alzata vertiginosamente quando i Cathedral, terminato il pezzo, salutano il pubblico e spariscono dietro le quinte acclamati a gran voce.

A questo punto le luci si sono riaccese ed è partita addirittura la musica di sottofondo quando, richiamato dal coro incessante dell’audience, da una porticina a lato del palco fa capolino il testone di Lee Dorrian ed il luccichio del vistoso ragno di metallo sulla fibbia della sua cintura: è il preambolo a quello che sarà un ulteriore quanto imprevisto encore. Il riff rock ‘n’ roll di Vampire Sun irrompe allora nelle casse mandando alle stelle l’entusiasmo generale. Il brano di The Carnival Bizarre viene cantato a gran voce dagli scalmanati delle prime file, i quali danno fondo alle energie residue, fomentati dalla voce ruvida del frontman che li incita a gridare più forte. È la degna conclusione di una serata di puro divertimento, dove si è vista esibirsi una band in piena forma fisica e creativa. È stata proposta musica, tratta da oltre vent’anni di carriera, che non è sembrata soffrire lo scorrere degli anni, a dimostrazione di quella che è stata un’evoluzione graduale e naturalmente apprezzata dai fan. La grande ironia e presenza scenica di tutti, ad eccezione forse di un Gary Jennings un po’ troppo isolato nel suo angolo, unite ad un pubblico davvero caloroso, hanno reso questa serata davvero memorabile; per non dimenticare un impareggiabile Lee Dorrian, il quale non ha lesinato complimenti per l’arte italiana ed i suoi grandi musicisti (ha citato in particolare con affetto Paul Chain col quale ha collaborato in passato) e che ha promesso un pronto ritorno dalle nostre parti.

I Cathedral sono stati una sicura sorpresa per chi li vedeva per la prima volta e si aspettava solo un plumbeo spettacolo doom suonato da vecchietti. Saranno i benefici di qualche stregoneria? Forse si potrebbe chiederlo al gatto materializzatosi nella sala contemporaneamente al buon Dorrian dopo il concerto. Cos’altro dire? Qualcuno sarà di certo tornato a casa con qualche certezza in meno!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Setlist dei Cathedral
Funeral of dreams
Enter the worms
Upon Azrael’s wings
La noche del Buque Maldito (aka Ghost ship of the Blind Dead)
Cosmic funeral
Carnival bizarre
Night of the seagulls
The casket chasers
Ebony tears
Ride

Hopkins (Witchfinder general)

Vampire sun