Live Report: Corrosion Of Conformity + The Red Coil a Milano (MI)
CORROSION OF CONFORMITY + THE RED COIL
20/03/2014 @ARCI LO FI, Milano (MI)
Ore 21 in punto ed eccomi giunto in quel del Circolo Arci Lo Fi di Milano per assistere alla prima data italiana degli statunitensi Corrosion Of Conformity. La location è decisamente caratteristica, con il Lo Fi situato, come spesso accade, nel bel mezzo di un quartiere industriale della Milano Sud: uno scenario che con il favore delle tenebre ci catapulta direttamente tra le macerie del futuro passato di Terminator.
Suggestioni a parte, il compito di aprire la serata spetta ai The Red Coil. La band milanese fa il suo ingresso sullo stage alle 22:30 e fin dai primissimi secondi dell’esibizione va a dare in pasto, all’ancora sparuto pubblico presente, uno stoner/sludge decisamente carico e potente, senza quindi tradire quanto suggerito dalle magliette di Black Tusk, Down e Red Fang indossate dai vari musicisti. “The Ones That Fall From Grace” costituisce un ottimo biglietto da visita con le sue chitarre spesse, la voce sporca spesso sconfinante nel growl, il basso possente e l’ottimo assolo, ma anche la più spedita “Daybreak” svolge egregiamente il proprio compito, fornendo ai presenti la perfetta colonna sonora per spaccarsi le vertebre del collo a suon headbanging. Il concerto, in generale, scorre bene e per quanto la proposta denoti a lungo andare una certa uniformità di ritmi e sonorità (come, peraltro, evidenziato in sede di recensione), è altrettanto corretto rimarcare che l’energia e il furioso impatto live sopperiscono alla grande. Marciando verso il finale incrociamo la più rockeggiante “S.s.c.” e l’accoppiata composta da “Fuckin’ Numb” e “Eastern Smell Of Smoke”; quest’ultima, in particolare, con la sua grande potenza, paragonabile ad un vero e proprio macigno in caduta libera da un pendio, va a chiudere uno show di buon livello con il quale abbiamo avuto modo di ingannare piacevolmente il tempo in attesa degli headliner.
Setlist:
01. The Ones That Fall From Grace
02. Daybreak
03. The Desert Crown
04. S.s.c.
05. Fuckin’ Numb
06. Eastern Smell Of Smoke
Alle 23 30, dopo un lungo soundcheck (effettuato proprio dai tre di Raleigh), giunge il turno delle star della serata: i Corrosion Of Conformity! La band, come da qualche anno a questa parte, si presenta all’appuntamento in formazione “ridotta”, orfana di Pepper Keenan e con le parti vocali di nuovo affidate a Mike Dean, bassista e vocalist originale, mentre completano la formazione il corpulento Woody Weatherman alla chitarra e il grande Reed Mullin alla batteria. Dal punto di vista “visivo” i COC non concedono veramente nulla: niente scenografie né teloni sullo sfondo così come nessuna concessione ad eventuali “abiti di scena”; lo show si regge quindi interamente sulla musica e sull’invidiabile potenza live degli staunitensi. Weatherman a sinistra, con il suo camincione bisunto, gli scarponi sgualciti e la chitarra scrostata macina per tutta la durata del concerto riff pesanti come macigni, perfettamente assecondato dal percussionismo dinamico e violento dell’inarrivabile Reed Mullin e dal presentissimo basso di Mike Dean, sempre in primo piano. La formazione a tre dà l’occasione ai nostri di affiancare ai vari estratti dalle ultime due fatiche da studio (il full length omonimo e l’EP “Megalodon“) alcune chicche provenienti dai primissimi album della band, quelli del periodo hardcore punk. Così a fianco delle nuove “The Doom”, “Moneychangers” e “Psychic Vampire” trovano spazio anche alcune le più anziane “Hungry Child”, “Loss For Words” e “Mad World”, tutte accomunate da un esecuzione brillante e davvero coinvolgente, con la sola voce di Mike Dean talora un pochino indietro. Top assoluto in scaletta la mitica “Deliverance”, perfettamente restituita in tutto il suo tiro e nell’ampio ventaglio di reminiscenze che vanno dallo stoner all’hardcore passando per il blue:, un vero e proprio gioiello che si fregia della miglir performance vocale della serata. Chiude, dopo un breve passaggio dietro le quinte, la classica “Technocracy”, ultimo sigillo su di uno show di livello decisamente elevato nel quale i tre cordiali statunitensi hanno dimostrato una volta di più cosa significhi (per davvero) fare musica.
Decisamente adatta, nonostante le ridotte dimensioni, anche la location, assolutamente perfetta nell’ottica di vivere il concerto da protagonisti, a zero metri dal palco e quindi in posizione ottimale per godersi tutte le smorfie e i sorrisi di questi tre campioni del crossover metal.
Live report a cura di Stefano Burini, fotografie per gentile concessione di Sara Pasini.
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