Live Report: Crashdïet + Broken Wings @Vinile, Rosà (VI)
I giorni del ponte svedese! Potrei sintetizzare così questo lungo ponte a cavallo fra il 25 aprile ed il 1 maggio, avendo potuto assistere proprio in questi giorni, ai live di due importanti formazioni svedesi appunto. Una carrellata iniziata il 24 aprile con il black metal funebre dei Marduk a San Donà di Piave (VE), per concludersi il 29 aprile con il ruvido hard rock dei Crashdïet.
Sui primi potete trovate il nostro report della data di Druso, per il resoconto sui secondi vi basterà continuare a leggere le seguenti righe.
La serata si svolge al Vinile di Rosà (Vicenza) ed è la tappa conclusiva di un mini tour sul territorio italiano che vedeva i rocker svedesi impegnati per ben tre date, tenutesi a Paderno Dugnano, Scandici oltre a questa conclusiva in terra veneta.
Una serie di concerti che destava una certa curiosità attorno al gruppo, essendo le prime uscite con il nuovo cantante John Elliot, che ha da poco sostituito il precedente Gabriel Keyes. Una caratteristica quella dell’instabilità dietro al microfono che ha da sempre accompagnato il combo scandinavo, infatti Elliot risulta essere il quinto cantante della travagliata storia dei Crashdïet. Un cambio di formazione che va ad aggiungersi a quello avvenuto alla batteria con Eric Young, che lascia a favore di Michael Sweet. Il batterista, a dire la verità, aveva già accompagnato i ‘Diet in alcune date, ed ora entra nella formazione in pianta stabile.
Arriviamo al Vinile attorno alle 21-30 imprecando per una tariffa di un tratto d’autostrada dal prezzo non proprio popolare (7€ per 20 km!!). Il locale si trova in un seminterrato sotto un ristorante e si presenta subito come piccolo ma accogliente, sicuramente adatto a concerti a stretto contatto tra gli artisti sul palco ed il pubblico in sala. Altra modifica del programma riguarda i gruppi di apertura, con i Siska ed i Glam?Am!, che vengono sostituiti dai friulani Broken Wings.
Brocken Wings
Il pubblico sta ancora affluendo all’interno del locale quando sulle note di Wild Side dei Motley Crue in sottofondo salgono sul palco i Broken Wings. I quattro rocker partono subito a pieni giri riuscendo ad attirare l’attenzione delle persone già presenti nel locale. I Broken Wings sanno il fatto loro, non a caso la band è composta da musicisti con una certa esperienza sulle spalle. La sezione ritmica precisa, composta dal basso di Gabry Play e dalla batterista Ile 9 fa da solida base ai riff del chitarrista Max Karma. Infine il carisma della vocalist Sabry riesce a coinvolgere i presenti che fin da subito si dimostrano partecipi rumoreggiando sotto il palco. La formazione friulana approfitta così per presentare una serie di brani tratti dal loro lavoro in studio Against The Wind. Vengono allora proposte la cadenzata Trust In Rock N’Roll, la rocciosa Devil Jane ed Hunther.
Intanto la vocalist Sabry, illustra un suo personale metro di misurazione del coinvolgimento del pubblico in base alle macchie di sudore delle magliette indossate. Una teoria certamente curiosa, ma che raccoglie un divertito consenso dei presenti. Arriva poi il sondaggio se suonare un pezzo lento od uno spaccaossa. Come prevedibile, le prime file con i motori già belli caldi, spingono per la seconda opzione. Lo spazio dei Broken Wings però giunge agli sgoccioli, giusto il tempo dell’ultimo brano Banana Zombie ed è già tempo di saluti, qualche foto e poi via con il cambio palco.
Una prova maiuscola quella dei Broken Wings, che riescono nel compito di preparare la piazza per i Crashdiet che da lì a poco saliranno on stage.
Intanto la gente è tutta entrata, le presenze ruotano attorno alle 100/150 persone, una quantità magari non oceanica ma abbastanza eterogenea: ci sono gli immancabili rock- glamster, qualche metal- thrasher, un paio di dark lady e tanta gente comune. L’età come spesso accade a questi eventi tende al medio alto, ma non manca qualche giovane leva.
Crashdïet
Intanto i Crashdïet sono già sul palco per prepararsi la strumentazione approfittando per qualche saluto con le prime file.
Sono le 23-00 in punto, quando le note dell’intro Dance Of The Knights annunciano l’inizio dello show.
Si parte con un accoppiata d’annata composta da Knokk ‘Em Down, seguita subito da Riot in Everyone, due bombe sonore tratte dal disco d’esordio Rest in Sleaze. Nonostante i due significativi cambi di formazione i quattro scandinavi si presentano fin da subito ben affiatati, ed anche il nuovo cantante pare rivelarsi una scelta azzeccata al non facile compito che gli è stato affidato. Ma d’altronde l’esperienza non gli manca avendo già realizzato album e tour con i Confess, altra valida formazione del ricco panorama svedese. Arriva il turno dello sporchissimo sleaze/blues di Cocaine Cowboy. Il pubblico è già partecipe e raggruppato sotto il palco per seguire da vicino le fasi dello spettacolo. La band pare apprezzare questo coinvolgimento, tanto che John Elliot si complimenta con i presenti che nonostante il giorno lavorativo seguente, si sono radunati per assistere alla serata.
Non manca lo spazio per proporre alcuni pezzi dell’ultimo album Automaton, con la dirompente Together Whatever seguita da Shine On. Si passa di nuovo agli albori della carriera con Out Of Line, la cui esecuzione viene però disturbata da problemi con i volumi che costringono i Crashdiet a fermarsi per alcuni istanti. Risolto l’inconveniente la band può riprendere e portare a termine il pezzo. Terminato il quale Elliot sdrammatizza sull’ imprevisto rivolgendo un ironico “What’s Fuck Is Happen?” al tecnico del suono.
I Crashdïet sono una macchina da guerra ben rodata, ed i due nuovi arrivati dimostrano già di essere in sintonia con gli storici Martin Sweet e Peter London. I quattro musicisti mettono in campo un’energia notevole, saltando e muovendosi nonostante le esigue dimensioni del palco, incuranti di eventuali rischi di scambiarsi gomitate e manici di strumenti sulla fronte a causa della foga sprigionata. Avanti con la selvaggia Reptile, seguita da un discorso di John Elliot sulla piovosità della sua nativa Svezia. Questa manfrina metereologica serve però, a fare da introduzione alla ballad Falling Rain, ben accolta dai presenti.
La serata procede spedita andando a pescare brani da un po’ tutti gli album. Così si susseguono Chemical, Native Nature e la easy listening It’s a Miracle.
Il tempo di una breve pausa e i quattro svedesi tornano sul palco per le ultime battute. Arriva il turno delle storiche Breakin’ the Chainz, XTC Overdrive e Queen Obscene (69 Shots), senza trascurare il più recente Automaton con l’esecuzione di We Die Hard. Ormai il pubblico è in visibilio, a questo punto non resta che concludere la serata nel migliore dei modi con l’inno Generation Wild. Con quest’ultimo brano i Crashdiet salutano i presenti e si congedano momentaneamente dal pubblico. Infatti, nonostante il concerto sia ormai concluso, dopo qualche minuto i ‘Diet escono dai camerini per scolarsi qualche birra e concedersi ai presenti per qualche foto, autografi e strette di mano.
Alla fine nonostante l’ennesimo cambio di formazione I Crashdiet superano anche questa prova a pieni voti, dimostrando di riuscire, nonostante le avversità, a trovare, ancora una volta, le persone adatte per continuare il loro percorso artistico. Nel lontano 1981 anche gli Iron Maiden presentarono il nuovo cantante, l’allora sconosciuto Bruce Dickinson, proprio con una serie di date in Italia, e sappiamo tutti come poi siano andate le cose. Speriamo che questo primo tour italiano della nuova line up sia di buon auspicio anche per la compagine svedese. Se non altro per trovare quella stabilità con cui poter continuare ad esprimersi al loro meglio.
Una bella serata quella a cui abbiamo appena assistito, grazie alla buona prova delle due band sul palco. Sia per quanto riguarda gli affermati Crashdiet, quanto per gli emergenti Broken Wings. Nonostante il rock necessiti anche dei grandi raduni nelle arene, non può però esimersi dagli eventi nei piccoli club come quello appena trascorso. Sono delle occasioni con le quali la musica rock (come il metal in generale) può continuare ad esistere e rigenerarsi anche in un contesto più intimo, con l’artista sul palco che si esibisce guardandosi faccia a faccia con il pubblico in sala. Tutto questo fà sì che i fans di sentano parte attiva dello spettacolo giovando alle band stesse.
Scaletta Crashdïet. Grazie a Rosy per la foto