Black Grindcore

Live Report: Cripple Bastards + Thirst Prayer @ Blah Blah, Torino – 09/12/2023

Di Roberto Castellucci - 19 Dicembre 2023 - 10:00
Live Report: Cripple Bastards + Thirst Prayer @ Blah Blah, Torino – 09/12/2023

Si fa presto a dire ‘la musica non è una religione’. Come classifichiamo tutti i riti che preludono agli eventi live? Vestizione con il chiodo d’ordinanza, fuga precipitosa da moglie e figlio, birre propiziatorie appena raggiunta la venue. Ad ogni locale le sue cerimonie: le serate al Blah Blah di Torino, ad esempio, iniziano immancabilmente con una lunga serie di imprecazioni di natura più o meno biblica, causate dall’annosa ricerca del parcheggio. Questa nenia di giaculatorie di solito si interrompe con l’infernale rituale d’ingresso al parcheggio sotterraneo di Piazza Vittorio Veneto, comodo ma costosissimo. Per fortuna il concerto a cui assisterò mi permetterà di sfogarmi a dovere. Il Blah Blah ha infatti organizzato una serata per palati fini: i veterani del Grindcore tricolore Cripple Bastards verranno accompagnati dai Thirst Prayer, delicatissimi alfieri di un Black Metal rabbioso, tiratissimo e non immune al fascino esercitato proprio dal Grindcore. Mi attende una seratina tranquilla, insomma, alla faccia di chi pensa che il Piemonte sia una regione piena di gente pacata. Sia i Cripple Bastards che i Thirst Prayer infatti hanno radici piemontesi: non male per una Regione notoriamente conosciuta per la presunta immobilità dei suoi abitanti!

Benvenuti al Blah Blah!

Prima che inizino le danze, come di consueto, mi concedo un assaggio della cucina del Blah Blah, accompagnando il tutto con il solito, alto e imponente boccale di birra weiss: l’ennesimo rito propiziatorio per iniziare la serata. Un altro immancabile rito è l’esame del banco del merch. La tavolata di souvenir è abbondante: i Thirst Prayer hanno portato felpe, t-shirt e alcune copie fieramente DIY del loro omonimo disco d’esordio. I Cripple Bastards presentano al pubblico un ricco malloppo: felpe, magliette, toppe da cucire e parecchi dischi. Campeggiano in particolare la ricca riedizione di “Misantropo a Senso Unico“, forse uno dei più influenti album Grindcore di tutti i tempi, e “Live to Hate People“, un vero e proprio documento storico che propone la registrazione del noto ‘concerto di Rovereto’, tenutosi nel 2005, in cui i Cripple Bastards si trovarono a fronteggiare, sia dal palco che sulla nuda terra, un gruppo di incarogniti detrattori trentini. Approfitto della relativa, momentanea tranquillità del momento pre-live per avvertire tanto i Thirst Prayer quanto i Cripple Bastards di non allarmarsi se mi vedranno sotto al palco, sistemato in posizioni improbabili, impegnato a scattare foto altrettanto improbabili col mio povero cellulare. Questa serata al Blah Blah per me rappresenta un battesimo: per mille motivi non ho mai avuto modo di incontrare dal vivo una band seminale e storica come i Cripple Bastards: non potevo farmi scappare l’occasione, soprattutto ora che me li ritrovo a poche decine di chilometri da casa. Le famigliole presenti in sala, intervenute per approfittare della cucina del Blah Blah, pian piano si allontanano, lasciando spazio al colorito pubblico tipico di occasioni come questa. Io, che nel mio piccolo raccolgo le migliori caratteristiche di entrambe le categorie, mi incollo alla mia poltroncina come si confà ad un ultraquarantenne bisognoso di risparmiare le energie. Gli astanti sfoggiano giubbotti di pelle, camicie oversize a quadri, invidiabili e coloratissime creste Punk, magliette e toppe di gruppi Thrash Metal, Grindcore, Death Metal e chi più ne ha più ne metta. Ciò dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la trasversalità di eventi come quello a cui sto per assistere. Giunge il momento di avvicinarmi al palco; gli spettatori stanno affollando la sala e vorrei garantirmi un posticino in prima fila. Mi inorgoglisce la presenza di un folto gruppetto di ragazzi giovani, maggiorenni al massimo da un paio di giorni; animati dal mio stesso obiettivo si piazzano sulla linea del fronte, vicino alla mia postazione. C’è speranza di continuità per la scena! C’è però meno speranza per la mia salute…i ragazzi parlano di pogo violento con molta eccitazione e trasporto. Io, francamente, non credo di avere più l’età per reggere certe situazioni. Testerò la mia resistenza anche stavolta: sopporterò gli assalti provenienti dal moshpit o mi arrenderò dopo pochi minuti, arretrando in aree della sala più tranquille? Lo scoprirò nel giro di pochi minuti. Il logo dei Thirst Prayer appare sullo schermo alle spalle della batteria, le luci si abbassano…che lo spettacolo abbia inizio!

THIRST PRAYER

Ho parlato un po’ prematuramente di ‘semplice’ Black Metal con forti influenze Grind. I Thirst Prayer, infatti, traggono ispirazione da molti sottogeneri di musica estrema. Grind? Crust? Thrash? Deathcore? Blackened Hardcore? La difficoltà che incontro nel dare una definizione allo stile musicale dei Thirst Prayer è un elemento positivo. Rinnovare da zero il Metal estremo non è facile e forse non è nemmeno necessario. Rimescolare un po’ le carte, però, è cosa buona e giusta: i Nostri ce lo ricordano grazie alla loro musica, intrisa di una forte personalità. Una sicurezza, comunque, ce l’ho: i quattro musicisti sono arrabbiatissimi. Avevo già intuito, ascoltando il primo, omonimo album della band datato 2019, che il concerto dei ragazzi lombardo-piemontesi sarebbe stato piuttosto intenso. Sin dalle prime note l’ignaro pubblico viene investito da un assalto sonoro senza soluzione di continuità: i Thirst Prayer si lanciano in un lungo e devastante medley delle loro canzoni, preparando a dovere gli astanti alla successiva esibizione dei Cripple Bastards. Il pogo, come minacciavano i miei giovani compari di concerto, scatta sin da subito energico e violentissimo. È un piacere vedere metalheads e individui dall’altissima cresta Punk spintonarsi a vicenda, pogando e saltando come un’unica tribù. I Thirst Prayer sono stati capaci di unire in un unico massacro i molti presenti, che evidentemente non si aspettavano di ricevere tra capo e collo una serie di tranvate simili. Il gruppo è senza dubbio orgoglioso di poter introdurre una formazione storica come i Cripple Bastards: è evidente da parte loro la voglia, mi si perdoni il tecnicismo, di spaccare tutto. Gli ‘strumenti’ per riuscire nell’impresa sono ovviamente i loro brani. La scaletta dei Thirst Prayer propone nella sua interezza “43”, il loro recente EP composto da quattro tracce, e altrettante canzoni estratte dal succitato full-length del 2019. I titoli dei brani lasciano facilmente intendere quale sia il livello di ottimismo raggiunto dalla band: “Apathy”, “Misery”, “Paranoia” e “Regret” sono le tracce di “43”, mentre “Torment, II”, “Suffering, II”, “Forever Cursed” e “Void, II” sono i quattro estratti dal primo disco. Ascoltare la musica dei Thirst Prayer è la classica esperienza catartica di cui tutti, prima o poi, abbiamo bisogno. Come reagire alla negatività e alla sofferenza in cui il mondo ci getta senza pietà? Inserire un disco dei Thirst Prayer nel proprio hi-fi o andare ad un loro concerto può sicuramente aiutare. L’aiuto, in questo senso, è più che altro psicologico. Sono sempre più sicuro, però, che mi occorrerà un supporto fisico. Se con i Thirst Prayer il pogo è stato feroce, non oso immaginare cosa succederà con i Cripple Bastards: il Blah Blah, già bello pieno, continua a riempirsi sempre di più. Mi ritaglio un piccolo spazio vitale vicino alle impalcature dell’impianto di illuminazione, sperando nella protezione delle strutture; mentre guardo i Thirst Prayer smontare la strumentazione tengo d’occhio i ragazzi vicini a me, sempre più carichi e sorridenti. Non sono nemmeno sudati!

I Thirst Prayer su Bandcamp

CRIPPLE BASTARDS

L’attesa febbrile che si insinua tra il pubblico di un concerto è una delle sensazioni più belle che si possano provare. La voglia di veder suonare i propri idoli e il desiderio di sfogare i malumori della settimana scolastica e/o lavorativa si trasformano in una tangibile vibrazione emotiva, contagiosissima, che potrebbe mandare in fibrillazione un folto gruppo di monaci Zen. Il pubblico che continua ad affollare la sala, forse per alleggerire questa tensione serpeggiante, si lancia in cori tra i quali ‘vogliamo la merda’ è forse il più gettonato, tanto da farmi pensare che sia una specie di rituale da effettuarsi prima dei concerti dei Cripple Bastards. Sorvolerò sulle numerose imprecazioni a sfondo religioso…quelle si sentono abitualmente in quasi ogni concerto a cui partecipo e ormai non fanno più notizia. Il fatto che tra gli astanti si notino t-shirt dei Belphegor e la leggendaria maglietta dei Cradle of Filth con scritto ‘Jesus is a cunt’ è la riconferma di un concetto già espresso qualche riga fa. Parlo della trasversalità del Grindcore, genere capace di compiacere molti appassionati di musica estrema indipendentemente dal loro percorso culturale. Non stupisce a questo punto la maglietta dei thrasher svizzeri Coroner indossata dal bassista Schintu the Wretched, un particolare che non può sfuggirmi grazie alla posizione defilata che sto occupando. Mi trovo infatti di fronte al bassista, ad un passo da una porta antipanico. Una via di fuga potrebbe rivelarsi utile: uno dei molti ragazzi presenti nelle mie vicinanze si è messo a torso nudo prima ancora dell’inizio dello show, informandomi che ‘il pogo arriverà sicuramente anche qui, mi devo preparare’. Forse, vedendo i pochi capelli bianchi che ancora mi restano, ha intuito il rischio che corro rimanendo in prima fila e ha cercato di avvertirmi senza essere troppo diretto. L’avvertimento cadrà nel vuoto: la base registrata posta a mo’ di introduzione, inquietante e sinistra come l’inizio di un vecchio film Horror in bianco e nero, presto si trasforma in uno slasher movie in cui il pubblico recita contemporaneamente le parti di vittima e carnefice. In un attimo mi trovo in completa balia degli eventi, strattonato e spintonato dai partecipanti al frenetico pit creatosi sin dal primo colpo di batteria di Raphael Saini. Passano pochi minuti e i primi temerari iniziano a salire sul palco, pronti per tuffarsi nel pit ed effettuare un po’ di sano crowdsurfing, magari dopo aver ‘battuto un cinque’ al cantante Giulio. Perdo il conto delle scarpe da ginnastica e dei ben più minacciosi anfibi che mi sfiorano le tempie mentre i Cripple Bastards bombardano il locale con le loro feroci canzoni. A fine concerto Giulio ricorderà che il gruppo è in giro da più di 30 anni: la scaletta predisposta per il concerto al Blah Blah ne ripercorre più o meno tutta la carriera. L’elenco di brani è lunghissimo, visto il basso minutaggio medio delle composizioni. Si parla di quasi trenta canzoni pescate da tutti i full-length della band: mi limiterò a citarne alcune, sperando di far vivere agli appassionati anche solo una minima parte della brutalità garantita da questa agghiacciante setlist. Abbiamo ascoltato “Padroni”, “Necrospore”, “Italia di Merda” e “Being Ripped Off”, presenti nel primo album del 1996 “Your Lies in Check”;  “Rapporto Interrotto”, “Nascere per Violentarsi” e “Misantropo a Senso Unico”, prese ovviamente dal succitato “Misantropo a Senso Unico” del 2000; “I Hate Her”, estratta dal disco del 2003 “Desperately Insensitive”; “Inverno nel Ghetto”, “Marchio Catastale” e “Gli Anni che non Ritornano”, da “Variante alla Morte” del 2008; “Fumo Passivo” e “Lapide Rimossa”, selezionate da “Nero in Metastasi” del 2014. L’ultimo album del 2018, “La Fine Cresce da Dentro”, viene rappresentato da “Non Coinvolto”, “Narcolessia Emotiva” e “Passi nel Vuoto”. Arrivati a fine carneficina concerto incontriamo “Morte da Tossico”, altro evergreen di “Misantropo a Senso Unico”, e la title-track di “Variante alla Morte”. La fine di questa garbata e pacifica esibizione lascia gli spettatori acciaccati e contenti: raramente ho partecipato ad uno spettacolo così liberatorio. Tutti i presenti sentono la necessità di uscire sotto i portici di Via Po per prendere una boccata d’aria fresca, mezzi storditi ma completamente soddisfatti. Punti bonus al sottoscritto per la resistenza ai colpi ricevuti nel pit: il diciottenne rampante che fui, a quanto pare, è ancora presente sotto alla ‘corazza’ assemblata grazie agli anni passati e ai chili accumulati.

I Cripple Bastards su Bandcamp

La folla cala sensibilmente, gli spillatori di birra tornano ad essere accessibili e mi metto prontamente in coda, così da reintegrare i liquidi persi nella bolgia infernale causata dai Cripple Bastards. E’ sempre un’ottima idea avvicinarsi alle birre: Domenico, uno dei boss del Blah Blah, mentre mi serve l’ennesima weiss mi informa che sta registrando qualche traccia scritta dal nuovissimo gruppo Thrash in cui suona la chitarra: i Damnation. Non faccio in tempo a curiosare sulla pagina Facebook dei Damnation che faccio conoscenza con un altro personaggio, già incontrato indirettamente grazie al mio operato per Truemetal.it. Si tratta di Vinnie Marco, chitarrista del gruppo Groove/Thrash Dosgamos, il cui album d’esordio “Wrapped Renaissanceè stato recensito da me circa un anno fa. Il musicista pavese mi rivela come il batterista dei Thirst Prayer occupi la stessa postazione anche nella sua band: il mondo è proprio piccolo, e sembra che sotto al palco dei Cripple Bastards se ne riunisca una gran parte! Qualcosa mi dice che mi attenderà altro lavoro nei prossimi mesi…

L’appuntamento al Blah Blah si conclude con una lunga serie di birrette ricostituenti, trangugiate con l’accompagnamento di una serata danzante in grande stile. L’aftershow infatti passa nelle mani dei deejay del locale, che tutti i sabati notte danno vita al DJ set battezzato Onyrica. Brani classici di Kiss, The Killers, The Fratellis, The Knack, My Chemical Romance, Depeche Mode e Linkin’ Park fanno scatenare tutti coloro che in qualche modo sono sopravvissuti all’impatto dei Thirst Prayer e dei Cripple Bastards: una degna fine di serata per l’ennesimo concerto ben riuscito. Alla prossima!