Live Report: Dark Tranquillity a Bologna
Il ritorno in Italia (e in terra felsinea) dei Dark Tranquillity, per
la seconda parte del Where Death Is Most Alive Tour, è un evento
che non passa di certo inosservato, soprattutto se teniamo conto del fatto che
il pubblico italiano ha da sempre dimostrato di essere, in un certo senso,
decisamente affezionato al gruppo svedese. La band, da parte sua, ricambia
ancora una volta regalandoci ben tre date sparse per la nostra penisola e, come
vedremo, anche un concerto che, ancora una volta, difficilmente verrà
dimenticato da tutti i presenti.
Report a cura di Angelo D’Acunto e Lorenzo Bacega
Foto a cura di Angelo D’Acunto
Lunarsea
Ad aprire le danze di questa prima tappa italiana del Where Death is Most
Alive Tour Part II tocca ai deathster italiani Lunarsea. Al cospetto di un
pubblico ancora poco numeroso assiepato lungo le primissime file dell’Estragon,
il quintetto romano – selezionato tramite il concorso indetto da Century Media
Records – cerca nella mezz’oretta scarsa a propria disposizione di intrattenere
i presenti con una prova oltremodo potente e di grande impatto, destreggiandosi
sul palco con la dovuta professionalità, ma purtroppo senza convincere fino in
fondo: nonostante la buona volontà, lo spettacolo messo in piedi dalla band
laziale viene infatti irrimediabilmente rovinato da suoni bilanciati decisamente
male (solita croce che ormai affligge un po’ tutti i gruppi d’apertura), che
lasciano maggiore spazio alla voce e alla sezione ritmica, penalizzando
pesantemente però le due chitarre (complessivamente non pervenute, se non in
alcuni sporadici frangenti). Come se tutto ciò non bastasse, a creare ulteriore
confusione ci pensano le tastiere campionate utilizzate dal gruppo, le quali, a
causa di volumi esageratamente alti, finiscono per amalgamarsi davvero male con
il resto degli strumenti, contribuendo in questo modo all’origine di un pastone
sonoro senza capo né coda. Nonostante ciò, il pubblico dimostra di gradire
l’esibizione offerta dai cinque romani, lanciandosi in continue ovazioni, e
rispondendo a dovere agli affondi del frontman Daniele Biagiotti.
Lorenzo Bacega
Insomnium
Se la prestazione dei Lunarsea è stata, come abbiamo visto, abbastanza
deludente su tutta la linea, la stessa cosa non si può certo dire
(fortunatamente) per quanto riguarda invece gli Insomnium. Nei cinquanta minuti
circa a propria disposizione, il quartetto finlandese – guidato dal cantante e
bassista Niilo Sevänen – si destreggia sul palco dell’Estragon nel migliore dei
modi, dando origine ad una prova assolutamente impeccabile sotto il profilo
squisitamente esecutivo (supportata in questa occasione da suoni puliti e
finalmente ben bilanciati), e allo stesso tempo piuttosto coinvolgente per
quanto riguarda invece la presenza scenica. La scaletta offerta nel corso dello
spettacolo si orienta principalmente sull’ultimo full length del gruppo
(intitolato Across the Dark, dato alle stampe nel 2009 sotto Candlelight Records),
dal quale vengono riproposti brani del calibro di Equivalence, Down with the Sun,
Where the Last Wave Broke e The Harrowing Years. Lo show prosegue su altissimi
livelli con la tirata Weather the Storm (proveniente dall’omonimo singolo di
recente pubblicazione), seguita a ruota dalle immancabili The Killjoy e Mortal
Share (entrambe estratte da Above the Weeping World, risalente al 2006), fino ad
arrivare alla conclusione con una trascinante Weighed Down with Sorrow, che pone
la parola fine ad un’esibizione ampiamente convincente e che ha sicuramente
incontrato il favore della maggior parte dei presenti.
Lorenzo Bacega
Dark Tranquillity
Due anni dopo uno show a dir poco eccellente in occasione del Where Death Is
Most Alive Tour, Stanne e soci tornano a Bologna per la seconda parte
dell’omonimo tour. Cambia la setlist, cambia l’affluenza del pubblico
(leggermente inferiore), resta invece tale e quale la prova della band svedese.
Da sempre sinonimo di qualità, i Dark Tranquillity, a dispetto di una release
non del tutto convincente come We Are The Void, riescono, ancora una volta, a
mettere a segno uno spettacolo degno di tal nome. L’accoppiata At the Point of
Ignition/The Fatalist, posta in apertura, convince in pieno più in sede live che
su disco, e così sarà anche per tutti gli altri estratti dal nuovo studio album,
alternati a pezzi oramai sempre fissi in scaletta come l’immancabile The Wonders
At Your Feet o una The Gallery che fa subito breccia nei cuori dei fan di
vecchia data. Il seguito è di quelli che stenderebbero chiunque, con le bordate
di Damage Done, Lost To Apathy e Monochromatic Stains a scatenare un
violento moshpit tra le prime file. Per il resto la storia è un po’ già sentita,
ovvero quella di una band che convince in pieno, e che può anche permettersi
tranquillamente di proporre la setlist più brutta della carriera (composta
essenzialmente da pezzi appartenenti all’ultimo corso) senza comunque riuscire a
far storcere il naso a nessuno dei presenti. Le doti di intrattenitore del
frontman Stanne (che dialoga spesso con il pubblico) sono ormai risapute, e
aiutano non poco lo svolgersi di un concerto che rasenta la perfezione assoluta:
a partire dai suoni, chiari e potenti quel tanto che basta a far tremare le
pareti dell’Estragon, e fino ad arrivare ai restanti membri della band che
affrontano ogni singolo pezzo con precisione chirurgica. Letteralmente da
applausi la prestazione del singer svedese su di una Misery’s Crown cantata da
tutti i presenti, seguita rapidamente da Haven e da una Punish My Heaven che,
manco ce ne fosse bisogno di sottolinearlo, risulta essere a dir poco
devastante, per poi arrivare ad un encore finale, che non risparmia le forti
emozioni, dove spicca soprattutto l’accoppiata da brividi The Sun Fired Blanks/ThereIn.
Insomma, i Dark Tranquillity, nonostante il netto calo qualitativo a livello di
studio album con l’insipido We Are The Void, dimostrano ancora una volta che,
raramente, possono tradire le attese, soprattutto in sede live. Garanzia
assoluta.
Angelo D’Acunto