Live Report: Dark Tranquillity + Tristania + Desecrate a Romagnano (NO) e Pinarella (RA)

Di Luca Montini - 7 Dicembre 2013 - 10:00
Live Report: Dark Tranquillity + Tristania + Desecrate a Romagnano (NO) e Pinarella (RA)

Dark Tranquillity +  Tristania  + Desecrate – Romagnano Sesia 22/11/13

 

 

Il pubblico vero, grande, corposo.
Quello dedicato ai grandi, alle celebrità. Alle band che hanno segnato con la loro musica una scena musicale, ponendosi quali capofila di uno stile e di un modo di scrivere canzoni.
Poche altre volte abbiamo visto la rock n’roll Arena tanto stipata di presenze, a significare come, la sera dello scorso 22 novembre, qualcosa di effettivamente superiore ne abbia calcato lo stage.
Che Mikael Stanne ed i suoi Dark Tranquillity, fossero da un ventennio una delle band più autorevoli, seguite ed amate dagli appassionati delle sonorità melodic death era un qualcosa di già ben noto e manifesto. 
Quanto grandi, coinvolgenti ed adrenalinici potessero essere dal vivo, ce lo eravamo, in effetti, un po’ scordato.
 
Accompagnato sul palco dalla presenza gradevole, quanto ben poco ingombrante, dei genovesi Desecrate e degli storici goth metallers norvegesi Tristania, il sestetto svedese ha saputo magistralmente rinfrescare la memoria ai fortunati presenti con uno show spettacolare ed incendiario, incorniciato da un pubblico degno delle migliori occasioni.
 

 
Alle ore 21.00 precise, spetta ai liguri Desecrate l’onore di dare il via ad una serata che si rivelerà per lunghi tratti memorabile e, non dubitiamo, motivo di vanto per l’ensemble tricolore.
Il loro è un death metal decisamente melodico, in linea con gli stilemi descritti in passato da In Flames e Children Of Bodom. Piuttosto concentrato e dalla buona presenza scenica (apprezzabile l’abbigliamento comune a tutta la band), il quintetto è parso discretamente affiatato anche se, al netto di un’esperienza innegabile, a tratti poco ficcante e diretto.
Composizioni arricchite con qualche sprazzo melodico e massiccio uso di tastiere, hanno lasciato intravedere un’anima incerta sulla propria direzione definitiva, in bilico tra la voglia di irruenza death ed il desiderio di ammorbidire i toni con un approccio maggiormente orecchiabile.
Una performance comunque piacevole, che nella mezz’ora concessa è scivolata in modo composto ma purtroppo “indolore”. Senza cioè accendere più di tanto i già numerosi presenti sotto al palco. Non se ne abbia a male il volonteroso quintetto: la gran parte della platea era lì in esclusiva attesa degli acclamati headliner…
 
 


 
Nonostante il desiderio massimo di poter apprezzare live la macchina da guerra di Stanne e compari, era personalmente molta anche la curiosità di saggiare dal vivo lo charme goticheggiante degli storici Tristania, seminale band norvegese attiva da più di tre lustri.
Con un certo disappunto, abbiamo però dovuto constatare quanto le speranze covate prima dell’entrata in scena del gruppo – avvenuta intorno alle 21.50 – si siano poi rivelate illusorie: troppi i rimestamenti in line up occorsi negli anni, per consentire ad Anders Hilde – unico superstite della formazione originaria presente questa sera – e compagni, di mantenere intatto lo spirito ed il fascino costruito nelle prime uscite discografiche.
Quella che si presenta sul palco è, in effetti, una band quasi totalmente diversa e snaturata dalla personalità degli esordi. Se tuttavia, la “nostra” Mariangela Demurtas, deliziosa e preparatissima singer originaria di Ozieri (Sassari) ha saputo dimostrarsi abile nel non far troppo rimpiangere la grande Vibeke Stene, non così è apparso per il resto del gruppo, primo fra tutti Kietjil Nordhus, imponente quanto statico frontman.
Un po’ “fermi” e non troppo coinvolgenti, i Tristania hanno senza dubbio mostrato una buona empatia con l’audience in occasione dei brani più diretti e performanti, procurando invece qualche sbadiglio nell’esecuzione dei pezzi maggiormente articolati.
Alternanza di più voci, brani talora eccessivamente prolissi ed un atteggiamento non proprio dinamico sul palco, hanno delineato i contorni di un’esibizione “ordinata” ma non certo da ricordare.
Performance apprezzabile anche se nella norma, insomma: impossibile non sottolineare come, ad oggi, il combo norvegese debba gran parte del proprio appeal alla presenza di miss Demurtas, singer in grado si aggiungere un bel po’ di fascino ad un nome storico del panorama goth che, altrimenti, rischierebbe l’inevitabile discesa nell’anonimato.
 
 

 

Morti. Scomparsi. Defunti. Decaduti. Ormai privi di mordente.
Della creatura di Stanne si è detto, negli ultimi anni, un po’ di tutto, spesso in termini ben lontani dall’essere lusinghieri. 
 
Reduce da una recente uscita discografica piuttosto altalenante e contraddittoria, il leggendario combo svedese era atteso dal pubblico italiano – tra i più affezionati da sempre – ad una prova d’orgoglio almeno dal vivo, territorio in cui i Dark Tranquillity hanno quasi sempre offerto prestazioni di livello assoluto.
E per somma fortuna, questa volta nessuna delusione e nessun motivo per cui – a posteriori – potersi lamentare: quelli saliti sul palco la sera del 22 novembre sono musicisti dagli attributi cubitali, capaci di arpionare l’audience con cattiveria, potenza, fiumi di grinta e pure un pizzico di simpatia. Come a dire che si può suonare violento death metal swedish style (sempre con molta melodia, ovvio) ed ugualmente mantenere il sorriso, la verve ed il desiderio di familiarizzare con il pubblico come ad una festa collettiva.
Curiosa la formazione disposta ora on stage senza la presenza del defezionario bassista Daniel Antonsson, le cui parti risultano assorbite da arrangiamenti e soluzioni campionate: nessun contraccolpo scenico, ne sonoro, al punto da apparire particolare quasi secondario e trascurabile.
 
Alle ore 23.00, dopo una lunga attesa accompagnata da un’insopportabile sottofondo “house-tunz-tunz”, lo show deflagra ed il gruppo, accompagnato da giochi di luci di grande impatto, attacca sparando a tutto volume “The Science Of Noise” uno dei pezzi del nuovo “Construct”. Alcuni attimi di studio e l’audience è già quasi totalmente soggiogata: “White Noise/Black Silence” arriva come un maglio a distruggere qualsiasi resistenza, instradando lo spettacolo su binari di completo ed assoluto godimento.
Scaletta condita da sorprese e novità quella prevista per i convenuti all’Arena valsesiana: come mai accaduto prima, l’occasione del ventennale della band è stata, infatti, propizia per l’esecuzione di un brano assolutamente straordinario, prelevato dall’enorme esordio del 1993 (“Skydancer”). 
A Bolt Of Blazing Gold”, presentato con la collaborazione di Mariangela Demurtas, ha avuto effetti quasi onirici per il sottoscritto, costretto a ritornare con la memoria all’epoca dell’acquisto del primo album e dei suoi reiterati ascolti, conditi dalla profonda convinzione – già allora – di aver scoperto una band eccellente.
In una setlist decisamente lunga – a sfiorare l’ora e cinquanta di durata – non sono comunque mancati estratti dall’intera discografia della band: una grandiosa “Punish My Heaven”, dall’altrettanto magnifico “The Gallery”, “The Mundane And The Magic” (ancora con miss Demurtas a supporto) dall’ottimo “Fiction”, la superba “The Wonders At Your Feet” (da “Haven”) e la terrificante “Lost To Apathy”, tra i momenti migliori del concerto, sublimato nel grande riff portante della stupenda “Thereln”, unica traccia proveniente da “Projector”.
 
Dopo un’esibizione intensa, totale e ricca di soddisfazioni, Stanne e compagni si congedano concedendo il classico bis con la deliziosa “Lethe”, ulteriore piccola sorpresa per i numerosissimi convenuti.
 
Band pressoché perfetta, suoni di buona qualità – pur se con la voce un po’ “annegata” nelle prime battute – spettacolo di luci di grande impatto e grandissima cornice di pubblico, sono stati gli ingredienti di un successo certamente atteso, ma non in questa debordante misura.
Solo qualche cedimento per la voce “metallica” del frontman nel finale, bilanciata da una prestazione maiuscola del resto della band (magnifici in particolare Henriksson e Sundin, concentrati per tutta la durata dello show nel confezionare tonnellate di riff ed accordi), gli ultimi commenti ad un serata dai contorni memorabili, senza ombra di dubbio, da annoverare tra le cose migliori viste on stage dal sottoscritto in tanti anni di frequentazione.

Magari discutibili su disco. Inarrestabili e superiori dal vivo…

Setlist:

01. The Science Of Noise
02. White Noise/Black Silence
03. What Only You Know
04. The Fatalist
05. The Silence In Between
06. Zero Distance
07. A Bolt Of Blazing Gold (feat. Mariangela Demurtas)
08. The Mundane And The Magic (feat. Mariangela Demurtas)
09. Punish My Heaven
10. The Wonders At Your Feet
11. Indifferent Suns
12. Iridium
13. Terminus (Where Death Is Most Alive)
14. State Of Trust
15. Endtime Hearts
16. ThereIn
17. Lost To Apathy

18. Misery’s Crown

Encore:

19. Lethe

Report e foto a cura di Fabio Vellata.

Dark Tranquillity +  Tristania  – Pinarella di Cervia 23/11/13
 

 

Sebbene i tonanti cieli mentitori in lontananza siano carichi di tempesta, nonostante le temperature che si sono fatte improvvisamente glaciali, sono numerosi i manipoli di metallari del centro-sud convenuti in terra romagnola, all’ingresso del Rock Planet di Pinarella di Cervia, come in un oscuro pellegrinaggio. Sotto la pioggia, i più. Fermi. Immobili. Ma c’è un’aria reverenziale, quasi religiosa in quell’attesa, mentre sempre più numerose si fanno le schiere di “fedeli” convenuti all’evento.
I cancelli aprono puntualmente alle ore 22.00, ed in pochi minuti la sala è piena per metà, ed il flusso sembra costante. Le dimensioni del Rock Planet sono sì modeste, ma di questi tempi di crisi ed “assenteismo ingiustificato” di metallari sotto i palchi il numero di presenze già dai primi minuti può dirsi sorprendente.
Ma forse è un’illusione ottica, forse è soltanto l’ora tarda, considerato che stasera suonano solo due band e che  non c’è nessun gruppo minore ad intrattenere mentre la fame di Dark Tranquillity si fa via via più bestiale, anche considerato il digiuno forzato dalla cancellazione del tour europeo “Metal Attack over Europe” dell’anno scorso.

 

 

 

Non passano che pochi minuti ed ecco i norvegesi Tristania salire sul palco. Non li vedevo on stage da diverso tempo, tanto che ormai potrebbe trattarsi di un’altra band, considerati i travagliati avvicendamenti di lineup negli ultimi anni che ne hanno caratterizzato una vera e propria palingenesi. La setlist consta di una manciata di brani dalla durata abbastanza consistente, principalmente provenienti dall’ultimo lavoro “Darkest White”: un album in cui la band sembra aver trovato una buona alchimia, come ben evidenziato nella nostra recensione; forse non ai livelli degli esordi con la talentuosa voce operistica di Vibeke Stene ma di certo degna di nota nel panorama gothic. Orbene, l’impressione da studio si fa più forte alla luce della prestazione live: brani come “Number” o la titletrack “Darkest White” si impongono con l’austera freddezza che è marchio di fabrica della band.
Freddezza che purtroppo ha anche un rovescio della medaglia. In primo luogo, per quanto incisivi possano essere i nuovi brani, la band arranca prevedibilmente sui ‘classici’:  le prepotenti campionature e la palese difformità tra la vecchia e la nuova  formazione non rendono facile il lavoro dei norvegesi che sembrano talvolta una cover band di sé stessi (del passato). 
Ma a trasparire in negativo, purtroppo, è proprio la staticità sul (modesto) palco dei membri della band. La chitarrista Gyri Smørdal Losnegaard sembra assorta nei suoi pensieri di viaggi caraibici (o almeno così mi è parso), il più temerario è il bassista ‘baffo’ Ole Vistnes col suo headbanging incessante. Ma il più grande disorientamento, almeno per il pubblico, è la presenza/assenza ciclica dei vocalist: si palesa infatti un continuo andirivieni alternato tra un pezzo e l’altro del grande (in senso meramente fisico) Kjetil Nordhus e della nostra connazionale Mariangela Demurtas, tanto che ci si chiede chi prendere come punto di riferimento.
Sebbene non abbia osato neppure troppo in patria con le esortazioni al pubblico, è proprio la Demurtas la vera curiosità dello show: convincente e pienamente consapevole della pesante eredità della Stene, la giovane sarda fa la sua parte con grande disinvoltura – tanto che la sua ottima performance ci fornisce buone ragioni per ricordare con tiepida soddisfazione lo spettacolo offerto, conclusosi con “The Year of the Rat”, celebre opener di “Rubicon”.

 

 

 

 
“Ci siamo”. Quando la batteria è stata liberata dalla sua prigione di plastica, il soundcheck  è terminato e gli schermi alle spalle del palco si sintonizzano sulle tonalità di Construct non ci sono più dubbi: sarà l’inizio di uno show memorabile.
A differenza delle produzioni enormi che caratterizzano le band più importanti del panorama, nel nostro caso (per fortuna) le animazioni video invero non sono che un piacevole contorno allo spettacolo vero e proprio che si palesa dinanzi ai nostri occhi. Sulle note dell’opener “The Science of Noise” si presenta infatti un Mikael Stanne in gran forma, mentre il pubblico esaltato salta a piè pari il riscaldamento e si lancia impetuoso nel flusso delle note proposto dalla band.
Per ammissione della stessa band, lo show apre con un botta e risposta tra brani del nuovo album (“The Science of Noise”, “What Only You Know”, “The Silence in Between”) a classici del recente passato, dal grande Damage Done (“White Noise/Black Silence”) al più controverso We Are the Void (“The Fatalist”), fino al recente “Zero Distance”.
Come previsto da copione a circa 1/3 dello spettacolo entra in scena con grande classe la Demurtas che poc’anzi ci ha deliziato con i Tristania, stavolta in tenuta più aggressiva (per così dire…) per duettare con Mikael nella leggendaria “A Bolt of Blazing Gold” del lontano 1993 ed “UnDo Control”. Mi sarebbe piaciuto sentire anche “The Mundane And The Magic”, ma a quanto pare il privilegio è spettato agli amici di Romagnano (e non a noialtri della Romagna). 
Terminata la parentesi duetto, Stanne sembra essere un po’ affaticato, ma la performance procede con il crescente apporto del pubblico, sempre pronto a gridare il nome dei propri beniamini tra un pezzo e l’altro, a dar loro l’energia. Stranamente l’assenza del(l’ex) bassista Daniel Antonsson non si fa sentire per tutta la durata del concerto, quasi un vantaggio ergonomico per gli incroci sul palco delle due chitarre e di uno Stanne irrefrenabile, considerate le ristrette dimensioni dell’area.
Poco il lavoro ‘verbale’ del frontman tra un pezzo e l’altro, le grida dei fan si fanno sovente troppo alte ed il buon Mikael malcela un certo, timido imbarazzo misto ad autocompiacimento nel sentire un pubblico tanto accalorato e pronto ad esaltare i propri eroi: l’Italia si riconferma la vera patria della band. In un paio di occasioni si segnalano anche un paio di crowdsurfing per Stanne, senza contare le incursioni della band sempre sugli scudi e sempre a cercare il pubblico in un oscuro, caldissimo abbraccio.
 
Dopo le cantatissime e tanto reclamate dalla platea “ThereIn” e “Misery’s Crown” la band lascia la scena. Il pubblico chiama a gran voce di nuovo i nostri per il bis, mentre già pregusta il finale col botto, tanto che le due ore segnate sull’orologio dall’inizio del concerto sembrano quasi volate, ed il freddo patito per entrare è ormai un tiepido ricordo. Ecco allora rientrare la band per “Lethe” e “Lost To Apathy”, quest’ultima a riempire la curiosa mancanza di rappresentanti da Character.
 
Grande soddisfazione per la serata negli occhi degli astanti, e nonostante la ritrosia di alcuni elementi della band (quel buon nerd di Martin Brändström ha dribblato i fan con l’eleganza di Messi), Mikael Stanne è rimasto con grande umiltà a firmare autografi e discutere con i fan fino a serata inoltrata, gesto che fa apprezzare ulteriormente una band ormai destinata a riempire le pagine della storia del death metal melodico, con particolare merito al pubblico italiano, consuetamente presente in gran numero col corpo, con l’anima e con la voce agli show proposti dalla leggendaria band svedese.

Setlist:


01. The Science of Noise
02. White Noise/Black Silence
03. What Only You Know
04. The Fatalist
05. The Silence in Between
06. Zero Distance
07. A Bolt of Blazing Gold (con Mariangela Demurtas)
08. UnDo Control (con Mariangela Demurtas)
09. Monochromatic Stains
10. The Wonders at Your Feet
11. Indifferent Suns
12. Silence, and the Firmament Withdrew
13. Terminus (Where Death Is Most Alive)
14. State of Trust
15. Endtime Hearts
16. ThereIn
17. Misery’s Crown

Encore:

18. Lethe
19. Lost to Apathy

Report a cura di Luca “Montsteen” Montini.