Live Report: Deep Purple a Milano (MI)
DEEP PURPLE + I COSI
21/07/2013 @ IPPODROMO DEL GALOPPO, MILANO (MI)
Stasera l’Ippodromo del Galoppo di Milano, ha l’onore di ospitare una delle leggende della musica rock, una band che non ha bisogno di presentazioni, considerando gli oltre quarant’anni di onorata carriera: stiamo parlando dei mitici Deep Purple. È una giornata molto calda, tuttavia il clima torrido non impedisce agli irriducibili fan (in particolare ai veterani) di piazzarsi davanti ai cancelli sin dal mattino.
Come special guest della serata abbiamo I Cosi, band milanese nata nel 2004, forte del secondo album “Canti Bellicosi” uscito l’anno scorso. L’ippodromo si sta ancora riempiendo, ma un buon numero di spettatori è pronto ad accoglierli.
Il trio fa capolino sullo stage risvegliando la platea dalla lunga attesa e proponendo il proprio repertorio tipicamente rock italiano. Marco Cosma Carusino Vignera e Antonio Mesisca, rispettivamente chitarrista e bassista, si alternano alla voce emergendo con riff perlopiù soft e solo a tratti più incalzanti, mentre Alessandro Deidda alla batteria fa il suo dovere dando una marcia in più alle varie canzoni. Peccato per le liriche, principalmente incentrate su tematiche amorose e alla lunga fin troppo mielose. Alla fine di ogni canzone I Cosi raccolgono in ogni caso sostanziali applausi, per una performance che a conti fatti è servita solo da antipasto al vero piatto forte della serata.
Il sole tramonta e il caldo sparisce ma la folla, invece di godersi un po’ di frescura, inizia a dimenarsi per scacciare le migliaia di zanzare: d’altro canto c’è chi è assetato di rock e chi di sangue! I fan sopportano anche quest’ultima sofferenza, in trepidante attesa di questo tuffo nel “profondo profondo porpora”. Le luci si abbassano e parte l’intro accompagnata dal coro “DEEP PURPLE, DEEP PURPLE!”, coro che sfocia in un tripudio di urla quando la band entra in scena ed il fenomenale Ian Paice, armato di bacchette e degli inseparabili occhiali a lenti azzurre, scandisce i battiti della dirompente “Fireball”. La folla va in delirio e i rockettari di vecchio stampo sembrano tornati ventenni, catturati dall’energia che questi mostri sacri del rock riescono ancora a trasmettere. Ogni canzone è un pezzo di storia: ad “Into The Fire” seguono la virtuosa “Hard Lovin’ Man”, sulle cui note ogni membro fa grande sfoggio della sua maestria, e l’inquietante “Vincent Price”, passando inoltre per l’immancabile “Strange Kind Of Woman”, cantata in coro dall’intero ippodromo.
In questo tour i Purple promuovono la loro diciannovesima fatica, “Now What?!”, e proprio dall’ultimo album vengono estratte “Above And Beyond” e “All The Time In The World”, quest’ultima preceduta da un superlativo assolo di Steve Morse, una perfetta miscela di virtuosismo e tecnica che ammalia come un serpente incantatore. Naturalmente non mancano gli assoli degli altri componenti: Ian Paice, propulsore della band, incastra l’assolo nel mezzo di “The Mule” e la differenza nel vederlo suonare oggi rispetto all’inizio carriera è minima; una macchina sempre ben oliata, con le braccia agili e i polsi snodati che viaggiano su piatti e pelli variando abilmente di velocità e tono. Notevole per tamarraggine l’inaspettato siparietto a base di bacchette con punte dotate di LED colorati ed intermittenti.
Con “Lazy”, una delle perle tratte dal celebre “Machine Head” del ’72, i Deep Purple decidono di deliziare i palati più esigenti. Ian Gillan, pur in buona forma e alle prese con l’armonica a bocca, palesa in modo inequivocabile come la sua voce non sia più, per forza di cose, quella di un tempo; tuttavia i fan, pur rimpiangendo di non poter riascoltare cavalli di battaglia come “Highway star” e “Child In Time”, dimostrano di gradire una prestazione “a risparmio vocale” in ogni caso degna di nota. In seguito giunge l’assolo di Don Airey; le sue dita percorrono le tastiere da un capo all’altro, passando dal virtuosismo all’opera, ad elaborazioni più moderne che spianano la strada a “Perfect Strangers”, seguita dall’esaltante “Space Truckin’” e dall’intramontabile “Smoke Of The Water”, grande classico che incendia la folla, concludendo la prima parte dello spettacolo.
La band si ritira nel back stage accompagnata da applausi e fragorose urla di incitamento sfoderando, al rientro sul palco, la mitica “Hush” e facendo riecheggiare nell’ippodromo il suo celeberrimo refrain. Il gran finale è riservato al vibrante assolo di basso del mitico Roger Glover e alla grandiosa “Black Night”, ultima pietra miliare della serata. Senza dubbio si è trattato di un concerto memorabile. Deep Purple: un nome una garanzia; la prova tangibile che nonostante l’avanzare dell’età il rock mantiene giovani. Forte presenza scenica ed interazione col pubblico sono stati i punti cardine di una performance impeccabile dal punto di vista tecnico quanto esaltante e commovente a livello emotivo: i nostri beniamini sono stati, infatti, in grado di far sognare l’intera platea, dai nostalgici ai più giovani. Il “Profondo Porpora” ha nuovamente colto nel segno.
Live Report a cura di Giacomo Cerutti.