Live report: Deep Purple a Roma
Parole e foto di Fabrizio Zucchini
È stata una serata magica quella di ieri sera al Palalottomatica di Roma, in occasione del concerto dei Deep Purple. I padri dell’hard rock, che vantano la prima uscita discografica nel 1968 con l’album “Shades of Deep Purple”, hanno dato vita ad uno show intenso ed emozionante di oltre due ore, che ha coinvolto tre generazioni di fan, accorsi in massa fino a colmare al limite massimo il palazzetto.
Alle 8,30 apre le danze la band di Maurizio Solieri, il noto chitarrista di Vasco Rossi che scalda il pubblico con il suo rock diretto e sincero. Una sorpresa molto gradita è stata quella di trovare Michele Luppi alle tastiere e voce che ha interpretato splendidamente un medley di canzoni di Vasco. Molto ispirata è stata anche la strumentale che Solieri ha regalato al pubblico come anticipazione del suo nuovo album solista.
Dopo mezzora di buon rock arrivano i Deep Purple e il Palalottomatica esplode. Le scenografie sono essenziali, non c’è nulla di pomposo o superfluo, ma ben si sposano con le luci sapientemente gestite che riescono a creare un’atmosfera coinvolgente. Si capisce subito che il feeling è quello giusto e l’apertura con Highway Star è dirompente. La line up è quella che ha fatto la storia dell’hard rock con l’album In Rock nel 1970, con Ian Gillan voce, Don Airey tastiere, Ian Paice batteria, Roger Glover basso, con la sola eccezione di uno straordinario Steve Morse che dal 1996 ha preso il posto di Ritchie Blackmore alla chitarra.
Diciannove brani di puro Hard Rock che passano dai loro più importanti classici come Strange Kind Of Woman a successi più recenti come Rapture of Deep canzone dell’omonimo album del 2005.
Don Airey in una forma impressionante si lancia in continui assoli e botta e risposta con Steve Morse. Particolarmente bello è stato il pezzo solista in cui Airey mostra tutta la sua ecletticità inserendo anche “La marcia alla turca” di Mozart. Ma tutti i musicisti durante la durata del concerto si prodigano in ispirati pezzi solisti che esaltano il pubblico, compreso un assolo di batteria di Paice.
Space Trucking è il penultimo pezzo prima di Smoke on the Water. Il pubblico esplode in un boato, ho visto persone con capelli bianchi e giacca saltare in piedi e urlare a squarcia gola il ritornello della canzone. Ian Gilan, che forse della formazione è quello un po’ meno in forma, alla fine della canzone ringrazia per l’affetto e la partecipazione mostrati dal pubblico per tutta la durata del concerto gridando “unbelievable” e “I love you” per poi ritirarsi dalle scene.
Ma il pubblico non è ancora sazio di rock e chiama a gran voce la band per il bis che non si fa attendere, e i Deep Purple rilanciano con Hush canzone contenuta nel primo album, durante la quale Gilan si lancia in un curioso balletto, e Black Night, brano uscito come singolo nel 1970 e poi inserito in In Rock nella riedizione del 25° anniversario.
Un concerto veramente appassionate in cui forse è mancato solo l’inserimento in scaletta di qualche grande classico in più come Child in Time. Comunque è stato un concerto da ricordare e vi consiglio di non lasciarvi sfuggire le tre prossime date italiane a Perugia, Milano e Bologna.