Live Report: Deep Purple + Jefferson Starship @Mediolanum Forum, Milano – 17/10/2022
Deep Purple + Jefferson Starship
@Mediolanum Forum, Milano – 17/10/2022
Qui puoi vedere le nostre foto del concerto.
Lunedì sera il Forum di Assago ha ospitato la Storia della musica con la S maiuscola.
Qualche sera fa, infatti, è sbarcato in Italia il tour dei Deep Purple accompagnati dai Jefferson Starship.
In attesa del gruppo di apertura il Forum si riempie di pubblico… e continua a riempirsi mentre i Jefferson tardano ad arrivare sul palco. Non sappiamo cosa sia successo ma la band americana fa mezz’ora di ritardo, ma fortunatamente avranno modo di recuperare il tempo perso e suonare tutte le canzoni in programma.
Nel frattempo la sala si riempie fino a raggiungere la piena capienza, o quasi, ed è quindi un grade pubblico quello che accoglie i Jefferson Starship quando finalmente prendono in mano gli strumenti.
Il nome della band forse non è conosciuto dai più, almeno tra gli spettatori del Forum, e quindi l’accoglienza delle prime canzoni è tiepida, ma arrivati alla quarta canzone finalmente gli spettatori capiscono chi si trovano davanti.
La band infatti è l’evoluzione dei leggendari Jefferson Airplane, e a loro volta negli anni ’80 si trasformarono negli Starship, che poi presero vita propria e oggi esistono indipendentemente dai Jefferson Starship. Una volta che la band si lancia in “Sara” e “Nothing’s Gonna Stop Us Now” degli Starship l’entusiasmo tra il pubblico cresce notevolmente, per raggiungere un nuovo picco con “White Rabbit” dei Jefferson Airplane. Si torna poi agli anni ’80 con “We Built This City”, altra grandissima hit della band, e dopo “Jane” il concerto si conclude con “Somebody to Love” dei Jefferson Airplane che fa esplodere il pubblico.
Se la sfilza di brani assolutamente leggendari, e inaspettati da chi non aveva riconosciuto la band, ha colpito il pubblico, ancora più degna di nota è la performance di David Freiberg (unico membro originale ancora nella band) che a 84 anni ha sfornato un’esibizione vocale di altissimo livello lasciandosi andare a virtuosistici gorgheggi su “Jane” che gli hanno fruttato una meritatissima standing ovation.
Setlist:
- Find Your Way Back
- Ride the Tiger
- It’s About Time
- Sara (Starship cover)
- Nothing’s Gonna Stop Us Now (Starship cover)
- White Rabbit (Jefferson Airplane cover)
- We Built This City (Starship cover)
- Jane
- Somebody to Love (Jefferson Airplane cover)
La crew dei Deep Purple si dà da fare e riesce a recuperare parte del ritardo e così, nonostante il ritardo iniziale, gli headliner possono iniziare solo circa un quarto d’ora più tardi del previsto.
Introdotti da un’animazione proiettata sul mega schermo alle loro spalle arrivano quindi i cinque “Profondi Viola” nel diffuso entusiasmo del pubblico.
Dopo tanti decenni sui palchi i Purple sanno bene quali corde toccare con i loro fan e partendo con la micidiale accoppiata di “Highway Star” e “Pictures of Home” conquistano tutti i presenti che vanno in visibilio dalle primissime note.
Le successive tre canzoni sono invece l’unica incursione della serata nella discografia più recente della band con due pezzi dell’ultimo album (di pezzi originali) “Whoosh!” e di “Now What?!” del 2013. Dall’ultimo album uscito, “Turning To Crime”, disco di cover pubblicato lo scorso anno, non viene suonato niente. Dopo che un pezzo aveva fatto capolino nelle setlist della scorsa estate, non ci sarebbe dispiaciuto approfondire meglio l’ultimo tassello della discografia della band.
Anche affiancati a classici immortali del Rock, i brani nuovi rendono bene dal vivo e sono accolti positivamente dal pubblico, in particolare “Uncommon Man” che riceve un sentito ed emozionato applauso quando Ian Gillan introduce il brano dicendo, “Questo pezzo è dedicato alla memoria del nostro amato Jon Lord”.
Un breve assolo di tastiera precede le note familiari che aprono “Lazy” e allora si torna all’amatissimo passato che sarà il tema portante del resto della serata. Qui vediamo Gillan tirare fuori un’armonica a bocca con la quale accompagna la band, e lo sentiamo lanciarsi in alcune urla che nonostante qualche difficoltà riesce a gestire discretamente bene.
Si rimane sul leggendario “Machine Head” con la canzone successiva, “When a Blind Man Cries”, e qui abbiamo modo di analizzare meglio l’ultimo arrivato, Simon McBride.
Avevamo già visto il chitarrista a luglio a Bologna e Roma, ma se all’epoca era un sostituto temporaneo e per questo forse vi avevamo fatto meno caso, oggi McBride è un membro ufficiale della band e questo ci porta a chiederci, come sarà la “Mark IX” dei Deep Purple? Be’, il chitarrista è indubbiamente abile, e si sente già che nell’arco di non molti concerti questa nuova formazione ha sviluppato una buona alchimia: sul palco McBride sa quando prendersi la scena e quando farsi da parte, non ha paura di mettersi al centro del palco per suonare un assolo sotto ai riflettori, e quando lo fa alterna momenti solistici riprodotti fedelmente a reinterpretazioni fatte con buon gusto.
Insomma, a nostro parere Simon McBride è un’ottima aggiunta alla formazione; vedremo in futuro se e come contribuirà ad un eventuale nuovo album, ma in sede live il chitarrista è decisamente promosso.
Come dicevamo prima, Gillan a volte fatica (e alla sua età, dopo più di 50 anni di attività, è anche normale e glie lo perdoniamo pure), e quindi alcune note più alte sono tagliate o accorciate, ma sul finale di “When a Blind Man Cries” allunga una nota per più di dieci secondi ricordando a tutti il motivo per cui è una leggenda e ricevendo un lungo applauso.
Segue “Anja”, vera chicca della setlist, che viene ripescata dopo più di vent’anni che non veniva suonata. Dopo il tour di “The Battle Rages On…”, infatti, i Purple l’avevano suonata ancora per un paio di anni, ma dopo il ’95 sembravano essersi dimenticati della sua esistenza fino a questa estate quando hanno deciso di riproporla.
A questo punto, un po’ per dare modo di riposare agli altri musicisti, un po’ per mostrare tutta la sua bravura, è il momento di un assolo di tastiera in cui Don Airey mette un po’ di tutto, da un accenno di “Mr. Crowley” di Ozzy Osbourne (ricordiamo che la tastiera su quel pezzo fu suonata proprio da Airey), al Rondò alla Turca di Mozart, a La Donna è mobile dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, ad altro ancora. L’assolo dura diversi minuti dimostrando l’incredibile talento di Airey e risultando in un piacevole momento di pausa dalla musica dei Deep Purple, senza però diventare uno sfoggio di tecnica fine a sé stesso come a volte possono essere gli assoli.
Rientrati sul palco gli altri membri, il gruppo suona “Perfect Stranger”, brano amatissimo che infatti riscuote subito grande entusiasmo, entusiasmo che viene mantenuto alto con la doppietta di “Space Truckin’” e “Smoke on the Water” dopo i quali la band lascia il palco.
Su “Smoke on the Water”, uno dei pezzi più famosi e amati di tutto il Rock, ovviamente esplode più che mai l’esaltazione del pubblico, e inevitabilmente si decuplicano i cellulari sollevati al cielo a registrare qualche secondo, o tutto il brano. Lasciando da parte le considerazioni sui cellulari, i fan sono davvero scatenati e la band sembra realmente divertita ed entusiasta davanti a tanto calore.
Dopo una breve pausa dietro le quinte, i cinque tornano sul palco per l’immancabile encore di “Hush” e “Black Night” intervallate da un assolo di basso in cui Roger Glover si diverte e fa divertire, un gran sorriso stampato in faccia.
E se non abbiamo nominato prima Ian Paice è semplicemente perché il batterista non sta mai sotto i riflettori, ma pur rimanendo nelle retrovie è sempre presente, preciso ed efficace, a fare un grande lavoro dietro alle pelli. Forse proprio durante l’assolo di basso risalta più che mai, e si può notare la fantasia con cui Paice aggiunge un piccolo dettaglio qua e là a rendere anche la parte di batteria più semplice un po’ più personale e creativa. A rispettivamente 76 e 74 anni il duo ritmico Glover & Paice resta uno dei più efficaci del Rock.
Al termine del concerto siamo soddisfatti e anche qualcosa di più. Con un’età media di oltre 70 anni (lasciando da parte Simon McBride, “giovanotto” che abbassa nettamente la media) i Deep Purple hanno ancora grandissima grinta e abilità, al netto delle occasionali difficoltà vocali di Ian Gillan, che gli perdoniamo facilmente considerando i suoi 77 anni e il ritmo serrato del tour.
Ci sarebbe piaciuto un po’ più di coraggio nella setlist, quasi identica a quella dei concerti di Roma e Bologna di pochi mesi fa, ma non possiamo comunque lamentarci davanti ad un concentrato di classici del Rock suonati da delle vere e proprie leggende.
Setlist:
- Highway Star
- Pictures of Home
- No Need to Shout
- Nothing at All
- Uncommon Man
- Lazy
- When a Blind Man Cries
- Anya
- Keyboard Solo
- Perfect Strangers
- Space Truckin’
- Smoke on the Water
Encore
- Hush
- Bass Solo
- Black Night