Live report: Deep Purple @Mediolanum Forum (MI)
DEEP PURPLE
31/10/2015 @ MEDIOLANUM FORUM (MI)
Questa sera il Mediolanum Forum di Milano, ha l’onore di ospitare la seconda tappa italiana, e il grande ritorno nella città meneghina, di una band capostipite del rock moderno, che ha composto hit entrate di diritto nella storia della musica. I Deep Purple sono qui per dimostrare che, se il tempo passa anche per loro, la voglia di stare sul palco e stupire il pubblico non è venuta meno dall’inizio della loro attività.
Ad aprire per la storica band inglese troviamo la Treves Blues Band, che purtroppo non siamo riusciti a vedere, in quanto un incidente (e relativa coda all’uscita dalla tangenziale per arrivare al Forum) ci ha impedito di assistere alla loro esibizione.
Un Forum quasi da sold-out, attende con pazienza l’inizio dello spettacolo, fruibile da qualsiasi posizione visti i due megaschermi posti al lato del palco e uno schermo di dimensioni cinematografiche alle spalle. Alle 21:15 le luci si spengono e sulle note di “Mars, the Bringer of War” di Gustav Holst, seguita da “Après Vous” estratta dall’ultimo album del 2013 “Now What?!”, i Deep Purple si presentano sul palco ed è subito un’ovazione. Ian Gillian, in maglia e pantaloni neri, sarà certo appesantito dall’età, ma la sua magica voce sembra aver viaggiato indenne attraverso il tempo. Di certo capolavori come “Child In Time” o “Highway Star” sarà difficile sentirli dal vivo, ma dove lo si trova un cantante di questa età, il quale, come unica pausa per i primi quattro brani della scaletta, si concede le parti strumentali della band e che sul finale di “Strange Kind of Woman”, duetta con la chitarra di Steve Morse come fece con Ritchie Blackmore nel 1973?
Non da meno sono gli altri componenti della band, sia giovani che meno giovani.
Steve Morse dimostra tutta la sua versatilità in “The Well-Dressed Guitar”, passando da sonorità hard rock, al blues, passando per affascinanti aperture neoclassiche, per raggiungere picchi heavy sul finale, luci del palco e applausi sono tutti per lui. Ian Paice sulla successiva “The Mule”, non vuole essere da meno, e decide di arricchire il brano con uno strepitoso assolo di batteria al buio, rendendo la cosa ancora più spettacolare con un paio di bacchette luminose. Trova spazio anche lo strumento che ha reso immortale il sound dei Deep Purple, la tastiera, dietro la quale (con qualche lacrima in memoria di Jon Lord) troviamo il talentuoso Don Airey. In formazione dal 2001, Airey è graffiante in tutti i brani della scaletta e con il suo assolo ammalia i presenti, dapprima accostando l’impeto dell’organo con suoni elettronici degni di una battaglia spaziale, per poi passare alla dolcezza del pianoforte, sfociando infine nella lirica sul “Nessun Dorma”, estratto dalla Turandot di Puccini, esecuzione che sotterra Airey di meritati applausi.
L’ultima parte del concerto è un tuffo nel passato, si riparte con “Perfect Strangers”, seguita da “Space Truckin’”, per arrivare a quel granitico, immortale, accattivante riff di chitarra di “Smoke on the Water”, pietra miliare della storia del rock, cantata da tutti i presenti, sul finire della quale i nostri eroi si congedano dal pubblico. Congedo che dura pochi minuti, e dopo il ringraziamento al pubblico da parte di Gillian, si riparte con “Green Onios”, cover che mette in risalto ancora una volta quanto questa band di arzilli musicisti, seppur con elementi diversi dagli inizi, sia in perfetta sintonia e si diverta ancora a stare sul palco. Finale di concerto esplosivo con “Hush”, dall’impatto travolgente, e il solo di basso di Roger Glover che anticipa una straordinaria “Black Night”, allungata e impreziosita per il gran finale dal virtuosismo e dai giochi di chitarra con il pubblico di Morse. In quasi due ore di concerto, i Deep Purple hanno dimostrato di essere ancora padroni della scena, di saper regalare emozioni e di tenere incollati gli occhi e le orecchie delle tre generazioni di fan presenti a questa serata, risultando fresca oggi come quarant’anni fa; con requisiti come questi si esce dalla storia per elevarsi al grado di vera e propria leggenda.
Tracklist
Mars, the Bringer of War (Gustav Holst)
01. Après Vous
02. Demon’s Eye
03. Hard Lovin’ Man
04. Strange Kind of Woman
05. Vincent Price
06. Pezzo strumentale
07. Uncommon Man
08. The Well-Dressed Guitar
09. The Mule
10. Mary Long
11. Wring That Neck
12. Hell to Pay
13. Keyboard Solo (con estratto dal “Nessun Dorma”)
14. Perfect Strangers
15. Space Truckin’
16. Smoke on the Water
Encore
17. Green Onions (Booker T. & The MG’s cover)
18. Hush (Joe South cover)
19. Bass Solo
20. Black Night (con estratti da “La Grange” e “How Many More Times”)
Di seguito la galleria fotografica relativa alla data tenuta al Palafabris di Padova il 30 ottobre:
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