Live Report: Def Leppard, Whitesnake, Europe a Barcellona

Di Fabio Vellata - 3 Luglio 2013 - 19:36
Live Report: Def Leppard, Whitesnake, Europe a Barcellona

Def Leppard – Whitesnake – Europe
24/06/2013 @ Poble Espanyol, Barcelona

 

L’estate concertistica italiana targata 2013 sta vivendo di alti e bassi; passando in un batter di ciglia dal grande successo di pubblico (abbastanza scontato) del Sonisphere targato Iron Maiden coi suoi 40000 paganti, fino agli annullamenti per costi e “problemi logistici”, di date singole e festival che ormai erano diventati una piacevole abitudine per i fruitori di musica live.
In questo scenario, per assistere ai migliori eventi, non resta che fare armi e bagagli e spostarsi oltre confine.
Oltre alle mete divenute ormai sacre come Germania, Svezia e Francia, quest’anno, tra gli eventi annunciati, per gli amanti dell’hard rock non poteva passare inosservato il tour in Spagna di Def LeppardWhitesnake Europe, unico paese europeo ad avere l’onore di ospitare questo evento imperdibile.

Live report a cura di Alex Casiddu

Truemetal non poteva perdere l’occasione di presenziare. Si vola così a Barcellona per la tappa del 24 giugno, presso il Poble Espanyol: una sorta di museo architettonico a cielo aperto situato sulla collina Montjuic, dove vengono ricreate – in scala minore – strade, case e piazze più rappresentative della Spagna. In poche parole un equivalente più grande della nostra Minitalia.

L’apertura dei cancelli è prevista per le 18,30 e noi, con tutta calma, arriviamo intorno alle 17, quando un lungo serpentone umano già si snoda lungo tutto il marciapiede che porta all’ingresso della location; coda che col trascorrere dei minuti si farà sempre più lunga attirando la curiosità dei numerosi turisti di passaggio.
Con una puntualità svizzera, all’ora stabilita i cancelli vengono aperti e il flusso di persone inizia ad accedere in modo ordinato e composto all’interno dell’area scelta per il concerto: una piazzetta del Poble Espanyol, preparata con diversi punti ristoro e in grado di contenere al meglio le circa 5000 persone presenti, che risulterà alla fine stipata in ogni spazio.

 

 

Con un bel colpo d’occhio, alle 19,30 fanno il loro ingresso sul palco gli opener della serata – gli EUROPE – come sempre guidati dal trascinatore, oggi come 30 anni fa, Joey Tempest.
Già al primo pezzo “Riches To Rags”, il frontman inizia a far roteare in maniera vorticosa l’inconfondibile asta bianca del microfono, incitando la folla che ovviamente non si fa pregare e risponde saltando e cantando.
Dopo un rapido saluto, il singer spiega ai presenti che la band è in tour per celebrare i trent’anni di carriera: stasera i presenti avranno modo di sentire “un pò di roba vecchia”.
Così nell’ora a disposizione gli svedesi ci offrono estratti da “Wings Of Tomorrow” (“Scream Of Anger”), “Out Of This World” (“Superstitious”, “Let The Goods Times Rock”) e “Prisoners In Paradise” (“Girl From Lebanon”).
Ovviamente non potevano mancare le strafamose “Carrie”, “Rock The Night” e “The Final Countdown”; quest’ultima ormai irremovibile chiusura di ogni scaletta, con l’assolo di John Norum che ancora oggi, a 27 anni dall’uscita, mette i brividi.
Avendo un’ora a disposizione, il gruppo svedese ha tempo sufficiente per proporre estratti anche dalle produzioni più recenti e, come chicca, un pezzo mai eseguito in Spagna – “Paradize Bay” – tratto dal primo album “Europe”, datato 1983.
Inizio migliore non poteva esserci, gli Europe erano in palla e hanno dato l’impressione di divertirsi, scaldando il pubblico a dovere per il prosieguo della serata.

Scaletta:

Riches To Rags
Firebox
Scream of Anger
Superstitious
Girl From Lebanon
Carrie
Let the Good Times Rock
Paradize Bay
Rock The Night
Prelude
Last Look at Eden
The Final Countdown

 

 

I tecnici si fiondano sul palco per preparare lo stage alla prossima band in programma: i WHITESNAKE.

“My Generation” dei The Who, fa da preludio all’ingresso della band inglese: quando questo avviene, basta vedere cosa si scatena per capire quanto il serpente bianco sia amato qui in Spagna.
Il gruppo, per tutta risposta, regala ai propri fan una prestazione maiuscola in cui per 90 minuti le chitarre di Reb Beach e Doug Aldrich macinano riff al fulmicotone, con la sezione ritmica di Michael Devin al basso e del rientrante Tommy Aldridge alla batteria, precisa come un metronomo; il tutto accompagnato dalle tastiere di Brian Ruedy.
In questa magica serata solo la voce di Mr. Coverdale ha arrancato, soprattutto nei pezzi che gli richiedevano uno sforzo in più: ma da buon mestierante, il suo carisma ha sopperito a tutto, lasciando cantare il pubblico nei momenti di estrema difficoltà (ovviamente ben contento di farsi sentire).
Nel frangente in cui il buon David approfitta per rifiatare, il duo Beach/Aldrich delizia i presenti con un duello chitarristico che porta i due a “sfidarsi” sulla passerella posta di fronte al palco. Il tutto si conclude con un abbraccio e la meritata ovazione dei presenti.
La scelta della scaletta è risultata molto intelligente, alternando episodi più tirati – “Can You Hear The Wind Blow”, “Steal Your Heart Away” – a pezzi più tranquilli – “Is This Love”, “Forevermore” – utile nel permettere a Sir. David Coverdale di dosarsi al meglio, consentendogli di osare qualcosa in più nei pezzi cruciali della setlist.
L’accoppiata “Best Years/Bad Boys” permette ad Aldridge di sfoggiare le sue immense doti, proponendo un potentissimo assolo di batteria, concluso con lo stesso drummer impegnato a picchiare a mani nude su piatti e pelli: un portento.

 

Il pubblico viene definitivamente mandato in estasi dal tris finale – “Fool For Your Loving”, “Here I Go Again”e “Still Of The Night” – ormai veri e propri inni hard rock.
L’enorme boato che saluta i Whitesnake al termine dell’esibizione, toglie ogni dubbio sul fatto che questa sera molti dei presenti erano qua soprattutto per loro.

Scaletta:

Give Me All Your Love
Ready an’ Willing
Can You Hear the Wind Blow
Don’t Break My Heart Again
Is This Love
Gambler
Love Will Set You Free
Pistols at Dawn (assolo Doug Aldrich & Reb Beach)
Steal Your Heart Away
Forevermore
Best Years / Bad Boys (con assolo di Tommy Aldridge)
Fool for Your Loving
Here I Go Again
Still of the Night
 

 

Il palco viene allestito per l’ultima volta ed è ormai tutto pronto per accogliere gli headliner, assenti dalla terra di Spagna da ben 17 anni. Un’occasione di rilievo celebrata dalla band riservando al pubblico accorso nella città catalana una scaletta “greatest hits” che, per quasi due ore, ha ripercorso  la trentennale carriera del gruppo britannico.
Anche in questo caso i The Who fanno da intro – stavolta con “Won’t Get Fooled Again” – ma nel finale, a sorpresa, i  DEF LEPPARD prendono posto sul palco coi loro strumenti portando a termine la canzone.
Sono le 22, 45: da questo momento in poi sarà come fare un viaggio indietro nel tempo fino agli anni 80, quando la band dominava ogni angolo del globo.
Se poi l’inizio “ufficiale” di scaletta è affidato a “Let’s Get Rocked”, verrebbe da dire che ai Leps piace vincere facile, e l’audience è già conquistata!
La serata assume ufficialmente contorni epici perché, oltre ai motivi già citati precedentemente, tutti i presenti stasera sono qui per salutare ed omaggiare l’“undefeated” Vivian Campbell: il guitar player proprio nelle scorse settimane ha annunciato d’essere in cura per un tumore ma, nonostante ciò, non ha voluto mancare al tour estivo della band e all’abbraccio coi suoi fan.

I nostri hanno un numero talmente elevato di canzoni di successo che, seppur scegliendo in quest’occasione di non suonare l’intero “Hysteria” – come accaduto la sera precedente a  San Sebastian e ancor prima all’Hellfest – permette loro di offrire una scaletta assolutamente competitiva e all’altezza.
E come potrebbe essere altrimenti, quando si possono pescare dal mazzo assi come “Love Bites”, “Mirror, Mirror”, “Hysteria”, “Animal” o “Pure Some Sugar On Me”.
Durante il concerto la band ha anche l’occasione di ricordare il compianto Steve Clark con un video celebrativo che ripercorre i momenti più significativi suoi e dei Def Leppard. Momento da pelle d’oca per ogni spettatore, soprattutto perché le immagini sono accompagnate dall’audio di un vecchio assolo suonato dallo stesso Clark.

Il palco non presenta particolari effetti scenici, se non un grande schermo sul fondo, la classica scalinata sotto la batteria dell’inossidabile Rick Allen ed una passerella che dal palco arriva in mezzo al pubblico.
Ovviamente ineccepibile è stata l’esecuzione di ogni canzone, suoni e volumi perfetti, con un Joe Elliott che ha saputo calibrare la voce, mantenendola brillante per l’intera durata del concerto.
Così come raggiante e cristallino è il suono delle chitarre del duo Campbell / Collen e precisa è la sezione ritmica Savage / Allen, preziosissimi anche nei cori.
Vorremmo che questa serata non finisse mai, ma l’encore “Rock Of Ages” / “Photograph”, ci dice che è ora di salutare questo magnifico gruppo, tanto sfortunato nel corso della carriera quanto perspicace e volenteroso a non mollare mai.

Così si chiude nel migliore dei modi un evento indimenticabile che, ne siamo certi, resterà impresso indelebilmente nella mente di tutti i presenti.
Di sicuro lo sarà per i molti stranieri convenuti che, oltre a quanto visto, hanno aggiunto l’ ulteriore emozione del lungo viaggio affrontato per essere di fronte ai propri idoli, fattore che ha reso l’esperienza – per quanto possibile – ancora più speciale.

Da segnalare è proprio la folta rappresentanza di rockers provenienti da Italia, Inghilterra, Germania e Francia che hanno convissuto in maniera pacifica coi padroni di casa spagnoli, familiarizzando e creando un ambiente conviviale e festoso.

 

Scaletta:

Let’s Get Rocked
Action
Women
Mirror, Mirror (Look Into My Eyes)
Foolin’
Promises
Rocket
Love Bites
Wasted
Gods of War
Bringin’ on the Heartbreak
Switch 625
Hysteria
Animal
Armageddon It
Pour Some Sugar on Me
Encore:
Rock of Ages
Photograph

Per quanto riguarda l’organizzazione e l’ordine pubblico tutto si è svolto, sia fuori che dentro l’area concerti, senza problemi ed è stata, come già detto, una grande festa.
Da segnalare la folta rappresentanza italiana che il giorno dopo affollava l’aeroporto di Barcellona, in attesa del rientro in patria in direzione Bologna, Milano e Roma. Si poteva ancora leggere, nei volti di tutti, la soddisfazione di “esserci stati”!
Anche noi ci apprestiamo ad effettuare l’imbarco per il volo, ripromettendoci di presenziare non appena dovesse ripresentarsi un’occasione come questa.
A tal proposito, sorge spontanea una riflessione: se questo concerto lo avessero fatto in Italia, non ci sarebbero stati 5000 spettatori o più??…probabilmente sì.
Qualche promoter avrebbe potuto tentare di organizzare almeno una data anche da noi: ma queste, come si dice, sono chiacchiere da bar per un discorso troppo lungo da affrontare in questa sede.

Un ultimo consiglio che mi sento di dare a quanti pensano che organizzare una trasferta all’estero per un concerto sia una cosa complicata e dispendiosa: non è assolutamente così.
Se si decide per tempo ci sono innumerevoli possibilità di voli low cost e offerte di alberghi, che consentono un paio di giorni in qualsiasi città europea con poche centinaia di euro.
E un giorno potrete dire anche voi: io c’ero!

Alex Casiddu