Doom

Live Report: Doom over Brixia@Circolo Colony Brescia 25/03/2017

Di Andrea Poletti - 28 Marzo 2017 - 8:10
Live Report: Doom over Brixia@Circolo Colony Brescia 25/03/2017

PRE-MESSA

Come da aspettative il “Doom Over Brixia” ha chiamato a se moltissima gente dalle parti più disparate d’Italia. Un evento oramai consolidato nel DNA del Colony che questo giro ci propone una line-up di rispetto, d’eccellenza oserei dire. Partendo dalle realtà più o meno piccole italiane quali Naga, Haunted, L’impero delle Ombre e Shores of Null sino ad arrivare ai Finlandesi Hooded Menance per chiudere con i padrini Candlemass; la giornata del 25 marzo 2017 è stata in tutto e per tutto un successo. Andiamo con ordine a raccontare step by step questo grande festival.

NAGA

Sono arrivato per problemi personali e tecnici che i Naga stavano suonando già da un po’, sono riuscito per cui a godermi un terzo della loro esisibzione ma non mi è servito molto per capire come l’impatto e la dose di doom moderno infarcito da sludge e un pizzico di drone è riuscita a scaldare gli animi dei presenti nel tempo a loro concesso. Gli spettatori iniziano ad arrivare sotto il palco e gli applausi nascono spontanei; i suoni molto validi riescono a farci entrare all’interno di questa dimensione parallela, che indomita di conduce verso questo lungo e sofferente cammino. Sono in tre, ma bastano per dieci e la loro proposta così radicata nel contemporaneo ma figlia di una conoscenza del passato che ha forgiato il genere non è nascosta sotto pelle, piuttosto emerge prepotentemente. Con la speranza di una nuova occasione futura per vederli all’opera in un contesto più grande, con più minutaggio gli faccio gli applausi e intanto mi ascolto il loro ultimo EP. Bravi ragazzi!

HAUNTED

Iniziamo ad avere un cospicuo numero di persone sotto il palco, dentro il locale la birra scorre frenetica e gli Haunted, band siciliana con una presenza scenica di notevole impatto arriva sul palco. La proposta non è nulla di sconvolgente sia chiaro, è un gruppo che ha dalla sua una grande dose di doom vecchia scuola con una cantante, Cristina Chimmiri, che oltre alla bellezza ci mette una grande fetta di bravura. Si ascoltano piacevolmente, ci si lascia trasportare come cullati in un mare oscuro e la sensazione di essere di fronte ad un fiore che deve ancora sbocciare completamente è dietro l’angolo. Sono una band giovane, essendosi formati solamente due anni fa, ma riescono a dire la loro. Crediamo nella scena Italiana, diamo tempo agli Haunted per crescere, perchè se la serata appena trascorsa è un buon biglietto da visita e la strada è completamente in discesa, chapeau!

L’IMPERO DELLE OMBRE

Un nome oramai conosciuto e privo di alcuna presentazione, L’impero delle Ombre si delinea sul palco, una scarna scenografia con qualche candela posta a terra ci riserva uno spettacolo grandioso dove non è l’apparenza ma la sostanza che diventa fondamentale per comprendere come l’attitudine non muore mai. Grande presenza scenica, ottimo l’appiglio con il pubblico e una scaletta che mette in chiara evidenza la potenza delle canoni dei nostri. I suoni ancora una volta ottimi e senza alcun problema ci riescono ad immergere dentro un modo fatto di maschere e oscure presenze demoniache. I fratelli Cardellino hanno l’innata dote di essere a proprio agio dentro queste cupe sonorità; magica la prestazione vocale di Giovanni e il pubblico lo sa, lo percepisce; in sintesi, applausi a scena aperta. Non v’è molto da raccontare, bisogna esserci per comprendere. Magistrali.

SHORES OF NULL

Gli Shore of Null si presentano sul palco carichi, forti di un nuovo album in arrivo quale “Black Drapes For Tomorrow” che dalle prime anticipazioni conferma ed espande la proposta musicale del gruppo. Mi ricordo di averli visti la prima tre anni fa insieme ai Saturnus proprio al Colony, rimanendo decisamente colpito dalla loro proposta fresca e di carattere; oggi devo confermare le impressioni di un tempo grazie ai doppi e tripli vocalizzi, l’inserimento di una dose atmosferica combinata alla violenza dei passaggi più feroci di forte spessore. Il pubblico lo sente, lo percepisce e anche se a dispetto delle precedenti esibizioni, alcuni sono in modalità birra e/o sigaretta dobbiamo confermare la riuscita al 100%, con i presenti sotto il palco a beneficiare di questo immenso calderone sonoro. Il loro posto di riguardo nel bill, la popolarità in costante aumento nella scena nostrana ed Europa rendono ad oggi gli Shorers of Null una delle più valide realtà contemporanee grazie ad un doom innovativo e sopra ogni cosa personale. Consigliati ad occhi chiusi. 

HOODED MENACE

Ammetto di aver atteso questa esibizione da molto tempo, non mi ritengo un fan accanito ma un valido estimatore considerando i Finlandesi tra i top del Death Doom mondiale. Certamente la loro proposta non è nulla di innovativo e rivoluzionario, ma l’approccio tipicamente di scuola Finnica, che combina al meglio momenti di innata brutalità con quelle aperture più catacombali tendenti quasi al funeral fanno parte di un mix perfettamente congegnato. Il nuovo vocalist Herri Kuokkanen sostituisce magistralmente Lasse Pyykkö, ad oggi concentrato sulla sola chitarra, andando a confermare come le sue doti viste in precedenza negli Horse Latitudes non erano affatto male. Uno show intenso, maligno e pregno di momenti riflessivi, dove i movimenti funambolici del frontman, ambientatosi benissimo sul palco, si contrastano al meglio con la ferma e statuaria posa dei suoi seguaci. Non una parola, nessuna presentazione e si suona, musica fine a se stessa che deve parlare a dispetto dei vari proclami, attraverso sette canzoni splendide, andando a coprire l’intero repertorio del gruppo. Il pubblico ora discretamente presente e molto caloroso. La bravura di questi musicisti non si discute e l’unico motivo per non riuscire ad apprezzare la loro innata creatività è sintomo semplicemente che questo genere non è nella coordinate di chi ascolta, il nuovo disco è in lavorazione e non vediamo l’ora di degustare tutto ciò che tireranno fuori. Death doom con i controtesticoli!

CANDLEMASS

I padrini salgono sul palco con tutte le aspettative del caso, la folla oramai straborda dai limiti del palco e possiamo considerare un quasi sold-out per il locale. L’ingresso eseguito sulla classica Marcia Funebre ha avuto qualche esitazione per piccoli inconvenienti elettronici, ma questo non demoralizza il pubblico che sulle note della splendida “Born in a Tank” inizia a spaccare il silenzio. I Candlmeass sono arrivati, ora incomincia lo spettacolo. Una apoteosi, la bellezza della vecchia scuola, la storia su di un palco che vede oggi la formazione leggermente ridimensionata e plasmata; come ovviamente tutti sanno alla voce troviamo Matt Levén, che da qualche anno è il frontman ufficiale, perfetto per questo ruolo, mentre al basso in sostituzione del deficitario Leif Endling troviamo Per Wiberg al basso invece che alle classiche tastiere. Magari qualche romantico dissentirà su questa scelta, sulla volontà di continuare sotto lo stesso monicker, ma a conti fatti per quanto se ne dica questa è una formazione con i controtesticoli e merita rispetto, anzi possiamo ufficialmente dire che chi dissente è nel torto. Undici canzoni proposte che tendono a spaziare molto all’interno dei primi tre dischi con le superlative ‘Gothic Stone‘, ‘At the Gallows End‘, ‘The Well of Stone‘ e nel finale ‘Bewitched’ riprese da quel disco capolavoro chiamato “Nightfall”. Arrivano da un lungo tour per l’anniversario del disco ed era lecito aspettarsi qualche canzone, ma quattro sono tante e non possiamo che gradire la sorpresa. Il tutto si intervalla alla perfezione con le ipnotiche ‘Bearer of Pain‘, ‘A Cry From the Crypt‘ e ‘Mirror Mirror‘ che scavano all’interno di “Ancient Dreams” senza mai far venire il luccichio agli occhi per la formazione di un tempo; questi signori anche se un pò attempati ci sanno fare e lo dimostrano ogni minuto. La prestazione sul palco è galattica, una band navigata che dopo molti anni ancora non tende ad abbassare la guardia, una energia ritrovata e la potenza dei suoni scelti porta il tutto verso un magico viaggio tra le sonorità che ci hanno fatto crescere. Un’ora e quaranta circa di concerto intensi, preziosi e densi di una carica che solo loro in questo ambito riescono a fornire, quando hai dei maestri lo spessore si percepisce. Come da tradizione la fine della serata è riservata a ‘Solitude‘, che insieme a ‘Crystal Ball‘ diventa uno dei due pezzi tratti dal seminale “Epicus Doomicus Metalllicus”; una conclusione da brividi che dopo la standing ovation riservata ci ripota a terra sapendo di aver fatto un viaggio fuori dal comune. Che grande serata, ripagata in pieno.

SET-LIST

Marche Funebre
Born in a Tank
Gothic Stone
The Well of Souls
A Cry from the Crypt
Emperor of the Void
Bearer of Pain
Crystal Ball
At the Gallows End
———-
Mirror Mirror
Bewitched
Solitude
 
NIGHTFALL
Un successo, non si può definire in nessuna altra maniera questa edizione del Doom Over Brixia. Una giornata potente e d’impatto che ha regalato moltissime emozioni ai partecipanti grazie ad un bill di ottima fattura, una produzione sonora di alto livello e una partecipazione così calorosa. Molte le tematiche da trattare extra musicali in merito al contesto e i suoi retroscena, ma non è il caso, non è la situazione corretta perchè qua per una volta ha vinto la musica e non possiamo che tornare a casa, con l’acufene in modalità violenza ma con lo sprito ricolmo di questo ricordo che ci accompagnerà per molto tempo. DOOM ON!