Hard Rock Rock

Live Report: Europe, Trentino Music Arena, Trento, 03/09/2024

Di Valeria Usiello - 5 Settembre 2024 - 11:41
Live Report: Europe, Trentino Music Arena, Trento, 03/09/2024

Prima o poi giunge quel momento della vita in cui qualcosa ti convince a confessare i tuoi peccati. Questo è il mio momento.

Ebbene sì, ho assistito a circa 200 concerti degli Europe (forse più di 200). Il che mi rende una mega fan di questa band. O meglio, della musica di matrice nordeuropea. Di quel Rock che solo i paesi scandinavi sanno condire di una melanconia di fondo mista a rigurgiti di patriottismo vichingo.

Pentita? Forse sì, forse no. Lo sapremo al termine dell’articolo!

La cornice di Trento ben si adatta a una band che spesso porta con sé la pioggia. E pioggia c’è, nel pomeriggio, sul cielo dell’albergo in cui alloggiano crew e band, ma non sulle teste dei circa tremila presenti in Arena, di cui un centinaio in attesa già dalle prime luci dell’alba. A riscaldare la folla ci sono due gruppi locali che hanno partecipato al contest ‘TMA (Trentino Music Arena) 2024’, e sono stati selezionati personalmente dagli Europe per aprire il loro concerto: Undertone, un Grunge/Stoner acerbo nelle parti vocali, e Nereis, un Heavy/Rock accattivante e musicalmente valido.

Buona fortuna ragazzi!

 

Alle 21.30 spetta proprio a loro, gli Europe, salire sul palco per quella che doveva essere la serata evento dell’anno del Festival trentino, che delude però le aspettative degli organizzatori arrivando a sole tremila presenze. La scaletta è quella del tour estivo che ha seguito le celebrazioni dei 40 anni di carriera festeggiati nel 2023. Fingo di non conoscerla a memoria, ed in questo gli svedesi non mi aiutano a mentire, dato che rimangono alquanto prevedibili.

L’attacco è quindi energico, salgono sul palco sulle note di “On Broken Wings“, che segna un inizio a ritmo sostenuto e detta in modo perfetto l’atmosfera per la serata con la folla che si scatena subito insieme a loro. I 40 anni di carriera si fanno sentire, in modo positivo ovviamente, facendo apparire la band unita e in sintonia sin dalle prime note.

Tra tutti, colpisce l’energia di Joey Tempest, sbalorditiva se si considerano le 61 candeline appena spente, che si fa strada sul palco ballando e saltando, giocando con il supporto del microfono come se fosse un’estensione del suo corpo e rispondendo all’entusiasmo del pubblico italiano, senza mai fermarsi per tutta la notte. Davvero un frontman come pochi rimasti della sua generazione.

Dopo una caloroso benvenuto al pubblico di Trento, gli applausi guidati da Joey risuonano a tempo con la batteria che scandisce il ritmo: qualche momento per riprendere fiato ed arriva subito un altro classico, il secondo brano più conosciuto degli Europe, “Rock The Night“, che fa letteralmente saltare i fan giovani e meno giovani. E’ adrenalina pura: mentre la musica cala leggermente, Joey coinvolge la folla con un piccolo coro a ripetizione prima del crescendo della traccia, un invidiabile assolo di chitarra di John Norum e via per il ritornello finale. Il pubblico applaude fragorosamente, le luci si spengono, è tempo di una pausa veloce dopo l’apertura ad alto numero di ottani e l’inizio scoppiettante del set.

Sono solo due pezzi, ma ogni musicista della band ha già mostrato le proprie capacità musicali, dalla chitarra solista di John Norum, i cui assoli sono a dir poco mozzafiato e impressionanti oggi come non mai, alla melodia puntuale di Mic Michaeli, alla batteria potente di Ian Haugland ed al bassista John Leven che suona in modo preciso e solido, fornendo un ritmo martellante.

La scaletta prosegue riportandoci ai giorni nostri con “Walk the Earth“, la traccia dell’omonimo ed ultimo album del 2017, eseguita in modo magistrale. Una delizia per il pubblico, che viene trascinato in un cambiamento totale di ritmo con “Scream Of Anger“, una canzone dura e grintosa. È difficile credere che questa sia stata una delle prime tracce scritte da questi ragazzi svedesi negli anni ’80, orecchiabile e solida con cambiamenti di tono più complicati a dimostrare che erano destinati alla grandezza sin dal secondo album. Segue un salto in aventi al 1988 con “Sign of the Times” e subito dopo la nuova traccia incastonata in mezzo a tutti questi classici leggendari, “Hold Your Head Up“, pubblicata nel 2023. È un pezzo ad alto ritmo che ricorda molto di più le tracce recenti degli Europe rispetto alle loro uscite più famose e si adatta molto bene alla scaletta. È anche incoraggiante per i fan sapere che la band non si sta solo riposando sui grandi successi, ma sta attivamente realizzando nuova musica molto valida, versatile, e come non abbiano avuto paura di mescolare le cose, cambiando ed evolvendo il loro stile nel tempo.

Con l’avanzare della serata, la folla diventava sempre più rumorosa ed energica, e la band risponde di conseguenza. Sembrano divertirsi davvero sul palco! Un cambio dinamico di backdrop segna l’inizio di “Carrie”, la famosa ballata strappa selfie, strappa lacrime, strappa cori.

La combo successiva ristabilisce la giusta carica adrenalinica mentre si passa da “War Of Kings”, un altro dei brani più ‘moderni’ in cui gli Europe si sono lasciati alle spalle il glamour e hanno optato per un suono più pesante e grintoso, e si torna all’album Wings of Tomorrow del 1984 con l’energia di “Stormwind“: riff duri, potenti linee di basso e tastiere melodiche, iconiche per questi Europe e per il genere Glam Rock in generale, manifesto eccellente degli anni ‘80, modo superbo di concludere la prima metà della scaletta.

Joey è comunque pieno di energia, continua a saltare sul palco come un uomo di un quarto dei suoi anni, rendendo la loro presenza incredibile nonostante la staticità degli altri membri del gruppo. Senza fermarsi, imbraccia la sua chitarra acustica e sforna un’altra power ballad mentre chiede a tutti di “Open Your Heart” (…aprire il proprio cuore!). La folla applaude e ondeggia prima che il ritornello inizi con quel riff rock micidiale. Il resto della band torna a pieno ritmo mentre attacca “More than Meets The Eye“, una traccia che ha decisamente una forte enfasi in materia di sintetizzatori a tastiera in stile anni ’80.

Last Look At Eden“, brano duro e pesante tratto dall’album omonimo del 2009, apre la tripletta che porta al gran finale, con il basso che risuona nel petto e la potenza della batteria, in aggiunta ad un moderato uso di innesti vocali pre registrati qua e la. Le luci si abbassano e i riflettori puntano sulla batteria di Ian Haugland che ci porta direttamente a “Ready or Not” mentre il resto della band torna sul palco per far saltare il pubblico ancora un po’. Senza perdere colpi, un classico porta all’altro, ed il prossimo è “Superstitious“, un altro dei pezzi più amati che fa cantare la folla: a essere onesta, non credo che le prime file abbiano mai smesso di cantare o avere occhi adolescenziali innamorati. A metà del brano, dopo un altro assolo bruciante di John Norum, la band offre il solito inserto Raggae con “No Woman, No Cry”, il classico di Bob Marley e finge di concludere il set mentre corre via dal palco tra grandi applausi.

La band se ne va e le luci si abbassano. E’ la fine della serata? Dopo un energico incitamento da parte del pubblico, l’inconfondibile ritmo di batteria si ode in sottofondo con pause e applausi dalla folla: è l’assolutamente fantastica “Cherokee“. Joey canta Cherokee, e la folla risponde con ‘Whoa!’. Si sente la tristezza del finale, manca solo ‘quella’ canzone perché il più grande applauso della serata possa esplodere con la leggendaria intro che chiude lo spettacolo: “The Final Countdown“. I telefoni si alzano in aria sulle prime note del synth e tutti hanno la pelle d’oca, inizia la canzone e il pubblico salta letteralmente insieme a Joey sul palco che continua a cantare a squarciagola e a far oscillare il microfono, concludendo in modo epico il concerto.

 

Ho cantato e saltato anche io?

Sî.

Ho apprezzato la serata?

Sì, nonostante una qualità vocale non proprio ai massimi livelli, colpa anche di una lunga stagione estiva sui palchi dei festival di mezza Europa. Nell’attesa di progetti futuri, vale la pena godersi questi live che ancora ci fanno amare gli Europe per l’esperienza di concerti indimenticabili che ci sanno donare. La band ha suonato in modo incredibile e l’energia è stata elettrica. La scaletta piena di tutti i classici (tranne i miei preferiti, “Dreamer” e “Seven Doors Hotel”) e la folla che ha cantato a squarciagola ogni canzone. Nota di merito della serata è aver visto nel pubblico intere famiglie con componenti di ogni età e sesso: un tempo il genere musicale in oggetto faceva storcere il naso a chi riteneva questo Rock troppo vicino al Pop, eppure resta l’unico genere che riesce ancora ad unire la passione per la musica in modo veramente trasversale. Cosa si può volere di più da una serata che sembra ancora di mezza estate?

 

Scaletta

On Broken Wings

Rock the Night

Walk the Earth

Scream of Anger

Sign of the Times

Hold Your Head Up

Carrie

War of Kings

Stormwind

Open Your Heart

More Than Meets the Eye

Last Look at Eden

Ready or Not

Superstitious

 

Cherokee

The Final Countdown