Live Report: Fates Warning+Methodica @Legend, Milano 20/01/2018
Di nuovo di passaggio dalle nostre parti dopo il tour dell’anno scorso, i Fates Warning colgono l’occasione per presentare al pubblico milanese una setlist corposa per uno show particolarmente ricco. Quantità significa qualità? La cronaca della serata fornirà la risposta a questa domanda.
Methodica
Ad accompagnare la band del Connecticut ci sono i Methodica, act veronese attivo da diversi anni e con un tour di supporto ai Queensryche pochi anni orsono. Lo stile della band è ben definito, un progressive metal quadrato e decisamente moderno, caratteristiche che trovano conferma nella presenza di un riffing massiccio di chitarra a 8 corde a farla da padrone, nel poco spazio a barocchismi anni ’80 e in una certa essenzialità negli arrangiamenti, comunque curati. Seppure particolarmente dotati tecnicamente (sicuramente sopra la media), i Methodica cercano di mettere al centro la canzone e nessuno strumento prende il sopravvento in solismi fini a se stessi. Si fa notare comunque il ruolo del basso (a cura di Paolo Iemmi), un vero e proprio architrave per le composizioni e per la performance della band nel suo insieme. Sui generis la performance di Massimo Piubelli, certamente non un cantante metal tout-court, che interpreta le strofe con una teatralità più vicina ad un Bono Vox o ad un Dave Gahan che non al classico heavy metal singer. I pezzi dei Methodica vengono ascoltati con attenzione dai presenti e non potrebbe essere diversamente vista la loro poliedricità. Con una proposta forse non adatta a tutti i palati e sicuramente da approfondire con la giusta attenzione, i Methodica concludono uno show comunque apprezzato, buon prologo al piatto forte della serata.
Fates Warning
E’ necessario aspettare una buona mezz’ora prima che gli headliner della serata salgano sul palco, un’attesa davvero snervante per il pubblico di un Legend davvero stipato. I Fates Warning salgono sul palco ed è sufficiente l’opener “From The Rooftops” per calibrare suoni e per scaldare la voce. Da questo momento in poi, sarà un crescendo di qualità e intensità, il tutto fornito da una band che, con una sobrietà spiazzante, fornisce una prova assolutamente perfetta, esemplificazione di una carriera impeccabile. Dopo il tour dell’anno scorso, occasione per presentare l’ultimo album “Theories Of Flight”, i Fates Warning stanno girando l’Europa anche per raccogliere materiale live per il futuro disco dal vivo, cosa che si percepisce da una scaletta che si fa via via più fitta e dalle rassicurazioni di Ray Alder sul tanto materiale a disposizione. Come si diceva, la prestazione del gruppo è d’alta scuola. Il frontman affronta ciascun pezzo con tranquillità estrema senza mai strafare, proprio come su disco. Jim Matheos, concentratissimo sulla sei corde, fa da contraltare ad un Joey Vera molto più verace ed interpretativo, anche a livello facciale. Mike Abdow è molto più che un semplice chitarrista di supporto e prende in carico una buona parte della fase solista, garantendo un apporto che va ben al di là del ruolo del turnista. Impressionante Bobby Jarzombek, perfetta sintesi di tecnica e potenza, davvero un batterista completo e forse troppo sottovalutato. La setlist copre in modo completo tutta la discografia della band con Ray Alder alla voce. Ovviamente i pezzi che sembrano entusiasmare di più il pubblico sembrano essere quelli più diretti, ma grande soddisfazione si percepisce all’attacco di quelli più strutturati. A tal proposito, giusto sottolineare la presenza di ben 3 tra suite e minisuite (“The Light and Shade of Things”, “Still Remains” e “The Eleventh Hour”, per la precisione) che rendono la serata davvero sublime per chi ama i Fates Warning. Sempre per sottolineare la profondità e la completezza della scaletta, a conti fatti è stato proposta praticamente la metà di “Disconnected” (album certamente non tra i più immediati dei Nostri) e ben due estratti da “The Ivory Gates Of Dreams”, cosa abbastanza rara. Ad amplificare l’intensità della serata, suoni pressoché perfetti e un perfetto bilanciamento di tutti gli strumenti.
Poco altro da aggiungere, serate così riappacificano con la musica. Sono state due ore passate in frettissima e l’ultima immagine che rimane impressa nello spettatore è un Ray Alder, con un timbro ancora caldissimo, accompagnato dagli astanti esaltati nel refrain della sempre bella “Eye To Eye”.
Se il prossimo album dal vivo sarà in grado di raccogliere anche solo parzialmente lo spettacolo a cui abbiamo assistito, sarà un capolavoro.
Vittorio Cafiero
Setlis Fates Warningt:
From the Rooftops
Life in Still Water
One
Pale Fire
A Pleasant Shade of Gray, Part III
Seven Stars
SOS
Pieces of Me
Firefly
The Light and Shade of Things
Wish
Another Perfect Day
The Ivory Gate of Dreams: IV. Quietus
Still Remains
A Pleasant Shade of Gray, Part IX
The Ivory Gate of Dreams: VII. Acquiescence
The Eleventh Hour
Point of View
—–
Through Different Eyes
Monument
Eye to Eye