Live Report: Folkstone @ Alcatraz, Milano 23/10/2019
FOLKSTONE
23/10/2019 @Alcatraz, Milano
Devo ammetterlo, non mi aspettavo il livello di commozione che l’addio dei Folkstone ha causato.
Ho sempre visto i bergamaschi come un “gruppo da festa di paese”, non in senso negativo o per sminuirne il valore, ma semplicemente perché spesso si sono esibiti proprio a eventi del genere e, complice la forte identità regionale che hanno sempre espresso nei testi e con la musica, mi sono sempre immaginato un seguito abbastanza ridotto e, soprattutto, molto localizzato al Nord-Italia.
Da fan, non ho quindi potuto che essere felice vedendo invece le forti emozioni che hanno seguito l’annuncio dell’imminente scioglimento dei Folkstone, ed il numero di messaggi sulla falsariga di “Mi avete cambiato la vita, grazie di tutto”.
Per il concerto di Milano – il quarto di questo tour finale, “Un’ultima volta con passo pesante” – ci troviamo all’Alcatraz sul palco piccolo del locale che si riempie in maniera lenta ma costante dalle 19.30, quando aprono le porte, fino alle 21.30, quando la band sale puntuale sullo stage.
Il gruppo viene accolto calorosamente e si parte subito con la title-track dell’ultimo album, un disco dal titolo che sembra premonire l’imminente fine della band, ‘Diario di un Ultimo’.
Si continua con un’altra canzone del nuovo album, ‘I Miei Giorni’, per poi tornare indietro di qualche anno con ‘Nebbie’, pezzo tratto dall’ottimo “Il Confine”.
Il palco non è enorme, e otto musicisti sembrano decisamente troppi per stare comodi, ma in qualche modo tutti quanti trovano il loro spazio e, anzi, sono estremamente dinamici e continuano a scambiarsi di posto e ad interagire tra di loro e con il pubblico.
Sarà banale per chi li ha già visti, ma bisogna lodare ancora una volta l’abilità di musicisti che nell’arco della serata cambiano tanti strumenti con estrema naturalezza: Lore, lasciando la voce a Roberta, passa a suonare la cornamusa. Lei, che fino a poco prima suonava la cornamusa, canta e più tardi passa all’arpa. Maurizio Cardulli senza battere ciglio passa da flauto a cornamusa, a bombarda, a bouzouki e che più ne ha più ne metta, e allo stesso modo Marco Legnani e Giancarlo Percopo passano da chitarra a cornamusa a ghironda a bombarda tra una canzone e l’altra.
Dall’altro lato del palco troviamo un pubblico carico a mille, più che mai deciso a rendere la serata una festa indimenticabile per loro e per la band: praticamente tutte le canzoni vengono cantate in coro da tutti i fan, corna al cielo, saltando a tempo se la canzone lo richiede e facendo passare sulla testa l’occasionale crowdsurfer.
Non mancano momenti che ci ricordano quanto è bello essere metallari (in particolare metallari italiani), come quando tra una canzone e l’altra viene intonata “La bella la va al fosso”, o quando, dopo che Lore presenta il fonico rivelando che è il suo compleanno, parte un “Tanti auguri figlio di p*****a” cantata dall’intero locale (goliardicamente, ovviamente).
Tornando alla musica, i Folkstone suonano per due ore quasi ininterrottamente portando sul palco pezzi da tutti i loro album (ad esclusione di “Sgangogatt” la cui musica medievaleggiante avrebbe un po’ spezzato l’atmosfera della sera), diciannove canzoni prima e, dopo una rapida pausa, altre sei dopo come encore.
Lore più volte comincia a dire, “Va bene, questa ve la faccio cantare a voi”, ma poi la foga è troppa e dopo qualche verso lasciato al pubblico si rimette al microfono.
La penultima canzone, ‘Con Passo Pesante’ assume un significato più definitivo del solito in questo contesto, ed infatti il cantante la presenta dicendo che fa strano dopo tanti anni cantarla in questo momento.
Dopo ‘Omnia Fert Aetas’, la band lascia il palco: sono le 23.30, per il regolamento dell’Alcatraz (o regolamento Comunale) non si può suonare, ma un coro di “Se non fate l’ultima, noi non ce ne andiamo” convince Lore a tornare sul palco da solo con una chitarra acustica in spalla.
“Qua dopo le 23.30 non si può più fare un cazzo… ma se volete facciamo questa cosa improvvisata al volo”, e si lancia così in una versione rivisitata di ‘Luna’, assolutamente struggente e perfetta per salutare con un po’ di malinconia Milano per l’ultima volta.
Si chiude in questo modo l’ultimo concerto milanese dei Folkstone che ci lasciano così come hanno vissuto gli ultimi 15 anni tra casino, cori e grande divertimento.
“Un’ultima volta con passo pesante”, ma anche il cuore è pesante nel salutare per l’ultima volta un piccolo monumento del Metal italiano, i Folkstone.
Setlist:
Diario di un Ultimo
I Miei Giorni
Nebbie
Frerì
Escludimi
Frammenti
In Caduta Libera
Astri
La Maggioranza
Terra Santa
Scintilla
Respiro Avido
Le voci della sera
Mare dentro
Il Confine
Folkstone
Mercanti Anonimi
Un’Altra Volta Ancora
Rocce Nere
Nella mia fossa
Prua Contro il Nulla
Anime Dannate
Non Sarò Mai
Con Passo Pesante
Omnia Fert Aetas
Luna (acustica)
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