Live Report: Freedom Call + Vexillum + Guests a Moncalieri (To)
Finalmente, verrebbe da dire, sembra che anche all’ombra della Mole Antonelliana si stia muovendo qualcosa e band di un certo spessore tornino a far visita al Piemonte. I Freedom Call, con un drappello di altri gruppi italiani di tutto rispetto, si fanno portabandiera di questa (speriamo) rinascita.
Purtroppo va detto che, complice il fatto che la data cade di domenica, che Chris Bay e soci hanno già suonato il giorno prima nei pressi di Milano e, soprattutto, la vittoria-scudetto della Juventus, gli intervenuti non saranno poi moltissimi, ma va detto che tutti si sono fatti sentire in più di un’occasione.
Si parte con la gloriosa spinta data da una band che ha alle spalle più di 15 anni di carriera. Gli Airborn nascono, infatti, nel lontano 1996 e da allora non fanno altro che portare alto il vessillo dell’heavy metal nell’accezione più priest-iana del termine. Stasera lo show, seppur di breve durata, ha dato conferma dell’ottimo stato di salute del gruppo guidato da Alessio Perardi (chitarra/voce) e comprendente Roberto Cappucchio (chitarra), Domenico Buratti (basso) e Roberto Gaia (batteria). Tutti e quattro i musicisti hanno dato prova di grande tecnica e, in particolare Domenico, di grande presenza scenica. Un pilastro dell’heavy metal torinese (e non solo) che fa sempre piacere rivedere live, specialmente in una situazione di prestigio come questa.
Arrivati direttamente da Ferrara, ma col cuore pulsante di speed/heavy metal anni’80, gli Asgard si presentano sul palco con abiti che confermano il loro legame con la scena appena citata. Musicalmente, infatti, sembra di sentire una versione dei Raven che ha appena avuto un incontro di pugilato con i primissimi Iron Maiden. Il risultato è più che buono, con un cantante che utilizza tonalità rigorosamente altissime e brani sempre eseguiti a velocità piuttosto elevate. Certo, trattandosi di un gruppo comunque giovane e con poche uscite alle spalle, la proposta va ancora un po’ limata, ma sul palco i cinque ragazzi si muovono alla perfezione, guidati dal cantato di Federico Mazza e dall’irruenza del basso di Renato Chiccoli. I Nostri non si fanno pregare e, complici dei buoni suoni, riescono a divertire gli ancora pochi intervenuti. Pollice alto per questa piccola rivelazione nostrana.
Difficile spendere parole per gli Highlord che non siano già state dette: da tantissimi anni sulle scene, il combo torinese prende parte a questa serata forte di un nuovo lavoro da poco uscito, dal profetico titolo di The Warning After. Inutile dire che l’energia sprigionata da un cantante potente e preciso come Andy fa da traino a tutto il combo, il quale, dopo qualche problema alla chitarra di Sted, riesce a ricarburare e offrire un ottimo show. Il poco tempo a disposizione fa, purtroppo, tagliare molti brani che hanno fatto la storia degli Highlord, ma il pubblico gradisce e, pian piano, si comincia a vedere qualche testa in più. Ovviamente il concerto dei torinesi non poteva non finire con la cover di Pegasus Fantasy, sigla del celebre cartone animato I Cavalieri Dello Zodiaco e quindi, la conclusione del loro spettacolo porta ad un cambio palco piuttosto corposo e lungo in attesa dei due gruppi che chiuderanno la serata.
I toscani Vexillum sono una band ormai rodata: i tour con i Rhapsody Of Fire prima e, in compagnia dei Freedom Call stessi, con i Luca Turilli’s Rhapsody li hanno portati ad acquisire un’ottima sicurezza sulle assi del palco e stasera dimostrano di essere all’altezza delle aspettative. Fautori di un power/folk metal piuttosto allegro, i cinque ragazzi si rendono protagonisti di un’esibizione davvero strepitosa, ricca di partecipazione ed acclamazione da parte del pubblico in sala. Con una presenza scenica forte e l’ampio uso di basi registrate, la proposta del gruppo si staglia su livelli estremamente professionali, soprattutto grazie alle non poche sorprese, prima tra tutte l’utilizzo da parte del chitarrista Michele Gasparri di una vera cornamusa per un interludio dal sapore molto epico. Promosso a pieni voti, il quintetto lascia le assi dell’Audiodrome conscio di aver dato ai presenti lo show migliore che potessero aspettarsi da loro.
Attesi, chiamati, lodati, giungono sul palco i Freedom Call. Sornione e felice, il frontman Chris Bay fa di se stesso il perfetto personaggio della rockstar/sex symbol e non smette mai di sorridere al pubblico femminile con gli atteggiamenti di un navigato latin lover. Freschi di pubblicazione di un best-of che celebra i 15 anni di attività, i 4 tedeschi sfornano quello che, a conti fatti, è il meglio della loro produzione, con estratti da quasi tutti i loro dischi. I momenti di ilarità e coinvolgimento con gli intervenuti sono veramente moltissimi con il quartetto che si diverte a proporre versioni alternative di alcuni brani, contenute nel disco bonus della loro compilation, e a sciorinare i propri cavalli di battaglia (a detta dello stesso cantante/chitarrista, è difficile ricordarsi un concerto dei Freedom Call in cui sia mancata l’esecuzione di un inno come Warriors).
Un discreto assolo di batteria si pone come ideale momento di stacco tra le due parti dello show e fa sorridere il fatto che il drummer dichiari apertamente di essere piuttosto a disagio nell’esibirsi in tale performance, visto il livello dei batteristi che hanno calcato il palco prima di lui. Nel proseguire, però, la compattezza della formazione non lascerà adito a cali di tensione, grazie alla precisione e al mestiere che anima questi musicisti.
Arrivati ai bis di rito, la band saluta e lascia il palco dell’Audiodrome soddisfatta, così come soddisfatti sono i presenti. A questo proposito va segnalata una partecipazione, a conti fatti, piuttosto ridotta e dispiace vedere come nemmeno un gruppo di spicco della scena internazionale possa radunare un po’ di pubblico. Sicuramente ci sono tanti fattori che hanno influito, ma, senza scadere nella facile retorica, uno sforzo in più da parte di persone che seguono la scena poteva tranquillamente esserci. In ogni caso, una serata difficile da dimenticare.