Hard Rock

Live Report: Frontiers Rock Festival II – Day Two @ Live Club Trezzo sull’Adda (MI) 12/04/2015

Di Paolo Redaelli - 26 Aprile 2015 - 14:00
Live Report: Frontiers Rock Festival II – Day Two @ Live Club Trezzo sull’Adda (MI) 12/04/2015

FRONTIERS ROCK FESTIVAL II – DAY II

11/04/2015 @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI)

 

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Ultima giornata e nuove emozioni ci aspettano, cos’avrà riservato per noi rockers la Frontiers?

Era difficile eguagliare l’edizione 2014, ma gli organizzatori nonostante tutto (defezioni last minute e non) sono riusciti senza dubbio a radunare anche quest’anno dei signor artisti, primi tra tutti gli headliner della serata, i Pride Of Lions, che per l’occasione hanno tributato i compianti Jimi Jamison e Fergie Frederiksen. 

 

bailey

 

Per chi ha partecipato alla scorsa edizione, questo nome suonerà sicuramente familiare.

I BAILEY non sono altro che la band di Nigel Bailey, leader dei Three Lions, gruppo che l’anno scorso ha ricevuto favorevoli consensi dall’ audience presente. Purtroppo, non potendo assistere a quella performance, non ho voluto perdere la ghiotta occasione di vedere Nigel impegnato on stage.

I Bailey si rivelano un’ eccelsa live band, confermando quanto già dimostrato in studio con il debutto discografico “Long Way Down”, pubblicato lo scorso dicembre e ben accolto da critica e fans.

Trenta minuti a disposizione, pochi ma sufficienti per dimostrare il loro valore.

Tornate presto a trovarci!!!

 

Setlist:

Long Way Down

Bad Reputation

Dirty Little Secret

Trouble In A Red Dress (Three Lions cover)

Dirty Angel

In The Name Of The King

 

vega

 

Band giovane, in mezzo a tanti grandi dell’ hard rock internazionale, i VEGA arrivano in Italia per presentare il loro ultimo lavoro in studio “Stereo Messiah”.

Con un aspetto più da boyband che da rockband (capelli corti e abbigliamento curato), i nostri salgono sul palco acclamati dal pubblico. I Vega si dimostrano abili musicisti, già navigati da numerose esperienze, proponendo pezzi di sicuro effetto come “What The Hell” e “Into The Wild”, trascinanti già dal primo ascolto.

Le prime file sono gremite di fans, segno che i britannici si stanno guadagnando un buon numero di seguaci in giro per l’ Europa.

Tripudio di mani alzate con la conclusiva “Hands In The Air” e audience letteralmente conquistata.

Non avrei dato loro due lire e invece…l’abito non fa il monaco, cari Vega ci vediamo alla prossima!!!

 

Setlist:

Kiss Of Life

The Wild, The Weird, The Wonderful

What The Hell

Gonna Need Some Love Tonight

Wherever We Are

Into The Wild

White Knuckle Ride

Stereo Messiah

All Or Nothing

Hands In The Air

 

 

cta ted poley logo

 

Già presente sul palco del Live Club lo scorso anno insieme ai suoi Danger Danger, TED POLEY rinvigorito dall’ amore dei suoi fans, torna più forte che mai in veste solista ed accompagnato da una band tutta italiana: al basso Anna Portalupi, alle tastiere Alessandro Del Vecchio, Mario Percudani alla chitarra e Alessandro Mori alla batteria.

Ted inizialmente appare vocalmente affaticato, ma bastano un paio di pezzi di riscaldamento per innestare il turbo regalandoci un set divertente e coinvolgente, palloncini colorati e plettri lanciati a raffica sul pubblico adorante e – come se non bastasse – durante “Don’t Walk Away” discesa nel parterre per cantare tra i volti stupiti dei fans in delirio.

Per l’esecuzione di “One Step To Paradise” il biondo rocker viene raggiunto sul palco da Issa, talentuosa artista della famiglia Frontiers, che insieme ci regalano un duetto che si rivelerà uno dei momenti più emozionanti dell’ intera giornata.

Ted ci saluta con l’immancabile “Naughty Naughty” a firma Danger Danger, dandoci appuntamento al banchetto del merchandise per saluti, foto ed autografi.

Un’altra grande performance ricca di grandi emozioni e puro rock n’ roll ottantiano.

Grazie Ted!

 

Setlist:

Beat The Bullet (Danger Danger cover)

Man Alive (Bone Machine cover)

Under The Gun (Danger Danger cover)

Don’t Walk Away (Danger Danger cover)

Going Blind

Feels Like Love (Danger Danger cover)

Bang Bang (Danger Danger cover)

One step From Paradise feat. Issa (Danger Danger cover)

Naughty Naughty (Danger Danger cover)

 

pc 69 logo 25012000

 

Appena lessi il nome PINK CREAM 69 in scaletta,  capii subito che non sarei mancato per nulla al mondo a questa edizione del Frontiers Rock Festival.

I PC 69 sono il classico gruppo che, quando viene citato dai loro fans, la maggior parte delle persone comuni domanda incuriosita chi siano.

A dimostrazione di quanto questa band sia pressochè sconosciuta nel nostro paese, basta assistere – dopo il set di Ted Poley – alla fuga dei nostri connazionali dalle prime file, anche se in realtà il pubblico si allontanerà soprattutto per rifiatare e recuperare energie. Ma è impossibile non notare come, sotto al palco, prendano posizione soprattutto i fans tedeschi, accorsi a Trezzo in particolar modo per i loro beniamini.

I nostri non perdono tempo, lasciando intendere subito all’audience del Live Club di che pasta sono fatti.

Avvio al fulmicotone con “Keep Your Eye On The Twisted”, “Hell’s Gone Crazy”, “Special” e la favolosa “Lost In Illusions”, così i molti che avevano abbandonato la zona antistante il palco, cambiano idea e rientrano alacremente per non perdersi la travolgente performance dei teutonici.

I Pink Cream 69 continuano la loro inarrestabile marcia con “Talk To The Moon” e “Break The Silence”, dimostrando di non essere di sicuro gli ultimi arrivati. Basti pensare che il gruppo è sulle scene dal lontano 1987, ma al tempo stesso, questa apparizione al Frontiers, è solamente la terza volta in cui hanno il piacere di toccare il suolo italico.

David Readman – voce dal 1994, ovvero quando il suo predecessore Andi Deris decise di lasciare la band per approdare negli Helloween – non sbaglia una nota e si diverte ad interagire con i presenti.

Uno show che alla fine si rivelerà godibilissimo anche per coloro i quali non avevano mai sentito nominare prima di oggi i Pink Cream 69.

Valeva la pena esserci, anche solo per assistere alla loro performance.

 

Setlist:

 

Keep Your Eye On The Twisted  

Hell’s Gone Crazy 

Special 

Lost In Illusions 

Talk To The Moon 

Break The Silence 

Do You Like It Like That 

The Spirit 

No Way Out

Livin’ My Life For You

Wasted Years 

Welcome The Night 

Shame 

 

 

House of lords logo black

 

Chiamati a rimpiazzare il vuoto lasciato dai Treat, gli HOUSE OF LORDS non si sono fatti pregare, tornando ben volentieri su un palco italiano, forti anche del seguito di gran parte del pubblico del Live Club. Sono passati ormai quindici anni dalla reunion, della formazione storica rimane solo il cantante James Christian, ma in questi anni di rinascita i nostri non sono rimasti di certo con le mani in mano, sfornando parecchi lavori in studio, tra i quali l’ultimo “Precious Metal” del 2014.

La band sale sul palco sulle note del classico “Sahara” (datato 1990), seguito da “Big Money” e “Battle”, pezzi tratti dalla discografia più recente. Christian è affiancato come sempre da ottimi musicisti che – insieme al pubblico – lo accompagnano nei trascinanti cori. Meravigliosa la cover di “Can’t Find My Way Home” dei Blind Faith, con Christian protagonista assoluto anche in versione chitarrista.

C’è spazio ovviamente anche per altri classici come “Rock Bottom”, mentre il singer osserva compiaciuto le prime file, piene di moltissimi giovani che ai tempi di “I Wanna Be Loved” probabilmente non erano neanche nati.

In un baleno il tempo a disposizione degli House Of Lords termina, i musicisti salutano il pubblico adorante, che vorrebbe sentire ancora qualche pezzo ma si sa, il tempo è tiranno ed è arrivato il turno dei Lynch Mob.

Da segnalare che al termine dell’esibizione Christian si concederà abbondantemente ai fans per foto e autografi di rito, sempre con lo stesso sorriso con il quale ha intrattenuto il pubblico del Live Club durante il concerto.

 

Setlist:                                              

Sahara 

Big Money 

Battle 

Cartesian Dreams

Love Don’t Lie (Stan Bush cover)

Come To My Kingdom 

I’m Free

Drumagogery 

Can’t Find My Way Home (Blind Faith cover)

Rock Bottom

I Wanna Be Loved 

Pleasure Palace

 

lynch mob logo 2014

 

Con a fianco il chitarrista dei Vega ed il bassista degli House of Lords (eh sì, anche questo è il bello del Frontiers Rock Festival!!) aspetto con ansia il concerto dei LYNCH MOB.

Non sono mai stato un grandissimo fan dei Dokken, ma ammetto che la curiosità di vedere George Lynch è tanta, soprattutto dopo aver ascoltato l’ottimo album pubblicato con Michael Sweet degli Stryper.

George e soci sono più in forma che mai e ci regalano una performance di tutto rispetto, ricca di assoli chitarristici, hard rock vecchio stampo con venature blues e – non poteva essere altrimenti – anche qualche classico della band che ha dato notorietà a George Lynch, i Dokken.

Oltre a pezzacci come “She’s Evil But She’s Mine” e “All I Want”, i Lynch Mob deliziano i presenti con delle chicche a nome “Into the Fire” (eseguita da Lynch imbracciando una meravigliosa chitarra tigrata), “Alone Again”, “Tooth and Nail” e “Mr. Scary”, mandando letteralmente in visibilio i presenti.

Un live talmente intenso non poteva che concludersi con la granitica “Wicked Sensation”.

I migliori della giornata.

 

Setlist

She’s Evil But She’s Mine

River Of Love  

Hell Child  

Revolution Heroes  

21st Century Man  

Madly Backwards  

All I Want 

Into The Fire (Dokken cover)

Alone Again (Dokken cover)

Tooth And Nail (Dokken cover)

Mr. Scary (Dokken cover)

Wicked Sensation  

 

pride of lions

 

Eccoci arrivati al piatto forte della seconda giornata: i PRIDE OF LIONS.

Fondati nel 2003 da Jim Peterik (tastierista e co-fondatore dei Survivor), i Pride of Lions sono chiamati a concludere la due giorni targata Frontiers, più che un semplice festival musicale una vera e propria festa.

Le aspettative del pubblico sono alte, soprattutto perché l’esibizione dei Pride Of Lions è stata presentata come un tributo a Jimi Jamison e Fergie Frederiksen, voci storiche dei Survivor, scomparsi entrambi lo scorso anno.

Le danze vengono aperte intorno alle 22:30 con “It’s Criminal”, ma bastano le successive “ Sound Of Home” e “Let me Let You Go”  per convincere anche i più scettici delle qualità artistiche dei POL, con un Toby Hitchcock in grande spolvero che rimarrà una certezza per tutta la durata dell’esibizione.

Jim Peterik non passa certo inosservato grazie al suo ciuffo viola e all’elegante completo argentato.

Le emozioni aumentano canzone dopo canzone e dopo una “Music and Me”, i nostri attaccano con il primo pezzo targato Survivor: “High on You”. Buona parte della setlist proposta arriverà direttamente dalla discografia di questa storica band, con grandi classici quali “Oceans” e “Man Against The World”. C’è anche tempo per un’anteprima dal nuovissimo progetto Peterik/Scherer, con “Risk Everything” e “Cold Blooded” suonate insieme allo stesso Mike Scherer, nel frattempo salito a sorpresa sullo stage.

Dopo la classica uscita di scena, il colpo di grazia ad un pubblico ormai rapito da cotanta classe, arriva da “The Courage to Love Somebody” e la celeberrima “Eye Of The Tiger” che, come prevedibile, viene cantata a gran voce da tutto il Live Club.

Qualcuno alle mie spalle chiede a gran voce “Burning Heart”, ma è da poco scoccata la mezzanotte e purtroppo è tempo di richiudere il sipario.

I Pride Of Lions lasciano il palco salutati dagli applausi di un pubblico conscio di aver assistito all’ennesima lezione di grande AOR.

 

Setlist

It’s Criminal

Sound Of Home 

Let Me Let You Go  

Unbreakable 

Music And Me 

High On You (Survivor cover)

Oceans (Survivor cover)

Man Against The World (Survivor cover)

I Can’t Hold Back (Survivor cover)

Risk Everything (Peterik/Scherer song)

Cold Blooded (Peterik/Scherer song)

Born To Believe In You  

Gone 

Heaven On Earth  

 

Encore:

The Courage To Love Somebody  

Eye Of The Tiger (Survivor cover)

 

 

In conclusione…

Tirando le somme di queste giornate possiamo affermare che, dal punto di vista del divertimento, ci si è divertiti tanto quanto lo scorso anno. Dobbiamo ammettere anche che, nonostante tutte le esibizioni si siano rivelate di altissimo livello, trascinanti e godibilissime, forse è mancato il “grosso nome”, ovvero quello in grado di richiamare il grande pubblico.

A nostro avviso – essendo presenti sia in questa che nella scorsa edizione – forse è stata proprio questa la cosa che ha influito maggiormente sull’affluenza, di molto inferiore (soprattutto la domenica) rispetto ad una qualsiasi delle tre giornate della prima edizione.

Da segnalare il grande numero di stranieri presenti, cosa a cui ormai siamo abituati, vista la cronica latitanza del pubblico italiano. Realtà come queste – per giunta in casa nostra – vanno supportate a prescindere, e ricordate che un domani potrete rimpiangere di non avere un appuntamento come il Frontiers Rock Festival, dove ritrovare in primis amici e persone conosciute grazie alla passione per la musica.

Con l’augurio di rivederci non solo il prossimo anno, ma per molti altri anni a venire, ringraziamo a nome di tutti la Frontiers Records e il Frontiers Rock Festival!

 

Live report a cura di Paolo Redaelli.

Conclusioni finali ad opera di Paolo Redaelli e Alex Casiddu.