Live report: Fu Manchu a Romagnano Sesia (NO)
Fu Manchu + Bloodnstuff
Sabato 04 ottobre 2014 @ Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia (NO)
Live report a cura di Fabio Vellata
Non è proprio facile intercettare i Fu Manchu dalle nostre parti.
La band originaria di Orange County – Sud California – è tra le storiche realtà sorte in ambiti stoner sul finire degli anni ottanta, pietra angolare di un movimento distintivo e del tutto a se stante che ha proprio nelle ambientazioni torride delle pietraie americane l’ecosistema ideale in termini di atmosfere e suggestioni.
Autore di un notevole numero di album in più di vent’anni di carriera, il quartetto americano ha spesso centellinato le comparsate nel belpaese, territorio solo da qualche anno divenuto realmente ricettivo nei confronti di un certo tipo di sonorità di stampo prettamente yankee.
Un’occasione imperdibile quindi, quella occorsa la sera dello scorso 4 ottobre, data prescelta per l’unico live set di Scott Hill e compagni in zone tricolori, a corollario del tour intrapreso a supporto del recente “Gigantoid”, undicesima (ed ottima, sia detto per inciso) release del combo statunitense.
Cornice ideale, la confortevole ed organizzatissima Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia, location divenuta nell’arco di pochi anni uno dei punti cardine per gli eventi concertistici del nord Italia.
Contenuto ma non angusto, comodo da raggiungere ed eccellente a livelli di acustica, il locale valsesiano è risultato, infatti, una meta ideale per uno show di questo tipo, reso speciale – complice forse la data favorevole, un sabato – da un’alta partecipazione di pubblico.
Ad accompagnare sul palco i grandi performer californiani, gli originali e piuttosto atipici Bloodnstuff, “gruppo” post rock di Minneapolis, fresco autore del debut album omonimo.
Sono da poco trascorse le 22.00 quando la band di supporto fa ingresso sullo stage dell’arena valsesiana.
Definire “gruppo” i Bloodnstuff è, tutto sommato, abbastanza difficile ed al limite: il nucleo è, infatti, costituito da due soli elementi, Ed Holmberg , voce e chitarra e Dylan Gouert, batteria.
Poco per riempire la scena, più che sufficiente per innalzare un muro di suoni alieni e martellanti tale da sorprendere il pubblico già cospicuo nel numero.
Poco comunicativi – il singer ha interloquito davvero molto poco con l’audience – decisamente statici e fermi sul palco, i due musicisti hanno saputo comunque sferrare un attacco sonoro di buon livello, saccheggiando pressoché completamente il cd edito agli inizi di settembre per Fuzzorama Records.
Un misto di ritmiche djent, aperture melodiche quasi pop, svisate di puro stoner rock ed allucinazioni assortite. Alcuni dei presenti si sono detti un po’ annoiati dallo stile vagamente ossessivo del duo americano: a noi, in tutta onestà, lo spettacolo offerto dalla coppia non è risultato affatto sgradito.
Ipnotici, potenti e dal ritmo incessante: un fluire quasi ininterrotto di note che si è proposto quale curioso e piacevole preludio agli headliner di serata.
Setlist:
01. Give Me A Call
02. Off Beat Hat
03. Fire Out At Sea
04. Titans
05. Butter Knife
06. Hot Fugde Mon
07. One Day Roses
08. Bloodnstuff
09. Newest
Chi, di certo, si sapeva sin dall’inizio non avrebbe mai e poi mai causato sensazioni di tedio e noia erano, invece, gli ottimi Fu Manchu.
Eminenti fautori di un sound grintoso, scalciante, e furiosamente settantiano, i quattro americani hanno dato l’idea di cosa potersi attendere sin dal breve soundcheck pre-esibizione.
I livelli delle chitarre si sono proposti da subito come qualcosa di inaudito in quanto a potenza, tanto da lasciar presagire uno show dai toni davvero coinvolgenti e “giganteschi”, proprio come il titolo del recente nuovo album “Gigantoid”, vorrebbe evocare.
In poche altre occasioni ci è accaduto di assistere ad un concerto con suoni tanto enormi ed arrembanti: più ipnotici e lisergici su disco, i Fu Manchu dal vivo si trasformano in una autentica fuoriserie da competizione, assumendo i tratti bellicosi ed inarrestabili di una macchina da guerra.
Setlist asciutta, diretta ed assurdamente feroce nella sostanza, portata avanti con precisione da un nucleo di musicisti che ha nel frontman Scott Hill – voce e chitarra – e nel secondo axeman Bob Balch le due punte di diamante più fulgide: un turbine di accordi che si accavallano tra loro, producendo un maelstrom di pura violenza per il quale la definizione di “roba che tira giù i muri” non pare, per una volta, nemmeno troppo campata in aria.
Un ora e venti, o poco più, di show si sono rivelati sufficienti a polverizzare le resistenze dell’audience, nel frattempo divenuta numerosa sino a colmare per intero la Rock n’Roll Arena.
Con uno start rappresentato dalle assassine “Eatin’ Dust” e “Hell On Wheels” – due mega classici del quartetto – il concerto ha assunto immediatamente le proporzioni di una gigantesca fiera dell’headbanging, con tanto di ripetuti assalti al palco da parte di alcuni temerari posti nelle prime file.
Comunicativi senza eccedere, Hill e compari hanno preferito far parlare musica ed adrenalina, scaricando sulle orecchie dei presenti qualche migliaio di watt incandescenti: zero pause e nessuna pietà per uno degli eventi migliori cui abbiamo potuto assistere sinora nella piacevole venue valsesiana.
Bilanciata tra estratti del nuovo cd (tra cui è da citare la sontuosa “Anxiety Reducer”) e successi più datati, la selezione dei brani ha costantemente premuto sull’acceleratore, conferendo quell’idea di motore rombante e spinto cui l’immaginario dei Fu Manchu è legato sin dagli esordi.
Autentici momenti di puro “panico” si sono tuttavia fatti largo all’ascolto di “The Falcon Has Landed” (le pareti del locale sono, con tutta probabilità, antisismiche…), “Laserblast”, “Evil Eye” e, soprattutto, “King Of The Road”, una sorta di inno della bandiera per la band statunitense.
Terminato con l’esecuzione a volumi assordanti della “scavatissima” “Saturn III”, lo spettacolo dei Fu Manchu è stato totale ed assoluto anche nella forma.
Una volta tanto, nessuna pantomima con il gruppo ad uscire di scena, pubblico festante ad incitare, e ritorno sul palco con sorrisi alla “vi vogliamo bene e vi concediamo il bis”.
Hill, Balch, Davis e Reeder sono andati dritto per dritto al nocciolo della questione, senza perdersi in troppi fronzoli e banalità: ottanta minuti tirati dal principio alla fine, senza soste (nemmeno in occasione della rottura di una delle chitarre del leader), cedimenti o cadute emotive.
Un treno in corsa che racconta di motori, alieni, surf e skateboard, sputa adrenalina, abbatte i muri a colpi di schitarrate, consuma sino all’ultima goccia di sudore, saluta e se ne va.
Senza troppi giri di parole, insomma, un concerto straordinario e dall’intensità maiuscola, prodotto da una band che, a quanto riscontrato, anche dalle nostre parti possiede una fan base insospettabilmente nutrita ed attenta.
Fu Manchu live: assolutamente esplosivi!
Setlist:
01. Eatin’ Dust
02. Hell on Wheels
03. Invaders on My Back
04. The Falcon Has Landed
05. Boogie Van
06. Dimension Shifter
07. Laserbl’ast!
08. Regal Begal
09. Mongoose
10. Anxiety Reducer
11. Evil Eye
12. Push Button Magic
13. Triplanetary
14. King of the Road
15. Saturn III