Live Report: God Dethroned @ Work In Progress ad Albignasego (Pd)
Strana storia quella dei God Dethroned, una delle più importanti e personali band che la scena death metal europea possa vantare. Una band che nella sua carriera si è sciolta ben due volte per poi, a distanza di pochi anni, tornare in vita battagliera come non mai. Così, dopo l’annuncio del secondo e attualmente ultimo scioglimento avvenuto nel 2012, sul finire dell’anno da poco concluso, Henri Sattler dichiarò che i God Dethroned sarebbero ritornati in pista nel 2015. Lo avrebbero fatto ricominciando da dove avevano finito, suonando cioè al 70,000 Tons Of Metal per lanciarsi poi in una tournèe europea con il belligerante intento di mettere a ferro e fuoco ogni singolo palco delle nazioni coinvolte in questo reunion tour. Tour a cui faranno seguito le registrazioni del nuovo disco che permetterà così di concludere la trilogia sulla Prima Guerra Mondiale.
Inoltre, per l’occasione sono state stampate delle maglie personalizzate per ogni singolo show. Nella parte inferiore del lato frontale di ogni t-shirt, verrà stampata la data e la nazione in cui la band andrà ad esibirsi e che, ovviamente, cambierà di serata in serata. In poche parole un ricordo, un qualcosa di unico per omaggiare e far capire ai propri fan quanto la band olandese tenga loro.
L’Italia non poteva mancare in questo reunion tour ed i God Dethroned fanno visita al Bel Paese con due terremotanti serate, il 15 Maggio ad Albignasego (Pd), per il Black Throne Festival, ed il 16 Maggio a Brescia.
Partendo in perfetto orario, venerdì 15 Maggio arriviamo al Work In Progress di Albignasego in provincia di Padova poco dopo le ore 21:00. Il locale si presenta bene con un palco di medie dimensioni, una sala capiente ed un angolo bar con posti a sedere. Ad accompagnare la band olandese in questa serata ci saranno tre compagini tricolori: i veronesi Sinphobia, i trevigiani Exterminas ed i milanesi Cold Raven.
Live Report a cura di Marco Donè
Al nostro ingresso nel locale stanno già suonando i Sinphobia. Colpisce subito la presenza scenica della band che aggredisce il palco con la giusta dose di cativeria. Anche il look utilizzato contribuisce ad attirare l’attenzione, in particolare quello scelto da Vain e Darko, rispettivamente chitarrista e bassista della band. I due sfoggiano un look che sa di elettronico e industrial, un po’ in Kovenant style. Il problema è che la musica proposta dai Sinphobia, un death metal che a volte sfocia in alcuni elementi più melodici di matrice svedese, altre in alcuni passaggi groove, va in tutt’altra direzione. Musica e immagine risultano quindi scollegate. Seguendo il loro live si può inoltre notare come la band metta tanta carne sul fuoco senza però trovare la formula che le permetta di avere una propria identità. Dal punto di vista dell’esecuzione la prestazione del quartetto veronese risulta buona, spiccano in particolare le prove dei già citati Vain e Darko che posson inoltre contare su una strumentazione di tutto rispetto. I suoni, pur essendo ad inizio serata, sono buoni ma la band, che propone una serie di brani dal loro primo ed omonimo disco, è obbligata ad esibirsi davanti a poche persone. Siamo solo all’inizio e si sa, in Italia si tende ad uscire tardino decidendo spesso di non supportare le band in apertura, un abitudine spesso fastidiosa ma nel Bel Paese funziona così… Per questo motivo va fatto un plauso ai Sinphobia, che fregandosene di quante persone hanno davanti suonano con carica da vendere.
Tocca poi ai trevigiani Exterminas. La band è in procinto di pubblicare il proprio secondo disco, il successore del debut album Seventh Demoniacal Hierarchy edito nel 2012. Prima di questa serata non conoscevo il quintetto trevigiano e con curiosità inizio a seguire il loro live. I veneti propongono un black metal i cui riferimenti sono legati ai nomi storici della scena black norvegese, ed in più di qualche frangente mi han portato alla mente i Darkthrone. La band tiene il palco con esperienza e regala una prestazione convincente. L’unica nota negativa è la prestazione del cantante Februus, forse in una serata no. Resta il fatto che non convince sia per qualità vocale che per resa sul palco. La sua voce è po’ troppo lontana dai canoni del black – forse volutamente, nel tentativo di ottenere maggiore personalità – e a tratti stona con la musica. Uno scream più curato farebbe guadagnare ulteriore punti alla già interessante proposta degli Exterminas. Degno di nota il guitarwork di Moloch ed Eskathon come la loro resa sul palco. Anche il quintetto trevigiano può contare su suoni curati che fanno ben sperare per la serata. Quello che invece inizia a preoccupare è l’affluenza del pubblico. Purtroppo anche gli Exterminas si esibiscono davanti ad un esiguo numero di metalhead e quando chiudono il loro set, si possono contare qualche decina di appassionati. Le 22:00 son passate, il timore di una bassa partecipazione inizia a diventare sempre più grande.
Dopo il consueto cambio palco arriva il turno dei milanesi Cold Raven, support act ufficiale delle due date italiane dei God Dethroned. La band di Milano, grazie al disco di debutto intitolato Equilibrium And Chaos, sta facendo parlare molto di sé in questa prima parte del 2015. Così, quando le luci si spengono, mi appresto a seguire il loro show con attenzione. Dopo uno spettrale intro caratterizzato da un echeggiare di corvi, la band inizia a proporre i pezzi del proprio debut album. Colpisce subito il look adottato, in pieno stile black metal in cui, in particolare, attira l’attenzione il sanguinolento face painting usato dal quintetto milanese. La scenografia utilizzata risulta un po’ scontata ma i tridenti a cui sono appesi dei teschi di capro, mettono in chiaro quali siano le tematiche trattate dalla band. I Cold Raven propongono un black metal lento e melodico, in cui calza a pennello la definizione data dallo stesso quintetto milanese ovvero doomed black metal. La band suona in maniera precisa e la tenuta sul palco viene affidata al singer UrielRaka che, vivendo le canzoni, mette in mostra un’ottima teatralità. La proposta del combo milanese risulta interessante anche se, dopo qualche pezzo, affiora una sorta di ripetitività e la band non riesce ad avere la stessa presa e resa che ottiene invece su disco. Manca, forse, la capacità di tenere viva l’attenzione del pubblico, manca quello stimolo visivo che potrebbe esser caratterizzato da una maggiore spinta verso una coreografia esoterico/ritualistica che valorizzerebbe ulteriormente le liriche e le tematiche della band. Quando i Cold Raven finiscono il loro set manca poco alla mezzanotte ed il timore iniziale di una bassa affluenza alla serata, diventa realtà…
Dopo un cambio palco della durata di una mezz’ora abbondante, verso le 00:30 i God Dethroned fanno il loro ingresso in scena. Prima di parlare del concerto della band olandese, va fatto un dovuto cappello. I God Dethroned, dopo tre anni di silenzio, tornano sulle scene. Non lo fanno con un disco nuovo – lo annunciano certo – ma con un tour europeo. Un modo per dire ai fan “ehi, siamo tornati”, per cercare il loro affetto, per capire se la scelta di questo ritorno possa avere un senso oppure no. Dopo tre date positive in Francia, sbarcano in Italia e si trovano di fronte poche decine di appassionati. Come si possono sentire Sattler e soci? E’ a conoscenza di tutti che i God Dethroned, in quanto a presenza scenica, non siano dei veri e propri animali da palco e se a questo aggiungiamo la delusione provata da una risposta non proprio entusiasmante alla loro adunata italica, è facile immaginare con quale dose di entusiasmo abbiano suonato. Dopo questa dovuta introduzione, possiamo parlare della prestazione del quartetto olandese. I Nostri realizzano un concerto veloce, tirato, con una scaletta che ripercorre, escluso il debutto The Christhunt, tutte le tappe della loro prolifica carriera. Dopo l’intro iniziale, i nostri iniziano a fare sul serio con Hating Life e l’aggressiva The Art Of Immolation. La band esegue con precisione ogni singola parte e Michiel Van Der Plitch si dimostra autentica garanzia con il suo drumming preciso e violento. Una delle caratteristiche dei God Dethroend sono, da sempre, i riff di chitarra caratterizzati da delle avvincenti melodie ma che allo stesso tempo risultano spezza collo. Così quando arrivano Through Byzantine Hemisphire e la terremotante Nihilism, frenare l’entusiasmo risulta impossibile. Tra i presenti è facile riconoscere chi attendeva questa data con impazienza, sebbene non vi sia molta gente, sotto il palco non mancano headbanging e corna alzate. Purtroppo questo non basta a cambiare quel senso di delusione che risulta palpabile ogni qualvolta ci sia la possibilità di incrociare gli sguardi del quartetto di Beilen. La band suona con precisione chirurgica ed esegue ogni singola parte con una facilità a tratti disarmante. Purtroppo viene meno il contatto con il pubblico, viene meno l’aggressività on stage. Come dicevamo poco sopra, i God Dethroned non sono mai stati degli animali da palco ma stasera, frutto di una forte delusione ricevuta, sono più statici del solito. Un vero peccato perché la scaletta della serata è di quelle dal classico effetto pugno in faccia. Si succedono una dietro l’altra canzoni come Boiling Blood, la fantastica Soul Sweeper che racchiude in sè tutte le peculiarità del combo olandese: tempi medi a cui è impossibile resistere, affascinanti melodie e parti in blast che dal vivo dimostrano di non avere pietà per nessuno. Sattler, con il suo personalissimo growl, traghetta i presenti verso quel ritornello
god is dead, your god is dead
god is dead, I am the devil
che non può che esser cantato a gran voce, in particolare da chi è a ridosso del palco. Piano piano ci dirigiamo verso la fine della serata ed immancabilmente arriva il momento dei classici. Ecco quindi che dalle casse dell’impianto viene sputata, in tutta la sua violenza, No Mans Land subito seguita da Soul Capture 1562 che con il suo inizio cadenzato stempera un attimo gli animi per poi riaccenderli con il violento finale che funge da preludio per quella Villa Vampiria che tutti i presenti aspettavano. Il pezzo esplode in tutta la sua brutalità e Sattler e compagni eseguono la canzone alla perfezione. Il set si chiude con il classico The Grand Grimoire, i God Dethroned salutano e ringraziano i presenti e, per stasera, dicono basta. La band resterà comunque a disposizione dei fan firmando autografi e scambiando quattro chiacchiere con loro.
Un concerto della durata di un ora, un concerto veloce, estremamente tirato, in cui i God Dethroned hanno messo in mostra tutte le loro migliori qualità e, allo stesso tempo, la delusione provata per la bassa affluenza. La scaletta scelta ha ripercorso nel corretto modo la carriera della band olandese anche se, a voler esser pignoli, sono forse mancati alcuni pezzi simbolo come Sigma Enigma, Under The Sign Of The Iron Cross e Poison Fog, quest’ultima prevista in scaletta ma tagliata in questa prima serata italica. Detto questo non rimane che fare un plauso al locale e all’organizzazione di questo primo Black Throne Festival. I suoni, dall’inizio alla fine, sono stati ottimi, non ci sono stati ritardi sulle esibizioni e sui cambi palco, una serata che poteva esser perfetta se vi fosse stata la giusta risposta del pubblico.
E da quest’ultimo punto non può che nascere una riflessione. In Italia si ha l’abitudine a lamentarsi di tutto ed anche i metalhead non sono da meno. Quante volte ho sentito frasi del tipo “in zona non c’è mai nulla da fare, mai un concerto interessante” oppure “per vedere un concerto serio bisogna andare a Milano, fortunato chi ci abita, io non sempre posso permettermi d’andare fin là, benzina, autostrada… son spese”. Così, giusto per restare in linea con un termine della lingua italiana che risponde alla parola coerenza, chi non sa mai cosa fare, nel momento in cui qualcosa da fare c’è, non partecipa. Chi si lamenta dell’eccessiva distanza, quando ha un evento di prim’ordine vicino casa, cosa fa? Non partecipa. Ovviamente, essendo in Italia, c’è chi è in grado di lamentarsi – e conseguentemente non partecipare – anche per serate di questo genere. Certo, perchè il problema diventa il prezzo del biglietto. Sì, perché 20 € per i God Dethroned sono eccessivi ma poi, sempre per parlare di coerenza, per i soliti nomi arrivati da tempo al capolinea della loro carriera non si bada a spese. Metallica, Iron Maiden, Ac/Dc, con biglietti a partire da 70 €, riempiono gli stadi e nessuno pensa più alla distanza. Ed intanto nella mia mente, come una sorta di eco, risuona sempre quella parola “coerenza, coerenza, coerenza”. Purtroppo questo è l’italiano medio, capace di lamentarsi di tutto ma incapace d’esser parte attiva, incapace di rendersi artefice di un vero e proprio cambiamento. E parlando esclusivamente di musica, non stupiamoci poi se grazie a partecipazioni come quelle di stasera, molte band decidono di non passare più per l’Italia nelle loro tournèe o magari inseriscono una sola data nella nostra penisola. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso…
Setlist
01. Intro
02. Hating Life.
03. The Art Of Immolation
04. Through Byzantine Hemispheres
05. Nuhilism
06. Boiling Blood
07. Swallow The Spikes
08. Soul Sweeper
09. No Mans Land
10. Soul Capture 1562
11. Villa Vampiria
12. The Grand Grimoire