Hard Rock

Live Report: Gotthard a Milano

Di Stefano Burini - 15 Novembre 2014 - 14:00
Live Report: Gotthard a Milano

GOTTHARD + PLANET HARD
15/10/2014 @Alcatraz, Milano (MI)
 

Anteprima

Dopo due anni dalla loro ultima performance in Italia, l’Alcatraz di Milano accoglie ancora una volta gli svizzeri Gotthard, affiancati dai nostrani Planethard, – come nella tornata precedente – per quella che si preannuncia essere una splendida serata dalle sonorità smaccatamente hard. L’afflusso iniziale di pubblico risulta essere un po’ deludente, complice forse alcuni problemi di traffico causati dal summit politico svoltosi in città, e solo grazie alla presenza di numerosi fan provenienti dalla vicina Confederazione, lo spazio davanti al palco si riempie in maniera soddisfacente. Dunque, fuoco alle polveri!
 

Accompagnati dal rintocco delle lancette di un orologio, simbolo rappresentato sulla copertina della loro ultima fatica “Now”, i Planethard fanno il loro ingresso sul palco pronti a scaldare il pubblico prima del main event. Le sonorità rispetto a due anni fa sono decisamente più aggressive, al limite del metal, e la voce del nuovo cantante – il genovese Davide Merletto – colpisce il pubblico con tutta la sua potenza e versatilità mentre gli assoli impeccabili del chitarrista Marco D’Andrea risuonano in tutto il locale, ottimamente supportati da una ben oliata sezione ritmica. La band, nonostante alcuni problemi al microfono, ce la mette tutta per scaldare un pubblico un po’ freddino, ma che su un brano dedicato a i tragici fatti di Genova e sulla immancabile ballad, riversa sul palco una valanga di applausi. Uno show divertente, con tanto di selfie con il pubblico alla fine, ma che come l’ultima volta lascia un po’ l’amaro in bocca in quanto siamo certi di essere davanti a una buona band, cui purtroppo manca quel “qualcosa in più” per lasciare un segno indelebile in sede live.

La band sale sul palco con 15 minuti di ritardo, ma si fa subito perdonare con un inizio travolgente, tutto dedicato al loro ultimo lavoro “Bang!”. “Let Me In Katie”, “Bang!”, e “Get Up ‘n’ Move On” fanno letteralmente saltare tutto il pubblico dell’Alcatraz, e sebbene il cantante Nic Maeder sembri non essere al 100% delle sue possibilità, la sua voce calda è semplicemente perfetta oltre a risultare totalmente integrata negli schemi della band. Sulla successiva “Sister Moon” è la chitarra di Leo Leoni a farla da padrona con i suoi graffianti riff le sue evoluzioni sul palco, compreso l’assolo con la chitarra dietro la testa, che a termine del brano gli varranno la prima delle molte acclamazioni della serata. Giusto il tempo degli applausi è quello che serve a Maeder per imbracciare la chitarra e unirsi a quelle di Leoni e Freddy Scherer per eseguire una “Right On” che tiene alti i giri del motore. “Master Of Illusion” e “Domino Effect”, ci riportano indietro nel tempo, oltre a consolidare la presa della band su un pubblico che risponde a ogni singola incitazione; da segnalare sul secondo brano la fortissima presenza scenica dei due chitarristi che al centro del palco dimostrano, come se ce ne fosse bisogno, la loro classe. Da “Feel What I Feel”, ultimo singolo della band, si passa ad una emozionantissima “The Call”, introdotta dalle tastiere di Enrico Ghezzi e dalla chitarra di Scherer, cantata superbamente da Maeder, seguito da una “Heaven” che lascia intravedere qualche lacrima di commozione sui volti dei più sensibili, nonostante il finale risulti più consono a un piano bar che in location come questa. “Remember It’s Me”, “What You Get” e “Starlight”, sulle quali ancora una volta Maeder imbraccia a sua chitarra, ci conducono al momento acustico del concerto. Leoni – visibilmente emozionato – incanta con “The Train”, dedicata al termine del brano a tutti i presenti e a chi non c’è più e viene affiancato da Maeder, armato di fisarmonica, per l’esecuzione di “C’est La Vie”, brano che lascia il pubblico un po’ freddo rispetto alla successiva, immancabile e bellissima “One Life One Soul” che scatena l’entusiasmo canoro dell’Alcatraz. Con “Hush” il motore svizzero dei Gotthard torna a girare ai massimi livelli, anche se si ha l’impressione di un esecuzione più lenta del solito, concedendo al pubblico anche un simpatico siparietto all’interno del brano: Maeder attacca a cantare “Hey Joe”, e sulle stesse note chiede ad ogni singolo membro della band cosa stiano facendo con il loro strumento, ricevendo in cambio un piccolo assolo. Finito il giro Leoni passa a Maeder una bottiglia di Jack Daniels, e quando gli viene chiesto cosa fa con la bottiglia in mano, il cantante non può fare altro che bere tra applausi e risate generali. A “Lift U Up”, spetta il compito di chiudere questa parte dello show, che si riapre poco dopo tra le acclamazioni dei presenti con un assolo di Leoni, seguito da due grandi classici  – “Mountain Mama”e “Anytyme Anywhere” – per la quale vale la stessa impressione avuta in precedenza su “Hush”. Al grido di “we want more”, i Gotthard dedicano a tutti il loro ultimo pezzo “Thank you” per ringraziare i fan del loro immancabile supporto, dieci minuti intrisi di melodia che difficilmente i presenti dimenticheranno. È l’ora dei saluti, i ragazzi di Lugano vengono ricoperti da sonori e meritati applausi vista la grande perfomance della serata. Ultimo a lasciare il palco, in quanto più acclamato dal pubblico, Leo Leoni torna sui suoi passi per ricordare che lui non è solo sul palco, questo basta affinchè sia acclamato il nome della band e non quello di un singolo. Questa è classe! Detto questo, se questi ragazzi dovessero passare dalle vostre parti o fossero presenti in qualche in festival, non esitate ad andare a sentirli: spettacolo e ottima musica sono assicurati!

Setlist
Let Me in Katie  (Intro) 
01. Bang!  
02. Get Up ‘n’ Move On  
03. Sister Moon  
04. Right On 
05. Master of Illusion  
06. Domino Effect  
07. Feel What I Feel  
08. The Call  
09. Heaven  
10. Remember It’s Me  
11. What You Get  
12. Starlight  
13. Train  
14. C’est La Vie  

Live Report a cura di Luca Cardani