Hard Rock

Live Report: H.e.a.t e Kissin’ Dynamite a Romagnano Sesia (NO)

Di Fabio Vellata - 13 Dicembre 2014 - 22:15
Live Report: H.e.a.t e Kissin’ Dynamite a Romagnano Sesia (NO)

H.E.A.T + Kissin’ Dynamite + Sherlock Brothers + Hi-Fi Society

Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia @ Venerdì 28 novembre 2014

 

Non ci servivano conferme.
La caratura superiore di una band destinata al ruolo – per gli anni a venire – di assoluta “punta di diamante” del rock melodico, era cosa certa e sicura.
Lo avevamo scoperto con i loro dischi. Ce ne eravamo sincerati in maggio, sempre qui, alla Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia.
E pur non essendo necessario, lo abbiamo verificato anche la sera dello scorso 28 novembre, in occasione del nuovo passaggio in terra tricolore di Erik Gronwall, Eric Rivers e degli H.E.A.T, AOR band svedese sempre più lanciata nell’orbita dei massimi interpreti del genere.

Anche questa volta è stata l’accogliente Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia ad offrire il palco al dinamico quintetto svedese: un’altra bella produzione realizzata dagli organizzatori Pascoletti e Gualino presso l’ospitale e confortevole venue valsesiana.

Completato come sempre dalla presenza di alcune band di supporto, lo show ha potuto beneficiare anche dell’esibizione di un’altra giovane realtà di sicuro avvenire come i Kissin’ Dynamite,  combo tedesco che nell’arco di quattro cd ha saputo costruire una propria base di fan attenta e fedele.

 

Anteprima

 

Live report a cura di Fabio Vellata
(con la collaborazione di Luca Cardani)

 

 

Primi a salire sul palco gli italiani Hi-Fi Society, band rodata e di buona esperienza, già vista on stage in apertura a nomi di grande prestigio quali Alice Cooper, Wasp ed Hardcore Superstar.
Pochi i presenti: orario e clima non hanno forse aiutato.
Nonostante un pubblico non propriamente caloroso ed elevato nei numeri, il quintetto riserva comunque una discreta prova, condita da parecchia energia e vitalità. Non sono fini dicitori ne ipotetici “primi della classe”; il loro rock fortemente venato di punk poi, ha spesso un che di sin troppo “tradizionale” e finanche scontato, sia nelle cadenze che nell’approccio. Nonostante tutto, la grinta con cui il frontman Lex, accompagnato dal resto del gruppo, conduce lo show non può essere definita meno che encomiabile: originalità zero, buona forza d’urto e grande vigore.
Può andar bene anche così.
 
Impreziosita dalla cover di “Hammersmith Palais” degli Hanoi Rocks, l’alcolica esibizione degli Hi-Fi Society va in archivio con esiti complessivi più che accettabili.
 

 

 

L’entrata in scena tocca poi agli Sherlock Brothers, band poco nota e conterranea degli headliner di serata.
Il quintetto svedese è il secondo gruppo a calcare il palco prima dell’arrivo dei grossi calibri. La proposta musicale degli scandinavi mischia rock alternativo con sonorità post grunge: una miscela che sfortunatamente ottiene ben poca presa sul pubblico – ancora scarso – presente.  
I brani sono per lo più estratti dal loro ultimo album “Monkey Made Nation”: il cantante Andre Andersson ce la mette veramente tutta per coinvolgere l’audience, che ricambia con applausi di circostanza senza però manifestare particolare entusiasmo.
La gran parte degli spettatori è evidentemente qui per altro: minimo quindi il trasporto per un gruppo che sinceramente non aggiunge nulla di nuovo ad una scena inflazionata.
Gli Sherlock Brothers sono apparsi per lo più bravi a eseguire il loro compitino ma non proprio coinvolgenti. Se l’obiettivo è quello di arrivare in alto, è necessario fare e dare molto di più.

– Luca Cardani –
 

 

 

Dopo un paio di esibizioni piacevoli ma tutto sommato interlocutorie, ecco finalmente comparire sul palco la prima delle due band considerate di “punta” della manifestazione.
Ai tedeschi Kissin’ Dynamite, l’onore di fungere da vera ed autentica spalla per gli headliner dell’evento, forti di un seguito che sta iniziando a divenire consistente e nutrito nei numeri.
Protagonisti sin qui di una quaterna di album – dei quali il migliore pare sempre essere il buon “Money, Sex & Power”, decisamente più brillante e riuscito dello scialbo e stiracchiato seguito “Megalomania” edito pochi mesi fa – i teutonici hanno dalla loro molta freschezza ed uno spirito assolutamente giocoso nel proporsi sul palco.
Tenuta appariscente ed un po’ “coatta” per i chitarristi (comunque due veri assi della sei corde anche dal vivo), abbigliamento parecchio più easy e tradizionale per il singer Hannes Braun (archiviata per ora la fluente e cotonatissima chioma biondo platino), personaggio ben inserito nel ruolo di frontman dinamico e carico di vitalità, un po’ come il copione degli anni ottanta insegna.

Sono piuttosto numerosi i presenti qui appositamente per loro: lo si intende dal sostegno e dai cori che con costanza raggiungono la band per l’intera durata dell’esibizione. Il quintetto dal canto suo, ce la mette tutta per ricambiare l’affetto, lanciandosi in una performance in perenne equilibrio tra hard rock vecchia maniera, class metal e qualche chiara digressione power, mistura che ha sin qui saputo raccogliere un buon numero di consensi.
I pezzi che funzionano di più anche in sede live – nemmeno a dirlo – sono quelli estratti dai primi tre album: notevole, infatti, l’impatto di episodi melodici ed ugualmente veementi quali “Money, Sex & Power” (con tanto di coro “Bunga, Bunga” iniziale), “I Will Be King” e “Six Feet Under”. Brani che girano a mille, colpendo in pieno il pubblico con un carico di suoni lucenti ed ottime prestazioni dei singoli.
Non male ma – come da cd – meno efficaci, risultano invece gli estratti dal recente “Megalomania”, a detta di chi scrive, album al limite del passo falso nella discografia della band di Reutlingen.
La chiassosa “DNA” posta in apertura di concerto funge piuttosto bene. La successiva “Running Free”, pur mostrando un approccio più metalloso, si rivela un pelo banale, risollevata dalla sferzata ai limiti del power inferta con “VIP in Hell” che, tuttavia, rimane sempre su ritmi e toni al limite del mediocre nonostante la grande energia profusa.
Ripescando poi dal secondo cd “Addicted To Metal”, ecco materializzarsi l’hard rock di “Hysteria” e “Love Me, Hate Me” (la versione che preferiamo dei Kissin Dynamite), per giungere quindi al finale di concerto traghettati da “Ticket To Paradise”, dalla già citata “I Will Be King” e dall’hit single “Operation Supernova”, senza dubbio il brano più amato, e probabilmente riuscito, composto sinora dal quintetto, in virtù di un chorus davvero vincente.

Dopo il colorito siparietto in cui Hannes Braun ha candidamente dichiarato le proprie scarse conoscenze in tema di lingua italiana, racchiuse in un’unica, goliardica e scostumata frase (“Voglio leccare la …”), la band abbandona il palco tra gli applausi di una platea nel frattempo divenuta molto corposa, con la promessa di un futuro come back.

In forte ribasso su disco, i Kissin’ Dynamite appaiono comunque molto a proprio agio sul palco, ambiente in cui tutto funziona a meraviglia. Braun è un ottimo frontman, la coppia d’asce Jim Muller e Ande Braun è di primissimo livello, mentre la sezione ritmica di Steffen Haile (basso) e Andreas Schnitzer (batteria), macina senza sosta e con precisione.
Qualora in futuro dovesse migliorare in modo sensibile anche il songwriting dei pezzi – negli ultimi tempi parecchio traballante – ecco pronta un’altra band destinata a dire qualcosa di significativo nella scena rock metal dei prossimi anni.

 

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La classe, l’eleganza, il talento.
Tre parole, tre qualità.
In rapida serie, il riassunto di ciò che avevamo già sperimentato in una piacevole sera di maggio, nuovamente confermato – non ne avevamo alcun dubbio – qualche mese dopo.

Stesso locale, grosso modo medesima affluenza di pubblico, nel frattempo diventato nutrito e composito. Ed uguale impatto sull’audience da parte di una band che ad oggi sembra avere sempre meno rivali sulla piazza per la palma di miglior gruppo AOR del pianeta.

Come già nella precedente esibizione, la partenza del live set è riservata ai primi due brani dell’eccellente “Tearing Down The Walls” (top album del 2014 per il sottoscritto).
“Point Of No Return” e “A Shot At Redemption” ci riportano dove eravamo rimasti: al cospetto di un nucleo di musicisti completo ed affiatato, il cui frontman, “tale” Erik Gronwall, mostra di esserne ormai leader conclamato in quanto a doti artistiche e carismatiche.

In un turbinio di scapocciamenti (avanti così ed in età matura Erik avrà qualche migliaio di guai alla cervicale), il concerto assume sin dalle prime battute la dimensione spensierata di un grande evento festoso. Merito di una band che riesce a mescolare ormai alla perfezione il versante tecnico con quello prettamente ludico e d’intrattenimento, senza perdere mai in impatto e verve sonora.
“Better Off Alone” “Heartbreaker”, “It’s All About Tonight” e “Inferno” si succedono una dietro l’altra in un susseguirsi di emozioni dai sapori ottantiani, tanto da far esclamare a molti la frase che da qualche tempo accompagna gli H.E.A.T con costanza: ecco gli Europe del nuovo millennio!
Grandi ritornelli (indimenticabile come sempre quello di “It’s All About Tonight”) e performance inappuntabili, sono costellate dal perdurante incitamento del pubblico, deliziato dalla bravura dei musicisti presenti sul palco.
Di Gronwall si è già detto diffusamente, ma in ugual misura non sono da meno Rivers, Jay, Tee e Crash, precisi come un metronomo, efficaci quanto una bomba ad orologeria.

Dopo una corsa a perdifiato, il primo momento di apparente relax arriva con la title track dell’ultimo cd “Tearing Down The Walls”, maestosa nel coro, come da copione accompagnato dall’intera platea.
Il proseguimento dello spettacolo riserva ulteriori motivi di gioia per i fan: la commercialissima (ma molto efficace dal vivo) “Mannequin Show”, scivola seguita a ruota da “Late Lady Night” (tratta dal primissimo album del 2008), per dare poi libero sfogo alla sfavillante “Beg, Beg, Beg”, brano che “tormenta”, al solito, i presenti in virtù di un ritornello impossibile da non cantare a squarciagola, inframmezzato – giusto per far esplodere definitivamente il locale – da una breve cover di “Highway Star” dei sommi Deep Purple

Altro momento d’atmosfera con “All That Nights” e poi via con la parte finale dello show, in cui la straordinaria “Downtown” (un gioiello di ricercatezza melodica) lascia poi spazio alle roventi “Enemy In Me” , “Emergency” (due passaggi in cui il sottoscritto ha in pratica perso i residui di voce rimasti), “Breaking The Silence” e “Living On The Run”, scintilla di AOR dai sapori ottantiani che ha nel binomio coro-ritornello la chiave di volta utile nel centrare la memoria degli spettatori.

Chiudendo con la magniloquente e festosa “Laughing At Tomorrow”, la band svedese si congeda per la seconda volta in pochi mesi dalla Rock n’Roll Arena in un tripudio di applausi ed ovazioni, come solo ai grandi si è soliti riconoscere.

In costante ascesa, perfetti ed eccellenti in ogni frammento di esibizione, gli H.E.A.T hanno confermato tutto.
Di essere una delle migliori band presenti ad oggi sul globo, di aver talento, classe e capacità da vendere ma, soprattutto, di avere un approccio live che solo i migliori possono dire di possedere.
In due-show-due, non una sbavatura, un cedimento o un attimo di stanca in alcuno degli elementi presenti sul palco.

Un gruppo di alieni, piovuto sulla terra per allietare le orecchie degli appassionati con la musica più bella dell’universo…

 

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Setlist:

01. Point Of No Return
02. A Shot At Redemption
03. Better Off Alone
04. Heartbreaker
05. It’s All About Tonight
06. Inferno
07. The Wreckoning
08. Tearing Down The Walls
09. Mannequin Show
10. Late Night Lady
11. Beg Beg Beg
12. All The Nights
13. Downtown
14. Enemy In Me
15. Emergency

Encore:

16. Breaking The Silence
17. Living On The Run
18. Laughing At Tomorrow