Live Report: Heathen a Lucinico (GO)

Di Redazione - 10 Maggio 2010 - 9:15
Live Report: Heathen a Lucinico (GO)

06 maggio 2010HEATHEN, LINTVER, BLACK RAVEN @ Pieffe Factory (Lucinico, Go)
(Foto Report a cura di Fabio Caudek)
(Live Report a cura di Nicola Furlan)

Lo scorso 6 maggio, al Pieffe Factory di Lucinico in provincia di Gorizia, s’è fatta una gran bella abbuffata di thrash e speed metal. Il grosso nome atteso per la serata è stato quello degli Heathen, storica thrash metal band californiana famosa per aver dato alla luce dischi di grande qualità come “Breaking the Silence” del 1987 e “Victims of Deception” del 1991, vere chicche per l’epoca. Tante belle speranze, ma poi avvenne il tracollo, per loro, come per altri colleghi; ora il destino sembra aver dato una seconda chance a tutti.
Ecco quindi che nell’anno in corso esce sul mercato europeo il terzo studio album: “The Evolution of Chaos”. Un piccolo gioiellino di thrash bay area tinto di speed che sta facendo la felicità degli amanti del genere, sia di coloro che l’hanno vissuto al tempo, sia dei più giovani, ormai attenti alle release di qualità. Ad aprir la serata i goriziani Black Raven e gli sloveni Lintver.
Infine, più che discreta l’affluenza, probabilmente contenuta causa tempo atmosferico che è stato tutto, meno che incoraggiante. Ottimo il servizio acustico (si può affermare che questo sia uno dei locali più interessanti del triveneto) e incoraggianti i prezzi contenuti dell’ottima birra assaporata.

www.myspace.com/blackravenheavymetalband

Un solo demo all’attivo uscito nel 2007 non fornisce ai Black Raven un veicolo sufficinetemente rapido per portar il loro moniker oltre i confini regionali, ma le premesse per arrivar lontano ci sono tutte. Autore di un heavy metal classico, il quartetto nostrano s’è fatto rispettare per l’attitudine on-stage, inusuale se proporzionata all’esigua discografia pubblicata. Il nuovo cantante/bassista se l’è cavata alla grande, destreggiandosi con convizione tra interpretazioni aggressive e pathos epici che delineano di fatto l’anima che ha dato vita al songwriting dei brani tratti dall’unico demo della carriera: “The Day of the Raven”. Infine, i suoni ben bilanciati hanno permesso una messa in opera di tutto rispetto per il compiacimento dei giovani amici affezionati piuttosto che di coloro che, come me, li seguivano per la prima volta, restando, credo, piacevolmente colpiti.

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www.myspace.com/officiallintver

Dopo un veloce cambio palco è il turno degli sloveni Lintver. La band capitanata dal carismatico batterista Rok ‘Mangiator’, vera macchia schiacciasassi, si è distinta per un convincente thrash core, a tratti elementare nelle strutture ritmiche e nel riffing, ma puntuale, preciso e mai noioso. Il sound, mix tra la ferocia urticante del thrash teutonico e quella del thrash core statunitense, ha lasciato il segno. La ricetta è sembrata semplice da attuare: un pizzico di Whiplash e Slayer da una parte (questi ultimi omaggiati per l’occasione con la proposizione di Black Magic, tratta da “Show No Mercy” del 1983), consistenti dosi di Destruction dall’altra e il piatto è stato servito. Forse, quello che più ha convinto, al di là dello show decisamente riuscito, è stato certificare che in giro scorazzano di nuovo gruppi in grado di riproporre certe sonorità con personalità e convinzione. È il caso dei Lintver, progetto attuato da gente che ci sa fare e brillante per attitudine thrashy. Band da tenere d’occhio!

 Setlist: The Count, Thrash Maniac, Copkiller, Twilight Zone, Evil Plan, Black Magic (Slayer cover)
 
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Il gran momento è arrivato. Eccoli pronti a salir sul placo: gli Heathen. Della storica formazione delle orgini, quella che ha calcato i palchi californiani nell’età dell’oro, sono rimasti solo il cantante David Godfrey e il chitarrista Lee Altus, fondatore stesso degli Heathen e da qualche anno a servizio dei mostri sacri californiani Exodus. Il clima è infuocato, alimentato da una manifesta attesa che già dà segni d’entusiasmo ancor prima che inizi la serata. Tante le chiacchere e i desideri di veder sul palco del Pieffe Factory (della stessa dimensione dei locali che hanno dato vita alla scena bay area di inizio anni ottanta!) una delle più interessanti realtà underground che, come altre, ha patito un destino immeritato. Ma come si suol dire: qui ora siamo, il resto è storia. Pezzi nuovi, pezzi datati, poco importa, il quintetto caccia fuori dal cindro magie su magie, divertendo, convincendo e dando idea di quanta fosse la qualità che contraddistingueva il background artistico dei musicisti statunitensi della west coast. Musicisti che sembrano aver perduto ben poco smalto nel corso del tempo.

L’inizio è dei migliori: passano in rassegna Dying Season, Control by Chaos, Fade Away, Bloodkult e una leggermente riarrangiata Hypnotized. La tenuta della band è altissima. Altissima resa che si mantiene tale anche quando è il momento dei grandi pezzi, quelli che nel tempo hanno impresso il marchio di fabbrica ‘Altus e compagni’ alle correnti thrash più dedite ai tecnicismi e alla melodia. Vogliamo fare qualche nome: Death by Hanging, Goblin’s Blade, Open the Grave (tratti dal capolavoro “Breaking the Silence”), ma anche Opiate of the Masses e l”ultimissima’ Control by Chaos a cui, credetemi, non servirà molto tempo per un riconoscimento unanime su larga scala.
Ottimi anche i suoni, nell’occasione perfettamente idonei al sound potente e melodico degli Heathen. Qualche piccolo calo di voce deficita l’esibizione di David Godfrey, ma di certo non intacca minimamente uno show da promuovere con lode. Straordinariamente inossidabili.
 
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