Live report: Heaven Shall Burn, Aborted, Misery Speaks – Pinarella di Cervia
Report e foto a cura di Davide ‘Ellanimbor’ Iori
Il death moderno, soprattutto nella sua accezione -core, si esprime al massimo delle sue caratteristiche in sede live. Con questo voglio dire che esso mostra tutti i suoi pregi, ma anche tutti i suoi difetti ed il concerto di Misery Speaks, Aborted ed Heaven Shall Burn può essere preso come un ottimo esempio di tutto ciò.
IL PALCO, IL PUBBLICO:
Si può dire che il metalcore abbia completato ciò che era stato iniziato dall’hard rock prima e dal death-brutal poi, cancellando definitivamente quella distinzione che storicamente era sempre esistita tra la band ed il pubblico. Un tempo infatti la divisione tra la musicisti (sul palco) e l’audience (per terra, o addirittura seduta su gradinate) era netta, quasi invalicabile e metteva in piena evidenza la suddivisione dei ruoli: i primi si avvalevno di effetti scenici, luci, scenografie, anche coreografie, per creare un’esperienza visiva oltre che sonora atta a trasmettere sensazioni, messaggi, la seconda assisteva e si godeva lo spettacolo. Ad oggi tutto ciò non esiste più: le limitazioni fisiche come le transenne ed il dislivello tra palco e parterre esistono espressamente per essere superate, la gente viene chiamata a mettersi a fianco di coloro che suonano, interagire con loro, fare stagediving eccetera; un movimento inverso avviene poi nella direzione musicisti-pubblico con il cantante che si butta in mezzo alla gente, dà pacche sulle spalle a coloro che lo raggiungono on stage, fa cantare i tizi in prima fila non preoccupandosi della resa musicale della cosa. Le coreografie addirittura, se in ambienti come il pop sono ancora appannaggio di coloro che stanno sul palco, in questo tipo di concerti divengono compito del pubblico: e allora via a pogo generico, circle pit, wall of death, windmills ed air-fighting sotto l’abile direzione del frontman di turno, che chiama espressamente ogni mossa.
Questo nuovo modo di concepire i concerti ha indubbiamente i suoi vantaggi: fa in modo che si crei una specie di fratellanza sia tra la band ed il suo pubblico, sia tra i membri del pubblico stesso, i quali spesso si prendono a spallate anche violentemente per poi abbracciarsi, fare headbanging fianco a fianco e naturalmente aiutare chiunque abbia un accenno di malore o rischi di cadere all’interno della calca. Non si può naturalmente non dire che la dimensione di rabbia e di evocazione violenta che il death metal trasmette non sia ben rappresentato da un simile tipo di comportamenti, ma il problema si mostra quando si passa dal pubblico incazzato ed urlante ai musicisti di turno: che si può pensare quando si vede un cantante che lancia urla strazianti con un aspetto da bravo cocco di mamma, un caschetto che manco i beatles e vestito come potrei esserlo chiunque quando va a fare spesa al supermercato? E se questo cantante poi si mette a parlare con l’audience come farebbe con un proprio amico lo show ne guadagna oppure no? Il problema di questo modo di concepire i concerti è proprio il fatto che la violenza della musica viene rappresentata dal pubblico, ma assolutamente non dalla band, la quale al massimo a cui arriva è l’headbanging; se poi si assistono a esibizioni dove l’elemento sonoro oltre che a trasmettere la semplice rabbia è anche melodico, evocativo e sofferente si comincia presto o tardi a sentire uno scarto tra ciò che si sente e ciò che si vede. Ad alcuni tale cosa potrebbe non interessare nulla, per altri invece è davvero fastidiosa ed una mancanza oggettiva da parte dei gruppi.
LA MUSICA:
I concerti metalcore di sicuro sono un’esperienza emozionante in quanto la musica in essi si trasforma in una colonna sonora sulla quale urlare e scatenarsi. Il fatto che questa musica rimanga spesso e volentieri simile a se stessa al cambiare delle singole canzoni ha indubbiamente il vantaggio di riuscire a mantenere chi ascolta nel medesimo stato emozionale per tutto il tempo dello show e ciò in parte riesce a mascherare come questo genere, nella sua interpretazione offerta da alcuni gruppi, sia davvero monocorde. Ma siccome da questo punto di vista parlare in linea generale è più dannoso che utile passiamo all’analisi di ciascuna delle formazioni che si sono esibite in data 4/4/2008 al Rock Planet di Pinarella di Cervia.
Misery Speaks:
Band di apertura che in questo tour puntava a promuovere la sua seconda uscita discografica (Catalogue of Carnage, uscito il 25 gennaio scorso) i Misery Speaks si sono caratterizzati per un buono show a tratti veramente coinvolgente ed anche piuttosto vario all’interno di una proposta fisiologicamente monocorde. Dotati di una tecnica media se non mediocre, anche se adeguata al genere proposto, i cinque tedeschi sono comunque riusciti ad avere un impatto roccioso ed a coinvolgere un pubblico che, forse anche riconoscendo un tipo di musica affine a quella degli headliner Heaven Shall Burn, si è lasciato trasportare ed ha risposto calorosamente agli incitamenti. La gestione scenica non certo non certo agli apici non ha comunque aiutato a sollevare una prestazione che ha sofferto la mancanza di una o due hit in grado di “tirare giù i muri”, come si suol dire e questo fa in modo che a posteriori sia possibile dire di aver assistito allo spettacolo di un gruppo di cui sentiremo certamente ancora parlare, ma che probabilmente non riuscirà mai a raccogliere un vero e proprio seguito affezionato, a meno che non faccia un salto di qualità.
Aborted:
Catapultati per loro stessa scelta in un ambiente che poco ha a che vedere con la loro proposta musicale gli Aborted hanno dimostrato la loro superiorità tecnica e compositiva senza però riuscire ad accattivarsi i favori di un pubblico più interessato a sonorità di stampo melodico che alla ragionata follia musicale di Sven e compagni. Sebbene con volumi leggermente inferiori a quelli degli headliner i nostri hanno sfoderato suoni di chitarra e batteria a dir poco mostruosi che, accompagnati da un’esecuzione perfetta, hanno fatto rendere al massimo hit come Meticulus Invagination, The Chorodrin Enigma o The Saw and the Carnage Done, solo per citarne alcune. Nonostante la risposta a dir poco imbarazzante da parte dell’audience, che ha pure regalato momenti di assoluto silenzio tra una canzone e l’altra nonostante Sven si prodigasse in incitamenti e quant’altro, i nostri non si sono per nulla scoraggiati ed hanno continuato a mietere vittime fino alla fine del loro show, il quale si è concluso con una Dead Wreckoning preceduta dall’apposita intro che ha causato svenimenti nelle prime file, ma purtroppo solo in quelle in quanto nelle retrovie l’indifferenza regnava sovrana. Peccato, anche perché prima di andarsene gli Aborted hanno trovato il tempo di regalare ai pochi fan presenti pure un estratto dal loro album di prossima uscita, una canzone spaccaossa che non fa altro che aumentare l’ansia di sentire quanto di nuovo essi hanno da darci in pasto. Alla prossima, se mai da headliner.
Heaven Shall Burn:
E’ incredibile essere costretti a constatare come un gruppo metal possa causare sindromi da idolatria analoghe a quelle di una qualsiasi boyband statunitense. Gli Heaven Shall Burn hanno realizzato uno show potente, compatto ed assolutamente ben suonato, ma la cosa più stupefacente è stata la partecipazione in massa di un pubblico in vero delirio con tanto di ragazzine urlanti ansiose di toccare con mano le grazie di Marcus Bischoff, fondoschiena incluso. Naturalmente le hit non sono mancate e tra queste soprattutto le iniziali The Weapon they Fear e Counterweight e la quasi conclusiva The Only Truth hanno mietuto più di una vittima, tuttavia alla lunga non si è potuto fare a meno di notare la pochezza compositiva della band tedesca, piantata su strutture sempre uguali a se stesse e molto belle se sentite in un’unica canzone, ma abbastanza noiose se riproposte più e più volte negli estratti di 10 anni di carriera. Si potrebbe dire che a parte quanto riportato lo show è stato praticamente perfetto, con musicisti in palla ed un cantante che ha sfoderato una prestazione da primato, peccato che il fattore compositivo sia (o dovrebbe essere) l’elemento più importante di tutta quanta la pappardella. Come già notato però nel report dell’Hell on Earth il pubblico non ha sofferto per niente la cosa, lasciandosi trasportare e pogando, facendo stagediving e divertendosi tutto il tempo. Mi sento quindi di spezzare una lancia a favore di questo tipo di show dicendo che per chi vuole passare una notte di violenza sfrenata e divertirsi urlando e facendo mosh un gruppo come gli Heaven Shall Burn sono la risposta definitiva o quasi… ciò non toglie che a chiunque dovesse chiedermi se vale la pena di acquistare la discografia dei tedeschi direi: “Sentito un album sentiti tutti”.
CONCLUSIONE:
La serata è stata piacevole e tutti i gruppi hanno dato il meglio di loro stessi facendo si che entrare valesse il costo del biglietto (16 euro senza prevendita, con un locale che non ha realizzato il tutto esaurito). La location non ha deluso le aspettative, con suoni davvero degni ed un’organizzazione puntuale che ha aperto al giusto orario e non ha posto limiti di durata all’evento, forse anche perché la conformazione del locale era tale da rendere possibile cominciare a far musica all’interno dei privè senza disturbare l’evento principale (al contrario di luoghi come il Tempo rock di Gualtieri nei quali spesso a metà di uno show si comincia a sentire musica techno proveniente dalla stanza a fianco, ne sanno qualcosa i Talisman). Per il resto l’analisi dello show e di tutti gli spettacoli metalcore in generale è stata ampiamente effettuata nelle sezioni precedenti: essa non vuole essere una condanna, ma solo un utile mezzo per scegliere se questo tipo di concerti fanno per voi oppure no. Tanto, alla fine, è sempre il pubblico a decidere.