Speed Thrash

Live Report: Hellcrash + Alchemist @ Ziggy Club, Torino – 14/12/2024

Di Roberto Castellucci - 29 Dicembre 2024 - 12:00
Live Report: Hellcrash + Alchemist @ Ziggy Club, Torino – 14/12/2024

Siamo di nuovo giunti a ‘quel’ periodo dell’anno. Babbi e Alberi di Natale, soldatini schiaccianoci gonfiabili, luci intermittenti, presepi e doni riempiono le vetrine dei negozi, le vie della città e gran parte della superfizie calpestabile di casa mia, per la gioia di mio figlio e per il forte roteamento dei miei cabbasisi. Si rende necessario un urgente intervento di disintossicazione: per raggiungere questo obiettivo non c’è nulla di meglio di un bel concertino, probabilmente l’ultimo a cui riuscirò a partecipare prima della fine del 2024. Lo Ziggy Club di Torino mi propone ciò di cui ho bisogno. Il menù della serata presenta due bei gruppetti che da tempo attendevo al varco. Calcheranno il palco i giovani thrasher torinesi Alchemist e un trio di alfieri dello Speed Metal ligure, gli altrettanto giovani Hellcrash. Alchimia, catene e Satanassi riusciranno a esorcizzare lo spirito natalizio che sta cercando in tutti i modi di togliermi il peccato dal sangue?

Lo Ziggy mi accoglie con una selezione musicale in linea con il programma della serata: “Sodomy and Lust” dei Sodom funge da colonna sonora per la prima spillatura di birra, mentre la storica “Angel Witch” dell’omonima band NWOBHM accompagna un primo esame del banco del merch. Seduti dietro a CD e magliette incontro due componenti degli Alchemist, il cui monicker fa già bella mostra di sé proiettato sul telone montato alle spalle della batteria. Il nome della band è stato montato su di uno sfondo che raffigura il Sole e la volta celeste come se ci si trovasse, giustamente, al cospetto di un trattato sulla Grande Opera alchemica. Altri immortali evergreen della ‘nostra musica’, tra i quali mi piace ricordare “Best I Can” dei Queensrÿche e “Battle Angels” dei Sanctuary, allietano le prime due chiacchiere che scambio con Alessandro Gargivolo, membro fondatore nonché cantante e chitarrista degli Alchemist, prima che il gruppo salga ufficialmente sul palco.

Alchemist

Nato a Torino nel 2019, il quartetto ha all’attivo un EP, “Architecture of Humanity“, e un demo omonimo. Gargivolo mi ha confermato che fra non molto questi lavori verranno affiancati da un primo album completo, la cui uscita è prevista per il 2025: il disco si intitolerà “Sacrifice” e una fetta della scaletta di questa sera sarà occupata da brani che ne faranno parte. Un ipnotico brano preregistrato fa da introduzione agli Alchemist, annunciando agli avventori più distratti l’inizio dello show. Note di pianoforte e atmosfere sognanti danno il la allo spettacolo, che tutto sarà tranne che sognante e tranquillo: i ragazzi affondano le loro radici stilistiche nel Metal anni ‘80, producendo un Thrash Metal screziato da atmosfere Heavy/Speed e ricco di suggestioni Death Metal. Non a caso il bassista e il batterista sono portatori sani di t-shirt dedicate rispettivamente ad Iron Maiden e Death. Galoppate indiavolate, intermezzi ragionati e marziali, inattesi ritmi apparentemente ‘sghembi’ variano non di poco l’esperienza di ascolto, aggiungendo al ricco piatto un pizzico di inventiva utile per staccare il più possibile il cordone ombelicale dai grandi esempi di 30/40 anni fa. Ciò che non cambia rispetto al periodo d’oro del Death/Thrash è l’aggressività trasmessa dai brani, tra i quali ricordo con piacere due fucilate che rispondono al nome di “Turning Upside Down” e “Cyclone of Torments“. Se i capelli di un paio di decenni fa non mi avessero abbandonato due tracce di questo spessore li avrebbero pettinati a dovere…inconveniente che invece deve sicuramente aver affrontato il chitarrista Leonardo Piermaria, dotato di una foltissima chioma in pieno stile Slash: il suo headbanging vorticoso ha contribuito ad areare e rinfrescare le primissime file di pubblico nel pit! Degna di nota è l’introduzione in scaletta di una cover: gli Alchemist pagano infatti un giusto tributo ai Death con una riuscita versione di “Genetic Reconstruction“, traccia contenuta in uno dei molti capolavori della seminale band Death Metal floridiana, “Spiritual Healing“. Gargivolo non perde l’occasione per dedicare il brano a Chuck Schuldiner, membro fondatore, chitarrista e cantante dei Death il cui anniversario di morte è caduto proprio il 13 dicembre. Il frontman è praticamente l’unico membro degli Alchemist a stabilire un contatto verbale diretto col pubblico: le sue parole tra un brano e l’altro permettono ai presenti di ottenere qualche informazione aggiuntiva sul contenuto dei testi dei vari brani presentati sul palco dello Ziggy. L’unico elemento che mi piacerebbe vedere la prossima volta in cui incrocerò sul palco i ragazzi ha a che vedere con questo argomento: una maggior partecipazione alla ‘festa’, se così si può dire. I membri del gruppo sono visibilmente concentrati sulle loro parti e svolgono egregiamente il loro compito da un punto di vista tecnico; si deve ancora lavorare un po’ per rompere come si deve il ghiaccio con il pubblico presente. Un po’ più di presenza scenica ci vuole: incitare il pubblico a far partire molti circle pit ed innalzare corna al cielo a volte può sembrare stucchevole, ma tutto fa brodo! L’unico modo per imparare ad impadronirsi della scena è sperare di suonare dal vivo il più possibile: parlo per esperienza personale quando dico che più si calcano i palchi, più essi diventano una seconda casa dalla quale prima o poi diventa addirittura difficile allontanarsi. Spero vivamente che la pubblicazione di “Sacrifice” permetta agli Alchemist di farsi aprire molte porte di locali, festival estivi, raduni motociclistici e chi più ne ha più ne metta: i ragazzi sanno il fatto loro e meritano tutta l’attenzione possibile. Invito pertanto i Lettori ad approfittare dei collegamenti che fornirò dopo la carrellata di fotografie: sono sicuro che gli Alchemist ne combineranno delle belle nei prossimi mesi…buon ascolto!

SCALETTA

  1. “Intro (Inferno)”
  2. “She Sells…Death!”
  3. “Sacrifice”
  4. “Nevermore”
  5. “Turning Upside Down”
  6. “Genetic Reconstruction”
  7. “Cyclone of Torments”
  8. “In a Natural Way”
  9. “Wings of Freedom”

Le belle foto in bianco e nero che ammirerete sono state scattate da Enry Devilson: grazie per la disponibilità!

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Hellcrash

Gli Hellcrash hanno montato sul palco le decorazioni natalizie che tanto ci piacciono: catene, cappi per impiccare quelli che ben pensano, croci rovesciate irrorate di biacca rossa, cinture ricche di proiettili, borchie killer pronte per far ingarbugliare cavi e coscienze, panze da birra. Sembra anche a Voi il kit perfetto per diffondere un po’ di sano Speed Metal nel 2024? A ben guardare, alla fine, penso che si tratti dello stesso kit che ci si portava appresso nel 1981…

Addobbi di un certo spessore

Spesso ho sostenuto che Metal e derivati sono quanto di più vicino all’immortalità sia possibile trovare in campo musicale e sottoculturale. Perché ciò che andava bene nel 1981 non dovrebbe andar bene anche oggi? Gli Hellcrash dimostrano a suon di fatti la bontà di questa riflessione, fondamentale per tutti coloro che, come me, sono approdati al porto sicuro del Metallo Pesante con una manciata di annetti di ritardo rispetto ai tempi in cui Venom, Exciter e compagnia bella infuocavano i palchi di mezzo mondo. Il power trio ligure, con le sue scelte estetico/musicali squisitamente estreme e retrò, permette agli appassionati di godere di un certo modo di far musica in cui al giorno d’oggi non è più così scontato imbattersi. Forti di una recente galoppata in lungo e in largo per l’Europa per promuovere “Demonic Assassinatiön”, secondo e ultimo album pubblicato nel 2023, gli Hellcrash sbarcano in una Torino fredda e attanagliata dalla nebbia per mietere un altro po’ di vittime. Vittime consenzienti, ad occhio e croce: in passato ho visto lo Ziggy Club più affollato ma non sono pochi i coraggiosi che hanno sfidato le intemperie per partecipare al rumoroso Sabba degli Hellcrash. La band ha confezionato una scaletta che pesca molti brani da “Demonic Assassinatiön” e qualche classico dal precedente nonché primo disco “Krvcifix Invertör”. Le tracce del primo full length occupano la parte finale dello spettacolo ma non ci sono molte differenze rispetto agli estratti dall’ultimo album. Entrambi i lavori sono animati dalle medesime caratteristiche: estrema velocità di esecuzione, micidiali raffiche di riff di chitarra e basso, voce graffiante non molto lontana da quella del ‘maestro’ Cronos dei Venom, produzione vigorosamente ed esageratamente lo-fi. Dal vivo l’unica cosa che cambia è la qualità del suono: il materiale musicale che su disco viene inciso con una produzione volutamente corrotta e ‘marcia’, per così dire, viene profondamente trasformato dal filtro rappresentato dall’impianto audio del locale. Brani come “Volcanic Outburst” e “Okkvlthammer”, se possibile, colpiscono il pubblico con una violenza ancora superiore rispetto alle loro versioni originali immortalate in “Demonic Assassinatiön”. Il devastante impatto dei brani degli Hellcrash viene sorretto con forza e perizia dal dinamismo del bassista F.T. Skullcrusher e del cantante/chitarrista L.C. Hellraiser. I tour in giro per il Vecchio Continente hanno insegnato ai ragazzi la necessità di conquistare il palcoscenico con arroganza e vitalità. Alcune succose lattine di birra disseminate sul palco permettono ai ragazzi di recuperare i litri di sudore persi a causa delle continue corse sopra e sotto al palco. Il bassista urla, corre, suda e invade a più riprese il pit con il suo strumento, mentre il cantante, durante una delle sue numerose corse a perdifiato sul palco, urta e rischia di buttare giù i tom del batterista che, senza fare alcune piega come se la scena si ripetesse invariata ormai da anni, ripristina in un lampo la configurazione dei componenti con l’aiuto del collega degli Alchemist. Un pogo forsennato sorge spontaneo nel pit mentre le macchine del fumo, comandate dal bassista grazie ad un comodo pedalino fissato sul palco, ammorbano l’aria e contribuiscono a portare un mucchio di nebbia all’interno del locale. Le luci rosse dei faretti, croce e delizia per l’obiettivo del mio povero smartphone, colorano il fumo di rosso sangue rendendo l’atmosfera particolarmente adatta per fare da sottofondo alle delicatissime esecuzioni di “Serpent Skullfuck”, “Hordes of Satan” e “Mephistopheles”. C’è spazio anche per un brano nuovo che ‘non è nuovo manco per niente’, stando alle parole del cantante: “Possessed”, oltre ad essere stato scritto 12 anni fa e inciso nel primo demo del gruppo “Ready to Burn in Hell”, è stato riportato alla luce recentemente in una nuova versione. Avvertimento per tutti gli interessati: il singolo è la prima uscita discografica della band dopo “Demonic Assassinatiön” ed è ascoltabile dal 13 dicembre in tutte le piattaforme digitali. A questo punto, però, i Lettori arrivati fino a qui avranno già capito come la dimensione migliore per conoscere gli Hellcrash sia quella live. L’ascolto casalingo va benissimo, ci mancherebbe, però un terzetto così esplosivo non può restare rinchiuso tra le pagine di un booklet o tra i solchi di un disco in vinile. Gli Hellcrash vanno visti, vissuti e conosciuti sul palco, si deve organizzare un wall of death con il bassista in mezzo alle due metà del pubblico in procinto di scontrarsi, si devono poter graffiare le corde del suo strumento a fine concerto prima di fare un passaggio al banco del merch [tutte queste cose sono accadute realmente, ndr]. Andare ad uno spettacolo degli Hellcrash è un po’ come viaggiare nel tempo: per una o due orette si può rivivere un’epoca mitizzata in cui il disturbo della pubblica quiete non spettava agli odierni trapper ma a sguaiati manipoli di leather boyz with electric toyz. La contemporaneità ci attende, inesorabile, dopo il concerto: tanto vale divertirsi un po’ a colpi di Speed Metal, pogo e roboanti blasfemie! Grazie a tutti i Lettori ancora presenti e arrivederci al prossimo concerto!

SCALETTA

  1. “Volcanic Outburst”
  2. “Okkvlthammer”
  3. “Satan’s Crypt”
  4. “Possessed”
  5. “Graveripper”
  6. “Demonic Assassinatiön”
  7. “Purgatory Raiders”
  8. “Serpent Skullfuck”
  9. “Abyss of Lucifer”
  10. “Hordes of Satan”
  11. “Mephistopheles”
  12. “Alcoholic Brigade”
  1. “Black Fire Demon”

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