Live Report: Helloween + Gamma Ray a Milano

Di Stefano Burini - 8 Marzo 2013 - 0:00
Live Report: Helloween + Gamma Ray a Milano

 

HELLOWEEN + GAMMA RAY + SHADOWSIDE

05/03/2013 @ ALCATRAZ, MILANO (MI)

 

 

La travagliata storia che ha portato il nucleo degli Helloween degli anni d’oro scomporsi in tre distinte schegge che hanno corso talvolta parallele, negli anni, ma senza mai incrociarsi per lungo tempo è vicenda ormai nota per buona parte dei cultori del Metal e in particolare del power teutonico. Weikath e Grosskopf da una parte, a portare avanti il verbo delle Zucche di Amburgo con l’innesto di un Andi Deris sempre più amato e sempre più in palla, dall’altra Kai Hansen con i suoi Gamma Ray, per un certo periodo addirittura più in auge della “band madre, in mezzo il bizzoso ex Golden Boy Michael Kiske, perennemente indeciso tra quel rock canatutoriale che tanto avrebbe voluto divantesse la sua dimensione e il buon vecchio (e remunerativo) hard ‘n’ heavy. Era già qualche tempo che queste tre entità si sfioravano o addirittura collaboravano ad ulteriori progetti (vedasi gli Unisonic) e non stupisce quindi oggi, grazie sicuramente anche alla infinita potenza del Dio denaro di vedere Helloween e Gamma Ray imbarcarsi in un tour internazionale insieme, con il valido supporto offerto dai brasiliani Shadowside. E per gli amanti di questi gruppi e di queste sonorità (che loro stessi hanno portato alla ribalta) sarebbe stato di certo un vero peccato mancare ad una simile occasione.

 

L’onore di aprire la serata tocca ai brasiliani Shadowside. La band, originaria di Santos, nella regione di San Paolo, e capitanata dalla bella cantante Dani Nolden, ha all’attivo ben tre album (“Theatre Of Shadows” del 2006, “Dare To Dream” del 2009 e l’ultimo “Inner Monsters Out” targato 2011) e propone un onesto power metal in totale aderenza all tradizione. Ralph Mattos si cimenta con numeri ad alta velocità alla chitarra mentre la sezione ritmica viaggia a buon regime e la Nolden si sgola il piu possibile (peraltro in  maniera non sempre efficace) alla ricerca dell’acuto definitivo. Come da copione un set piuttosto breve eseguito con buona cura da parte della band carioca e in ogni caso un  buon aperitivo in attesa delle star della serata.

 

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Scoccano le ore 20 in punto e giunge il turno dei Rayz: Hansen e compagnia decidono di aprire con la sempreverde  “Anywhere In The Galaxy”, tratta dall’ottimo “Powerplant” (1999) e Kai, pancetta a parte, appare da subito in gran forma. impressione confermata dalla successiva “Men Martians And Machines” e da “The Spirit”, inaugurata dalla tipica intro d basso di Dirk Schlachter e accolta con grande soddisfazione da un pubblico saltellante e in visibilio. Tempo di cover e non poteva che trattarsi di “Gamma Ray” dei Birth Control; rielaborata in chiave heavy/speed e trasformata in una sorta di brano mascotte, la canzone si giova della prova compattissima da parte di tutta la band, lanciando poi la volata ad uno spettacolare assolo di chitarra firmato da Henjo Richter. Con un breve monologo Kai introduce due pezzi nuovi di zecca che andranno a far parte della tracklist del nuovo disco del Raggio Gamma. La prima è “Master Of Confusion”; dall’incipit decisamente “I Want Out”-oriented, la canzone mostra, ad ogni modo, un gran tiro e una buona resa live, pur non proponendo nulla di troppo innovativo (ma d’altro canto non è innovazione quella che vogliamo sentire dai Rayz); la seconda, “Empire Of The Undead”, é uno speed/power velocissimo sorretto dai vocalizzi ultrasonici di Kai e dal percussionismo forsennato di Michael Ehré che eleva il ritmo con estrema disinvoltura. “Empathy” è piu solenne, quasi epica e di grande atmosfera; verrebbe da tessere le lodi di volta in volta dell’uno o dell’altro musicista ma la veritá è che tutta la band gira davvero a pieno regime. Veloce e potente, “Rise” contrappone riff e strofe di matrice heavy ad un ritornello ultramelodico, ad ogni modo molto riuscito. Pochi accordi e si fa strada un classico delle rivisitazioni metal: quella “Hall Of The Mountain King” già coverizzata, tra i tanti, da Rainbow e Savatage e utilizzata, in questo caso, come intro per una versione ultra-happy del classicissimo “Future World”. Chiude “To The Metal”, addirittura marziale, un fiume in piena sempre in procinto di rompere gli argini, con il suo riffing serpeggiante e il refrain oscuro ed epico mentre Henjo si scatena con il tapping esaltando tutta la platea. L’encore è affidato a “Send Me A Sign”, happy metal solare e saltellante eseguito con la consueta bravura, l’occasione per presentare tutta la band e congedarsi dal pubblico riconoscente dopo un’ora di grande power metal come solo i Maestri sanno fare.

 

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Setlist
01. Anywhere in the Galaxy
02. Men, Martians and Machines
03. The Spirit
04. Gamma Ray (Birth Control cover)
05. Master of Confusion
06. Empire of the Undead
07. Empathy
08. Rise
09. Future World (Helloween cover)
10. To the Metal

Encore
11. Send Me a Sign

 

Ore 21 e 30, cala il tendone in bianco e nero e finalmente possiamo apprezzare la spettacolare scenografia a tema bellico (con tanto di aerei da guerra e Zucche dotate di maschera antigas): davvero riuscitissima e ben valorizzata dal sapiente uso delle luci. Pochi istanti e sul quasi rappato di “Wanna Be God”, si apre il concerto delle Zucche di Amburgo; i ritmi tribali scanditi da Dani Loeble, introducono la nuovissima “Nabataea”, seguita a ruota dalla celeberrima “Eagle Fly Free”, brano manifesto del power metal teutonico nel quale Deris lascia le prime due ripetizioni del refrain al pubblico uscendone alla grandissima sulla terza, con grande approvazione generale. “Straight Out Of Hell colpisce a suon di bordate heavy anni ’80 ben contrapposte all’efficace refrain melodico, ma la vera killer track si dimostra, ad ora, “Where The Sinners Go” addirittura rockeggiante, retta dal percussionimo tribale di Loeble e dal riffeggiare sinuoso delle due chitarre, highlight assoluto della serata. “Waiting For The Thunder”, come la precedente, ha un impostazione quasi danzereccia, per certi versi defleppardiana, e colpisce altrettanto nel segno. La band pare ad ogni modo molto affiatata lungo tutta la durata dello show: Deris gioca con il pubblico e con i compari, in particolare con Grosskopf, Gerstner sorride e tenta timidamente di scatenare il pubblico e persino Weikath, pur mostrandosi scazzato come sempre (ma è di certo parte del personaggio costruito negli anni) dà l’idea in più d’un’occasione di divertirsi parecchio e di apprezzare la calorosa risposta del pubblico. “Steel Tormentor”, tratta dall’ormai vetusto “The Time Of The Oath” e in bilico tra heavy e power, è il primo dei gustosi ripescaggi degli early years di Andi Deris e i fan sembrano gradire senza riserve. Una sirena seguita da bombardamenti (come anticipato, tutto a tema guerresco) crea il pretesto per un divertente assolo di batteria, ma in pochi istanti veniamo catapultati indietro di ventisei anni con la sempre fantastica “I’m Alive”: tiro micidiale retto da batteria e chitarre scatenate (con Sascha sempre in maggiore evidenza rispetto a Weiki che gli concede quasi tutti gli assoli) e da un Deris che si fa valere alla grande su una delle hit storiche di Kiske. All’inizio della successiva “Live Now!” Weikath accende la prima, immancabile, sigaretta della serata ma le (spettacolari) lead guitar sono di nuovo tutte per Sascha, mentre Andi si conferma grande entertainer, scherzando con il pubblico con il savoir faire del veterano. Pausa intimista con la ballata semiacustica “Hold Me In Your Arms”: grandissima intensità e un Deris, per la verità da sempre a suo agio con le ballate, davvero mattatore. Di nuovo uno sguardo al passato, dapprima con un estratto da “Better Than Raw”, nientemeno che “Falling Higher”, sempre divertente e suonata e cantata in maniera impeccabile, seguita da “Hell Was Made In Heaven” (da “Rabbit Don’t Come Easy”, a firma di Grosskopf) e infine con “Power”, ripescata di nuovo da “The time Of The Oath”. Il primo encore è riservato alle poderose mazzate heavy di “Are You Metal?”, seguita da una delle hit storiche più amate degli amburghesi, “Dr. Stein”, ma la vera chicca è costituita dal finalissimo riservato ad un medley costituito dalle mitiche “Halloween”, “How Many Tears” e “Heavy Metal Is The Law”, eseguite in duetto con Hansen, e all’altrettanto imprescindibile “I Want Out”, per la quale salgono sul palco anche i restanti membri dei Gamma Ray al gran completo per una vera e propria festa a base di Heavy Metal come i fan aspettavano sin dal primo istante.

 

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Setlist
01. Wanna Be God
02. Nabataea
03. Eagle Fly Free
04. Straight Out of Hell
05. Where the Sinners Go
06. Waiting for the Thunder
07. Steel Tormentor
08. Drum Solo
09. I’m Alive 
10. Live Now! (extended w/sing-along)
11. Hold Me in Your Arms
12. Falling Higher
13. Hell Was Made in Heaven
14. Power

Encore
15. Are You Metal?
16. Dr. Stein

Encore 2
17. Halloween / How Many Tears / Heavy Metal (Is the Law) (con Kai Hansen)
18. I Want Out (con i Gamma Ray al completo)

 

Una grande serata a base di Metal (sì, quello con la M maiuscola), con protagoniste due band assolutamente storiche e amatissime dal pubblico italiano, una vera e propria festa, come si diceva poc’anzi, da cui tutti escono vincitori, il pubblico in primis, fortunato spettatore di un concerto di alto livello sia sotto il profilo tecnico che sotto quello emozionale. Tutte le band hanno offerto prestazioni di rilievo ma se proprio s’ha da incoronare i top player della serata, la menzione d’onore spetta a Andi Deris e Sascha Gerstner. Il primo evidenzia doti da entertainer non trascurabili e dimostra (qualora ce ne fosse ancora bisogno)  e con una prova di alto livello di potersela tranquillamente giocare con Kiske nelle preferenze dei fan, il secondo pur non essendo grande uomo di spettacolo convince per la solidità della sua prova e per la sua bravura in fase solista. Che altro aggiungere? Heavy Metal Is The Law!

 

Report a cura di Stefano Burini, fotografie a cura di Michele Aldeghi.