Live Report: Hellsinki Metal Festival 2024 @ Ice Hall, Helsinki (FI)
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Dopo il successo della prima edizione, l’Hellsinki Metal Festival torna con un seguito prudentemente più ambizioso: stesso concept, stesso numero di band, ma allargando l’area all’interno della arena di hockey per poter così aumentare la capienza ed accogliere più pubblico. Continuano anche gli esperimenti con l’aggiunta di galleria d’arte di fotografi e artisti sia locali che internazionali, la zona tatuatori che oramai pare sia diventata una componente comune a praticamente tutti gli eventi di un certo spessore, ed altre attività e bancarelle per distrarre il pubblico, tra cui degna di nota é senza dubbio la Bodom sauna (in collaborazione infatti con il Bodom bar). Sono anche state rimosse cose che evidentemente non hanno riscosso l’anno scorso il successo sperato, come il bungee jumping, o il castello gonfiabile nell’area VIP (o RIP, per essere più precisi).
Insomma fatti i dovuti aggiustamenti, il festival si é rafforzato ed é anche migliorato molto a livello organizzativo. Da apprezzare particolarmente l’apertura degli spalti all’interno – lo scorso anno off-limits – non solo per permettere al pubblico di riposarsi e sedersi comodamente al coperto (anche in caso di pioggia), ma anche per evitare i problemi di capienza della scorsa edizione, in cui molta gente non é riuscita a vedere alcuni concerti sul palco indoor perché la sala era troppo piena.
Venerdì
Non c’era molto tempo da perdere una volta aperti i cancelli, dato che la prima band avrebbe cominciato a suonare solamente mezz’ora dopo e c’era già una coda non indifferente all’ingresso. Si parte quindi subito con Deathchain nel palco 2 (all’esterno nel parcheggio dell’arena, così come il palco principale) ed in contemporanea i Suotana nel palco 3 (quello invece all’interno dell’area). Optando per i primi, non abbiamo potuto fare a meno di notare quanto questo palco si sia ristretto rispetto all’edizione precedente (stona un po’ a guardarlo di fianco al main stage, che é anche alto praticamente il doppio).
Sotto il sole del primo pomeriggio i Deathchain si sono dunque esibiti davanti ai primi arrivati, scegliendo una scaletta incentrata sui classici di “Deathrash Assault”. Solidi e compatti come sempre, pur sudando extra per le temperature non certo Finlandesi, hanno offerto al loro pubblico una buona prova a ritmi elevati e capelli svolazzanti, scaldando gli animi in vista di una lunga giornata.
In una delle rare visite di oggi al palco 1 (quasi tutte le band più interessanti della giornata erano infatti sul palco più piccolo), ci siamo trovati poi di fronte ai Wolfheart di Tuomas Saukkonen. Con un nuovo album in uscita a settembre, la band ha avuto occasione di anticipare qualcosa del nuovo materiale al suo pubblico. Non si sa bene perché gli stand dei tre microfoni siano adornati con delle specie di teschi di alci di plastica nere, che é comunque una delle cose che rimangono più impresse dello spezzone di concerto a cui abbiamo assistito. Il resto é il tipico melo-death finlandese che può piacere o meno (chiaramente la band vanta un discreto numero di fans), ma che – pur ben eseguito – oggigiorno lascia in generale poco spazio per sorprendere.
In uno dei rari clash in cui la scelta tra band si fa più ardua, i Terrorizer suonavano in contemporanea ai Gutalax. In questo caso ci siamo presentati per gran parte dello show dei primi, con una breve escursione di un 5-10 minuti al concerto dei secondi (quindi essendo grindcore giusto il tempo per 4 o 5 canzoni). Che dire, i Terrorizer hanno rievocato ai più tanti ricordi di ottantiana memoria con il 25° anniversario di “World Downfall”, suonato infatti per intero. Non c’é neanche da commentare sulla qualità della band, quando ti trovi di fronte a gente come David Vincent e Pete Sandoval, col nuovo cantante Brian Werner tutto dipinto di verde, il quale non molla quasi mai lo scheletro appeso all’asta del microfono che pare rubato ad una classe di liceo. I quattro – incluso il chitarrista Richie Brown, mietono vittime per un concerto davvero intenso. Devastanti.
Nel contempo siamo corsi verso il palco 3 per vedere almeno un pezzo del concerto dei cechi Gutalax. Niente wc portatili tra il pubblico essendo al chiuso, ma i fan sono comunque ben coinvolti con un wall of death (o “wall of shit”, come battezzato dal cantante) di tutto rispetto. Ovviamente tutto all’insegna dell’igiene – o mancanza di quest’ultimo – tra brani come “Diarrhero”, “Total Rectal” e “Fart And Furious”, con diversi spettatori che si sono portati lo spazzolone da casa. Di sicuro il gruppo più pazzo di questo weekend.
Tornando a un salto nel passato ecco i Cadaver, di cui riusciamo a vedere solo l’inizio per motivi di scaletta, ma abbastanza per testimoniare che la band fa il suo compito senza troppi fronzoli. Spicca l’abbigliamento del contrabbassista con mantella nera e maschera da medico della peste medievale. Questo gruppo storico Norvegese é una delle chicche sparse qua e là nella line up di un festival che in quanto a bookings sa sicuramente il fatto suo.
Purtroppo non possiamo assistere a più di 15-20 minuti del loro concerto perché dall’altra parte dell’area stanno per suonare Tom G. Warrior ed i suoi Triumph of Death. Eravamo quindi pronti per un bel po’ di Hellhammer. Ugh!
Ultima data Europea prima del loro tour Australiano, la band si era già esibita un paio di anni fa qui ad Helsinki in quello che é stato uno degli highlights di quell’anno. Non con la stessa intensità – anche per il fattore atmosfera (locale al chiuso strapieno di gente vs un parcheggio al sole) – ma comunque sempre un piacere vedere il più celebre musicista svizzero di metallo estremo destreggiarsi nei classici di Hellhammer con il suo inconfondibile stile, conquistandosi a nostro avviso il podio tra i migliori concerti di questa giornata.
Non c’é un attimo di respiro, e cercando di districarsi tra la folla (chiaramente maggiore rispetto allo scorso anno) era tempo di correre di nuovo dentro l’arena per il concerto dei Massacre. La storica band death metal proveniente da Tampa – come i successivi Deicide – porta violenza ed una buona dose di entusiasmo nella sua prestazione odierna, incentrata sul debutto “From Beyond”. Chiaramente c’é molto death e thrash metal a questo festival, il che é assolutamente positivo e rappresenta un punto di forza a confronto con l’offerta di tanti altri eventi metal che si rincorrono nell’estate finlandese. A parte il cliché di presentarsi al coperto con gli occhiali da sole (parliamo del cantante), gli americani mostrano di che pasta sono fatti ed instigano i fans a lanciarsi in un moshpit di discrete proporzioni, facendo salire l’adrenalina in vista dei colleghi Deicide.
Si perché fino al momento in cui Glen Benton e compagni si sono presentati in carne ed ossa sul palco, tutti erano in trepidante attesa nella speranza che il loro show non venisse cancellato per l’ennesima volta. Tra l’entusiasmo e l’euforia generale invece lo scorbutico musicista si é fatto vivo sulle note di “When Satan Rules His World”. Fin da subito era chiaro quanto la band avrebbe dovuto suonare su un palco più grande perché la maggior parte degli spettatori si é accalcata in questa zona rendendo molto difficile muoversi. Ciò col merito non solo delle grandi attese verso questo concerto ma anche dall’esecuzione live di brani che hanno assolutamente fatto la storia del death metal made in USA. I Deicide hanno spazzato via tutto quanto visto finora con una prestazione memorabile che rimarrà negli annali di questo secondo Hellsinki Metal Festival.
Siamo anche riusciti a vedere un pezzo del concerto degli Obscura, band tedesca autrice di un death metal ben più tecnico e progressivo che ha avuto modo di dare dimostrazione del virtuosismo del suo frontman Steffen Kummerer. Qualcosa di un po’ diverso rispetto al tanto death della vecchia scuola che ha riempito le ore precedenti.
Era dunque giunto il momento di esplorare l’offerta culinaria degli stand nella food court del festival. Con nostra piacevole sorpresa abbiamo trovato il nostro panettiere di fiducia da cui ci siamo gustati una lepinja con degli ottimi ćevapčići, cipolle e salsa ajvar. Niente male quando si pensa che fino ad una decina di anni fa il massimo in cui si poteva sperare qui in Finlandia era patatine fritte e simili.
A pancia piena ci siamo ritrovati nuovamente di fronte al palco 2 in vista dei Satyricon, per la terza volta in sette giorni (dopo il doppio concerto al Beyond The Gates). Senza le grandi aspettative del weekend precedente, e con una setlist molto simile a quella di sabato scorso, il loro concerto é stato a tratti forse anche più godibile appunto perché non c’era da aspettarsi di vedere chissà che cosa di unico o speciale, e dopotutto i Satyricon comunque sanno bene quel che fanno. Per molti questo sarà infatti uno degli highlights del weekend, per noi invece – almeno nella giornata odierna – il meglio sta per arrivare con gli headliner.
Se c’é qualcuno che sa fare lo showman ed imbastire uno spettacolo mozzafiato, questo é sicuramente Tobias Sammet. Neanche quei 5-10 minuti di pioggia durante “The Scarecrow” hanno rovinato uno show degno delle grandi occasioni (nonostante il cantante continuasse a citare la pioggia durante il concerto molto più tardi). Tra fiammate, scenografie che cambiano sullo schermo a seconda dei brani, ed ospiti d’eccezione, c’era di tutto e di più per accontentare anche i fans più esigenti. Quanto ad ospiti, più o meno in ordine, Adrienne Cowan si é trovata a duettare con Tobias durante “Reach Out for the Light”, seguita da Ronnie Atkins (Pretty Maids, in “The Scarecrow”), un entusiasta Kenny Leckremo (H.E.A.T.) che saltava qua e là sul palco incitando il pubblico sulle note di “Dying for an Angel”, Geoff Tate in “Alchemy” e “Invincible”, Bob Catley, prestatosi alla voce in “The Story Ain’t Over”, Henry Langhans nella successiva “Let The Storm Descend Upon You”, e per finire la nostrana Chiara Tricarico (Moonlight Haze, durante “Farewell”). I vari artisti si sono anche uniti più avanti insieme nel finale, per un concerto che é andato soltanto in crescendo senza un attimo di pausa, per la gioia dei fans entusiasti. A nostro avviso gli Avantasia si sono conquistati facilmente e con merito il titolo di miglior concerto per questa edizione, forse solo l’inossidabile Metal Queen DORO il giorno dopo si sarebbe avvicinata ma chiaramente gli Avantasia avevano dalla loro tutta la produzione alle spalle a fare da cornice ad uno spettacolo difficile da dimenticare.
A chiudere la prima giornata di festival c’erano infine gli Swallow The Sun. Con un nuovo album in uscita in autunno la band ha fatto esordire dal vivo i due singoli che lo precedono, creando all’interno della arena di hockey quell’atmosfera malinconica e triste che tanto é cara ai loro fans più assidui. Come anticipato all’inizio del report, quest’anno era possibile sedersi anche sugli spalti, il che ha avuto l’effetto di vedere un pubblico più sparso a puntellare i vari lati della sala. Infatti chi non era interessato alla band di Jyväskylä ha potuto semplicemente andarsene via prima, mentre per i restanti la band ha permesso di scendere nell’oscurità della notte in una nota forse non proprio allegra, dato il tono della band, ma sicuramente ricca di emozioni. Fortuna che avevamo ancora tutta la carica e l’energia dal concerto precedente. A questo punto però eravamo troppo assonnati per poter proseguire all’alba delle 2 di notte, siamo perciò andati a recuperare le forze in vista del Sabato.