Death Grindcore Heavy

Live Report: HM Night @ Defrag, Roma – 02/02/2024

Di Fabrizio Figus - 6 Febbraio 2024 - 9:00
Live Report: HM Night @ Defrag, Roma – 02/02/2024

Avvolto dal freddo di questo venerdì sera, mi appresto a raggiungere il Defrag, locale ormai abbastanza noto nella scena metal romana. Quello di oggi è un evento speciale perché sarà un concerto in memoria di Vincenzo “Vinz” Barone, uno dei padri del giornalismo metal in Italia, scomparso il 24 dicembre del 2022. Cofondatore dell’indimenticata rivista H/M e di Thunder, nonché bassista e voce degli Outrage, Vincenzo è stato una delle figure alle quali dobbiamo veramente molto; una sorta di “profeta in patria” del nostro mondo musicale.

Siamo accorsi in tanti stasera, ovviamente la fetta maggiore di pubblico appartiene alla generazione precedente a questa, nostalgici della rivista H/M, qualcuno di noi frequentava la comitiva dei metallari di Piazza di Spagna, “quelli della vecchia scuola”, lo zoccolo duro del pubblico Metal.

Meno capelli, meno energie, molto più cuore.

Si spegne la musica di sottofondo, in sala si fa buio, e tutti ci rendiamo conto che stiamo per tornare nel passato…

La prima parte è dedicata alle parole, non c’è musica ancora, solo parole che raccontano di Vincenzo e della redazione di H/M. Sul palco sono protagonisti vecchi amici, vecchi ricordi, qualche risata e qualche brivido commosso e nostalgico. Una manciata di aneddoti divertenti ci riscalda dentro, il pubblico ride con grande rispetto come è giusto che sia.

A questo punto, sul palco salgono gli storici Fingernails ma con una formazione acustica (chitarra, basso e voce) perché, come detto dallo stesso cantante della band romana Maurizio Angus Bidoli, “È giusto ricordare Vincenzo senza troppo rumore, in intimità, quasi in silenzio…

FINGERNAILS

Il primo pezzo che il duo ci propone è un brano che lo stesso Vincenzo, come racconta Maurizio, censurò dalle pagine di H/M perché dalla tematica troppo estrema (oggi questa affermazione ci farebbe ridere). Il pezzo in questione è “Crazy for Blowjobs”.

È curioso ascoltare in versione acustica un brano del genere, dalle sonorità punk-metal, con la voce graffiante di Bidoli (che ricorda tanto, ma proprio tanto, il buon Lemmy).

Ascoltiamo tutti in silenzio, muovendo solo il capo. Si percepisce simpatia ed empatia nell’aria, alla fine del brano si susseguono una serie di battute da parte del leader della formazione riguardo al “Che palle suonare in acustico” e altri divertenti riferimenti al fatto che Vincenzo era una persona “Aperta a 360 gradi, o si dice 90? No, forse 90 gradi vuol dire altro”. Ridiamo davvero di cuore perché è chiaro l’intento di rendere leggera e al contempo “rock” questa splendida serata commemorativa.

Il secondo brano è “Heavy Metal Forces”, un vero e proprio inno di quegli anni, autocelebrativo e testimone di quei tempi carichi di identità.

Dopo solo due brani, il gruppo lascia il palco. Ha suonato solo due canzoni, oltretutto in versione acustica, ma ha lasciato un’eco nella sala indescrivibile. Attendiamo tutti la seconda band, abbiamo lo sguardo assorto, cerchiamo di mantenere l’umore alto, ma c’è stato qualcosa nella breve esibizione dei Fingernails che ha fatto vibrare le nostre malinconiche corde d’acciaio…

Setlist:

01. Crazy for Blowjobs
02. HM Forces

UNDERTAKERS

È il turno degli Undertakers, storico gruppo Grindcore nato nel 1991 e tornato alla ribalta con l’ultimo “Dictatorial Democracy”.

Salgono e il Defrag si trasforma in un mattatoio sonoro. Il gruppo non ha pietà e massacra tutto e tutti. Il funambolico e istrionico Enrico Giannone non si ferma mai, salta e si muove senza sosta, assumendo pose plastiche e incitando più di una volta il pubblico a creare un mosh (che purtroppo non parte mai). Iniziano il loro attacco con “Best Hate”, al termine del quale il nostro animale da palco presenta la band e infila l’ennesimo aneddoto divertente della serata: “Quando Vincenzo Barone ci recensì su H/M, scrisse ‘Questi ragazzi faranno strada’…[pausa teatrale]…s’è sbagliato”…e la serata viene ancora una volta colorata dalle risate del pubblico. Una nota di merito va alla cover dei Ramones “Pet Sematary” dove la chiave grindcore non stona nel modo più assoluto. La loro esibizione procede potente, precisa. Divertenti, tecnici e massicci, disintegrano ogni struttura del locale capitolino e la doppia cassa di Demian Campora ci fa entrare in risonanza la struttura ossea.

Finito il loro tempo, mi appresto a prendere il foglio della scaletta sul palco ed Enrico mi chiede: “Hai finito la carta igienica?”. Rido e gli rispondo “Sì, fossero tutte così le carte igieniche”…

Setlist:

01 Best Hate
02 My Pride
03 Religion is a Crime
04 Dictatorial Democracy
05 I Am the Motherfucker
06 Society vs Society
07 Per Sematary (Ramones cover)
08 It’s Time to Die
09 The Riotmaker

ELECTROCUTION

È il momento dei bolognesi Electrocution, band Technical Death Metal nata nel 1990. Questa serata romana è una tappa del loro tour “Inside the Unreal Tour”. Salgono sul palco con fare tranquillo, parlano tra loro per gli ultimi aggiustamenti tecnici e, dopo qualche minuto di attesa a causa di un imprevisto tecnico della sezione ritmica, iniziano una guerra.

Guerra.

Perché di quello si è trattato.

Le prime polveri vengono sparate con la tuonante “Premature” e subito è chiara la professionalità del combo petroniano. Mick Montaguti è preciso, tagliente, con un growl tecnicamente ineccepibile. Tiene il palco con decisione e si presta ai vari scatti dei fotografi posando con naturalezza e spontaneità. Alle pelli, Vellacifer (all’anagrafe Francesco Vella Galifi), è chirurgico, potente, e ci regala mitragliate a suon di blastbeat e doppia cassa. Il resto della band è un corpus unicum di perfezione. La scaletta scorre fluida, parte qualche momento di pogo. Mick è cattivissimo, la sua mimica facciale è mefistofelica, cosa che carica ancora di più il pubblico. Gli Electrocution sono una di quelle formazioni che stonano (in senso buono) in una realtà underground, ma ne è anche la salvezza perché questo non è un “gruppetto che suona nei locali” ma è una “band che suona su un palco”.

Punto.

Setilist:

01 Premature
02 They Died
03 Growing
04 Body’s Decay
05 Ghost of Past
06 Under the Wings
07 Postmortem
08 Back to the Leprosy
09 Behind the Truth
10 Bells of the End

L’esibizione termina. La serata termina. Il ricordo di Vincenzo “Vinz” Barone non termina. Concludo questo articolo con una sua frase:

Ho sempre immaginato il percorso delle conoscenze umane, degli incontri e delle amicizie, come una specie di grande banchetto che dura tutta la vita, nel corso del quale alcune si alzano, si siedono per stare un attimo, altre rimangono giusto il tempo di qualche portata, altre ancora invece restano per sempre ‘sedute’ al tuo tavolo: le persone, gli affetti, le esistenze altrui che il destino ti ha riservato. Tutti i tuoi incontri, alla tua tavola. Mi spiego? Poi però, purtroppo capita che una di quelle sedie raccolte intorno al banchetto esistenziale, improvvisamente resti vuota. Capita che qualcuno, suo malgrado, svanisca dal lieto desinare. E quel vuoto lo senti, ti rimane. Quel posto vuoto resta testimone perenne di chi lo aveva occupato, e quel nome poi non te lo scordi più…

Ciao Vinz…