Live Report: Hopeless + Bloody Unicorn @ Blah Blah, Torino – 16/03/2024
La stesura e la successiva lettura di un live report risultano particolarmente piacevoli quando si trova un’idea portante con cui dare il la all’articolo. In questo caldo sabato di marzo ho individuato un argomento centrale sin dalle prime ore del mattino: il primo pensiero che mi è passato per la testa è ‘se stasera vado a Torino si chiude il cerchio’. La mia intenzione è infatti recarmi al Blah Blah di Torino per presenziare ad un interessante concerto: i veneti Bloody Unicorn e i piemontesi Hopeless si alterneranno sul palco a suon di buon, vecchio e sano Death Metal. Perché ‘si chiude un cerchio’? In realtà se ne chiuderanno due. In primis, dopo aver intervistato i Bloody Unicorn e recensito il loro ultimo EP, mi sembra giusto andare a conoscerli di persona e godermi dal vivo la loro produzione artistica. In secundis, il concerto di stasera segnerà la fine dell’attività musicale per gli Hopeless, gruppo che fino a qualche mese fa non conoscevo e che purtroppo si scioglierà dopo la prima occasione in cui li incrocio dal vivo. Ci sono, insomma, sufficienti ragioni per chiedere a mia moglie e mio figlio l’ennesimo permesso per una libera uscita, accordatomi grazie alla promessa di portarli a fare non uno, bensì due weekend al mare nei prossimi mesi. Mercanteggiare in famiglia è uno splendido sistema per ottenere ciò che si desidera…non devo far altro che scegliere la mise per la serata, vale a dire una qualunque t-shirt con i teschi e/o qualche disegno sanguinolento, e salire in macchina per partire alla volta del capoluogo sabaudo.
Dopo aver risolto con insolita rapidità il problema del parcheggio faccio il mio ingresso nel Blah Blah, porto sicuro della scena alternativa in pieno centro a Torino. Primo passo: mostro il mio volto ai membri delle band, rivelando le mie intenzioni e identificandomi come il rompitorroni che li stalkerizzerà bonariamente durante e dopo il live. Secondo passo: birra e apericena, in modo da arrivare in forze quando Hopeless e Bloody Unicorn inizieranno la distribuzione delle loro carezze sonore dall’alto del palcoscenico. Queste operazioni, ormai codificate come in ogni rituale che si rispetti, stasera non prevedono l’esame preventivo del banco del merch, che al momento risulta ancora vacante. Questa transitoria assenza viene presto spiegata: i ragazzi della LM Productions, entità organizzatrice del concerto, sono stati imbrigliati dalle public relations con me, con gli avventori e con gli altri membri delle band sotto ai portici di Via Po…in fretta e furia decidiamo quindi di liberarli, permettendogli di apparecchiare l’occorrente, e attendiamo l’inizio delle danze.
Bloody Unicorn
I Bloody Unicorn oggi si presentano come un quartetto: il batterista Lorenzo e la cantante Irene, le due figure alle fondamenta della band, vengono accompagnati dai chitarristi Michael e Stefano. Purtroppo il bassista Ivano ha dovuto affrontare un piccolo problema di salute che gli ha impedito di presenziare, pertanto il basso sarà affidato ad una base preregistrata. Stando alle dichiarazioni di Stefano la base ‘sarà l’unica a non sbagliare’…e a perdere in umanità, purtroppo: evviva la musica suonata, che diamine, errori o meno! La formazione dei Bloody Unicorn prevede comunque un quinto elemento che troneggia sul palcoscenico. Si tratta di GianSbratto Bellocorno, l’unicorno gonfiabile mascotte del gruppo, nato nel 2023 e terzo della sua generazione, che attende di essere sorretto e malmenato da tutti i presenti nel ‘crowdsurfing unicornesco’ tipico dei live della band veneta.
La scaletta odierna prevede l’esecuzione di un paio di brani estratti dal primo EP “Of Monsters Under the Bed”, la title track e “Running Out of Time”, anche se il grosso dello show si baserà sulle canzoni presenti in “Heavy Lies the Crown”, ultima opera della band pubblicata nel 2023. C’è anche spazio per un paio di novità: i ragazzi proporranno “Make Me Your Villain”, singolo pubblicato poche settimane fa, e presenteranno con orgoglio un nuovo brano in anteprima: “Moth to a Flame”. Suonare davanti al pubblico di Torino un brano nuovo sottolinea la presenza di un forte legame tra i Bloody Unicorn e la città: Irene infatti non manca di ricordare come il loro primo EP sia stato portato e presentato 5 anni fa proprio a Torino nella cornice dello storico locale Padiglione 14. Con questo brano, come avevo già avuto modo di notare in sede di recensione dell’ultimo EP, si conferma una forte tendenza dei Bloody Unicorn ad arricchire il loro Symphonic Death Metal con sonorità Black Metal…per la gioia di tutti i fan, ovviamente. La stessa voce di Irene passa molto volentieri dal growl ad un indiavolato scream che, tra un blast beat e l’altro, porta con sé inevitabili rimandi al Black sinfonico di Dimmu Borgir et similia. Mentre brani agguerriti come l’ottima “Do or Die” e “Burning Battlefield” accarezzano i presenti con ruvidi guanti di ferro, l’unicorno gonfiabile compie numerosi giri di crowdsurfing, sospinto tanto dalle mani di indiavolati metallari quindicenni quanto da quelle di attempati appassionati. Tutto ciò conferma l’estrema trasversalità del Metal, un movimento sottoculturale capace di unire sotto lo stesso tetto individui di ogni età, sesso, bandiera ed estrazione sociale. Tra esplosioni di pogo intenso e lunghe sessioni di headbanging il variegato pubblico assiste alla conclusione dello spettacolo: la scaletta si chiude con l’intensa e maestosa “As I Lay Dying” lasciando giovani e meno giovani sudati e contenti. Vorrei immortalare a questo proposito un bell’episodio verificatosi alla fine dell’esibizione dei Bloody Unicorn. La figlia di una coppia di astanti consegna nelle mani di Irene un disegno: un meraviglioso Unicorno del Male che senza dubbio farà bella mostra di sé nella sala prove della band! Penso che sia impossibile tornare a casa con un souvenir migliore di questo: vedere per credere!
I Bloody Unicorn in rete:
https://www.facebook.com/bloodyunicornofficial?locale=it_IT
https://bloodyunicorn.bandcamp.com/
Hopeless
Come accennavo poc’anzi gli Hopeless saliranno sul palco per l’ultima volta. Esiste forse un modo migliore per ringraziare e salutare i fan? Se da un lato sono spiacente per non essere riuscito a incontrarli prima di questo show di addio, dall’altro sono sicuro che non potrebbe esistere occasione migliore per farmi un’idea delle loro potenzialità. Il folto seguito, rinfrancato a dovere dall’esibizione dei Bloody Unicorn, attende con ansia l’ultimo spettacolo del quartetto cuneese sfoggiando molte t-shirt della band. I due chitarristi e il cantante, portatore sano di basso, si presentano sul palco vestiti di nero, uniformando il loro dress code con piacevoli accessori di scena. Ciascuna delle tre asce indossa infatti un grosso gagliardetto personalizzato legato alla vita, su cui è possibile leggere i rispettivi nomi di battaglia: The Steel Philosopher, The Flesh Conqueror, The Astral Shapeshifter.
Un brano introduttivo registrato, imponente e minaccioso, viene diffuso dalle casse del locale mentre il trio si volta verso il batterista, dando le spalle all’uditorio. Al termine dell’introduzione il gruppo si volta, raccoglie il primo di una lunga serie di applausi e inizia l’esecuzione di “Banner of Rage”, brano caratterizzato da un coinvolgente andamento marziale. Gli Hopeless suonano un Death Metal old school che si contraddistingue per una buona dose di melodia e una struttura dei brani piuttosto varia: per dirla in altro modo, le canzoni della band non sono schiave della velocità e della brutalità a tutti i costi. I rallentamenti del metronomo e le concessioni alla musicalità, tuttavia, non incidono in alcun modo sull’aggressività e l’oscurità alla base delle composizioni, che talvolta sembrano scivolare verso territori ad un passo dal Blackened Death Metal. La maglietta dei Belphegor indossata dal chitarrista Stefano denuncia visivamente ciò che i brani comunicano a più riprese, cioè una non troppo sottile linea rossa anti religiosa che attraversa tutta la produzione della band e che si fa ancor più acuta quando giunge il momento di proporre brani come “Io se Fossi Dio” e “The God of Love”. E’ importante segnalare la presenza di due brani cover nella scaletta, selezionati per omaggiare altrettanti gruppi che, stando a quanto sostiene il cantante Lorenzo, hanno maggiormente ispirato gli Hopeless nel loro percorso musicale. Il gruppo proporrà le sue versioni di due brani del 2011: “War of the Gods” degli Amon Amarth, presa dall’album “Surtur Rising”, e “Under Black Flags We March” degli Arch Enemy, estratta da “Khaos Legions“. Come fare per omaggiare degnamente la voce di Angela Gossow, cantante degli Arch Enemy al momento della pubblicazione di “Khaos Legions”? E’ per caso presente in sala una gentil donzella capace di cantare in scream? Certo che sì: Irene dei Bloody Unicorn, pronta a tornare sul palco per dare supporto ai colleghi Hopeless, interpreta a dovere le linee vocali del brano degli Arch Enemy sottolineando inoltre l’amicizia che da molti anni lega i due gruppi.
Dopo la cover degli Arch Enemy i ragazzi presentano al pubblico l’inedito “What are We Waiting For” e propongono “Dawn of the Black Sun”, un vero e proprio inno cantato a squarciagola (e pogato con veemenza) dai fan più irriducibili. Il compito di chiudere la scaletta spetta alla già citata “The God of Love”, che come gran parte degli altri brani fa bella mostra di sé nel disco “Our Declaration of War”, pubblicato nel 2015. L’album è stato riproposto recentemente in una reissue contenente anche “Non Serviam”, ultimo singolo degli Hopeless diffuso nel 2023. Il CD e la mercanzia del gruppo sono presenti sul banco del merch, meta obbligata per i molti appassionati intervenuti per riempire il Blah Blah in questa serata di commiato. Sarà difficile rivedere gli Hopeless sul palco: i collegamenti seguenti permetteranno di recuperare il merchandise della band a tutti gli interessati.
Gli Hopeless in rete:
https://www.facebook.com/hopelessdeathmetal?locale=it_IT
https://hopelessdeathmetalband.bandcamp.com/
Giunge a questo punto il momento di abbandonare la grande città per ritornare nel mio apparentemente tranquillo mondo di provincia, non prima però di aver degustato la birra della staffa e salutato i molti volti noti che hanno condiviso con me questa serata. Faccio ancora i dovuti e doverosi complimenti a tutti i membri delle band e mi tuffo nella vivace notte torinese, consapevole di aver assistito all’ennesima dimostrazione che il folto sottobosco Underground italiano riserva sempre delle grandissime soddisfazioni. Alla prossima!