Live Report – Ian Hunter Acoustic Trio a Trieste

Di Daniele Peluso - 6 Marzo 2013 - 16:40
Live Report – Ian Hunter Acoustic Trio a Trieste

Report a cura di Filippo “Ov Fire” Blasetti, Foto di Peluso Daniele.

Ieri, martedì 5 marzo, nella mia amata Trieste, è andata in scena l’esibizione del celebre cantautore britannico Ian Hunter nell’inedita versione (prima assoluta) in trio acustico accompagnato da Andy York alla chitarra (nonché produttore dello stesso Hunter), e David Roe, celebre contrabbassista al fianco del compianto Johnny Cash.
Il concerto si è svolto al Teatro Miela, da sempre al centro nevralgico di questo genere di eventi, situato nel cuore pulsante della città.
Serata organizzata dall’associazione triestina “Trieste is Rock”, già protagonista l’estate scorsa con Black Stone Cherry al castello di San Giusto. L’attesissimo evento ha fin da subito dato l’impressione di essere estremamente curato e studiato per avere un’accezione intima e calda tra pubblico e musicisti, come solo gli eventi in acustico possono avere.
Il concerto è iniziato intorno alle 21.10 con l’apertura da parte di uno dei musicisti triestini più celebri a livello internazionale, Mike Sponza, che per l’occasione ha presentato agli astanti un musicista celebre nella mitteleuropa nell’ambiente del Blues, tale Oliver Mally. I due collaborano da tempo e ci hanno dilettati con qualche pezzo di vero e proprio blues alla vecchia maniera, suonato tenendo il tempo pestando coi piedi sulle assi del palcoscenico, due chitarre acustiche, bottleneck sul dito anulare per il ritmico di turno, grande tecnica e ancor più grande trasporto emotivo.

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Sonorità evocative quelle di Mally e Sponza, che fanno venire in mente le ambientazioni del Django Unchanied di Tarantino, con influenze moderne nelle tematiche affrontate tramite una musica che invece di moderno non ha nulla se non i microfoni e che rievoca tempi lontani in cui questa musica era espressione di un’estrazione sociale ben precisa e di un mondo lontano in crescita esponenziale.
I due si alternano alla voce ed il risultato è notevole grazie anche ad un grandissimo lavoro dei fonici che riescono a trasmettere a tutta la sala un suono pulito e coinvolgente, volume perfetto e bilanciamento impeccabile. Tra il loro lavoro e la bravura dei musicisti, comincio a capire che in questa serata sarà veramente difficile individuare una sbavatura.
Terminata l’esibizione di Mally e Sponza, ecco arrivare il pezzo forte.

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Ian Hunter si presenta in abbigliamento molto country, con occhiale da sole d’ordinanza, armonica a bocca e chitarra acustica, Andy York si posiziona alla sua destra, mentre David Roe ed il suo immenso contrabbasso si prendono la gran parte del resto del piccolo palcoscenico.
I primi quattro pezzi sono suonati tutti d’un fiato, con giusto il tempo per un piccolo applauso tra un pezzo e l’altro da parte di un pubblico attento e partecipativo. Si capisce in una frazione di secondo che l’esperienza di questi artisti è veramente enorme. Dal modo in cui suonano si percepisce il numero infinito di esibizioni affrontate su ogni genere di palcoscenico ma le facce serissime e concentrate di York e Roe restano comunque un mistero che verrà svelato solo a fine concerto quando Hunter svelerà al pubblico che i suoi due alfieri sono influenzati e febbricitanti, cosa che aggiungerà un pizzico di stupore postuma a tutta l’esibizione.
Il trio è affiatassimo e i pezzi sono magistralmente arrangiati; York padroneggia la chitarra (6 o 12 corde che sia) in modo eccelso e i suoni sono caldi ed avvolgenti.
Le canzoni spaziano da sonorità alla Johnny Cash, seppure la voce e lo stile di Hunter ricordino più una via di mezzo tra il primo Bob Dylan e Rod Stewart, e pezzi dove l’influenza di David Bowie nelle melodie è evidente. Ricordiamo infatti che Bowie è di fatto l’artefice del successo di Hunter, al quale regalò (si, una volta il mondo della musica era fatto di persone vere) la celeberrima “All the young dudes”, primo successo di Hunter, scritta dallo Starman e ritenuta non perfetta per il suo stile dell’epoca, ma adatta alle attitudini appunto di Hunter (canzone che tra l’altro chiuderà il concerto intorno alle 24.00).
Nel corso della serata ci sarà spazio anche per qualche piccolo problema tecnico dovuto ad un cavo jack biricchino che ammutolisce la chitarra di York per quasi un pezzo intero che, fortunatamente, viene cambiato al volo dagli ottimi tecnici di palco, e per un tributo a Johnny Cash dato l’esecuzione di un suo pezzo al termine del quale David Roe, compagno di avventure di Cash per molti anni, pare commuoversi.
Come detto la serata termina intorno alle 24.00 con un lungo applauso totalmente meritato da parte di un pubblico soddisfatto che nel corso della serata è stato portato dalle due compagini acustiche dai verdi paesaggi del Mississippi, alle strade del deserto del Nevada a bordo di una Cadillac, alla Londra degli anni 60 con la sua pioggia e il suo miscuglio di persone e culture.
Una serata alternativa, magistralmente eseguita ed organizzata,
Per me personalmente è stato un privilegio assistervi tra i primi al mondo visto che si trattava della prima data in assoluto con questa configurazione, non solo per aver potuto presenziare davanti a mostri sacri come Hunter o Roe, ma anche perché ho avuto la prova tangibile che anche senza amplificatori da 1000 Watt, distorsioni paragonabili a pugni nello stomaco, e doppie casse martellanti, tre persone che sanno esattamente quali emozioni vogliono e possono evocare tramite la musica, sono in grado di farlo regalando energia pura, sorrisi, relax, ed alla fin fine credo siano queste le cose che tutti noi cerchiamo nella cosa che amiamo di più.
La musica.

Filippo “Ov Fire” Blasetti

Setlist:

01. Just The Way You Look Tonight
02. All Of The Good Ones
03. Man Overboard
04. ShrunkenHeads
05. Once Bitten
06. Fatally Flawed
07. Wild Bunch
08. President
09. Dead Man Walking
10. When My Mind’s Gone
11. Words
12. Now Is The Time
13. Cry Cry Cry
14. Crazy Horse
15. Michael Picasso
16. Irene Wilde
17. Sweet Jane
18. Angeline/Roll Away The Stone
19. Life/ All The Young Dudes