Live Report: In Flames a Milano
C’era veramente moltissima attesa per la data milanese degli In Flames, gruppo storico della scena svedese che si ripresenta forte di un album come Sounds Of A Playground Fading, sempre più incline alla melodia che non alle sfuriate di scuola death. Tanti i dubbi da dipanare: quanto la band crede in sé stessa e nel suo nuovo corso? Ma soprattutto, riuscirà a sopportare l’uscita di un membro fondatore del calibro di Jesper Strömblad? Ed il (nemmeno troppo) nuovo arrivo, Niclas Engelin (Engel, ex-Gardenian), sarà in grado di raccogliere tale eredità?
Noctiferia
Lo show inizia, come d’abitudine, con la support band di turno, in questo caso gli sloveni Noctiferia. Evolutisi nel corso di quasi vent’anni di carriera dal death/black metal aspro ed irriverente degli esordi all’industrial death metal di oggi, i cinque si presentano sul palco dell’Alcatraz di Milano per scaldare il già discretamente folto pubblico. L’intento è quello di presentare una proposta musicale effettivamente piuttosto muscolare, ma che dal vivo risulta essere anche un po’ troppo derivativa. Tanto groove e impatto, ma a conti fatti la sostanza non è poi molta, anche se al pubblico sembra non importare più di tanto. In effetti il ruolo di opener si addice parecchio al quintetto che, grazie ad una scaletta muscolare e diretta, porta a termine i propri 40 minuti a disposizione con buona approvazione da parte del pubblico.
Una performance solida e compatta, si diceva, ma che a conti fatti non riesce a stregare più di tanto e non lascia un ricordo della band posteriore al tempo a sua disposizione.
(foto a cura di Francesco Pace, report a cura di Andrea Rodella)
In Flames
Effettivamente l’ultima prova in terra italica del quintetto svedese in quel di Trezzo D’Adda non era stata delle migliori. Merito sicuramente di una stanchezza protratta da un tour piuttosto lungo e capillare e da una routine fin troppo pressante fatta di spostamenti e date in rapida successione. Oltre a questo va anche fatta una premessa obbligatoria: gli In Flames degli anni ’90 non esistono più da tempo ed è inutile aspettarsi da loro che il percorso evolutivo faccia dei passi indietro in tale direzione. Anche il pubblico, di conseguenza, è cambiato: tanti ragazzi di giovanissima età sono accorsi a dare un caloroso bentornato ai Nostri i quali, almeno stavolta, non si sono affatto risparmiati.
Sostanzialmente si trattava di verificare quanto i nuovi brani avessero presa dal vivo e come il “nuovo” arrivato Niclas Engelin potesse sostituire il dimissionario membro fondatore Jesper Strömblad. Anzitutto rendiamo subito onore al chitarrista: la sua prova è stata egregia, sia dal punto di vista tecnico/strumentale che da quello puramente performativo. Niclas arriva ad essere molto comunicativo ed estremamente dinamico nel suo ruolo, molto più del bassista Peter Iwers e dell’altro chitarrista Björn Gelotte, ponendosi come ideale spalla del frontman Anders Fridén. Proprio quest’ultimo riesce a non deludere con una prova vocale all’altezza della situazione sia nei registri puliti che in quelli più estremi.
Per quanto riguarda, invece, i pezzi nuovi, la scommessa pare vinta al 100% grazie ad un impatto non indifferente sulla folla, la quale ringrazia e rimbalza con un’energia che quelli del gruppo sfruttano appieno. I momenti migliori, però, si hanno nell’onnipresente hit Only Fo The Weak, durante la quale viene fatta salire sul palco una fan allo scopo di riprendere la reazione del pubblico presente in sala. Curioso, invece, il fenomeno che ha voluto il minor responso da parte dell’audience sui pezzi più datati come la meravigliosa The Hive, ma questo è sicuramente dovuto al salto generazionale compiuto dai fan degli In Flames, ormai piuttosto giovani ed abituati a sentire i propri beniamini adagiati su sonorità più moderne piuttosto che imbastire castelli di cieca furia.
A conti fatti, quindi, chi era presente può dire di aver assistito ad uno show che ha mostrato una band solida e sicura dei propri mezzi, in grado di dare vita ad uno spettacolo sia scenograficamente che musicalmente molto convincente.
(foto a cura di Andrea Rodella e Francesco Pace, report a cura di Andrea Rodella)
Setlist In Flames:
1. Sounds Of A Playground Fading
2. Deliver Us
3. All For Me
4. Trigger
5. Alias
6. Colony
7. Swim
8. The Hive
9. The Quiet Place
10. Dead Ship
11. Fear Is The Weakness
12. Come Clarity
13. Insipid 2000
14. Only for The Weak
15. Delight And Angers
16. Cloud Connected
17. The Mirror’s Truth
18. Take This Life
A livello di considerazioni finali si potrebbe citare che l’Alcatraz ha sfiorato un agognato sold out con un pubblico che si estendeva fino a toccare le uscite del locale. Tanti anche i fan fuori dai cancelli prima dello show ad aspettare l’ingresso del gruppo, il quale, eccezion fatta per lo schivo Anders, non ha lesinato autografi e foto.
Insomma, una situazione che ha dato prova ancora una volta che il nuovo corso della carriera degli In Flames potrà anche non piacere, ma ha dato decisamente i suoi frutti.
N.B.: si ringraziano per la collaborazione e la disponibilità Tarja Virmakari, Francesco Pace e Niclas Engelin.