Live Report: Iron Maiden a Codroipo (UD)
17 agosto 2010: la Vergine di Ferro bacia il suolo italico nel giorno della messa sugli scaffali di The Final Frontier, quindicesimo studio album nella sterminata discografia degli inglesi.
La location, Villa Manin a Passariano, è a dir poco splendida, eppure non rappresenta certo il luogo ideale per organizzare eventi di queste dimensioni: due ingressi ad imbuto, parcheggi distanti o di fortuna, e la sensazione non del tutto spiegabile che una villa veneta del ‘500 non sia la cornice più adatta per un concerto heavy metal, senza nulla togliere al fascino architettonico della struttura.
Report a cura di Massimo Ecchili
Il combo italiano, forte della recente uscita del secondo capitolo di Return To Heaven Denied (A Midnight Autumn’s Dream), che ha segnato il ritorno in formazione di Olaf Thorsen, ha a disposizione a partire dalle 19.30 circa una mezzoretta o poco più per scaldare la platea. Il compito non è dei più semplici, ma i nostri se la cavano piuttosto bene nonostante alcuni problemi di audio, quali il basso volume e l’impossibilità quasi totale di sentire le tastiere per buona parte dello show, dominato dalla batteria di Bissa. L’inizio è affidato a Chapter I da Sons Of Thunder, e il pubblico apprezza: horns up e applausi, meritati, alla fine. La partecipazione è apprezzabile per tutta la durata della gig, durante la nuova A Chance come nel corso della più datata New Horizons, grazie anche all’ottimo feeling instaurato da Tiranti con le prime file.
I Labyrinth hanno riscosso dunque un discreto successo, nonostante sia noto che i fans dei Maiden non siano tra i più facili da accontentare, e a dispetto del fatto che il genere proposto sia alquanto distante da quello della band headliner.
Con il palco pieno di luci a far sembrare il fondale un cielo stellato partono le note di Mars, Bringer of War, dall’opera The Planets di Gustav Holst, ed è delirio ancora prima che Steve Harris & Co. appaiano sul palco per attaccare The Wicker Man, opener perfetta per scaldare i presenti. Dopo i primi momenti, durante i quali la lucidità va a farsi benedire per lasciar spazio all’incontrollabile voglia di saltare e cantare, si comincia a notare che qualcosa non va come dovrebbe: l’audio è a livelli che sarebbero accettabili per un concerto di un vecchio cantautore; i suoni, in particolar modo quelli delle tre asce, sono terribilmente impastati, i bassi non fanno vibrare il terreno come dovrebbero, la batteria è ovattata e poco udibile (chi ha sentito il charleston alzi la mano…). Ci sarebbe di che lamentarsi, ma è impossibile non farsi trascinare durante uno show dei Maiden, quindi non resta che farsene una ragione sperando che le cose migliorino (ma non lo faranno) nel prosieguo della serata.
La setlist è, come da tempo annunciato, incentrata sui lavori del nuovo millennio, tanto che l’unica eccezione tra i primi undici (!) brani risulta la sempre coinvolgente Wrathchild, terza in scaletta.
L’unico estratto dal nuovo The Final Frontier è El Dorado, tra l’altro non tra le migliori del platter. Era lecito aspettarsi qualche altro nuovo pezzo in concomitanza con l’uscita del disco? Ovviamente no, dato che come è noto il combo inglese dal vivo non regala mai nulla in fatto di sorprese.
I nostri sono in palla e si vede, con Bruce che è in forma fisica e vocale decisamente ottima, e non smette di correre, arrampicarsi e saltare su e giù per ogni angolo del palco, il quale è corredato da una coreografia da b-movie fantascientifico con tanto di astronavi stilizzate. Molto ben accolti gli estratti da A Matter Of Life And Death, con una These Colours Don’t Run in particolare che conferma di avere un gran tiro in sede live. Commovente la dedica della splendida Blood Brothers al mai troppo compianto R.J. Dio, con un mare di corna levate al cielo; indubbiamente uno degli highlight assoluti della serata. Ha fatto la sua bella figura anche No More Lies, contenuta in Dance Of Death, con il chorus cantato a squarciagola da tutti o quasi gli undicimila (dei quali gran parte stranieri) presenti. Ancora il tempo per la title track del primo disco post rientro alla base di Dickinson e Smith, e si entra nella fase che tutti stavano aspettando: quella dei cosiddetti classici. Fear Of The Dark, per quanto sentita e risentita, ha sempre un fascino tutto suo dal vivo, e come sempre il pubblico è uno spettacolo nello spettacolo. Iron Maiden è ormai più che altro la scusa per l’ingresso di Eddie sul palco, con tanto di Stratocaster a tracolla per l’occasione; divertente la sua battaglia con Gers, come sempre ben disposto a divertire e divertirsi.
Si spengono le luci, ma non passa poi molto prima che attacchi l’intro di The Number Of The Beast, seguita dalla sempre meravigliosa Hallowed Be Thy Name, e qui la poca voce rimasta ai fans se ne va del tutto. Il finale è affidato a Running Free, con Bruce a presentare la band (ce n’era veramente bisogno?) e il sipario cala.
La festa, perchè di questo si è trattato in ogni caso, è finita, e lascia spazio alle riflessioni del post-evento. Punto primo: gli Iron Maiden dal vivo sono sempre loro; passano gli anni, ma quando salgono sul palco trascinano chiunque abbiano davanti. Chapeau! Punto secondo: è assurdo che una band come la loro si ritrovi a suonare in queste condizioni sonore; già, perchè, oltre a tutti i problemi sopra ricordati, pure la voce del buon Dickinson andava e veniva. Assurdo! Punto terzo: la setlist del corrente tour è un ibrido di coraggio e timore, perchè se da un lato pesca molto dagli ultimi dischi, dall’altro propone sempre la stessa manciata di classici. Punto quarto (ed ultimo): nonostante tutto quello che non è andato, all’uscita dalla venue c’era la solita carrellata di volti stanchi ma felici, perchè vedere i Maiden calcare le scene è sempre uno spettacolo.
Non resta che archiviare questa serata in attesa di un auspicabile tour invernale, preparandosi fin da subito a sentire tutto The Final Frontier in sede live. C’è da scommetterci.
Setlist:
The Wicker Man
Ghost Of The Navigator
Wrathchild
El Dorado
Dance Of Death
The Reincarnation Of Benjamin Breeg
These Colours Don’t Run
Blood Brothers
Wildest Dreams
No More Lies
Brave New World
Fear Of The Dark
Iron Maiden
Encore:
The Number of the Beast
Hallowed Be Thy Name
Running Free