Live Report: Judas Priest al Gods Of Metal
Addio o non addio? Poco importa stasera perché i Judas Priest sono sempre i benvenuti dalle nostre parti ed uno show come quello del Gods Of Metal fa rimpiangere il fatto che, probabilmente, non li rivedremo più dalle nostre parti. Sin da subito si sapeva che la giornata del 22 giugno sarebbe stata dedicata a loro, seppur siano stati preceduti da prestazioni a dir poco esaltanti di Whitesnake e Mr. Big, giusto per citare due nomi a caso. Ed allora tutti i metalheads intervenuti hanno pagato il giusto tributo ad un’istituzione indiscutibilmente legata alla Storia della musica.
Foto a cura di Massimo Ecchili, report a cura di Andrea Rodella
In un concerto dei Judas Priest c’è sempre un osservato speciale, cioè Rob Halford, cantante dall’ugola d’oro che ultimamente era sembrata in fisiologico calo, ma stavolta a fargli compagnia c’era anche il nuovo chitarrista Richie Faulkner, chiamato rimpiazzare una leggenda come KK Downing. Mettiamo, quindi, in chiaro le posizioni: entrambi sono usciti dallo show a testa alta. Richie ha carisma ed è un ottimo musicista, ma, cosa più importante, non si limita a copiare lo stile del suo predecessore. Rob, invece, ha incantato con una prestazione vocale veramente degna del nome che si porta dietro. Come non citare, poi, anche gli altri membri della formazione? Glen Tipton si dimostra come sempre un’ascia solida e chirurgicamente perfetta, mentre Ian Hill lavora nelle retrovie per dare risalto e potenza col suo basso pulsante. Ultimo, ma non certo per importanza, Scott Travis macina i pattern ritmici quadrati che hanno fatto la storia dei Judas Priest con estrema facilità ed una fisicità decisamente degna di nota.
Painkiller, Victim Of Changes, Diamonds And Rust, Judas Rising sono solo alcune delle canzoni che i Nostri hanno proposto, fino ad arrivare ad una rapidissima Breaking The Law cantata in toto dal pubblico ed un’attesa Hell Bent For Leather con tanto di Harley Davidson d’ordinanza. A chiudere le danze una graditissima Living After Midnight che ha ancora una volta ribadito che questi arzilli vecchietti ci mancheranno terribilmente.
In pochi potranno effettivamente dire di essere rimasti delusi dalla performance dei Preti di Giuda, complice anche il carisma che caratterizza ogni singola mossa di Halford, un cantante che da sempre è capace di tenere in pugno il pubblico facendo affidamento su doti che prendono molto dal teatro.
Ringraziamenti lunghissimi con tanto di frontman agghindato con tricolore italico al collo pongono il definitivo sigillo ad una giornata che, tra alti (fortunatamente tanti) e bassi (pochi) ha potuto dare il doveroso saluto ad una formazione storica della musica pesante. A questo punto, però, sorge una domanda: una volta che si saranno veramente ritirati, chi sarà in grado di rimpiazzarli?
Setlist
Rapid Fire
Metal Gods
Heading Out to the Highway
Judas Rising
Starbreaker
Victim of Changes
Never Satisfied
Diamonds & Rust
Prophecy
Night Crawler
Turbo Lover
Beyond the Realms of Death
The Sentinel
Blood Red Skies
The Green Manalishi (With the Two-Pronged Crown)
Breaking the Law
Painkiller
The Hellion/Electric Eye
Hell Bent for Leather
You’ve Got Another Thing Comin’
Living After Midnight