Live Report: Katatonia live @ Alcatraz (10/10/2016)
Katatonia + Agent Fresco + Vola
10 Ottobre – Alcatraz Milano
Report a cura di Andrea Poletti e Elena Pisu
Photoreport a cura di Elena “DraconianHell” Pisu
Uno degli eventi più interessanti e attesi della stagione live autunnale è arrivato. I Katatonia finalmente tornano in Italia e lo fano in grande stile con un unica data che si è svolta il 10 ottobre all’ Alcatraz di Milano.
A fare da supporto al “The Fallen Hearts tour 2016” e avere l’onere e onore di aprire per la band capitanata da Jonas Renkse troviamo due band che possiamo definire emergenti, della nuova generazione per quello che è l’ attuale scena metal/rock. Parliamo dei danesi Vola e degli islandesi Agent Fresco.
Ma andiamo per ordine.
In assoluto orario salgono sul palo i Vola, band , che devo ammettere nell’ascolto su cd mi ha entusiasmato e non poco. Percui la curiosità di poterli vedere dal vivo è molta, visto che una band dimostra il suo valore solo ed esclusivamente in chiave live. La band di Copenaghen capitanata da Asger Mygrind propone al già folto pubblico dell’ Alcatraz i brani tratti dal loro lavoro “Inmazes” che è stato pubblicato lo scorso 16 settembre via Mascot records e propongono il loro suono particolare fatto di mille sfacettature diverse che includono in esso sonorità tipicamente extreme metal ed elettronica con molti richiami alle sonorità prog 70’s. Forse è questo il loro punto i forza, che li rende dal vivo una band sicuramente consigliata prescindere dal genere musicale preferito. La grande tecnica fa da padrone nell’esibizione di questa band che però non tralascia l’ impatto emotivo che riversa sul pubblico. Pezzi come ‘Gutter Moon‘, ‘ Stray the Sky‘, ‘Inmazes‘ , ‘The Same War‘ giusto per citarne un paio, vi faranno scoprire una dimensione nuova e perchè no, magari gradita.
Il quartetto sul palco si dimostra una band matura e sopratutto che ama quello che fa. i Vola sono una band essenziale e senza troppi fronzoli. Quello che hanno da dire lo fanno attraverso la loro musica e senza suppellettili visivo/scenografici di mezzo. La loro sicuramente, per quel che mi riguarda, è stata una bella scoperta live e anche un godimento per i miei pannelli uditivi.
E’ tempo per i nordici lascino il palco tra gli applausi ad altri nordici, ovvero alla seconda band di supporto per questa serata, gli islandesi Agent Fresco. La band, capitanata è da una delle voci più interessanti di questi anni, ovvero quella di Arnòr Dan Arnarson, è attiva dal 2008 usciti dal “guscio” grazie a una sorta di competizione islandese paragonabile alla più famose Battle of the Bands.
Da allora, la band, si è creata una grande schiera di fan sfegatati fino a portarli a calcare i palchi più importanti della scena mondiale e con artisti che ne hanno favorito sicuramente la crescita e notorietà artistica. Gli Agent Fresco sono una band di difficile approccio, o piacciono o non piacciono. Dal vivo la band si è comportata egregiamente sopratutto a livello tecnico sopratutto con ‘Howls‘ e ‘Dark Waters’ che sono i cavalli di battaglia della band e tra le canzoni più amate dalla schiera degli appassionati. A livello di pathos mi hanno lasciata un pò delusa in quanto non mi hanno particolarmente enstusiasmato, durante la loro performance non ho trovato grandi particolarità e ricercatezze sonore, se non la grande tecnica musicale e canora, che fa un pò da dominatore su questa nuova fascia di bands super tecniche. E anche sotto il profilo presenza scenica non hanno brillato nel coinvolgimento con il pubblico, ma questa cosa la ritroviamo in molte altre band che arrivano dal nord Europa, percui possiamo definirlo quasi una sorta di status generale. Nel complesso una buona esibizione anche se ovviamente le attese di tutti erano catalizzate alla band headliner di questa serata ce sta volgendo troppo velocemente alla conclusione.
A questo punto la sala dell’ Alcatraz è moderatamente piena e finalmente alle 21:12 il palco prende vita e in pochi secondi ‘Last Song Before the Fade’ si delinea tra suoni, luci e quell’ovazione generale delle grandi occasioni. Non troviamo il pienone, stasera all’Alcatraz ma la gente presente è abbastanza per fare quel supporto che renderà questa serata indimenticabile, nel bene e nel male. I Katatonia sono sempre una incognita in sede live, non offrono mai quella sicurezza che altri act riescono a donare, quel sospiro di sollievo che ti lascia bene sperare per ciò che accadrà; decine di variabili si mostrano volta dopo volta e questa serata non è stata da meno. Ho seriamente difficoltà a raccontare dell’accaduto poiché senza andare troppo nello specifico posso confermare come minuto dopo minuto, ancora di più all’uscita post concerto la sensazione di essere stati di fronte a qualcosa di “atipico” nasce prepotente. Concentrati e diretti, senza peli sulla lingua si può dire che stasera l’esibizione dei nostri cari Svedesi sia stata alquanto altalenate, certamente la colpa come sempre sta nel mezzo e la riuscita e/o non riuscita non è tutta farina del loro sacco. Ciò che salta più all’occhio e all’orecchio è la leggera rivisitazione di alcuni brani storici del passato su una contemporanea rappresentazione musicalità; canzoni come ‘Dead Letters’, ‘Teargas’, ‘Evidence’, ‘In the White’ e la combo finale ‘Leathan’-‘July’ sono diventate quasi irriconoscibili in alcuni passaggi. Rivisitazione che è data da assoliti, tempistiche, stile vocale e strofe leggermente cambiate e rivisitate. Certamente la struttura di base è la stessa ma la variazione ad oggi proposta è quanto basta per non farle risplendere più come un tempo. Questo aspetto aumenta ancora di più se consideriamo che in proporzione a brani dell’ultimo disco, come ‘Last Song Before the Fade’, ‘Serein’ e ‘Serac’ la band tende a suonarli identici al 90% alla versione originale senza cambiare una singola nota. Nel bene o nel male i Katatonia sono un gruppo che riesce a dare il suo meglio in studio, attraverso una composizione chirurgica e maniacale di ogni brano che tende a perdere il pathos e l’atmosfera una volta portato in sede live. Vuoi la luce sbagliata, i suoni non al meglio, il pubblico e il brusio di sottofondo, mille i fattori in atto ma si sa che le spiaggie sono formate da minuscoli granelli di sabbia.
Un altro punto dolente della serata è fornito dai suoni, c’è ovviamente una batteria troppo alta che tende a nascondere molto i bassi, sovrastando l’intera performance. Certamente Daniel è un batterista coi fiocchi, l’asso nella manica della band ad oggi, talmente potente e tecnico che pare quasi frenato in alcuni passaggi; esplode come una bomba nei momenti più incisivi e diventa libellula quando il tempo rallenta, bravo è semplice da dire ma vero e sincero. Ma non è tutto male, ci son molti aspetti positivi della serata che hanno fatto si che il concerto non sia da buttare, ovviamente la sensazione di avere di fronte una macchina che funzioni a regimi medio alti è palese ma bisogna godere di ciò che si ha di fronte. Chi come il sottoscritto ha un pezzo di cuore dentro le canzoni dei Katatonia, è difficile non lasciarsi trasportare e sentire dentro ciò che è il vero significato dei brani, che per alcuni, sono una parte di vita, una lacrima nella notte, un sospiro nella pioggia autunnale; sentire dal vivo canzoni memorabili quali ‘Forsaken’, ‘Criminals’ e la nuova splendida ‘Old Heart Falls’ è un’avventura nei meandri della psiche e del cuore. Chi non li ha mai visto non riesce a comprendere, stupido da dire ma più che mai vero con i nostri, sono piccole poesie, brevi racconti che tendono ad una malinconia decadente tanto effimera quanto violenta sotto pelle. Un fiammifero in salsa metal che brucia al sole d’ottobre.
Quasi due ore di concerto con venti brani in tutto che hanno emozionato, fatto battere il cuore e lasciato un ricordo agrodolce ma con tanta, tanta carne sul fuoco. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare e tutti, quelli coinvolti, hanno cantato ogni brano, ogni traccia e compreso quanto ad oggi la popolarità della band sia accresciuta di anno in anno poiché dal 2006, quando suonarono al Rainbow sottoterra, molta è l’acqua passata sotto i ponti. Lasciamoci così e andiamo alle considerazioni finali.
SETLIST:
01. Last Song Before the Fade
02. Deliberation
03. Serein
04. Dead Letters
05. Day and Then the Shade
06. Serac
07. Teargas
08. Criminals
09. Saw You Drown
10. Evidence
11. Soil’s Song
12. Old Heart Falls
13. For My Demons
14. Leaders
15. In the White
16. Forsaker
17. Ghost of the Sun
18. My Twin
19. Lethean
20. July
AUTUNNO DEL CUORE, INVERNO SERALE.
A conti fatti la serata ha funzionato, non ci si può definire insoddisfatti, le band spalla hanno dato il loro contributo ad allietare i presenti, cresciuti man mano senza mai diventare troppi nel palco piccolo dell’Alcatraz. L’affluenza in generale è stata medio alta, per essere un lunedì sera italiano, riteniamoci contenti e non guardiamo sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto. Ottimo vedere moltissime generazioni presenti al live, dai più giovani sino ai cinquant’enni e oltre uniti dalla sola voglia di ascoltare buona musica, sintomo di quanto sia ampio il bacino d’utenza dei Katatonia.
Non è facile buttare giù queste parole da uno, come il sottoscritto, che si definisce ‘un vecchio fan’ del gruppo. Non è facile dire che quello che speravo fosse uno dei concerti più belli dell’anno è diventato semplicemente un buon concerto, che ricorderò si come evento speciale ma non per quello che la musica ha potuto regalare. Così è se vi pare.