Live Report: Kiss a Milano

Di Giacomo Cerutti - 26 Giugno 2013 - 9:00
Live Report: Kiss a Milano

 

KISS + RIVAL SONS
18/06/2013 @ Forum, Assago (MI)

 

Ci troviamo al Forum d’Assago per il concerto più atteso dell’anno: dopo l’ultima comparsa nel 2010 ritorna la “hottest band in the world” per eccellenza, gli straordinari Kiss. La risposta da parte della Kiss Army è stata ovviamente calda e immediata, sicché il parterre e la tribuna gold hanno registrato il sold-out a pochi giorni dall’annuncio.

 

 

 

E’ una giornata certamente molto calda, fattore che, tuttavia, non impedisce in alcun modo ai fans irriducibili di piazzarsi di fronte ai cancelli sin dalle prime ore del mattino, mentre altri hanno addirittura trascorso la notte appostati in tenda. Come preventivabile, quindi, nonostante la lunga attesa, il sole cocente, la sete e le gambe atrofizzate, l’apertura cancelli coincide con una corsa frenetica per accaparrarsi il tanto sudato posto in transenna.
 

 

Come opening act della serata troviamo i Rival Sons; la band, nata nel 2008 e con soli tre album tra cui l’ultimo “Head Down” (2012), ha riscosso un fortissimo successo tanto da arrivare ad avere l’opportunità di aprire per artisti del calibro di AC/DC, Alice Cooper, Judas Priest e Kid Rock. Accolti calorosamente, i britannici salutano rapidamente e, senza troppi complimenti, attaccano con “You Want To” espandendo rapidamente il loro sound energico. Dalla chitarra di Scott Holiday fuoriesce un’accurata miscela di rock-blues, con sonorità distorte tipicamente stoner, riff compatti ed assoli incalzanti ben sottolineati dalla prestazione di Robin Everhart al basso. La folla risponde positivamente, animata dai battiti di Mike Miley e catturata dal carismatico Jay Buchanan, cantante dotato di ottimo timbro e grande estensione vocale. L’unico pezzo di puro ascolto è stato la semi-ballad “Memphis Sun”, per il resto l’esibizione si è rivelata molto coinvolgente, con pochi pezzi che hanno divertito e riscaldato i presenti, ottenendo riscontri positivi e sonori applausi.

Setlist:
01. You Want To
02. Get What’s Coming
03. Wild Animal
04. Torture
05. Memphis Sun
06. Keep On Swinging
07. Pressure and Time 

Siamo giunti al piatto forte: il palco viene coperto da un telone nero che provoca le prime urla, la tensione è alle stelle ed il pubblico inizia ad intonare i cori di rito. Ad un tratto le luci si spengono ed ecco risuonare la frase di lancio che da sempre apre i concerti del bacio: «MILANO, YOU WANT THE BEST! YOU GOT THE BEST! THE HOTTEST BAND IN THE WORLD! KISS!!!». Il telone cade, la folla scoppia in un boato e, sulle note di “Psycho Circus”, i Kiss appaiono su un gigantesco ragno meccanico che da sopra il palco scende sullo stage. Eric Singer è a cavallo della batteria, montata in modo da lasciar intendere ciò che potrà accadere, mentre Paul Stanley, Gene Simmons e Tommy Thayer prendono le rispettive posizioni. I Kiss sono appena entrati in scena ed è già il delirio: in poche occasioni si vedono migliaia di fans esaltati di tutte le età, dai nostalgici ai ragazzi e, soprattutto, molti bambini tutti rigorosamente truccati. In questo tour i Kiss tour promuovono l’ennesima fatica, “Monster”, ma, per la gioia dei fans, viene riservato in ogni caso grande spazio a perle come “Shout It Out Loud” e “I Love It Loud” sino all’esecuzione della nuova fiammeggiante “Hell Or Hallelujah”, durante la quale il palco si trasforma in un grande rogo, grazie alle proiezioni sul megaschermo alle fiamme sparate ai lati della batteria, effetti da fare invidia ai “piromani” Rammstein. Ovviamente durante tutte le canzoni non viene certo fatta economia di fiamme e fuochi pirotecnici, né mancano le coreografie rituali di Gene The Demon che brandisce la spada sputando fuoco alla fine di “War Machine” e, in seguito, esegue l’inquietante intro che precede “God Of Thunder” con il basso a forma di ascia muovendosi tra rintocchi di campana e rigurgiti di finto sangue per poi venire sollevato al di sopra del ragno. Dopo la nuova “Outta This World”, tocca a Tommy ed Eric dare spettacolo con una strabiliante jam session a base di favolosi assoli e razzi luminosi che fuoriescono dal manico delle chitarre, accompagnati da scalpitanti battiti di piatti e pelli. Come gran finale The Spaceman si piazza su una pedana che si rialza contemporaneamente con la batteria, mentre lo stage viene invaso da una coltre di fumo e The Catman si alza sfoderando il bazooka per poi sparare il botto finale, scatenando una tempesta di applausi. Ad ogni canzone l’entusiasmo va aumentando, anche e soprattutto da parte del pubblico femminile, in perenne estasi per Paul e Gene, marpioni che nonostante l’avanzare dell’età, non hanno perso il loro sex appeal (almeno da truccati). Tralasciando i commenti esteriori, le due colonne portanti  della band offrono una presenza scenica senza paragoni: Gene mostra la lingua spiegando le ali da pipistrello e indicando le avvenenti fans nelle prime file, mentre Paul è incredibilmente dinamico, passa da un lato all’altro del palco, saltella, sculetta, si mette in pose tattiche simulando l’atto sessuale ed infine lancia plettri dopo averli leccati. Segue, come da copione, un fitto lancio di reggiseni. Dal punto di vista canoro i due leader hanno una buona tenuta vocale, il timbro di Gene è sempre profondo e gutturale, quello di Paul è ancora prominente e dotato di una buona estensione; ovviamente durante i cori dei cavalli di battaglia, le voci vengono sovrastate dalla folla che canta all’unisono. Dopo un siparietto sulle note della celebre “Nel Blu Dipinto Di Blu” di Domenico Modugno. come tripletta finale abbiamo l’immancabile “Lick It Up”, seguita dall’esplosiva “Love Gun” per la quale The Starchild, tramite una carrucola, vola sulla folla atterrando sullo stage-B e infine l’intramontabile “Rock and Roll All Nite”, sulle cui note l’emozione del pubblico è incontenibile. Sul finire Gene e Tommy salgono sulle rampe che si sollevano assieme alla batteria, rivolgendosi verso la folla imponenti e maestosi, nel frattempo per Paul è giunto il momento di dare il colpo di grazia alla chitarra spaccandola a terra. Una volta atterrati, i Kiss salutano lanciando plettri e bacchette e ritirandosi nel backstage per una meritata pausa che permette anche ai fan di riprendere fiato in vista del gran finale. Il bis è riservato alla potente “Detroit Rock City”, seguita dalla classicissima “I Was Made for Lovin’ You” e, in chiusura troviamo “Black Diamond” cantata perfettamente da Eric, con uno spettacolare e prolungato finale pirotecnico degno di una notte di Capodanno.

Non c’è altro da dire, lo show parla da solo e, dopo quarant’anni di onorata carriera, i Kiss riescono ancora a strabiliare orde di fans, offrendo una fantastica esibizione a 360°. Ho avuto più occasioni di assistere ai loro show e ogni volta rimango strabiliato: uno spettacolo superlativo che non teme rivali: La Kiss Army può ritenersi soddisfatta e i loro paladini ricevono infinite urla, applausi e… una discreta collezione di reggiseni.

 

Setlist:
Psycho Circus
Shout It Out Loud
Let Me Go, Rock ‘N’ Roll
I Love It Loud
Hell or Hallelujah
War Machine (Gene breathes fire)
Heaven’s on Fire
Deuce
Say Yeah
Shock Me (Only first verse)
Outta This World (Tommy and Eric Jam)
God of Thunder (Gene bass solo intro — spits blood and flies)
Lick It Up
Love Gun (Paul flies over crowd to the B-stage)
Rock and Roll All Nite

Encore:
Detroit Rock City
I Was Made for Lovin’ You
Black Diamond

Outro God Gave Rock ‘n’ Roll to You II

Live Report a cura di Giacomo Cerutti