Live Report: Korpiklaani + Metsatöll a Torino e Treviso

Di Orso Comellini - 28 Febbraio 2013 - 17:40
Live Report: Korpiklaani + Metsatöll a Torino e Treviso

LIVE REPORT – KORPIKLAANI + METSATÖLL
Suoneria – Combo – Settimo Torinese (TO) 17/02/2013/New Age – Roncade (TV) 19/02/2013

 

 

l freddo clima torinese si addice perfettamente al concerto di stasera, alla Suoneria-Combo calcheranno il palco due grandi esponenti del folk metal: i fantastici KORPIKLAANI, accompagnati dai grandiosi METSATÖLL.

 

Report e foto a cura Giacomo Cerutti

 

 

Il locale è ampio con una zona adibita al merchandise, nell’aria si respira folclore celtico e voglia di divertirsi. Nell’attesa dei METSATÖLL il locale si riempie velocemente e non appena salgono sul palco il pubblico si accalca davanti. Sulle scene dal ’98, questa band propone un folk metal molto patriottico. I testi, infatti, si ispirano alle antiche tematiche della cultura pagana estone e della mitologia finnica. Nel comporre, poi, utilizzano molti strumenti tipici della tradizione e della cultura popolare estone, inoltre cantano in madre lingua. Iniziando con “Küü”, tratta dalla settima fatica “Tuska”, il pubblico viene richiamato dai colpi alle pelli di Atso e catturato dalla torupill (cornamusa estone) di Lauri, mentre sui riff di Markus e Kuriraivo i più cominciano a scapocciare e cantare seguendo le loro linee vocali perfettamente amalgamate, simili a canti shamani accompagnati da Lauri al flauto. A seguire alternano canzoni semi-lente come “Vaid Vaprust”, “Kahjakaldad” e “Saaremaa Vägim”, nelle quali non manca mai l’interazione di Markus nel far battere le mani a tempo, mentre il polistrumentista Lauri suonando il torupill, flutes, kannel, ängipill, mouth harp e chitarra acustica, diffonde melodie dolci ed armoniose, creando atmosfere soffici e ballabili abbinate a parti più movimentate per dare una scossa al pubblico immerso nell’ascolto. Colpiscono poi con vere e proprie cannonate tipo “Sõjahunt” e “Sajatus” nelle quali il metal prende il sopravvento con potenti riff di chitarra e batteria scalpitante, causando poghi violenti. Con “Minu kodu” concludono uno show sicuramente di grande impatto sia musicalmente che vocalmente dimostrandosi molto abili nel cantare in coppia o in trio e rendendo l’esibizione scenicamente ed emotivamente coinvolgente. Per tutti questi motivi hanno ricevuto dal pubblico molti applausi prima di accomiatarsi.

Setlist:

Küü
Kivine maa
Vaid vaprust
Roju
Sõjahunt
Kahjakaldad
Äio
Rabakannel
Muhu õud
Saaremaa Vägim
Sajatus
Metsaviha 2
Minu kodu

 


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Durante il cambio palco la tensione cresce inesorabilmente e quando le luci si abbassano e parte l’intro, dalla platea riecheggiano urla fortissime. I KORPIKLAANI, portabandiera dal 2003 del folk metal finnico (inizialmente sotto il nome di Shaman), in Italia hanno sempre richiamato una numerosa schiera di fan e difatti in molti timbrano il cartellino anche in questo tour di promozione del loro decimo disco “Manala”. Uno alla volta i musicisti prendono postazione sul palco, la gente si ammassa e sulle note di “Tuonelan Tuvilla” si scatena saltando e pogando. Specie all’ingresso in scena del frontman Jonne Järvelä, parte una vera e propria ovazione. Purtroppo, a causa della rottura del dito avvenuta lo scorso agosto, è ancora impossibilitato a suonare la chitarra, ma questo non gli impedisce di tenere in pugno la folla, grazie al suo forte carisma. Ho visto i Korpiklaani parecchie volte dal vivo, i loro concerti sono sempre molto movimentati e divertenti. I riff di chitarra sono molto diretti, tonificati dal tondeggiante e perennemente scalzo Jarkko Aaltonen al basso, Matti “Matson” Johansson macina piatti e pelli senza pietà. Un metal senza fronzoli ben miscelato con le sonorità folk e la “humppa”, tipica danza finlandese. Anche stasera, a seconda delle canzoni, sembra di trovarsi in un allegra taverna o ad una festa di paese. Con “Juodaan Viinaa”, “Kipumylly” e “Viima”, rigorosamente cantate in finlandese, il pubblico si perde in danze e balletti cantando in coro, rapito dalle melodie incalzanti della fisarmonica di Juho Kauppinen e le soavi note della new entry al violino Tuomas Rounakari, il quale intrattiene con “Husky Sledge”. Ma non è sempre e solo festa, perché gli innocui balletti si trasformano in poghi micidiali non appena attaccano con “Vaarinpolkka”, “Midsummer Night”, “Lonkkaluut” e soprattutto l’omaggio ai Motorhead “Iron Fist”. Voglio sottolineare che sotto l’inseparabile cappello nero, Kalle “Cane” Savijärvi come unico chitarrista tiene egregiamente testa alla performance sempre dinamico e sorridente. Dopodiché il delirio arriva quando Jonne innalza come un vessillo la bottiglia di vodka, a quel punto le spintonate sono incontenibili, tanto che alcune persone scappano dalla prima fila, soprattutto per evitare gli amanti dello stage diving. Dopo “Happy Little Boozer” si ritirano nel backstage accompagnati dalle urla dei fan che incitano altri cavalli di battaglia. Basta chiedere! Rientrano delicatamente con la folcloristica “Pellonpekko”, per poi stendere la folla con la micidiale doppietta alcolica “Tequila” e “Beer Beer”. Si conclude così la seconda tappa italiana che, come sempre, si è rivelata un gran successo ricoperto di applausi. Sia per la potente presenza scenica ed interazione dell’indomabile Jonne, che si spera torni al più presto a suonare, sia grazie alla loro forte sinergia, dinamismo e tanta allegria.

Setlist:

Intro
Tuonelan Tuvilla
Ruumiinmultaa
Juodaan Viinaa (Hector cover)
Metsämies
Midsummer Night
Kipumylly
Metsälle
Sumussa Hämärän Aamun
Husky Sledge (Tuomas at violin)
Vaarinpolkka (strumentale)
Viima
Lonkkaluut
Iron Fist (Motörhead cover)
Uni
Vodka
Levan Polkka
Rauta
Happy Little Boozer

Encore:

Pellonpekko
Tequila
Beer Beer


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Lo scorso martedì nella sempre amichevole ed accogliente cornice del New Age di Roncade, che grazie al nuovissimo casello autostradale è ora ancora più comodo da raggiungere, ho assistito a quella che per me è stata una sorpresa piacevolissima.
Non sono molto vicino al Folk, e normalmente mi stufa presto, ma visto il nome degli headliner della serata e del mio legame sentimentale con i loro pezzi di maggior successo, non mi sono tirato indietro quando mi è stato chiesto di riportare a voi questa serata.

 

 

Report a cura di Filippo “Ov Fire” Blasetti, foto a cura di Filippo Peruz

 

Dopo una sosta nell’ormai obbligatorio “Road House” a qualche minuto dal New Age, arriviamo sul posto intorno alle 21.00, proprio mentre i Metsatöll cominciano a scaldare il purtroppo assai striminzito pubblico, che però fin da subito fa capire che la qualità del supporto sarà ben al di sopra delle aspettative deducibili in base al numero.

Avendo appena cenato, lascio per qualche minuto la mia postazione ai piedi della postazione mixer giusto il tempo per una sigaretta, e come arrivo fuori, incontro uno Jonne Järvelä solo soletto e apparentemente non riconosciuto dalle 4-5 persone che come me si facevano del male aspirando catrame con una temperatura di 0 gradi.
Mi avvicino e gli porgo la mano, apostrofandolo in inglese e palesando il mio essere onorato di conoscerlo.
Lui sorridente ricambia, e provo ad improvvisare una micro intervista, che viene rapidamente interrotta quando i suddetti fumatori ignari, si accorgono della presenza di Jonne e interrompono onde farsi fotografare con il loro idolo (giustamente aggiungerei).
In definitiva le uniche cose che sono riuscito a carpire sono state che erano molto felici di questa sequela di date e OVVIAMENTE erano estremamente orgogliosi di poter suonare in Italia, paese con cui hanno un legame molto importante a detta di Jonne.
Nonostante questo però mi ha confidato anche che da qualche giorno e in particolare quella sera soffriva di un fastidioso dolore alla gamba destra dovuto alla scomodità del tour bus.
Finito questa breve parentesi tabagist-fan-giornalistica, sono rientrato, e fin da subito mi è balzato alle orecchie un piacevole particolare: il sound dei Metsatöll non è assolutamente il sound che ci si aspetterebbe da un “gruppo spalla”, sia dal punto di vista della composizione che dell’engineering. Infatti tutti gli strumenti sono perfettamente bilanciati, e  questo permette un’amalgama molto difficile da creare, soprattutto quando si parla come in questo caso di unire strumenti folkloristici come il torupill (versione estone della cornamusa), il flauto, e altri strumenti dai nomi complessi quanto la loro microfonatura, quindi primo punto a favore della compagine estone: grandissima attenzione ai suoni, e ottimo risultato uditivo. Bravi! (Il fonico a occhio avrà avuto si e no 25 anni)
Andando avanti nella performance mi rendo conto che la complessità compositiva dei pezzi è molto elevata, e solo una gran tecnica da parte di tutti i componenti rende lo spettacolo perfetto ed è qui che il mio senso di sorpresa si trasforma in massima soddisfazione. Il sentimento che mi hanno fatto provare i ragazzi estoni è stato quello di voler dire a tutti quanto fossero bravi! Soddisfazione totale!
Tutti veramente molto bravi, ma una spanna sopra tutti troviamo senza dubbio Varulven, il quale si destreggia con maestria e visibili divertimento e soddisfazione tra una miriade di strumenti tipici, a fiato, a corda, grandi, piccoli, veramente tanti e differenti insomma, ed una voce magnifica per la sua profondità da sembrare finta, e se a fine concerto non avessi avuto la fortuna di scambiare due parole con lui, potendo appurare che effettivamente è la sua voce, e non è impostata o in qualche modo artefatta, avrei avuto sicuramente i miei dubbi.
Finita la loro performance, con una grande risposta di pubblico per quanto riguarda l’entusiasmo, nella pausa tra un gruppo e l’altro, da buon tabagista torno all’esterno, e chi ti incontro? Markus “Rabapagan” Teeäär, chitarra e voce dei Metsatöll, anch’egli in un primo momento non riconosciuto dalle poche persone li intorno, e come fatto in precedenza, mi avvicino, faccio le dovute presentazioni e improvviso qualche rapida domanda, non prima di aver fatto i miei complimenti personali a lui e alla sua band per la bella performance. Lui estremamente umile ringrazia quasi commosso per i miei complimenti e mi chiede gentilmente di postare sul guestbook del loro sito ufficiale il report della serata in modo da poterlo condividere coi loro fan.
Nella nostra breve conversazione mi confida di essere molto orgoglioso dei passi avanti fatti dalla band negli ultimi anni, e che mentre in precedenza erano sempre molto tesi per la paura di sbagliare davanti al pubbilco, e che regolarmente questa tensione portava ad inevitabili sbavature, negli ultimi tempi hanno adottato un nuovo modo di approcciarsi allo spettacolo, semplicemente dando tutto quello che hanno dentro in termini di divertimento ed energia “and just fuck off and play as hard as we can”.
E devo dire che il risultato è stato sotto gli occhi di tutti quella sera, e sfido a trovare qualcuno che non abbia trovato i Metsatöll all’altezza di quella che si può definire una performance di altissimo livello musicale.
Da segnalare inoltre la grandissima umiltà dei ragazzi, che al termine della performance dei Korpikklani hanno scelto di scendere tra il pubblico per scattare le fotografie di rito con in fan, ma senza tirarsi indietro quando apostrofati da qualcuno, vuoi per complimenti, vuoi per domande o per autografi. Tutti insieme in mezzo a chi li ha applauditi senza soluzione di continuità. È stata una cosa veramente molto bella.
Bravi!
 
 
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Report e foto a cura di Filippo Peruz
 
 
Dopo gli straordinari e sorprendenti estoni Metsatoll che hanno scaldato a dovere il pubblico ecco finalmente giungere il momento del “Clan della foresta”, gli attesissimi re del folk, i finnici Korpiklaani. A meno di un anno dall’ultimo tour in Italia ritorna quindi il gruppo capitanato da Jonne Järvelä per l’ultima data italiana per quest’anno in quel di Treviso.
E si comincia subito alla grande, il pubblico è caldo (merito dei Metsatoll) e non ci vuole molto perché l’atmosfera si scaldi ancora di più al ritmo della fisarmonica di Juho Kauppinen, la chitarra di Kalle “Cane” Savijärvi, la batteria di Matti “Matson” Johansson, il basso di Jarkko Aaltonen e il violino del nuovo arrivato Tuomas Rounakari. I primi pezzi sono un estratto dal loro ultimo album “Manala”, lavoro incentrato su un episodio del Kalevala, il poema epico finlandese che narra del progenitore e patriarca della stirpe finnica, Kaleva, ma è nella seconda parte del concerto, quando il gruppo tira fuori il meglio dei passati album come il trio “alcolico” Vodka, Tequila e Beer Beer, che comincia a scatenarsi la danza e il pogo selvaggio e allegrissimo, sul palco e tra il pubblico. Questo nonostante forse il violino di Tuomas (un po’ freddo inizialmente), fosse un po’ immeritatamente sovrastato dal volume degli altri strumenti. Un potpourri di canzoni vecchie e nuove, sia in inglese che in finlandese più l’ottima cover di Iron Fist dei Motorhead, dall’album del 2011, “Ukon Wacka”.
E così dopo quasi due ore di grandissime danze, grandissime bevute e grandissima musica, siamo giunti quindi alla conclusione dell’allegra serata folk metal. L’ottimo pubblico, sempre pronto a cantare senza sosta tutte le canzoni della serata, ha salutato quindi i due fantastici gruppi, con la speranza che, nonostante il pubblico numeroso ma non tale da riempire il locale come avrebbero meritato (forse a causa anche della data infrasettimanale), non si stanchino mai di ritornare a divertirci dal vivo in Italia.
 
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