Live Report: Leaves’ Eyes a Romagnano Sesia (No)
Evento dedicato completamente alle voci femminili quello andato in scena la sera del 30 aprile presso la Rock n’Roll Arena di Romagnano Sesia, locale, come già sottolineato in altre occasioni, divenuto in pochi mesi, punto di ritrovo affidabile e d’ottima qualità per il pubblico amante di rock e metal.
Voci femminili e gothic metal di radice sinfonica, un connubio di grande fascino e massima espressività, accolto da discreti consensi e riscontri da qualche anno anche nella nostra penisola.
Molte le giovani proposte sorte in tali ambiti, stimolate dal carisma di alcuni nomi di notevole rilevanza provenienti per lo più dalla scena nordica.
Le band inserite in scaletta in questa serata ne sono state una lampante dimostrazione: una coppia di emergenti tricolori ed un binomio di gruppi composti da professionisti di valore internazionale, hanno rappresentato un menù consistente per valori e qualità, in un crescendo di emozioni destinato ad innalzarsi ad alti livelli con l’esibizione degli headliner della manifestazione, gli ottimi Leaves’ Eyes, band un po’ norvegese ed un po’ tedesca, guidata dall’elegantissima metal lady Liv Kristine, in compagnia dell’imponente ed iper tricotico marito Alex Krull.
Live Report a cura di Fabio Vellata
In leggero anticipo sulla tabella di marcia, i tendoni dell’arena si sono aperti per la prima volta nell’accogliere i giovani novaresi Lust For Oblivion.
Nato nel corso del 2006 e con un demo all’attivo pubblicato nel 2009, il gruppo piemontese ruota essenzialmente attorno alle figure dei due fondatori e menti principali, il tastierista Alex Mantovani e la cantante Chiara Tricarico, singer che un po’ ricorda, forse per la folta chioma rossa, la celebre Simone Simons degli Epica.
Fautori di un gothic metal piuttosto classico, animato da risvolti romantici ed orrorifici, parti declamatorie, sfuriate heavy e qualche momento orecchiabile, il quintetto di Novara si è prestato favorevolmente al ruolo d’apertura, pur mostrandosi ancora limitato nel confronto con i migliori esponenti della scena, da qualche piccola ingenuità di fondo. Complice un songwriting ancora un po’ derivativo ed impersonale, ad oggi non del tutto pronto a coinvolgere appieno gli ascoltatori, la proposta della band italiana lascia in ogni caso intravedere discrete potenzialità.
In possesso di buone doti di tipo strumentale e di qualche intuizione interessante, i Lust For Oblivion si sono resi protagonisti di un’esibizione breve ma dignitosa, offrendo una manciata di brani utili ad introdurre l’audience – al momento non ancora molto nutrita – nell’atmosfera della serata.
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Breve cambio di strumentazione e pochi minuti d’attesa, prima di proseguire nella scoperta della seconda formazione nostrana chiamata ad animare il palco della rock n’roll Arena: trascorse le ore 21.00 da qualche minuto, ecco in azione un’altra band piemontese, i biellesi My Black Light.
Forte di un contratto siglato di recente con la rinomata Massacre Records, il gruppo – fondato anche questa volta da singer e tastierista, rispettivamente Monica Primo e Rudy Coda Berretto – si prospetta ormai più come realtà effettiva che non come una semplice e banale promessa.
Ex cover band dei Within Temptation, il quintetto si rivela già piuttosto rodato e pronto nell’offrire una buona prestazione dal vivo, agevolato dall’ottima presenza della cantante e da una discreta fruibilità dei brani composti. Pezzi non certo rivoluzionari o dotati di particolari colpi di genio, tuttavia sufficienti al fine di accattivare con linee melodiche discretamente facili e varie, in virtù anche dell’utilizzo del sempre efficace contrasto tra growl maschile e gorgheggi da soprano.
Poco meno di tre quarti d’ora di buona levatura, conclusi con una coppia di cover probabilmente un poco fuori luogo per il tema della serata (le danzerecce “Maniac” di Michael Sembello e “Fame” di Irene Cara), per quanto decisamente efficaci ed utili a scaldare l’atmosfera.
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Quanto meno appropriato, arrivati sin qui, descrivere la serata in chiave classica, definendola come una sorta di “crescendo”. La sensazione, di una costante salita qualitativa, proporzionale all’avvicendarsi dei gruppi posti in cartellone, ha segnato, infatti, un’evidente linea di demarcazione con l’entrata in scena del primo dei due big previsti, i norvegesi Midnattsol, ottima band sinfonico-gotica guidata da miss Carmen Elise Espenaes, sorellina minore della blasonata ed irraggiungibile Liv Kristine.
Freschi autori di un nuovissimo album, intitolato “The Metamorphosis Melody” e con un nuovo innesto in line up, il chitarrista Matthias Schuler, il sestetto nordico ha guadagnato buoni consensi ed applausi da parte di un pubblico divenuto, mano a mano, sempre più numeroso e caldo.
Qualche problema nei volumi del microfono (voce per i primi tratti dell’esibizione, un po’ annegata dal resto degli strumenti), non ha per nulla scalfito grinta ed entusiasmo della biondissima singer, davvero dinamica ed assolutamente inarrestabile sul palco. Un vulcano d’energia che ha scatenato sin dalle prime battute le simpatie dei presenti, coinvolti dall’esuberante verve mostrata senza riserve un po’ da tutti i componenti dei Midnattsol.
In una setlist come ovvio, studiata con un occhio di riguardo per il nuovo platter, non sono mancati gli estratti dalle due precedenti uscite, “Where Twilight Dwells” e “Nordlys”, per un’ora abbondante di show caratterizzato da un’atmosfera calorosa e familiare – un clima quasi da festa celtica – in cui non sono mancate ovazioni per il chitarrista Alex Kautz e, in particolar modo, per l’ammirata bassista Birgit Öllbrunner, tanto brava quanto graziosa.
Una nota a margine va spesa inoltre, per la straordinaria disponibilità e gentilezza mostrata dal gruppo. Omaggi a profusione per il pubblico, strette di mano, sorrisi e cortesie davvero senza sosta prima, durante e dopo il concerto, hanno realmente offerto la prospettiva di come il sestetto viva ed interpreti – Carmen Espenaes in testa – la propria musica. Come una totale ed affettuosa condivisione con i propri fan, perno centrale e linfa imprescindibile della loro arte.
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Mentre eravamo ancora intenti nello scambiare convenevoli con i simpatici Midnattsol, ecco arrivare il momento più atteso dell’evento, quello destinato a portare all’attenzione della platea gli adorabili Leaves’ Eyes, band sorta da poco meno di un decennio e guidata dalla “principessa” nordica Liv Kristine in compagnia dell’enorme marito Alex Krull, frontman noto principalmente per la lunga militanza nei seminali Atrocity.
Anch’essi protagonisti di una nuova fatica discografica, “Meredead”, disco uscito in contemporanea con il nuovo capitolo targato Midnattsol, i Leaves’ Eyes non hanno tradito assolutamente le attese, sfornando una prestazione semplicemente straordinaria per intensità, verve, capacità di coinvolgimento, simpatia e vera e propria classe artistica.
Consueto look elegante e movenze da raffinata dea scandinava, la sempre affascinante Liv Kristine ha incantato l’uditorio, esibendo una voce a dir poco perfetta in ogni frangente per confermarsi ancora una volta, qualora fosse proprio necessario, come una delle massime esponenti del settore.
Come annunciato nella prima delle frequenti incursioni di Krull, personaggio tanto massiccio quanto affabile e divertente, la setlist del concerto è stata assestata per lo più sulle tracce del nuovo album, integrate con un costante avvicendarsi tra i vecchi classici della band.
Aperto da una coppia di brani provenienti dal recente “Meredead” – “Spirit’s Masquerade” ed il primo singolo, l’accattivante “Velvet Heart” – lo show è poi proseguito con estratti equamente suddivisi di “Lovelorn”, “Vinland Saga” e “Njord”, cui è andata ad aggiungersi l’inedita (in Italia) “Melusine”.
L’ascolto dal vivo di canzoni di notevole impatto quali “For Amelie”, “My Destiny”, “Farewell Proud Men”, “Elegy” e “Solemn Sea” ha più volte scaldato la platea, lasciando stampata sul viso dei partecipanti, un’espressione mista tra compiacimento ed ammirazione che bene ha potuto riassumere l’efficacia dello spettacolo ed il feeling instaurato con il pubblico.
In forma quanto la propria dolce metà, anche lo stesso Krull ha dato prova di grande sostanza, esibendo la grinta dei tempi migliori nelle parti a lui riservate, per poi lasciarsi andare a romantici ma mai stucchevoli duetti con Liv, compagna sul palco come nella vita, in un’istantanea che non poteva non ricordare – riassumendo la scena con un pizzico d’ironia – il classico e proverbiale “La Bella e La Bestia”.
Immancabili, data l’occasione, un paio d’infuocati duetti con la sorella Carmen – “Kråkevisa” e “Sigrlinn” – in cui poter costatare grande affiatamento “familiare” e la cover di Mike Oldfield “To France”, primo dei due encore previsti dalla scaletta.
Un’ora e mezza abbondante d’esibizione che ha colpito per efficacia e bravura dei singoli, trasmettendo sensazioni coinvolgenti che hanno amplificato, come già percepito con i Midnattsol, una piacevolissima atmosfera di complicità tra pubblico ed artisti. Un atteggiamento attraverso il quale azzerare le distanze tra fan e musicisti, che ha contribuito in maniera determinante alla piena riuscita dell’evento, terminato con tutti i componenti delle band principali – Midnattsol e Leaves’ Eyes – presenti sul palco a salutare la platea con applausi, inchini e strette di mano, in un clima ancora una volta, da grande festa conviviale.
Serata perfetta per valore, qualità dei nomi coinvolti e godibilità vera e propria della musica proposta. Unico rammarico per il sottoscritto, non aver potuto ascoltare la straordinaria “Njord”, brano personalmente reputato tra i migliori prodotti sin qui dal gruppo tedesco-norvegese.
Leaves’ Eyes e Midnattsol in ogni modo, potranno forse essere due nomi un po’ snobbati dal pubblico metal più intransigente per via di un eccesso di “romanticismo” presente nella loro musica. Questione di gusti.
Una loro esibizione dal vivo, rimane tuttavia una delle esperienze più piacevoli e gratificanti, ad oggi possibili in sede live.
Un’affermazione espressa con cognizione di causa: la serata del 30 aprile scorso, ne è stata brillante ed incontestabile conferma!
Setlist:
Spirit’s Masquerade
Velvet Heart
Ocean’s Way
My Destiny
Etain
Farewell Proud Men
Melusine
Empty Horizon
For Amelie
Froya’s Theme
Solemn Sea
Into Your Light
Take the Devil in me
Kakrevisa (duetto con Carmen Espenaes)
Elegy
Encore:
To France
Sigrlinn (duetto con Carmen Espenaes)
Mot Fjerne Land