Live Report: Loculo + Hateworld @ Ziggy Club, Torino – 07/09/2024
Come celebrare nel migliore dei modi la fine delle ferie estive? L’unica risposta che mi viene in mente è ‘pogare e saltare sotto ad un palco’, meglio ancora se le assi di quel palco vengono calpestate da musicisti fracassoni e urlanti. A quanto pare lo Ziggy Club di Torino mi offre precisamente quello di cui ho bisogno. È prevista infatti una serata di gala dedicata al Thrash Metal, la cui buona riuscita sarà garantita dalla presenza di due gruppi nostrani che rispondono in pieno alle caratteristiche da me ricercate. Sul palco si alterneranno gli Hateworld, combo torinese attivo dal 2007, e i veterani genovesi Loculo. Si tratta di una data all’insegna delle novità: gli Hateworld presenteranno alcuni nuovi brani e i Loculo suoneranno parecchi pezzi pescati dal loro ultimo album, “Artificial Ignorance“, pubblicato pochi mesi fa e ormai maturo per essere presentato in un bel release party. Non ho ancora avuto modo di ascoltare la produzione degli Hateworld e, come spesso faccio in questi casi, resisto alle facili tentazioni delle ricerche sul web per non rovinarmi la sorpresa. Per quanto riguarda i Loculo, invece, musicalmente so benissimo cosa aspettarmi ma è la prima volta in cui li incrocio live. Da quel che ho sentito le due band sanno il fatto loro e mi si assicura che dal vivo meritano entrambe. Accompagnatemi, cari lettori, verificheremo insieme la veridicità di queste voci di corridoio!
Il mio ultimo ingresso allo Ziggy Club risale a circa un mese fa: venni nel locale per assistere ad uno spettacolo dei mitici Raven, accompagnati da un altro interessante gruppo Thrash torinese, i Lilith Legacy. In quell’occasione gli spillatori di birra abbandonarono me e gli altri avventori nella prima parte della serata, gettando tutti nella più nera disperazione. Oggi non ci sarà bisogno di un provvidenziale intervento da parte di un tecnico per rimediare alla situazione: gli spillatori sono attivissimi e come sempre non perdo tempo in chiacchiere: al primo posto c’è sempre una birra, dopodiché può partire l’esplorazione. Riconosco fin da subito Massimo Ventura, ormai mia vecchia conoscenza nonché cantante e chitarrista degli Hounds, notevole gruppo Heavy torinese. Il buon Massimo è parte integrante della formazione degli Hateworld, in cui milita come chitarrista. Scopro stasera che il ragazzo è portatore sano di ‘ascia’ anche nella band Thrash Manhunt e nel gruppo Black Metal Sulphureum…posso sentirmi in buone mani anche oggi, insomma! Si aggira nel locale anche Walter Olivetti, presenza fissa in tutti i concerti Underground sabaudi e autore di ben tre raccolte di poesie: tra non molto capirete il motivo che mi spinge a soffermarmi sulla figura del buon Walter. Posso anticipare che la Letteratura sarà parte integrante dello spettacolo di questa sera: non a caso Walter si accompagna a Franco, bassista dei Loculo nonché autore di romanzi di genere Fantastico firmati con lo pseudonimo Frank Fischer…il tutto in barba completa a certi miscredenti che ancora descrivono il Metal come una manifestazione culturale di second’ordine! Franco ha appena terminato il soundcheck con i suoi sodali ed è arrivato il momento di avvicinarsi al bancone del bar. Le poche note che ho avuto modo di sentire mi assicurano che la serata si evolverà in un gran bel massacro rivolto al classico pubblico selezionato di ‘pochi ma buoni’. Le casse del locale diffondono una succosa sequela di brani dei Suicidal Tendencies dopo le ultime fasi del soundcheck, in modo da accogliere i primi avventori senza allontanarsi troppo dal bill della serata. Un paio di sguardi al banco del merch, due chiacchiere con i soliti noti et voilà, lo spettacolo può incominciare!
Loculo
Il telone posizionato alle spalle del batterista dei Loculo mostra la proiezione del logo della band che sovrasta un simpatico diavoletto. Il bassista Franco, con malcelato orgoglio, mi ha dato alcune informazioni sul suo conto: si tratta della mascotte del gruppo e risponde al nome di Belinzebù, simpatico appellativo derivato dall’unione tra le parole Belzebù, nome demoniaco che tutti bene o male conosciamo, e belin, classico termine ligure con cui, più o meno goliardicamente, si usa indicare il…membro maschile. Basterebbero queste poche righe introduttive per capire come i Loculo facciano parte di quella nutrita schiera di artigiani del Metallo che amano non prendersi troppo sul serio. In caso qualcuno non fosse ancora sufficientemente convinto di quest’affermazione mi limiterò ad elencare alcuni titoli di canzoni presenti in “Star Thrash”, penultimo album dei Loculo pubblicato nel 2012: “God Save the Beer”, “Run to the I.N.P.S.”, “Excalibeer”, “Troops of Rhum” e infine l’immortale “Thrashing Basilicum”, che mette nero su bianco la ricetta del Pesto alla Genovese urlata su di un tappeto sonoro squisitamente old school. D’altronde non di sole goliardate tematiche si campa: musicalmente parlando i Nostri propongono uno solido Speed/Thrash d’antan, debitore tanto del primordiale Black/Thrash diffuso dai primi Sodom e Kreator quanto del proto-Black Metal di Hellhammer, Bathory e compagnia bella. Affiancare una grande dose di spensieratezza ad uno stile musicale maligno e aggressivo genera un contrasto spassoso ed efficace. Questo apparente conflitto rappresenta la linfa vitale dello spettacolo dei Loculo, che da qualche tempo possono contare sulla collaborazione al microfono di Angelo Martoccia, attuale cantante dello storico gruppo Heavy/Doom genovese Expiatoria. Angelo assume il ruolo di cantante di supporto in alcune canzoni e, con il suo portamento solenne e ieratico, contribuisce attivamente al raggiungimento degli obiettivi dissacranti imposti dalla band. L’ultimo album dei Loculo, il succitato “Artificial Ignorance“, non abbandona le coordinate stilistiche accennate poc’anzi e mantiene inalterata la cornice fantascientifica già presente nel precedente “Star Thrash”. La mascotte Belinzebù, inoltre, è ritratta sia sulle pagine del CD che sul succitato telone in versione cyborg, rispettando in pieno il tema centrale dell’ultimo disco. “Artificial Ignorance“, come si può facilmente intuire dal titolo, individua nell’ingerenza della tecnologia una delle moderne piaghe che affliggono l’umanità. Come porre rimedio a questo annunciato declino della razza umana? Usando le armi che i Loculo padroneggiano meglio: Metal, sorrisi e…birra. Ho notato infatti fin dal primo momento in cui mi sono avvicinato al palco una delle attrezzature più notevoli che io abbia mai avuto modo di esaminare in sede live: un utilissimo e professionalissimo portabirra removibile attaccato all’asta del microfono del cantante/chitarrista Teo. Abbassando di poco lo sguardo mi sono poi imbattuto in una sorta di Torre di Babele costruita con un inusuale materiale di scena…tra breve la descriverò meglio, non preoccupatevi!
I Loculo danno il via alla loro scaletta proponendo il primo brano di “Artificial Ignorance“: dopo la minacciosa introduzione preregistrata diffusa dall’impianto dello Ziggy tocca infatti a “Surf Nazis Must Die” il compito di attirare l’attenzione dell’uditorio. Il titolo della canzone è decisamente particolare ma in questo caso non si tratta di farina del sacco dei Loculo: il brano è dedicato all’omonimo film cult del 1987 prodotto dalla leggendaria casa cinematografica americana Troma. Le ostilità procedono con “Metronomicon” e “From Ash…to Thrash”, presenti rispettivamente nelle tracklist di “Star Thrash” e dell’EP “Full Metal Racket”, pubblicato nel 2020. I Loculo proporranno diversi brani dell’ultimo disco senza dimenticare il passato: ben poco è cambiato rispetto ai primi lavori risalenti a vent’anni fa e le tracce più ‘datate’ convivono tranquillamente con i brani nuovi. Le canzoni godono di una certa varietà nella loro struttura: questa scelta rende la proposta della band piuttosto variegata e personale. Basti pensare a “Ignorance”, in cui il batterista Chry, accreditato nella formazione del gruppo a partire dall’EP del 2020, si trova costretto a destreggiarsi tra indiavolate parti in blast beat, classici strofe in up-tempo e sezioni dilatate che non sfigurerebbero in un disco Death/Doom. La quantità di sudore con cui innaffia le ‘sue’ pelli non è molto superiore a quella scaturita dagli scalmanati presenti nel pit, che pur non essendo moltissimi fanno sentire con impegno la loro presenza. Il pubblico mostra di gradire la proposta dei Loculo anche grazie alle spiritose trovate teatrali che impreziosiscono lo spettacolo, come nel caso dell’inno “Excalibeer”. Avete presente la Torre di Babele che ho evocato poc’anzi? Non si tratta di una torre, bensì di una riproduzione molto peculiare della Spada nella Roccia. La Roccia e la lama della Spada sono state fabbricate usando lattine di birra vuote; allo stesso modo l’elsa della spada è stata creata con…esatto, lattine di birra vuote. ‘I Tankard se la sognano questa cosa’, dice Angelo. Non solo “Excalibeer” verrà interamente cantata da lui: suo è anche il compito di estrarre la spada dal suo basamento e usarla per nominare cavalieri tutti gli scalmanati che gli capitano a tiro sotto al palco. Dopo una divertente esecuzione del brano “Camatti”, estratto dal disco nuovo e dedicato all’omonimo amaro simbolo della Genova ad alta gradazione alcolica, passiamo ad un altro momento teatrale. Angelo si presenta sul palco incappucciato, pronto a leggere una profezia in lingua inglese vergata su di un tomo divino intitolato ‘Pesto e Buridda’. Si tratta in realtà dell’ottava traccia di “Artificial Ignorance”, “Interlude (Men and Machines)”, che a sua volta introduce, sia su disco che sul palco dello Ziggy, il brano “A.I. (Artificial Intelligence)”.
Piccola nota: “Artificial Ignorance” è il primo album presentato dai Loculo con la nuova formazione a due chitarre. Oltre al veterano Teo, infatti, possiamo ammirare alla seconda chitarra Johnny. Oltre alla bravura nel maneggiare la sua ascia, il giovane chitarrista si fa apprezzare anche per il notevole apporto al microfono: il suo scream è godibilissimo e invidiabile. Il concerto procede con altri brani di “Artificial Ignorance” e il pogo prosegue con “Digital Holocaust”, “War of Desolation” e la programmatica “Loculo”. Quest’ultima si distingue dagli altri brani della scaletta grazie al testo ricco di riferimenti all’universo del Metallo Pesante. Risulta interessante e provocatoria la scelta di parodiare titoli e testi di canzoni Metal basando la canzone su di un riff che andrebbe benissimo in un disco Punk/HC di fine anni ’70. A questo punto è chiaro a tutti: il gruppo genovese si presenta al pubblico mostrando con fierezza un’attitudine irriverente e scherzosa di cui, onestamente, c’è sempre più bisogno, soprattutto in un mondo che poco per volta si sta trasformando in un enorme contenitore di sozzure. I Loculo pongono rimedio a questa tragica situazione con l’ultima canzone della scaletta, “Thrash…or Trash”: la canzone fa parte della tracklist dell’omonimo demo del 2007 e conclude degnamente lo show, anche grazie all’intervento al microfono di una fan del gruppo presente in mezzo pubblico. La ragazza garantisce una prestazione vocale breve ma intensissima, molto gradita da tutti gli astanti. Le sue grida belluine riassumono con esattezza i motivi che spingono tutti i presenti a partecipare ad un concerto come questo: il bisogno di sfogarsi, divertirsi e sentirsi liberi può essere soddisfatto facilmente in un contesto come quello di stasera. E siamo soltanto a metà dell’opera…
Hateworld
Tornati ‘in pista’ dopo un anno e mezzo, i ragazzi torinesi portano avanti la bandiera del Thrash americano inserendosi a metà strada tra suggestioni Crossover e lo stile dell’ormai mitologica Bay Area di San Francisco. Gli Hateworld riempiono il vuoto lasciato dalla teatralità dei Loculo con un grande dinamismo sul palco e un impatto riassumibile usando un solo aggettivo: devastante. Le note della canzone “Natural Disaster”, prima traccia del loro primo e finora unico album “Mass Deception”, colpisce tutti i presenti con una forza inaudita. Immaginate il buonanima Bombolo o Christian De Sica pronunciare le parole ‘na tranvata’ dopo essersi buscati una sonora ‘pizza’ in faccia: otterrete l’esatta descrizione di ciò che gli astanti hanno vissuto nel momento in cui gli Hateworld hanno aperto il fuoco. Concedetemi un piccolo salto in avanti nel tempo: a fine concerto ho fatto il mio dovere e mi sono procurato una copia del CD di “Mass Deception”. Lo sto ascoltando mentre scrivo questo articolo e mi sembra proprio che i ragazzi dal vivo abbiano leggermente accelerato i loro pezzi, in modo da consegnarli al pubblico dello Ziggy in una versione ancora più distruttiva. Il secondo brano della scaletta, “Horror Sheep”, non fa che confermare quest’impressione. Non so fino a che punto sia stata una decisione consapevole da parte del quintetto; potrebbe anche essere l’effetto di una lunga assenza dai palchi ma il pubblico dello Ziggy ha sicuramente visto gli Hateworld in evidente stato di grazia. Non posso fare il medesimo confronto con la versione registrata di pezzi come “Don’t Care”, “Mother Gaia”, “Beat Generation” o “Abomination Truth”: queste canzoni non fanno parte né di “Mass Deception” né del precedente EP “Another Holocaust”, prima fatica discografica della band data alla luce nel 2010. Queste canzoni confluiranno nella tracklist di un nuovo disco degli Hateworld che a quanto pare è in procinto di essere pubblicato: quest’indiscrezione che viene confermata ufficialmente dal cantante Felix Liuni. Mentre attendiamo che questa profezia si avveri potremo ingannare l’attesa non soltanto con l’ascolto dei brani di “Mass Deception”: i ragazzi infatti propongono sul palco un estratto da “Another Holocaust”, “The Insane”. La canzone tradisce un periodo iniziale della band in cui, a quanto pare, le influenze provenienti dal Death/Thrash dei primi Sepultura erano molto più profonde rispetto all’attuale stile del gruppo. In questo caso il Web può esservi d’aiuto: iscrivetevi al canale YouTube degli Hateworld per godere di questa e altre chicche dal loro recente passato. Si arriva a questo punto a metà concerto e gli Hateworld hanno in serbo un paio di sorprese. La prima è la proiezione di un breve estratto da Essi Vivono, film cult diretto nel 1988 da John Carpenter. Il titolo originale della pellicola è They Live e ciò spiega il motivo per cui il film è stato chiamato in causa. Il compito di questo spezzone è infatti introdurre la canzone “They Live…We Sleep”, uno dei brani più indiavolati di “Mass Deception” che rischia di causare non poche contusioni sulle spalle dei fan vorticanti in mezzo al pit. Qualche paragrafo fa ho accennato a Walter Olivetti e alle sue poesie, lasciando il discorso in sospeso. Uno sguardo alla scaletta degli Hateworld rivela ciò che sta per succedere: Walter invaderà pacificamente il palco e prenderà possesso del microfono di Felix per leggere un paio dei suoi componimenti.
Walter ha inserito alcune poesie dedicate al mondo del Metal nelle sue sillogi e stasera avremo modo di conoscerne due: “La Fiamma del Metallo” e “Headbanging”. Quest’ultima a quanto pare farà parte della quarta raccolta di poesia di Walter, al momento in via di pubblicazione. I presenti, a fine serata, riceveranno direttamente dalle mani di Walter i testi stampati delle due poesie…tracciando così le linee guida per le nuove frontiere del merchandising letterario! Chi non ha avuto la fortuna di sentire Walter declamare le sue opere dal vivo e non ha avuto modo di riceverne le copie dalle sue mani può (e deve…) leggerle cliccando sul loro titolo. Avete fatto il vostro dovere da bravi e (temo) unici guardiani della Cultura in Italia? Ottimo! Anche gli Hateworld fanno tutto il possibile per preservare dall’oblio i grandi classici della ‘nostra’ musica. Dopo l’intermezzo letterario la band propone una riuscita cover di “Postmortem” dei sempiterni Slayer, estratta dal loro album capolavoro “Reign in Blood”. La fine dello show si avvicina e il gruppo si prepara ad esaurire la scaletta dando fondo alle ultime tre canzoni. “Hateworld” e “War in my Eyes” continuano l’opera di devastazione messa in piedi dal gruppo, lasciando spazio all’unica traccia della band interamente cantata in italiano. “Cospirazione” è un inno rivolto a chi ancora riesce a percepire il Metal come una manifestazione culturale pura, lontana da clientelismi e logiche di mercato. Da questo punto di vista gli Hateworld stasera sfondano una porta aperta: speriamo che certe porte vengano sfondate presto e che non ci tocchi attendere di nuovo un anno e mezzo per ripetere l’esperienza!
La consueta birra della staffa accompagna le ultime chiacchiere con i membri delle band e i pochi tiratardi ancora presenti nel locale. Tutti concordano sul positivo bilancio della serata, purtroppo volata via in un soffio…esattamente come tutte le belle esperienze che ci troviamo ad affrontare nella vita. Tanto vale, a questo punto, tentare di assistere al maggior numero possibile di concerti, compatibilmente con la propria situazione lavorativa e familiare. Visto e considerato che durano poco, puntiamo almeno alla quantità! Alla prossima!