Live Report: Luca Turilli’s Rhapsody + Temperance + Ancient Bards @ Estragon (BO) 17/02/2016
LUCA TURILLI’S RHAPSODY + TEMPERANCE + ANCIENT BARDS
17/02/2016 @ Estragon, Bologna | Live Report
Grande serata nella terra di Balanzone, per la prima data italiana dei Luca Turilli’s Rhapsody, che con Roma e Milano vengono a concludere il tour europeo a supporto dell’ultimo full-length: Prometheus – Symphonia Ignis Divinus.
Come di consueto raggiungo Bologna con larghissimo anticipo, approfittandone per fare sightseeing tra musei, chiese e monumenti del capoluogo emiliano. A pochi metri da Piazza Maggiore il Museo Civico Archeologico ospita un’importante mostra dal titolo “Egitto – Splendore millenario”. Mentre il social si scatena con foto dei gatti (il 17 febbraio è infatti la festa nazionale), io festeggio con le mummie di antichissimi felini vissuti sulle sponde del Nilo. Fa più metal. Saltando avanti di qualche secolo il Museo Civico Medievale, oltre alle stupende armi d’epoca della collezione permanente che già fanno entrare nel giusto mood epico per la serata, presenta una mostra molto interessante sulle confraternite bolognesi dal titolo: “Tra la Vita e la Morte”. Dalla storia all’arte più vicina all’anima, quella musicale, in direzione Estragon.
L’orario è effettivamente un po’ insolito: i cancelli aprono infatti alle 18.30; orario vantaggioso per chi non vuol fare le ore piccole (il concerto finirà prima delle 23), eppure scomodo per chi, venendo da lontano, non riesce ad uscire da lavoro e raggiungere la destinazione in pochi minuti. Il risultato prevedibile è una scarsa affluenza all’apertura.
Puntuali alle ore 19 salgono sul palco i bardi di Rimini: il pubblico è ancora freddo e poco numeroso, i suoni un po’ impastati per l’opener “Across this Life” tratta dall’ultimo album “A New Dawn Ending”, ma la situazione si risolve in pochi minuti. Canzone dopo canzone le prime file iniziano ad affollarsi, mentre i ragazzi sul palco si riconfermano come una tra le realtà italiane più valide del settore, una band dall’elevatissima caratura tecnica e dalla grande presenza sul palco. Nati proprio sulla scia dei Rhapsody che furono, i nostri hanno all’attivo tre dischi che compongono la “Black Crystal Sword saga”, e l’epico conflitto tra Sendor e Daltor si materializza on stage attraverso la bellissima voce di Sara Squadrani, peraltro fresca di Laurea in Ingegneria (congrats!). Toccherà a lei cantare anche le strofe sul disco registrate da Fabio Lione in “The Last Resort”, mentre la ballad “In My Arms” si manifesta in tutta la sua dolce tragicità. Peccato per i cori campionati, che talvolta lasciano un po’ interdetti proprio quando il chorus dovrebbe trascinare. C’è anche spazio per il primo singolo “The Birth of Evil”, pezzone dal refrain inconfondibile che ha lanciato la band, mentre la chiusura è affidata a “Through my Veins”, in cui Simone Bertozzi ci fa sentire il suo growl nel ritornello. Al solito, grande pulizia e potenza alla sezione ritmica di Federico Gatti (batteria) e Martino Garattoni (basso), protagonista di ottime parti soliste; tante melodie alle tastiere di Daniele Mazza, e davvero fenomenale il maestro Claudio Pietronik alla sei corde, con il suo shredding iper-tecnico ed originale che non ci stancheremo mai di elogiare.
Setlist
01. Across this Life
02. Flaming Heart
03. The Last Resort
04. In my Arms
05. The Birth of Evil
06. Through my Veins
Ancora con estrema puntualità, alle ore 20 salgono sul palco i Temperance, giovane band di metal moderno ormai lanciata sul mercato internazionale, nata dalle ceneri dei Bejelit, ai quali si è aggiunta la bella Chiara Tricarico al microfono. La band ha all’attivo due dischi pubblicati in due anni: il disco eponimo “Temperance” (2014) ed il successivo “Limitless” (2015).
Grande era la mia curiosità nei confronti dei ragazzi sul palco, che non hanno affatto deluso le aspettative. Complice anche un’ottima selezione dei brani in scaletta, tutti i pezzi hanno composto un bel mosaico rappresentativo della piacevole poliedricità e potenza della band. L’apertura con i cori di voci bianche non poteva essere altro che il preludio ad “Oblivion”, in cui Chiara con grande naturalezza affronta il ritornello con impostazione lirica. Ottima la presa di brani diretti come “Hero” e “Save Me”, rispettivamente dal primo e secondo disco, entrambe dal ritornello molto immediato e dal riffing pesante. Pollici in su anche per “Amber & Fire”, pezzo meno tirato e dal sapore orientaleggiante con influenze elettroniche che non mi aspettavo tanto coinvolgente dal vivo, diretto da Giulio Capone dietro le pelli (ed al Mac). Tanto divertimento anche col “Mr. White” di Breaking Bad (che continua a ricordarmi “Dr. Stein” degli Helloween), per concludere con il singolo “Me, Myself & I” e “Déjà vu” dal debut album. La band si presenta con soli quattro elementi, senza Sandro Capone (fratello di Giulio) che ha da poco lasciato il gruppo. Luca Negro accompagna con le sue linee di basso, mentre il vero mattatore della band sembra essere il mastermind Marco Pastorino, notevolmente gasato sul palco, professionale e sicuro di sé in ogni passaggio, evidentemente ben felice di suonare in Italia di fronte a tanti amici dopo il lungo tour europeo. Spetta a lui scaldare le voci del pubblico con dei vocalizzi: ce ne sarà bisogno per cantare tra poco sulle tonalità altissime di Alessandro Conti!!
Setlist
01. Oblivion
02. Hero
03. Amber & Fire
04. Save Me
05. Mr. White
06. Me, Myself & I
07. Déjà vu
To the wind I will sing, the tale of the King… il Maestro Luca Turilli è tornato, ed ha dalla sua una scaletta che riunisce I Rhapsody (con e senza “of Fire”) pre-split, la sua carriera solista ed i due dischi dei nuovi “Luca Turilli’s Rhapsody”, recentemente usciti con: “Prometheus – Symphonia Ignis Divinus”. Difficile non centrare il bersaglio con un arsenale simile.
L’intro è prevedibilmente quella dell’ultimo disco: “Nova genesis (Ad splendorem angeli triumphantis)”, che fa da preludio ad una ben meno prevedibile “Kinghtrider of Doom” da “Power of the Dragonflame” (2002), richiesta e votata dai fan sulla pagina Facebook del gruppo. Il pezzo è una vera bomba, col quel “destino/ mi arrendo/ al tuo dominio del tempo” che infiamma fin da subito il pubblico tricolore. Dallo stesso disco sarà attinta anche l’ottima “The Pride of the Tyrant”: pezzi da novanta da sempre sottovalutati rilucidati per l’occasione. “Rosenkreuz” è più bella dal vivo che in studio, con le liriche che passano alle spalle della band, proiettate assieme ad effetti grafici di impatto per rendere il tutto più cinematico: ad ogni pezzo sono infatti dedicate videoproiezini ad hoc. Leggendaria ormai “Land of Immortals”, direttamente dal debut della band (“avevo diciassette anni e mi gasava un macello”, dice il buon Conti). Due brani anche dallo storico disco solista “Prophet of the Last Eclipse” (2002), con le linee vocali di Olaf Hayer che si adattano perfettamente alla voce di Alessandro, rispetto a quelle di Fabio Lione: “War of the Universe” (preceduta dall’intro Aenigma) e successivamente l’imponente “Demonheart” coi suoi cori in latino.
Anche l’inno “Unholy Warcry” viene preceduto dall’intro dell’epoca, sempre seguendo la filosofia del cinematografico, peccato che per la solita storia delle basi il solo sia quello della versione breve… devo rassegnarmi, temo che non sentiremo mai dal vivo il bellissimo assolo per intero.
La scaletta prosegue con l’unico episodio del controverso “Triumph or Agony”: “Son of Pain”, poi la titletrack del nuovo album ed intermezzo con un lungo assolo alla batteria del mitico Alex Landenburg, che scalda ulteriormente il pubblico.
Forse il pezzo migliore del nuovo disco, “Il Cigno Nero” si fa sentire tra il pubblico col suo testo in italiano, forse un po’ complesso da imparare a memoria ma davvero d’impatto. Altro gran pezzo in italiano, “Tormento E Passione”, in cui possiamo ufficializzare la vera sorpresa del concerto: Emilie Ragni. La soprano francese, convocata assieme al tenore italiano Riccardo Cecchi per aggiungere la profondità necessaria nelle parti operistiche ed evitare di appoggiarsi completamente sui cori campionati (scelta che si rivelerà assolutamente vincente!) fa suo il pubblico in un coinvolgente duetto con Alessandro. Bravissima a tenere il palco e perfettamente a suo agio sia in prima che in seconda linea, si rivela come il terzo angelo femminile della serata, dopo le bellissime e talentuose Sara e Chiara. Lo stilnovista approva.
Luca vuole strafare e riesce persino a proporre entrambe le suite “Of Michael the Archangel and Lucifer’s Fall” (e relativo seguito), ovviamente ridotte all’essenziale, assieme al primo singolo dei “suoi” Rhapsody “Dark Fate of Atlantis”, a volerci dimostrare quanto crede nella qualità del nuovo materiale. Chiusura prevedibile col grande classico “Dawn of Victory”.
Il pubblico reclama poi un doveroso bis, concesso dalla titletrack del debut “Ascending to Infinity” per poi chiudere col più grande classico della band: la leggendaria “Emeral Sword”. Titoli di coda.
Ottima la prestazione di Alessandro Conti con la sua folle asta microfonica Mad Max, anch’egli visibilmente felice di suonare vicino casa, in Emilia, si lascia scappare anche qualche battuta: in chiusura volutamente dimentica di salutare il mastermind e teme il licenziamento, tanto che si dice sollevato di indossare già la tenuta da lavoro come tatuatore (attività che effettivamente svolge). Luca Turilli davvero in forma strepitosa, salta come un elfo silvano sulla spia, in zona batteria e di nuovo giù verso Domenique (ottimamente ripresosi dall’infortunio alla mano), poi verso Patrice al basso, incrocio di chitarre e di nuovo in sulla sinistra del palco, gesto d’intesa con Alessandro e via, altro giro, più e più volte, interrotto solo da un problema tecnico al trasmettitore, risolto temporaneamente con un cavo jack d’emergenza che lo ha tenuto fermo in postazione per qualche minuto; situazione rapidamente ripristinata. Estremamente umile durante i ringraziamenti (quasi in imbarazzo al grido “Luca, Luca” del pubblico), è invece ben felice di incitare il pubblico nell’elogiare il suo frontman. Incredibile il suo coinvolgimento nelle parti in italiano, che canta a squarciagola ad occhi chiusi volgendosi verso il cielo, quasi a voler vivere le parole come un magico mantra.
Inutile invece spendere troppe parole sulla scarsa affluenza di pubblico (la sala era piena a metà), forse complici l’orario di apertura, il giorno infrasettettimanale e le tre date che hanno dato l’occasione a tutti i fan di raggiungere la località più vicina tra Bologna, Roma e Milano. D’altro canto, impossibile descrivere a parole le grandi emozioni provate in questa magica serata, una vera festa del metallo tricolore tra antiche leggende e nuove promesse, tutti riuniti sotto lo stesso vessillo: la meraviglia della musica e la voglia di suonare e divertirsi di fronte ed assieme al proprio pubblico.
Setlist
Nova genesis (Ad splendorem angeli triumphantis)( Intro)
01. Knightrider of Doom
02. Rosenkreuz (The Rose and the Cross)
03. Land of Immortals
Aenigma (intermezzo)
04. War of the Universe (Luca Turilli song)
Ira Divina (intermezzo)
05. Unholy Warcry
06. Son of Pain
07. Prometheus
08. Drum Solo
09. Il cigno nero
10. Guitar Solo
11. The Pride of the Tyrant
12. Tormento E Passione
13. Demonheart
14. Bass Solo
15. Of Michael the Archangel and Lucifer’s Fall, Part II: Codex Nemesis
16. Dark Fate of Atlantis
17. Of Michael the Archangel and Lucifer’s Fall
18. Dawn of Victory
Encore:
Quantum X (intro)
19. Ascending to Infinity
20. Emerald Sword
Live report a cura di Luca “Montsteen” Montini