Live Report: Made In Hell Fest a Stagno (LI)

Di Redazione - 17 Novembre 2009 - 12:05
Live Report: Made In Hell Fest a Stagno (LI)

MADE IN HELL FEST

Sabato 7 novembre 2009, Stagno (Livorno) c/o Elvis Fan Club

Report a cura di Marco “Mark One” Gulino

Foto di Umberto Mino.


Giornata quasi completamente all’insegna del metal italiano (fortemente voluta e organizzata da Tiziano, il cantante degli Etrusgrave), che ha visto alternarsi vecchie e nuove leve nostrane oltre che a benedire un evento a suo modo storico, ossia la riappacificazione tra i Dark Quarterer ed il loro primo storico chitarrista, Fulberto Serena.

Aprono i piombinesi Darking (a breve ci sarà anche il loro esordio discografico), formatisi nel 2005 (ma il chitarrista Agostino Carpo fu tra i fondatori dei Domine negli anni ‘80), il loro classico Heavy/Power trova subito consensi tra i convenuti (a fine serata si conteranno circa 150 presenti). Spicca la buona prova del singer Mirko Miliani su tutti i brani (in particolare su My Name Is No One), da migliorare invece la presenza scenica risultata troppo statica, ma avendo suonato raramente dal vivo è comprensibile, comunque promossi!

Seguono gli Axevyper, al loro debutto live (anche se alcuni componenti già militavano altrove, Assedium in primis), fedeli al dogma epic anni ’80 sciorinano un discreto show (suoni un po’ troppo impastati) ma di grande presa. Sotto il palco si forma una piccola bolgia al suono di Revenge of the Death Rider e Stigyan Maiden (quest’ultima cantata in italiano, così come Non è Finita Qui). La scelta del nostro idioma potrebbe rivelarsi vincente per il futuro, la resa dei pezzi è stata più che buona. In chiusura un omaggio alla Strana Officina (dopotutto si era a casa loro!) con Viaggio In Inghilterra, peccato solo che il Bud sia arrivato mezz’ora dopo…

Eccoci all’unica presenza straniera, i Darkest Era (giovanissimi, con un solo mini-Cd all’attivo), ma già piuttosto rodati live, con presenze a vari festival stranieri come l’Up the Hammers in Grecia ed il Fist Held High in Germania), fautori di un sound dalle svariate influenze (celtiche, viking e Nwhobhm). Pur non conoscendone i pezzi devo dire che hanno bene impressionato per esecuzione ed attitudine, senz’altro è una band da approfondire per bene.

Saltati gli annunciati Nasty Tendency all’ultimo momento vengono sostituiti dai veterani Frozen Tears. Devo confessare che non mi hanno mai entusiasmato (visti più volte dal vivo in vari festival), suonano bene ma i loro pezzi scivolano via senza lasciare il segno (e come me, purtroppo, lo pensano molti dei presenti che durante il loro show preferiscono sbirciare nel banchetto dei cd o rifocillarsi). Va detto che non si fanno certo smontare, rimanendo comunque professionali.

Gli Alltheniko sono stati uno dei momenti migliori dell’intero festival: tre autentiche furie scatenate (con già due cd all’attivo), il loro speed metal ha fatto fare headbanging praticamente a tutti, Thunder and Steel e Feel the Power in primis, spazio poi anche alla cover di Painkiller! Alltheniko: Metal Unchained!!!

Gli Etrusgrave giocano in casa e praticamente tutti i presenti si assiepano sotto il palco, ottima prestazione (a parte qualche problema alla voce sui toni bassi causa influenza) che va a confermare lo stato di grazia della band con Fulberto Serena autentico maestro della sei corde, nei 50 minuti a loro disposizione spiccano Wax Mask, Dismal Gait, Subulones (pezzo di nuova composizione che farà parte del loro secondo cd) e quello che può essere definito il loro manifesto, ossia Angel Of Darkness.

Con i Tarchon Fist si ha l’unica nota veramente stonata della serata (non certo per colpa loro, normalmente sono un’autentica mazzata dal vivo), penalizzati da continui problemi tecnici sul palco (la voce per venti minuti buoni non si è praticamente sentita, così come una delle chitarre). Hanno fatto davvero fatica a portare a termine il loro show, comunque non si sono fatti certo abbattere, sono ripartiti ma pezzi come Bad Man Mania, Eyes of Wolf, We Are the Legion, Fighters etc. meritano circostanze migliori.

A chiudere la kermesse ci hanno pensato gli immensi Dark Quarterer (a breve uscirà anche il loro DVD live), scaletta ormai consolidata con l’esecuzione completa del loro quinto album Symbols, poi War Tears e su Retributioner la sentita dedica/tributo di Gianni Nepi a Fulberto Serena (loro storico chitarrista, dopo 20 anni è finalmente giunta la riappacificazione a chiudere un capitolo doloroso). Conclusione affidata ormai da anni (qui, lo confesso, è un po’ colpa mia, suggerii Loro di chiudere sempre così…) alla drammatica ed epica Last Song, suggello finale ad una giornata che alla fin dei conti risulta ben riuscita. Ci sarà una seconda edizione?

 


Marco “Mark One” Gulino

 

P.S. un ringraziamento speciale a Celeste e Fabrizio ed ai Tarchon Fist per il viaggio e le belle ore passate assieme sabato e domenica.