live report Manilla Road 22/10/2002

Di Redazione - 12 Novembre 2002 - 8:36
live report Manilla Road 22/10/2002

Scusandomi per il ritardo considerevole, dovuto a cause di forza maggiore, ecco pubblicato su TrueMetal.it il live report del concerto-evento che vedeva on stage (per la prima volta in Italia, la seconda in Europa) i Manilla Road, accompagnati da DoomSword (nella loro prima esperienza live), Rosae Crucis e BattleRam. Presto le foto saranno on line!

Manilla Road + DoomSword + Rosae Crucis + Battle Ram
22 Ottobre 2002
Brunch – Porto d’Ascoli (AP)

Prologo
Sin dai giorni del Gods of Metal girava voce che i Manilla Road sarebbero giunti in Italia in concerto; saltata però la presunta data di luglio (mai ufficialmente confermata), dopo qualche tempo fu ufficializzata la tappa italiana del mese di Ottobre. Un evento simile non poteva che mandare al settimo cielo ogni reale sostenitore della cult band statunitense. L’attesa era snervante. La domanda era una ed una sola:”quando arriverà il 22 ottobre?”

Il 22 Ottobre
E vai!! Già dalla tarda mattinata si vedono accampati davanti al locale alcuni fans, il cui numero aumenterà a pomeriggio inoltrato. Ad animare l’atmosfera ci pensano i ragazzi greci venuti da Atene per non perdersi la prima esibizione live dei DoomSword (questa sì che è gente seria…), cartoni birra, dischi di CandleMass e DoomSword, una febbrile impazienza e soprattutto i soliti, magnifici, discorsi che i cultori di HM anni 80 fanno riguardo gruppi oscuri, demos introvabili, lp che costano un’eresia di soldi, possibili acquirenti/venditori, esperienze di concerti storici, ecc…
Stygian Shore, Slauter Xtroyer, Damascus, Spitfire, Cirith Ungol, Rex Inferi…sono solo alcuni dei nomi citati. Ci siamo capiti, no?

Sull’imbrunire fanno la loro comparsa anche i musicisti; mentre le bands di supporto sono indaffarate con il trasporto degli strumenti ed il soundcheck, i Manilla Road si intrattengono amichevolmente con i fans fuori, rispondendo ad ogni domanda posta con gran cortesia e simpatia, autografando l’impossibile che viene parato loro di fronte.

Ed insomma…passa il tempo, aumenta il divertimento e l’impazienza e con una puntualità impressionante, verso le 21:15 le porte del locale vengono spalancante permettendo l’accesso alla piccola ma agguerrita orda di fans di iniziare questo viaggio mistico ai confini dei proprio sogni: vivere con i Manilla Road una nottata di grandi emozioni e metallo pesante!
Con grande puntualità di orario, salgono sul palco i Battle Ram. Sul conto di questi ragazzi, non sapevo nulla. Prima che iniziassero a suonare mi avevano detto che è una band locale che alle spalle ha già qualche esibizione on stage.
Vabbè, vediamo che ne esce fuori…FUOCO, ACCIAIO, FEDE e MORTE!! Appena presi in mano gli strumenti i Battle Ram si mettono ad intonare “Death Rider” degli Omen: partiti i primi riff, non s’è capito più niente, le braccia erano in alto, grida di stupore ed ammirazione risuonavano nella sala, trasformatasi presto nel paradiso ideale per ogni patito di Epic Metal!!
Subito il gruppo si mette in risalto per la sua convincente perizia tecnica (ottima la prova del cantante in ogni brano) e la grande attitudine, che traspare dalla scelta dei brani.
«Death Rider, You’ve taken the Earth by Storm!
Death Rider,  out of sin and hatred you were born!
»
Ma non è finita qui: senza concedersi pausa parte un brano dei Fifth Angel (logicamente del primo lp), un pezzo proprio (efficace e convincente) e poi, dedicata ai fratelli greci e DeathMaster…”Medieval Steel“!!
E a questo punto, ho visto tutto della vita!! “Medieval Steel” dal vivo…no, non ci posso credere!!
Appena parte il riff inziale l’entusiasmo in sala schizza ai massimi livelli, raggiungendo il top della serata, mentre tutti cantano in coro il refrain dell’hymn of hymns dell’Epic Metal.
Seguono altre mitiche covers ed un pezzo proprio, finche i nostri amici marchigiani non infliggono il colpo di grazia facendo fiammare fuori dalle casse nientemeno che “Symphony of Terror” dei Jag Panzer!!
Un’esibizione impeccabile con una scaletta straordinaria. Culto!! m/

Dopo una breve pausa, salgono sul palco i capitolini Rosae Crucis, gruppo ben conosciuto ai cultori del genere, attivi sin dal 1991. Indiscutibilmente ogni fan del gruppo era in un certo modo curioso di vedere come rendessero dal vivo i nuovi brani del tanto discusso “Bran McMorn“.
C’è da dire innanzi tutto che, magari, a livello di suoni, i Rosae Crucis sono stati i “meno fortunati” della serata; probabilmente per via del loro suono più veloce e violento rispetto alle ritmiche cadenzate ed evocative dei restanti gruppi (come mi ha fatto notare il carissimo Stefano Quaranta, hail brother!).
Fatto sta che tuttavia il gruppo coinvolge abbastanza con uno show diretto e d’impatto. C’è da dire inoltre che, viste le dimensioni ristrette del palco, purtroppo i Crucis (come più o meno tutti gli altri gruppi) non hanno potuto muoversi dinamicamente sul palco, a discapito magari di una staticità visiva che di certo non fa troppo piacere. A dire il vero, in ogni modo, visti i gruppi ed i brani proposti questa annotazione in fondo è più retorica che altro.
Le canzoni proposte dai Rosae Crucis si rifanno tutte alla nuova produzione, quella cantata in inglese per intenderci. L’assalto inizia con la potente “The Justice of Rome“; seguono a ruota, senza pietà, “Worms of the Earth“, “Escape From Eboracum“, “The Black Stone“, e così via…fino ad arrivare alla conclusiva “The Witch“,
dove il pubblico (animato dal carismatico singer) intona compatto parte del refrain: “The Witch! The Witch!”. Insomma, i Rosae Crucis anche se hanno cambiato un po’ lo stile, sono rimasti delle forze micidiali, duri e sinceri come pochi altri, eseguendo una performance niente male, che comunque ha risentito magari dei difetti di cui sopra. 
Qualche fan dal pubblico ha lanciato richieste come “Crociata” o “Fede Potere Vendetta“, richieste che purtroppo non hanno portato risvolti concreti, se non l’apprezzamento dei ragazzi sul palco riguardo il loro seguito di diehard fans.
Al di là dell’aspetto tecnico, una lode va al cantante del gruppo, micidiale non solo tecnicamente, ma anche come presenza sul palco. Una vera potenza!!
A gran voce risuona un unico nome nella sala “DoomSword! DoomSword!” e dopo poco salgono sul palco i cinque eroi che dall’epoca del loro demo omonimo si sono guadagnati il titolo di cult band per la loro attitudine ed il tipo di sonorità proposte.

For I Am Your God, and You Must Obey
I Am Your King, War I Will Bring
Follow Me or Be My Prayer

Non poteva che iniziare così la prima esibizione dal vivo dei cult heroes nostrani DoomSword. Dopo questa introduzione rituale tuonata da DeathMaster (che dal vivo mi è sembrato, fortunatamente, ancora più convincente e poderoso in veste di cantante), parte “Sacred Metal”; subito la commozione e l’entusiasmo tra i presenti salgono alle stelle.
Seguono a ruota brani provenienti in egual misura dai due albums dei DS: “MCIX“, “Warbringers“, “Onward the Battle“, “Shores of the Vinland” (più bella dal vivo che sull’album…ho detto tutto!), “Return to Imrryr“, “Resound the Horn: Odin’s Hail“, “Swords of Doom“, e “The DoomSword” come finale.
C’erano i ragazzi Ateniesi che non si controllavano più (Manolis è andato a finire a fianco al palco ad incitare i DoomSword stessi), gli altri in sala intonavano a gran voce (o meglio, con quel che ne restava…) con le braccia alzate i canti epici stupendamente espressi ed interpretati da DeathMaster sul palco.
Ad un certo punto (prima che iniziasse il terzo brano) DeathMaster ha detto “sembra proprio che questa batteria non voglia stare in piedi” riferendosi alle drums traballanti sotto i precisi colpi del talentuoso WrathLord.

Dietro l’attesa di vedere i DoomSword on stage, si celava anche una certa curiosità di vedere come la band si comportasse sul palco. C’è da dire che, sebbene il palco fosse abbastanza ridotto e la struttura non consentiva particolari strutture coreografiche, i DoomSword hanno eseguito una live performance impeccabile e molto coinvolgente dal punto di vista musicale, dando anche spazio a uno spettacolo visivo grazie alla mimica interpretativa del carismatico DeathMaster e del resto della band.

Dopo una nuova pausa, con un impressionante rispetto dei tempi, salgono sul palco i Manilla Road…un sogno che diventa realtà: vedere i Manilla Road lì, sul palco, che ringraziano i fans, con cui si erano amichevolmente trattenuti per un paio d’ore del pomeriggio è stato un qualcosa di indescrivibile.
I Manilla Road, quegli eroi così venerati ed onorati attraverso anni di militanza e passione, rispondono al coro “Manilla! Manilla!” proveniente da sotto il palco con oltre tre ore di puro, scintillante True Epic Metal, toccando un po’ tutta la discografia.
Si inizia con “Megalodon“, per poi passare a gioielli del passato (e non solo) come “Cage of Mirrors“, “Open the Gates“, “Flaming Metal System“, “Metal Storm“, “March of the Gods” , “Necropolis“, “Hammer of the Witches“, “Atlantis Rising“, “Veils of Negative Existence” (cantata da Mark Shelton, Brian “HellRoadie” Patrick e DeathMaster, tutti insieme sul palco!!), “Witches Brew“, “Decimation” e molte altre (tra cui un paio di brani dal recentissimo “Spiral Castle“). Dimostrando (ma ce n’era bisogno?) di essere una VERA band Heavy Metal i nostri hanno suonato concedendosi pochissime pause fino a verso le 4 di notte, concedendo un doppio encore con “The Ninth Wave“.
In veste di secondo singer della band Brian “HellRoadie” Patrick sfodera una voce mastodontica, spesso simile al timbro di Mark Shelton, capace di passare dal growling pesante ad addirittura screams nient’affatto banali. Il fatto che magari ha scontati alcuni (per non dire quasi tutti) è stato l’atteggiamento forse inaspettato dello stesso HellRoadie. Ci mancherebbe, è un bravo ragazzo, simpaticissimo e alla mano come tutti gli altri componenti dei ‘Road, ma è innegabile che disorienta parecchio vederlo presentarsi con tshirt e bandana  a stelle e strisce, pantalone largo, atteggiandosi con movenze a volte da rapper e assumendo espressioni facciali quantomeno buffe mentre cantava con Mark Shelton brani-simbolo dell’Epic Metal.
Ma al di là di questo, rimane una grande interpretazione non solo musicale, ma anche scenica; tra gli episodi più clamorosi, di sicuro, va annotato l’assolo di “Witches Brew” eseguito dallo Shark con la chitarra posizionata sulla nuca…spettacolo!!

Epilogo
Verso le 4 circa, il concerto finisce. I Manilla Road ringrazino tutti i presenti e scendono pian piano dal palco per firmare altri autografi e scambiare due chiacchiere con i fans.
Intanto il palco viene smontato, il pubblico si disperde nel locale a chiacchierare, e dopo poco molti salutano e intraprendono il viaggio di ritorno.
Che aggiungere? È stata un’esperienza incredibile, non me lo sarei mai sognato così. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo e a chi continua a mantenere la fede. m/

Ringraziamenti (in ordine sparso): Greg Varsamis, Manolis, Nick and all BattleRoar, Dimitris and all guys from Greece! Hail SwordBrothers!! Roberto, Mauro e tutti gli altri dei GunFire. DeathMaster, WrathLord e DoomSword. Daniele, Tiziano e gli altri dei Rosae Crucis. Luciano e i Centvrion. The Reaper (Dream Warriors). I nostri utenti CirithUngol, IlBarbaroEpico, Shinnok e Huma (anche se non ci siamo incontrati con gli ultimi due), Raist|in (do’ cazzo stavi?). Mark “The Shark” Shelton, Brian “HellRoadie” Patrick e i Manilla Road. Un particolare ringraziamento a Gianluca Silvi (grande!!) e Roberto “Keledan” Buonanno (un mito!). Un saluto a tutti coloro che hanno partecipato all’evento e a chi è rimasto a casa a malincuore (see ya next time!).