Live Report – Marillion a Milano

Di Daniele Peluso - 1 Febbraio 2013 - 9:00
Live Report – Marillion a Milano

Dopo tre anni di assenza, i Marillion ritornano in Italia all’Alcatraz di Milano per offrire ai loro fan due serate consecutive di ottima musica, con ben due scalette diverse per l’occasione. Abbiamo seguito per voi la seconda serata, in un ambiente decisamente tranquillo rispetto ad altri eventi ai quali abbiamo già avuto modo di assistere. Il pubblico non fa mancare la sua presenza, crescendo di numero con il passare dei minuti, occupando ordinatamente lo spazio sotto il palco piccolo allestito per il concerto. Ore 20:30, le luci calano, è il momento di iniziare.

Report a cura di Luca Cardani, foto di Michele Aldeghi


L’apertura dello spettacolo è affidata a Marco Machera, giovane bassista  e compositore nostrano al suo debutto da esordiente nel mondo discografico con l’album “One Time, Somewhere”, ma non in quello musicale visto le collaborazioni con Paul Gilbert, Frank Gambale, Jerry Marotta e molti altri. Nella sua mezz’ora di esibizione si passa dal prog alla fusion, dal folk al pop, inframezzando pezzi strumentali a quelli cantati, evocando a volte atmosfere da piano bar. Purtroppo la voce calda di Machera, cui fa da contrapposizione una marcata timidezza nel rivolgersi al pubblico durante le pause, non riesce a fare presa sui presenti che applaudono più per cortesia che per l’esibizione. Forse, un supporter più orientato al rock più semplice avrebbe giovato di più all’inizio della serata.
 


Le luci si spengono ancora, e mentre gli applausi salgono, ad uno a uno il quintetto britannico prende posizione sulle note di “Gaza”, brano di apertura del loro ultimo album “Sounds That Can’t Be Made”. L’ultimo a salire sul palco è il cantante/chitarrista Steve Hogarth, che indossa una vistosa felpa bianca su cui spicca, in nero, il simbolo della pace. Fin da subito, oltre che a una voce potente e versatile, visto anche l’uso del falsetto, la personalità magnetica e l’interpretazione teatrale con cui Hogarth riveste il brano attrae il pubblico che non lo perde di vista neanche per un secondo. I diciassette minuti del brano di apertura, sembrano volare via grazie anche ai continui cambi di tempo, ai magici effetti del tastierista Mark Kelly e agli assolo di Steve Rothery, sempre sorridente, pulito e preciso alla sua sei corde. Sei corde che diventano dodici nella successiva e romantica “Beautifull”, dove un sorridente Hogarth, oltre a mostrare un’intensità vocale da pelle d’oca, invita il pubblico a cantare con lui. Con la complessa “The Sky Above The Rain”, Hogarth si diletta anche con la sua tastiera personale, regalando melodiche emozioni, le stesse che avvolgeranno “Fantastic Place”. Dalla melodia, si passa a un pezzo con un groove decisamente più intenso “You’re Gone”, scandito dal grande lavoro di basso di Steve Trewavas e dai giochi di luce sul palco, che non lasciano insensibile il pubblico che si muove al ritmo della musica. “Pour My Love”, “Sounds That Can’t Be Made”, e “Power” estratte dall’ultimo lavoro, precedono l’esecuzione di quel grande capolavoro di “Somewhere Else”, dove si passa da un’atmosfera sognante a un brusco risveglio dato dall’accelerazione del finale. “King” e la lunga “This Strange Engine”, chiudono la prima parte del concerto. Pochi minuti di pausa e si riprende con “Invisible Man”, dove la teatralità e l’interpretazione del cantante che sale sul palco con occhiali, bastone, fingendosi zoppo e acciaccato, la fanno da padroni, impossibile non rimanerne affascinati, gli appalusi del pubblico sono tutti meritati. Non contenti del primo encore, i nostri si lanciano nel secondo, proponendo “Neverland”, che con il suo sfumato finale fa calare il sipario su una performance senza sbavature dai volumi precisi, dalle esecuzioni perfette, e con uno strepitoso Hogarth, artefice di una prestazione canora e interpretativa ai massimi livelli, che ha scaldato l’animo del pubblico per tutta la durata dello spettacolo, ricevendo in cambio fiumi di applausi, il giusto tributo per chi, come loro, è da più di trent’anni che calca la scena rock mondiale.

 

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Setlist
1) Gaza
2) Beautiful
3) The Sky Above The Rain
4) You’re Gone
5) Pour My Love
6) Fantastic Place
7) Sounds That Can’t Be Made
8) Power
9) Somewhere Else
10) King
11) This Strange Engine
Encore:
12) The Invisible Man
Encore 2:
13) Neverland