Live Report: Mark Tremonti a Milano

Di Fabio Vellata - 4 Novembre 2012 - 0:10
Live Report: Mark Tremonti a Milano

Mark Tremonti, Marco D’Andrea
23/10/2012
Tunnel Club – Milano

 

Live report e foto a cura di Giacomo Cerutti

Oggi gli amanti dell’hard rock, si sono riversati sin dal mattino presto al Tunnel Club di Milano, per lo show del formidabile Mark Tremonti, eccezionale chitarrista noto per le notevoli capacità tecniche e compositive.

Mark ha Iniziato la propria carriera nel 1995 fondando i Creed, band post/grunge alternative/rock con la quale ha inciso quattro album, vincitori, tra l’altro, di molteplici dischi di platino.
Dopo lo scioglimento, dalle ceneri dei Creed sono arrivati – nel 2004 – gli Alter Bridge, gruppo rimasto per lo più sulla linea musicale dei Creed, pur se maggiormente aggressivo ed orientato ad hard rock e metal,  in virtù anche delle performance alla voce del talentuoso Myles Kennedy.
Dopo soli tre album ed un successo crescente, Tremonti ha quindi deciso di raddoppiare: con la mente debordante di nuove idee e preda di un’incredibile voglia di suonare, ecco la nascita dell’omonimo progetto solista in cui potersi cimentare anche nel ruolo di vocalist.
Costruiti  in compagnia dell’ex Submersed, Eric Friedman (chitarra, basso e seconda voce), di Garrett Whitlock (batteria) e Brian Marshall (ex Creed, Alter Bridge) al basso – che per motivi personali verrà sostituito da Wolfgang Van Halen (figlio di Eddie Van Halen). i “Tremonti” proprio pochi mesi fa hanno pubblicato il debut-album “All I Was”, disco rivelatosi un ottimo misto di groove/metal e hard rock, lontano dal sound delle band precedenti ed ancora più pesante.
 

In coerenza con la serata, troviamo come opening act Marco D’Andrea, chitarrista dei milanesi Planet Hard, da poco in circolazione col suo disco solista “Everything I Have To say”. I Planet Hard, gruppo hard rock nato come cover-band nel 2004, ad oggi presentano all’attivo due album, “Crashed On Planet Hard” e “No Deal”,  dischi che li hanno portati a suonare anche in apertura di festival importanti come il GOM e l’HJF.
Stasera Marco ha però proposto il suo repertorio di pezzi strumentali, rivelandosi da subito un buon musicista capace di sfornare riff ed assolo incalzanti e di far spontaneamente applaudire il pubblico a tempo.
Non da meno i suoi compagni Daniele Masi (chitarra ritmica), Nicola Angileri (sostituto di Fernando De Luca al basso) e Stefano Arrigoni dei Planet Hard (batteria): un complesso molto ben affiatato.
Il sound dei pezzi in ordine di esecuzione è variato dal rock, al rock-funk, al blues concludendo col metal: una miscela utile nel dimostrare le versatili capacità tecniche.
Decisamente apprezzati, il gruppo ha lasciato un segno positivo, ricevendo applausi a volontà dai numerosi spettatori.

Setlist

Only A Prayer
Esperanza
The Journey
Funk me baby
Why
Is This Blues?
Sand storm

 

Non appena terminata l’esibizione del gruppo di supporto, il pubblico accorso nel piccolo Tunnel Club – nel frattempo divenuto stracolmo – ha iniziato a palesare notevole tensione scandendo ininterrottamente il nome dell’headliner della serata: “Tremonti, Tremonti…”
L’entrata in scena è stata invece interminabile: uno alla volta i componenti sono saliti sul palco per sistemare gli ultimi ritocchi agli strumenti, stremando l’audience che voleva poter ammirare il proprio idolo.

Ad un tratto, con uno scatto felino Mark Tremonti è saltato sul palco provocando il tripudio generale: carico d’energia il frontman ha dato il via alla doppietta “Leave It Alone” e “Giving up”. L’aria si è così subito surriscaldata e la folla ha iniziato a muoversi spingendo come una mandria di bufali, sovrastata da una band molto compatta e determinata.

Dirompente il sound delle canzoni, dominato dalle chitarre di Mark Tremonti ed Eric Friedman dalle quali uscivano ritmiche spesse e corpose ed assolo spacca dita: Mark concentratissimo sullo strumento, ha suonato sempre scapocciando, con una smorfia di tenacia stampata in faccia e gli occhi serrati, aperti solo per cantare. Da notare come il timbro vocale, pulito e accattivante ben si adatti al genere, accompagnato dai cori di Eric e di Wolfgang Van Halen, il quale essendo figlio d’arte si è rivelato eccellente sostituto di Brian Marshall al basso.
Eccellente anche il batterista Garrett Whitlock che non ha mai conosiuto alcun risparmio d’energia: il drummer ha picchiato senza pietà per tutta la durata del concerto come se avesse quattro braccia. Lo show è proseguito in un susseguirsi di pezzi uno più acclamato dell’altro, passando da brani semi-potenti, con riff pesanti ma a ritmi contenuti come “Doesn’t Matter” e “All That I’ve Got”, spezzati da uno sfrecciante ed armonico assolo nella parte finale.
Mark nel comporre sa dosare bene i suoni e non tralascia di certo la melodia, ne sono chiari esempi “Proof” e “New Way Out”, canzoni durante le quali il pubblico indiavolato, ha smesso di pogare prendendo fiato per cantare. Logicamente in contrapposizione, non potevano mancare pezzi come “Wish You Well” ed il famoso singolo “You Waste Your Time”, vere e proprie scosse telluriche che hanno ribaltato il locale, aumentando terribilmente la “densità umana”.
Concludendo con “Decay”, la band si è poi presa una meritata pausa, scandita dai numerosi cori intonati dagli insaziabili fan.

Ritornando on stage sulle le note del classico “oleee, ole , ole, oleee…” , Mark ha infine scrollato di dosso ai presenti quel pizzico di calma accumulata, regalando “Gone” e “Brains” come ultimi colpi di grazia.

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Indubbiamente è stato uno show ad alto potenziale che ha segnato il sold out come prima data: il Tunnel Club è un locale piccolo ma è sicuramente una gran vittoria.
Entrambi i “Marco” con le rispettive band hanno dato prova di essere ottimi musicisti, capaci di farsi amare dal pubblico sia per la devastante performance, sia a livello umano in quanto estremamente disponibili coi fan. Peccato purtroppo solo per la cattiva acustica: suoni troppo alti che rimbombando risultavano impastati a discapito della voce.

Setlist

Leave It Alone
Giving Up
So You’re Afraid
Doesn’t Matter
Proof
Wish You Well
All I Was
You Waste Your Time
All That I’ve Got
The Things I’ve Seen
New Way Out
Decay
Encore
Gone
Brains